ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 7 novembre 2015

I faraoni di Jorge?

IL PAPA E I FARAONI DELLA CURIA. FRANCESCO CRITICA I VESCOVI CHE SPENDONO.

Ma un trattamento grillino della chiesa è una cattiva idea. Il denaro non serve solo a fare l’elemosina, e il diavolo spesso usa mezzi pauperistici per farsi sentire

Non mi rassegno all’idea che un Papa possa sbagliare. Sono irrazionale? Sì, lo sono.Non m’importa che la celebre pierre sia stata nominata con un chirografo, atto solenne di mano del Pontefice. Me ne infischio se nell’Opus Dei, prelatura personale del Papa secondo san Giovanni Paolo II, si poteva pescare di meglio che non monsignor Vallejo Balda. Lascio volentieri ai laicisti di pensare che un’istituzione mezzo umana e mezzo divina meriti l’orgia del pettegolezzo, i cardinali che si mordono gli uni gli altri (come disse Benedetto citando un padre della chiesa), polemiche da buggigattolo sanpietrino, che disonorano una grande e fatale tomba, o da Curia castale e lebbrosa. Considero gesti commerciali e malizie editoriali i libri fondati sul trafugamento proditorio di carte riservate e sul loro montaggio scandaloso all’insegna di Mafia Vaticana. Secondo me un cardinale alto uno e novanta, di centotrenta chili, tra i settanta e gli ottanta, posto che lavori bene e sia uomo di Dio, può benissimo viaggiare in business class, via. Credo alla metà della metà, come per il sesso i soldi e la santità, a tutte queste dicerie bellettristiche e fasulle.
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Però e perciò scongiuro umilmente Francesco, dalla mia cattedra di non credente, a quanto pare l’unica tipologia accademica rimasta in piedi nella chiesa post teologica e pastorale, di non fare sparate contro i preti che vivono come faraoni, di non considerare il denaro come sterco del demonio (lo è, in parte, ma il demonio ha molti altri mezzi, anche superbamente pauperistici, per farsi sentire), di non portare all’incandescenza profetica o apocalittica, decidete voi, la sua crociata francescana per una chiesa povera e dei poveri. Eliminare i lussi dalla vita del clero romano e di altri settori altrettanto sbrilluccicanti in tutto il mondo, è buona cosa. Pastoralizzare la chiesa, come si pastorizza il latte per disinfettarlo e metterlo in sicurezza esponendolo ad alte temperature, va bene. Ma un trattamento grillino della chiesa, dopo quello scalfariano della dottrina, è una cattiva idea.
Intanto Francesco, l’alter Christus, agiva dal basso di un mondo infinitamente diverso da quello moderno. Francesco, il Papa che a lui si ispira secondo modelli ignaziani, sa meglio di chiunque altro che tra il poverello e noi c’è di mezzo il Cinquecento, la Riforma, la nascita del mondo moderno, grazie anche ai gesuiti. I poverelli scalzi e in saio possono ricostruire la chiesa con la testimonianza, salvo approfondimenti spirituali e storici della faccenda, ma i Papi la chiesa devono governarla. E se il suo santo programma pontificale è letteralmente “rimettere la chiesa all’onor del mondo”, seguendo la via di un individualismo mistico, di uno svuotamento al cospetto di un Dio misericordioso che perdona attraverso il sacrificio del suo unico Figlio, programma sacro in sé, i mezzi impiegati per realizzarlo non possono confondersi con le falsità dissacranti del pauperismo, dello scandalismo, dell’importazione nella madre e maestra dei credenti dei metodi facilisti dell’antipolitica laica, che oggi è una religione dell’irreligione pronta a divorare la riforma o rivoluzione di Francesco con il suo spiritaccio canaille e anticristico.
Sono papista, non curiale. Me ne sono sempre straimpipato delle cordate, delle lobby, degli umani troppo umani di quell’istituzione così fatalmente romana. Ma non posso sopportare un linguaggio scadente, la convergenza con la linguacciuta e delatoria tendenza a vedere mali mondani anche dove non ci sono. Se un giornale romano divenuto giornale di riferimento della rivoluzione di Francesco, come Repubblica, insiste sul fatto che Bertone vive come un faraone, ride dei bambini malati del Bambin Gesù, insomma il male assoluto, e poi porta come prove quattro fregnacce imprecise e calunniatrici, il capo della Santa Sede, autorità civile e morale oltre che spirituale, deve reagire con severità. Faccia una telefonata a Mauro, per una volta salti il colloquio di conversione con il grande spinoziano. A me Bertone non è mai piaciuto nonostante fosse stato scelto da un Papa che amavo incondizionatamente per il suo pensiero teologico; me lo ricordo da Vespa che insieme al vecchio Andreotti attribuiva ai trafficanti di droga, invece che a Yuri Andropov e al suo pistolero inabile, il destino del Papa Giovanni Paolo sotto attentato; mi ricordo quanto leccaculismo lo circondava, tra una cenetta e l’altra, tra un incarico e l’altro, tra quelli, e non faccio i nomi per carità di patria ecclesiastica, che ora si affollano sotto i patiboli mediatici tollerati da Francesco. Ma non si sgozzano i cardinali sulla pubblica piazza, se si voglia un po’ di bene alla chiesa com’è, com’è stata e come sarà sempre.
Il denaro non serve solo a fare l’elemosina, questa è un’utopia regressiva. Il denaro è un mezzo decisivo di comunicazione tra gli umani, da sempre, e non c’è bisogno di tornare a una chiesa costantiniana e al regime di cristianità per capire che il denaro serve a garantire l’indipendenza dell’istituzione, la libertas ecclesiae, oltre che il funzionamento delle opere misericordiose che costituiscono il grosso delle spese e degli investimenti della casa madre in tutto il mondo. La chiesa certo è spossessamento, in ogni senso, certe cose non devono essere tollerate dalla gerarchia e dal suo custode, ma il denaro come facoltà e facoltosità ha commissionato le grandi opere di Michelangelo e tutto il resto, cose che Francesco per primo riconosce come patrimonio non della sola chiesa ma dell’umanità. La storia non deve essere semplificata e compressa in interviste da teologia del popolo che possono compiacere un’immaginetta che il mondo è pronto a idolatrare, il santino così poco laico di una chiesa spoglia di influenza e di potere se non spirituali. Questo potere e questa influenza c’è chi se li andrà a cercare negli interstizi e negli spazi lasciati vuoti dalla cultura di impianto cristiano e occidentale. Lo spirito va e viene dove vuole, anche nella cassetta delle indulgenze e nelle opere costose della misericordia o nella creazione di un mondo divino parallelo, quello delle immagini e delle opere d’arte. La chiesa è padrona di niente, è operaia dello spirito, è evangelica, d’accordo, ovvio, ma la sua dignità povera e per i poveri non sopporta gli ipocriti arabeschi, questi sì farisaici nel senso peggiore del termine, dei populismi d’accatto e delle guerre intestine all’insegna della logica anti istituzionale. Magari mi sbaglio, ma per me è così.

di Giuliano Ferrara | 06 Novembre 2015 ore 19:46 Foglio

Perché le polemiche sulle spese di preti e cardinali sono ridicole

Parliamo di un’organizzazione che si occupa di oltre un miliardo di persone, è così strano che viaggino e spendano (il giusto)? La povertà non è pauperismo, ma utilizzare se stessi e le proprie sostanze per il bene
di Giovanni Maddalena | 06 Novembre 2015


Con la Chiesa Cattolica siamo passati dalle regole interne (sui sacramenti) ai conti interni. Se quelle erano fuori dalla portata del senso comune – oppure avrebbero richiesto ben altro approfondimento ed expertise – questi sarebbero semplicemente inutili e noiosi. Se non fosse che se ne fa un gran baccano. Lascio ad altri il capire perché la Chiesa Cattolica fa sempre notizia, io vorrei solo segnalare alcune anomalie di ragionamento. Prendo uno dei fatti tanto conclamati: le spese di questo cardinal Pell, che non conosco e di cui non conosco nemmeno scritti o idee. Invece, senza conoscere nulla, già so dagli informati libri del momento che ha speso 47.000 euro di arredamento, 7.500 di tappezzeria, 2.500 di vestiti, e che viaggia in business class.

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Sarò stupido ma non capisco lo scandalo. La Chiesa è un’organizzazione umano-divina per auto-definizione. Proviamo a vedere prima il lato umano, che forse conosciamo meglio. Da questo lato, lo scandalo è difficile da comprendersi, sia nel caso di Pell sia nel caso dei vari porporati con case più o meno grandi. Si tratta di un’organizzazione che si occupa di un miliardo e duecento milioni di persone, di cui questi signori sono i ceo, gli amministratori delegati e i quadri dirigenziali (una volta dicevano i “principi”, ma forse è lo stesso). Non mi sembra che sia strano che viaggino in prima classe e alla fin fine i costi riportati sono contenuti, se pensiamo alle cifre da capogiro dei super-manager di banche e fondi internazionali. Marchionne viaggia in economy? 50.000 euro di arredamento non mi sembrano un granché, e 2500 euro per vestiti con tanta stoffa mi sembrano l’equivalente esatto dei 150 per un bikini di marca. Hanno caricato le spese sull’azienda? E quindi? Non sono fatti interni di un’organizzazione privata? Marchionne metterà i viaggi da New York allo stabilimento di Termoli (Molise) tra le sue spese di casa? Più che grandi lussi, mi sembrano piccoli lussi da borghesia medio-alta. Anzi, ci sarebbe da criticare il contrario: con queste cifre dubito che lasceranno delle stanze affrescate dal Raffaello di oggi.

Passiamo alla parte divina. Ma questi predicano la povertà e poi vivono con grandi lussi, si dice. Già si è visto che sono piccoli lussi da borghesi medio-alti e non proprio faraonici. Tuttavia, in un mondo prevalentemente agnostico, quello che fa ridere sono i discorsi che fanno la predica sui principi che derivano da credenze altrui. Un po’ come se un tifoso del Toro si mettesse a criticare la coerenza dell’allenatore attuale della Juve con il celebre stile della squadra. Ma mettiamo pure che sia il caso. Si vedrà che nella storia della Chiesa come di tutte le religioni ci sono state interpretazioni molto diverse della povertà. Certo, quella radicale è non avere nulla. Ma alle volte essa non è la soluzione migliore né l’unica fornita dalla storia. Se non si ha nulla, è difficile aiutare gli altri. Anche il Papa, portato giustamente come esempio di morigeratezza, è un monarca assoluto e decide di enormi cifre. Il fatto che voglia vivere in un appartamento piccolo, magari anche per dare un esempio, non intacca l’assolutezza del potere né le ricchezze di cui dispone. E ci sono stati Papi santi e di molto aiuto sociale che hanno vissuto nei molti metri quadrati dell’appartamento vaticano. Sono interpretazioni diverse di un unico principio: utilizzare se stessi e le proprie sostanze per il bene, peraltro ricordato oggi dal Papa stesso. Se l’appartamento grande fa sì che questi signori facciano il bene di molte persone, gliene darei uno doppio. Il che vale, per quanto mi riguarda, anche per i nostri politici: se facessero delle buone leggi, li pagherei volentieri il doppio. Bisognerebbe discutere i frutti e non i benefit di cui godono.


Infine, la logica: tutti i ragionamenti moralisti e moralizzatori, si muovono sempre sullo stesso schema, l’errore di ragionamento chiamato ad hominem (contro la persona). Si sostiene il fatto che una cosa sia vera o falsa, buona o cattiva, non a seconda dei dati di fatto e della natura della cosa ma per il comportamento della persona che la dice. “Non puoi dire che il fumo fa male perché tu fumi” non è un buon ragionamento. Il fumo fa male anche se lo dice un fumatore e si può apprezzare lo sforzo di dire il vero anche quando non si è coerenti con esso. Confondere coerenza e verità è un ottimo modo per evacuare i problemi, con la facile operazione di screditare le persone. Nel caso della Chiesa cattolica il gioco è ancora più divertente perché gli ideali che propone sono alti, e la caduta di chi afferma cose migliori di noi ci consola sempre della personale pochezza. E’ il principio della satira e della commedia antica ed è ottimo per farsi giustamente due risate. Ma non per ragionare sul serio.
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2015/11/06/perche-le-polemiche-sulle-spese-di-preti-e-cardinali-sono-ridicole___1-v-134687-rubriche_c353.htm 


AH, ÇA IRA, ÇA IRA, ÇA IRA…LES CARDINAUX ON LES PENDRA!


Qualche riflessione sulle conseguenze dell’ondata di populismo che sta dilagando nella società e che ha per bersaglio la Chiesa cattolica. E’  un’ondata che mira, nelle intenzioni dei promotori, a ridimensionare il ruolo pubblico della Chiesa, privandola un po’ alla volta dei suoi simboli visibili di ‘potere’.  Ma le dimore di tanti cardinali e vescovi sono proprio così faraoniche?
Anno Domini 1790. Nella Francia post 14 juillet - inebriata per la ‘presa della Bastiglia’ e percorsa dei fremiti de la Révolution -si diffonde un canto popolare di gioia e ottimismo che a breve i sanculotti (gli antenati dei descamisados ) avrebbero incupito così:  Ah, ça ira, ça ira, ça ira, les aristocrates à la lanterne (al lampione), ah, ça ira, ça ira, ça ira, les aristocrates on les pendra (li si appenderà). Sostituiamo “cardinali” a “aristocratici”, limiamo e rinviamo un po’ l’auspicata impiccagione…  facciamo un balzo in avanti di 225 anni nella storia e nous voilà, eccoci nell’ Anno Domini 2015, quando un marziano capitato a Roma per un difetto d’astronave, entrando in un qualsiasi bar, sentirebbe discorsi di tal genere: “I cardinali? I vescovi? Vivono da faraoni come dice papa Francesco e dunque sfrattiamoli dai loro principeschi appartamenti, mettiamoli in una cameretta d’albergo e mandiamoli a lavorare, timbrando il cartellino!” Con l’aggiunta: “Peggio per loro… tanto più che hanno il cuore duro e il linguaggio inaridito, essendo abituati a comportarsi come farisei!” (a quest’ultimo proposito: quel continuo uso spregiativo della categoria “farisei” è particolarmente ingiustificato e offensivo, dato che non considera la realtà storica dei fatti… come in tutti i gruppi sociali anche tra i farisei, custodi e interpreti della legge, c’erano i ‘cuori di carne’ – Nicodemo non era un fariseo? – e i ‘cuori di pietra’).
Il tema è ripreso sabato 7 novembre dalle Comunità italiane cristiane di base (cattolici di ‘sinistra’) in un testo in cui si legge che il richiamo papale sull’inconciliabilità per un credente tra l’annunciare la povertà e vivere da faraone “vale in particolare per coloro che hanno responsabilità nel governo della Chiesa e che, mentre il Papa abita in forma semplice e austera a Santa Marta, continuano a praticare, accanto a lui, modi di vita principeschi e a vivere con stili di comportamento sfarzosi che tolgono credibilità a chi deve annunciare la Parola del Signore”.
“Principeschi, sfarzosi”. Chiediamoci:  è proprio così? E’ proprio vero che cardinali e vescovi vivono in genere in abitazioni che si possono definire ‘faraoniche’? In genere, poiché a volte si verificano purtroppo casi disdicevoli, come – per fare un esempio  - quello relativo al vescovo emerito di Limburgo Tebartz-van Elst, del resto a fine 2014 trasferito un po’ alla chetichella a Roma come delegato per la catechesi in seno al Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione (!).
Conosciamo per ragioni professionali diverse dimore di cardinali, non solo curiali. Sono state ‘ereditate’ da un cardinale predecessore e passeranno (sempre che, considerati i chiari di luna odierni, non siano smembrate o vendute) al subentrante. Sono situate in palazzi storici e conseguentemente sono grandi (con una metratura media di oltre 300 mq). Tuttavia sarebbe perlomeno esagerato considerarle ‘faraoniche’. I locali sono ampi, ma – per quel che abbiamo costatato – non vi appare quel lusso che certo stonerebbe assai con l’immagine (giusta!) di una Chiesa sobria. Spesso ci si trova anche una cappellina privata: è un delitto? Le pareti dei locali sono sovente strapiene di libri e documenti vari, profumano di solida cultura: un altro delitto? I locali hanno pochi mobili. E, su quei pochi – specie nell’atrio o in corridoio - fanno mostra di sé ricordi di viaggio, doni ricevuti, in non pochi casi presepi da tutto il mondo, fotografie di famiglia e di incontri con papi e autorità varie, quadri regalati… insomma testimonianze di una vita: delitto anche questo? Per quel che abbiamo constatato gli appartamenti sono molto ben tenuti, abbelliti da piante d’interno, curati con un amore che spinge a curare i dettagli da una o più suore (che vivono anch’esse dentro l’appartamento). Hanno tutti un salotto per accogliere i visitatori, uno studio di lavoro, una sala da pranzo: locali superflui? Non diremmo, dato che quegli appartamenti in tanti casi sono luogo privilegiato per avviare o sostenere con discrezione iniziative caritative e vi si ricevono e si fa conoscenza di persone che per motivi seri abbisognano di aiuto: dunque gli appartamenti svolgono anche una funzione sociale non trascurabile.
Che cosa vogliamo fare? Assecondando il populismo d’accatto dilagante, sfrattare un po’ di cardinali e mandarli in albergo (con costi non indifferenti!)? Ristrutturare gli appartamenti, dividendoli in quattro o cinque parti (con costi alle stelle, sempre che ciò sia possibile essendo i palazzi ‘storici’). Considerata la conseguente mancanza di spazio, si vogliono vendere i ricordi e i doni di una vita spesa al servizio della Chiesa, buttare i libri al macero? Pensate alla reazione degli interessati… riuscite ad esempio ad immaginare il card. Ravasi o il card. Kasper in camera d’albergo, con tanti libri da starci sulle dita di una mano? Inoltre: per accontentare i pauperisti (di per sé sovente non certo poveri ) non sarebbe forse opportuno dare rilievo pubblico al tema, programmando magari una giornata di pentimento collettivo dei rossoporpora vestiti di sacco, cenere in capo e sandali ai piedi?
Un’altra riflessione: se un appartamento è anche in qualche modo simbolo di stabilità (ciò che rafforza l’identità dell’individuo, con tutte le conseguenze positive connesse), una camera d’albergo rimanda piuttosto alla provvisorietà ed è difficile possa essere sentita come una ‘casa’. Invero l’odierna società, caratterizzata da una crescente fluidità (dunque: instabilità), preferisce la camera d’albergo all’appartamento.
In effetti ci viene un’idea: in parallelo… perché non smantellare il Quirinale, ridimensionare la Casa Bianca, l’Eliseo e, ça va sans dire, Buckingham Palace? Gli inquilini attuali e futuri? Tutti in albergo! Per estensione: perché non ristrutturare – dividendole in tanti appartamenti - anche le ville di quei politici, manager intercambiabili (per ragioni giudiziarie) ma sempre ben piazzati, banchieri e palazzinari che del lusso – quello sì, pacchiano e offensivo e non raramente frutto di corruzione - fanno un vanto? Pronti almeno in parte – con il loro sottobosco di turiferari a libro paga - a subentrare ai cardinali, se questi ultimi fossero costretti a sloggiare?

Insomma: attenti a non interpretare la ‘Chiesa povera’ (nel senso di ‘sobria’) come ‘Chiesa stracciona’, come vogliono (palesemente o subdolamente) tutti coloro che mirano a spogliare la Chiesa degli elementi simbolici utili alla sua identificazione sociale (qui non si tratta solo di forma, ma anche disostanza) e a ricondurla nelle sacristie (magari sotto forma di camere d’albergo), così che in definitiva essa si configuri – non più faro pubblico, riconoscibile per la società  - come elemento irrilevante di cui uomini e donne del nostro tempo possano fare tranquillamente a meno.
AH, ÇA IRA, ÇA IRA, ÇA IRA…LES CARDINAUX ON LES PENDRA! – di GIUSEPPE RUSCONI –www.rossoporpora.org – 8 novembre 2015
Papa Francesco celebra la messa nella Basilica di San Pietro

Vaticano, molto rumore per nulla

Rivelato il segreto di Pulcinella della Santa Sede: tanti cardinali vivono in residenze di centinaia di metri quadri e i soldi delle offerte se li mangia la Curia. Ma potevamo facilmente immaginarlo, la storia della Chiesa pullula di vicende analoghe a questa. Trattasi di congiura ai danni di Francesco o di una scaltra mossa in favore della sua riforma?
DI  - 7 NOVEMBRE 2015

La tempesta non si allontana dal Vaticano. Dopo la lettera firmata da 13 cardinali sulla poca trasparenza del Sinodo sulla Famiglia e le dichiarazioni di Monsignor Charamsa, che nelle ultime settimane avevano scosso notevolmente la Santa Sede, ora si aggiunge altra carne al fuoco. Residenze cardinalizie di lusso, bilanci fuori controllo, i soldi dell’Obolo di San Pietro destinati al mantenimento della Curia romana anziché ai poveri; lo scandalo reso pubblico in due libri usciti in questi giorni a firma dei giornalisti Nuzzi e Fittipaldi è estremamente composito e coinvolge molti ambienti del Vaticano.
Una nuova Vatileaks, come quella esplosa nel 2012 dalle carte trafugate dal maggiordomo di Benedetto XVI. La polemica ovviamente è subito dilagata rovente tra l’opinione pubblica, diffusa da giornali e social network. Grande è stata l’indignazione per i prelati come monsignor Bertone che, si è scoperto, vivono in attici da 700 metri quadri con vista San Pietro, o per i fondi del Bambin Gesù utilizzati per ristrutturare la casa sempre di monsignor Bertone, o ancora per quei soldi dell’Obolo di San Pietro, di cui solo il 20% finiva in opere caritatevoli, e il resto a ingrassare la Curia romana. Per non parlare poi dei giri di soldi dietro alle cause di beatificazione e degli immobili di proprietà del Vaticano affittati a cifre irrisorie, come 20,67 euro l’anno (sì, l’anno).
Tanta indignazione e tante moine, ma in fondo stiamo parlando di un segreto di Pulcinella, o della scoperta dell’acqua calda che dir si voglia. È forse una novità che la Chiesa navighi da millenni in un lusso e in uno sfarzo a dir poco stridenti con il messaggio di cui essa è portatrice? È forse una novità che in Vaticano la mole enorme di soldi che gira venga spesa di frequente in modi moralmente discutibili? Ci sorprende che la Curia romana descritta dai documenti di questi giorni risulti come una pachidermica macchina burocratica piena di sprechi, falle e abusi, proprio come la nostra pubblica amministrazione? Beh, a dire il vero niente di tutto ciò risulta essere una novità. Che la Chiesa predichi bene (e nemmeno sempre) e poi troppo spesso razzoli malissimo è risaputo da secoli, per non dire millenni. Già intorno all’anno Mille la decadenza morale del clero era al centro delle critiche mosse a Roma dal movimento cluniacense, che si scagliò contro la decadenza morale di una Chiesa preda  del concubinato e della simonia, e ormai ben inserita nel giro di interessi economici della società feudale. Se poi ci avviciniamo un po’ai nostri tempi, è nota la storia della vendita delle indulgenze, con gli incassi della quale nel Cinquecento papa Leone X finì di costruirsi la Basilica di San Pietro, vicenda che fece grande scandalo all’epoca, tanto da suscitare lo sdegno anche di quel Martin Lutero che di lì a poco avrebbe dato vita allo scisma protestante. E questo solo per richiamare due episodi salienti nel corso di 2000 anni di storia.
Dopo tutto questo quindi vorremmo far finta di scandalizzarci per quattro grassi pretacchioni domiciliati in dimore extralusso, o per un monsignore che dichiara di avere un compagno, o ancora per i soldi che girano dietro alle cause di beatificazione, come se cascassimo dal pero? Niente di nuovo sotto il sole; alla luce della storia millenaria della Chiesa, costellata puntualmente di vicende simili, tutto questo scandalo ne esce come un misero pettegolezzo di palazzo, una quisquilia buona giusto per vendere qualche libro e indignare qualche coscienza poco informata.
 Tutto ciò si sapeva da tempo, o si poteva facilmente immaginare. Sperticarsi oggi in critiche e requisitorie contro l’amoralità regnante in Vaticano non è altro che sparare colpi di fucile sulla Croce Rossa. Piuttosto dovremmo domandarci per quale motivo tutto questo polverone si sia alzato proprio ora, mentre un Papa apparentemente rivoluzionario ed estremamente popolare sta apparentemente tentando di fare pulizia all’interno della Chiesa. È molto complicato capire il perché di tutto ciò. Probabilmente, di tutte le interpretazioni che sono state proposte in questi giorni la più verosimile è che la presunta congiura in atto non sia contro Papa Francesco, come i più hanno voluto evidenziare, bensì a suo favore. Una sorta di denuncia da parte degli ultra-bergogliani, per spingere Francesco, spesso frenato dai poteri interni al Vaticano, a portare ancora più in profondità la sua riforma. Rendendo infatti pubblici tutti i vizi del Vaticano si andrebbe a escludere la possibilità che il Pontefice in futuro adotti mezze misure nel reprimerli. L’ipotesi è credibile e ha un suo senso in fondo, ma il dato di fatto per il momento resta solo uno, ovvero quello di una Chiesa che conferma di aver sotto tanti aspetti perso di vista la sua missione spirituale, corrotta dagli agi e dal denaro. D’altra parte, come diceva lo stesso Lutero e ha ribadito recentemente anche Bergoglio, il denaro è lo sterco del demonio. In una situazione simile non resta che stare a guardare come si muoverà in futuro Francesco, se avrà la forza di andare a fondo con la pulizia della Chiesa che si dichiara intenzionato ad attuare o se cederà, anche lui, alle lusinghe del “maligno”.
Vaticano, Bertone denuncia quotidiano: scritto il falso 
 askanews 

"Quella notizia è falsa". Così in pratica dice il cardinal Tarcisio Bertone che ha dato mandato ai suoi legali di denunciare il quotidiano 'la Repubblica' in relazione ad un articolo apparso ieri sul giornale. "Attesa l'evidente falsità della notizia - si spiega - emergente dallo stesso testo dell'articolo, ed attesa la provenienza dal medesimo gruppo editoriale i cui giornalisti sono stati recentemente rinviati a giudizio per fatti di diffamazione". Gli avvocati Michele ed Alessandro Gentiloni Silveri - si spiega - hanno avuto mandato di depositare una denuncia-querela "presso la competente Procura della Repubblica, all'unico scopo di ristabilire la verità dei fatti". Comunque - si sottolinea - "ogni somma eventualmente riveniente, a qualunque titolo, da tale azione legale sarà devoluta in opere di beneficenza".

1 commento:

  1. Mah. Sanfrancesco Orgoglio manderà i gerarchi al Fronte? Ebbene, poi avrà il suo 25 luglio. Speriamo.

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