ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 25 novembre 2015

Il Saladino e i saladini*

maxresdefault

Turchia, l'ambiguo agente provocatore




Ci mancava anche l'abbattimento del caccia russo, per completare il desolante teatro di destabilizzazione mondiale nel quale siamo immersi! Putin al G20 ha parlato chiaro e tondo: ci sono 40 stati che direttamente o indirettamente foraggiano il sedicente "stato islamico" (Isis, Is o Isil o Daesh o come vogliamo chiamarlo). Ecco perché non se ne viene a capo. Ieri verso le 9 di mattina è stato abbattuto un aereo russo da parte della Turchia. Oltre a ciò hanno abbattuto anche l'elicottero che cercava di prestare soccorso ai piloti. Un video raccapricciante che non si sa se vero o falso, come spesso avviene nei teatri di guerra, mostra il volto di un pilota sfigurato e il suo cadavere martoriato. Maramalderie feroci a scopo propagandistico ma anche avvertimenti ai russi, da parte di cosiddetti "ribelli moderati" (ovvero quelli anti-Assad sostenuti dalla Casa Bianca).

Erdogan ha gettato la maschera e si conferma il doppiogiochistaper conto della Nato. Immediata,  la solidarietà di Obama che parla del suo "diritto a difendersi". Non entro nel merito se fosse vero o meno che la Russia abbia (anche se per pochi secondi) sconfinato dalla sua fly zone. Ma sulla contromossa della Turchia e sulla sua viscida ambiguità del "pugnalare alle spalle" (come ha affermato lo stesso Putin). Che ora parla di "tragiche conseguenze" circa il gesto di Erdogan che con ogni evidenza non rimarrà impunito.  A quanto pare l'alleanza contro il terrorismo islamico dell'Isis, si sta sfaldando sul nascere e il Califfo brinda ad aranciate (se è vero che non bevono alcolici) alla faccia degli "alleati".
Ma poi che razza di "alleato" può essere uno come Erdogan che accetta di far transitare le milizie del califfato (si parla di 30-40 mila)  sul suo territorio? Che compra petrolio dall'Isis, foraggiandolo? Uno che combatte i curdi nel timore che possano essere incisivi nella lotta anti-Isis? Che teme come il fumo negli occhi l'attivismo di Mosca per paura di non potersi espandere in Siria secondo i suoi piani dei neo ottomano? Uno che usa profughi e immigrati come bombe umane contro la Grecia e conseguentemente a ciò contro l'Europa tutta, incrementando la destabilizzazione?

E' costretto ad ammetterlo perfino il falco repubblicano Luttwak che il sultano di Ankara è meglio averlo direttamente come "nemico" che come "alleato",
E tuttavia non  va dimenticato che esiste l'art 5 del Trattato Nato, secondo il quale uno dei paesi membri aggrediti può richiedere l'intervento armato degli altri paesi membri dell'Alleanza.
Questo in caso di eventuali ritorsioni russe su Ankara. I quali russi ora hanno allineato la loro flotta al largo della Siria.  Erdogan, col suoavventurismo di pirata turco,  si conferma un vero e proprio agente provocatore per conto "terzi", un guerrafondaio in cerca del  pretestuoso "casus belli".

 Venti di guerra? Per chi  si ostina a non volerla vedere, la guerra esiste già. Ed è  alle porte di casa
Pubblicato da 
http://sauraplesio.blogspot.it/2015/11/turchia-lambiguo-agente-provocatore.html

La Russia smonta la versione della Turchia sull’abbattimento del Su-24

su-24.si
La Russia assicura che l’aereo, il SU-24, non stava minacciando la Turchia nè aveva violato il suo spazio aereo quando è stato abbattuto dopo aver completato una missione di attacco contro il denominato Stato Islamico nel territorio siriano.
Il Ministero della Difesa Russo ha pubblicato questo Martedì un video dei voli dove ha avuto luogo l’abbattimento del Su-24 russo che conferma che l’aereo non aveva violato lo spazio aereo turco come afferma il Governo di Recep Erdogan.
Nel video si osserva che il SU-24 non ha violato lo spazio aereo della Turchia, al contrario del F-16 Turco che ha attraversato la frontiera con la Siria per attaccare il caccia bomabrdiere russo.
Il Ministero della Difesa ha dettagliato che il SU-24 aveva lasciato la base aerea di Jmeimim, ed aveva ralizzato il volo ad una distanza di un Kilometro dalla frontiera con la Turchia.
Allo stesso modo, si è saputo che l’aereo russo si era allontanato dalla frontiera ed era stato raggiunto dall’F-15 della Turchia nello spazio aereo della Siria dove è stato successivamente abbattuto con un missile.
Dopo l’incidente, il portavoce del Governo russo, Dmitri Peskov , ha annunciato che il presidente Vladimir Putin potrebbe convocare il Consiglio di Sicurezza Nazionale di Emergenza, per causa dell’abbattimento dell’aereo militare russo.
Successivamente, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha giustificato l’abbattimento dell’aereo russo Su-24. da parte della Turchia. Nel corso della conferenza stampa assieme al suo omologo francese, Francois Hollande , Obama ha sostenuto che “la Turchia, come qualsiasi paese, ha il diritto di proteggere il suo territorio ed il suo spazio aereo”.
Anche la NATO ha confermato la versione turca dell’incidente ed ha invitato i due paesi ad abbassare la tensione.
Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha annullato la sua visita prevista in Turchia ed ha invitato i concittadini russi a non recarsi nel paese ottomano anche per l’aumento delle minacce terroristiche che arrivano dal territorio turco.
Lavrov ha sostenuto che la Turchia appoggia di fatto i gruppi terroristi in Siria ed in Iraq anche con l’acquisto e lo stoccaggio del petrolio e dei suoi derivati che viene estratto illegalmente dallo Stato Islamico nei pozzi sotto il suo controllo.
Le complicità della Turchia con i gruppi terroristi sono evidenti ed confermate da tempo.
Nonostante questo la NATO dimostra divoler appoggiare in toto la Turchia che ha dimostrato di essere il paese che funge da retroterra per i gruppi terroristi in Siria.
Gli osservatori notano che il livello di tensione raggiunto fra i due paesi (Russia e Turchia) non ha precedenti.
Fonte: Telesur
Traduzione e sintesi: Luciano Lago

PUTIN E DOPPIO GIOCO ALLA TURCA

    Vladimir Putin ha accusato Erdogan:“E’ stata una pugnalata alle spalle da parte dei complici del terrorismo e avrà conseguenze tragiche nei rapporti tra Russia e Turchia. E’ un evento che va oltre i limiti dell’ordinaria lotta contro il terrorismo”

Siria. Aereo russo abbattuto dalla Turchia, Putin:“Pugnalata”
Obama: “Diritto a difesa”

di  Bruce Grobbelaar
Barbadillo


Un aereo militare russo è stato abbattuto dalle forze armate della Turchia, e la situazione internazionale si fa incandescente nello scenario più delicato del mondo. Quello che è accaduto a ridosso dell’area di guerra più insidiosa del pianeta è il segnale di un’escalation politica (e militare) tra due blocchi contrapposti, fautori di interessi evidentemente divergenti. Alle 9.20 ora locale, due caccia turchi hanno colpito e abbattuto un Su-24. Le forze armate leali al presidente Erdogan hanno affermato che l’aereo è stato colpito perchè aveva violato lo spazio aereo nella zona di Yayladag e – soprattutto – perchè aveva ignorato ben dieci avvertimenti spediti in cinque minuti al jet di Mosca. Poi i ribelli siriani hanno abbattuto un elicottero russo che s’era portato nell’area per le ricerche del relitto del Su-24. Il pilota dell’elicottero, secondo fonti russe, è stato ammazzato.
La questione, adesso, si fa serissima. Anche perchè sembra proprio che gli schemi stiano per saltare, la raffazzonata alleanza contro l’Isis scricchiola in nome della Siria che Usa e Turchia vorrebbero “libera” da Assad mentre invece Russia e Iran difendono la posizione baathista.
Le reazioni dei capi di Stato di Usa e Russia sono state divergenti e gravissime, era dai tempi della guerra fredda che Washington e Mosca non si scontravano in maniera tanto pesante.
Vladimir Putin ha accusato Erdogan: “E’ stata una pugnalata alle spalle da parte dei complici del terrorismo e avrà conseguenze tragiche nei rapporti tra Russia e Turchia. E’ un evento che va oltre i limiti dell’ordinaria lotta contro il terrorismo”.
Barack Obama è corso in aiuto all’alleato turco: “La Russia deve spostare l’obiettivo dei suoi interventi per colpire l’Isis e non i ribelli anti-Assad: la pace in Siria va vista attraverso i principi consolidati a Vienna. La Turchia ha il diritto di difendere il proprio territorio”.


 "ISIS = Israeli Secret Intelligence Service"



Ken O'Keefe è un ex-Marine degli Stati Uniti, di origine irlandese-palestinese, che ha rinunciato alla cittadinanza americana nel 2001. Come scrive nella propria biografia, "Quando ero un Marine denunciavo apertamente l'abuso di potere da parte dei miei superiori, e per questo motivo ho pagato un caro prezzo.
Mi sono reso conto che l'onore e l'integrità morale sono virtù che vengono più spesso punite che non premiate, ed è stato proprio presso i Marines che ho assaggiato per la prima volta il sapore dell'ingiustizia. Quest'esperienza mi ha insegnato una lezione fondamentale, di quanto preziosa sia la libertà. Dopo essere uscito dai Marines ho giurato di non rinunciare mai più alla mia libertà, e di difendere sempre la libertà, senza paura".
http://www.vocidallastrada.org/2015/11/isis-israeli-secret-intelligence-service.html

Adesso il mondo sa da che parte sta la Turchia

La provocazione ignobile della Turchia, che abbatte un caccia russo ai confini con la Siria, mira a far diventare impopolare l’intervento di Mosca agli occhi della stessa popolazione russa: ma adesso almeno il mondo sa da che parte sta Ankara (e la NATO
DI  - 25 NOVEMBRE 2015
Provocazione da un lato, senza dubbio, ma dall’altro forse non è nemmeno Vladimir Putin il vero obiettivo del grave episodio che ha visto l’abbattimento di un caccia da combattimento. La strategia che in questo momento si sta attuando prevede probabilmente un ‘effetto emozione’ molto importante per la popolazione russa e la sua opinione pubblica, tale da mettere in difficoltà il presidente.
Chi vuole la Russia ridimensionata nel suo ruolo in medio oriente, sa bene che il presidente Putin non attua passi indietro nella sua politica con le intimidazioni; si cerca di far peso sulla popolazione del suo paese, affinché l’intervento in Siria diventi ‘impopolare’ e metta nel pantano a livello interno il Cremlino. Prima l’aereo esploso in volo nel Sinai, con più di 220 cittadini russi deceduti, adesso l’abbattimento di un jet da combattimento passando per i sabotaggi che proprio (guarda caso) in questi giorni stanno mettendo in ginocchio la Crimea. La sensazione che si vuole dare alla Russia è quella di vulnerabilità ed alla sua opinione pubblica si cerca, in qualche modo, di far mettere in collegamento l’inizio dell’intervento di Mosca in Siria con i lutti e gli spiacevoli episodi accaduti dal 30 settembre ad oggi. Seppur presumibilmente attuati da soggetti diversi, tali episodi sembrano comunque avere un filo comune ed una regia altrettanto unica; del resto, con l’abbattimento del jet ad opera della Turchia, ben si comprende come Ankara sostenga apertamente i terroristi e percepisce come ostile la presenza russa in Siria. Non che questo non si sapesse, ma adesso il caccia abbattuto è la testimonianza più viva e lampante di quanto sostenuto a più riprese da diversi mesi; la Turchia sostiene e finanzia Al Nusra ed i ribelli anti Assad, oltre che ovviamente l’ISIS e nulla vieta di pensare che una ‘mano’ abbia accomunato gli attori sopra menzionati nell’attuazione di singoli episodi che assieme mettono grande pressione al Cremlino e soprattutto alla popolazione russa.
Anche sul fatto che l’abbattimento del caccia sia realizzazione di un’azione pianificata, restano pochi dubbi; dai dati esposti sul web e giudicati come attendibili, pare che il caccia russo sia rimasto all’interno dello spazio aereo turco per sessanta secondi: un tempo molto risicato per giustificare, in primo luogo, la sproporzionata reazione turca e soprattutto in secondo luogo questa tempistica va a smentire la ricostruzione data dalle autorità turche, secondo cui l’ordine sarebbe arrivato direttamente dal primo ministro avvisato ‘in tempo reale’ ad Ankara. Appare chiaro quindi, che in realtà l’ordine è stato impartito e ‘congelato’ alcuni giorni prima: si è aspettata la Russia al varco, nel verso senso della parola ed al primo avvicinamento o lieve sconfinamento l’aviazione turca è entrata tragicamente in azione, attuando la provocazione. Difficile immaginare che Erdogan e tutto l’apparato turco si aspetti per davvero che Putin entri in guerra contro un paese NATO o che attui anche minime azioni militari ritorsive contro Ankara; come detto, la provocazione premeditata appare all’interno di una strategia che mira a rendere impopolare l’intervento russo: ci si aspetta in qualche modo che a Mosca o San Pietroburgo la gente inizi a scendere in strada chiedendo la fine dei bombardamenti russi, mettendo quindi pressione a Putin, il quale potrebbe adesso anche avere il pressing dall’altro lato dei ‘falchi’ di parte degli apparati militari e di sicurezza, gli stessi che hanno spesso accusato il capo del Cremlino di avere una linea troppo morbida nell’est Ucraina e che vorrebbero invece rispondere colpo su colpo alle miriadi di provocazioni che da più di un anno e mezzo (a partire dalle sanzioni europee) Mosca subisce dall’occidente ed in particolare dalla NATO, organizzazione di cui la Turchia è membro (questo è sempre bene ricordarlo).
Chi ha attuato questo scellerato gesto, ben conosce forse le dinamiche del Cremlino e l’orientamento dell’opinione pubblica russa, la quale adesso potrebbe vedere quella in Siria come una guerra lontana e quindi con un numero di perdite, tra attacchi terroristici e propriamente militari, già troppo alto. L’abbattimento del jet russo quindi, si può inquadrare in due distinti contesti, uno locale e l’altro invece più generale; il primo, come detto, ha a che fare specificatamente con il conflitto siriano: la Turchia non vede di buon occhio la presenza dell’aviazione russa in Siria, che sta contribuendo proprio in quelle zone a far avanzare l’esercito di Damasco verso il rinnovato controllo delle frontiere con Ankara. E’ bene infatti inquadrare anche geograficamente dove è avvenuto l’abbattimento del jet russo; ci si trova infatti nella provincia di Latakia, a 150 km circa dalla roccaforte alawuita da dove partono i caccia russi: a nord est di questa provincia vi è il confine più meridionale tra Siria e Turchia, contrassegnato dai monti turcomanni nella sua estremità est, i quali sono controllati sia da Al Nusra che in parte da ribelli locali e da quel che rimane del fantomatico ‘esercito libero siriano’ ed è da questa zona del confine che transitano armi e munizioni per i terroristi che controllano il nord di Aleppo e la strategica provincia di Idlib. Da quando è iniziato il conflitto siriano, Ankara considera questa zona come il suo giardino di casa ed il fatto che Assad abbia ricominciato a guadagnare terreno proprio qui grazie ai bombardamenti russi, proprio non va giù ad Erdogan ed al suo entourage; proprio poche ore prima dell’abbattimento del caccia, Damasco ha conquistato un’altra collina strategica portando a 200 il numero di chilometri quadrati conquistati in un mese. Oggi fa certamente ancora più scalpore la notizia, confermata da più fonti, del fatto che molti terroristi in preda al panico hanno esortato i ‘simpatizzanti’ della loro causa presenti al di là del confine turco ad aiutarli.
Infine, l’aspetto più ‘generale’ e generico della provocazione, così come descritta sopra, volta a mettere pressione a Putin; provocazioni su provocazioni insomma, mentre Mosca piange altre vittime nella lotta (quella vera) al terrorismo. Dall’est Ucraina a Latakia, dalle sanzioni economiche all’offensiva mediatica in cui si è anche intaccato lo sport, un’escalation di provocazioni che unendole in una trama comune sembrano dare la sensazione di voler trascinare con forza Putin dentro una guerra ancor più grande o dentro anche un episodio minore da cui poter afferrare un pretesto per denigrare ulteriormente la Russia. Ma il Cremlino ha già dato in passato ampia prova di saper reagire con sottile fermezza alle provocazioni; dopo l’abbattimento del jet russo, il governo di Mosca ha sconsigliato di viaggiare in Turchia facendo di fatto cancellare molte prenotazioni dei suoi concittadini e dando un non indifferente svantaggio economico ad Ankara, inoltre è stata annullata la collaborazione militare tra i due paesi. Prime mosse quindi, almeno per il momento; Putin dalla sua ha anche una carta che prima dell’attentato di Parigi non aveva: il sostegno dell’opinione pubblica occidentale.
I progressi reali fatti contro l’ISIS dal governo siriano grazie al pugno duro di Mosca, fanno sì che in tanti in occidente rivalutino Putin nonostante la disinformazione nei mesi scorsi e questo spinge le stesse cancellerie occidentali ad essere più morbidi con la Russia. Nulla di strano insomma, che il gesto turco abbia indispettito anche membri interni alla stessa NATO; forse è il momento meno consono questo, per quanto concerne l’alleanza atlantica, per attuare simili provocazioni. Intanto i raid russi proseguono, la condanna da parte dell’opinione pubblica occidentale sull’abbattimento del caccia è molto ampia ed importante, l’esercito siriano proprio in queste ore guadagna terreno nella provincia di Latakia; la provocazione, al momento, sembra aver avuto semplicemente l’effetto (quasi un indiretto merito) di far capire al mondo con chi sta la Turchia e, con essa, la NATO.
http://www.lintellettualedissidente.it/esteri-3/adesso-il-mondo-sa-da-che-parte-sta-la-turchia/

Il video che sconfessa la Turchia: "Il jet russo non ha sconfinato"

Il ministero della Difesa russo diffonde un filmato che dimostra l'inconsistenza delle accuse turche. Ma resta il giallo

Secondo la ricostruzione fornita da Ankara al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ilcaccia russo Su-24 avrebbe violato lo spazio aereo turco per 17 secondi.











Un lasso di tempo brevissimo, durante il quale, come è noto, gli F16 turchi avrebbero avvertito per ben 10 volte il jet russo.
Ora, però, il ministero della Difesa russo ha diffuso un video in cui viene mostrata la traiettoria del Sukhoi che, al momento dell'abbattimento, si sarebbe trovato a quattro chilometri dal confine turco e che non avrebbe mai sconfinato nel territorio turco. Già ieri il presidente russo Vladimir Putin aveva affermato che il caccia "era stato abbattuto sopra il territorio della Siria, con un missile aria-aria proveniente da un F-16 turco ed è caduto in territorio siriano a 4 chilometri dalla Turchia". Questo video rappresenta un altro tassello nel duro braccio di ferro - con prove e controprove - tra Russia e Turchia.
Leaflet_1

“SCENDETE DAI VOSTRI CAMION E SCAPPATE”: GLI USA DANNO ALL’ISIS UN PREAVVISO DI 45 MINUTI SUI BOMBARDAMENTI DEI CONVOGLI DI PETROLIO

Dal conosciutissimo sito americano Zero Hedge, salta fuori che gli americani, infine costretti dall’intervento dei russi a fare quel che sarebbe stato più logico sin dall’inizio, e cioè colpire il commercio del petrolio che sostiene l’ISIS,  hanno lanciato dei volantini per avvisare degli imminenti bombardamenti.  Ne parla in conferenza stampa un generale, arrampicandosi sugli specchi per accampare delle giustificazioni.  Per Zero Hedge il motivo è evidente: “è il minimo che la CIA possa fare per un vecchio amico”…
Zero Hedge, 23 Novembre 2015
La scorsa settimana, a seguito degli attacchi aerei russi e statunitensi sui convogli dei camion di petrolio dell’ ISIS, abbiamo posto tre domande importanti:
1. Chi sono le ditte che commercianin materie prime che hanno così generosamente comprato milioni di barili di petrolio di contrabbando messi sul mercato dallo Stato islamico a prezzi di sconto, e poi li hannorivenduti ad altre parti interessate? In altre parole, chi sono gli intermediari?
2. Può essere vero, come sostengono ora i funzionari, che l’amministrazione Obama si è astenuta dal bombardare i camion di petrolio dello Stato islamico perché Washington pensava che il gruppo stava “solo” facendo $ 100 milioni di dollari l’anno invece di $ 400 milioni?
3. È probabile, considerando come gli Stati Uniti non si siano mai preoccupati dei danni collaterali provocati dagli attacchi dei droni, che il Pentagono si sia rifiutato di far fuori il flusso di entrate dello Stato islamico perché i militari avevano paura di uccidere alcuni camionisti “innocenti” che, per definizione, si sapeva che stavano trasportando del greggio illegale per un’organizzazione terroristica?
La prima domanda per il momento rimane senza risposta. Per quanto riguarda la seconda e la terza, ecco quello che dicevamo:
Forse gli Stati Uniti sottovalutavano l’effetto dei loro attacchi aerei sulle capacità di produzione di petrolio dello Stato islamico e, forse, il Pentagono si preoccupava di uccidere dei camionisti innocenti, ma potrebbe anche essere, come ha suggerito Sergei Lavrov all’inizio di questo mese, che gli Stati Uniti finora abbiano intenzionalmente evitato di colpire l’ISIS dove fa più male, al fine di tenerli in gioco e garantire che possano essere ancora efficaci nel destabilizzare Assad.  Se si interrompe il commercio del petrolio, perdono la capacità di combattere il regime.
In ogni caso, ora è troppo tardi, perché proprio come i raid aerei russi e la presenza di terra iraniana hanno costretto gli Stati Uniti a fare qualcosa – qualsiasi cosa – per dimostrare al mondo che l’America fa sul serio nella lotta al terrorismo, così gli attacchi di Mosca contro i convogli di petrolio dell’ISIS hanno costretto gli Stati Uniti a salire a bordo (i russi li stanno per colpire comunque, quindi non c’è nessun senso a esitare).
Stando a quanto riferito, gli attacchi aerei americani hanno distrutto 116 autocisterne di petrolio all’inizio di questo mese e oggi altre 280 a Deir ez-Zor, l’ex feudo della mente strategica degli attacchi di Parigi, Abdelhamid Abaaoud.
Naturalmente gli Stati Uniti detesterebbero il fatto di mettere fuori gioco l’ISIS rischiare di uccidere camionisti innocenti, quindi, prima degli attacchi del 16 novembre, aerei americani hanno lanciato dei volantini di avvertimento ai conducenti, con su scritto “scendete dai vostri camion subito, e allontanatevi di corsa.” Ecco il volantino (notare le figure stilizzate che scappano per salvarsi la vita):
Leaflet_1
Ed ecco alcuni commenti da parte del colonnello Steve Warren di Operation Inherent Resolve (durante una conferenza stampa all’inizio di questo mese):
Domenica mattina presto in Al-Bukamal, che è il cerchio blu a sud numero due, si vedono due cerchi blu là. Entrambi rappresentano operazioni Tidal Wave II, ma siamo in quello a sud – quello verso la parte inferiore dello schermo, là.
Ad Al-Bukamal, abbiamo distrutto 116 autocisterne, cosa che riteniamo possa ridurre la capacità dell’ ISIS di trasportare i suoi prodotti petroliferi rubati.
Questo è il nostro primo attacco contro le autocisterne, e per ridurre al minimo i rischi per i civili, abbiamo lanciato dei volantini prima dell‘attacco. Abbiamo fatto una dimostrazione di forza, – gli aerei sorvolavano i camion a bassa quota.
Quindi, ho una copia del volantino, e ho alcuni video, quindi perché non tiri fuori questo volantino. Fammi dare un’occhiata, così posso parlarne.
Come si può vedere, è un foglio abbastanza semplice, si dice, “scendete dai vostri camion subito, e allontanatevi di corsa.” Un messaggio molto semplice.
E poi, anche, “Attenzione: attacchi aerei in arrivo. I convogli di petrolio saranno distrutti. Allontanatevi dai vostri camion immediatamente. Non rischiate la vita…”
E così, questi sono i volantini che abbiamo lanciato – circa 45 minuti prima che gli attacchi aerei avessero effettivamente inizio.
Ed ecco uno scambio divertente, durante le domande a seguito della conferenza stampa:
D: Ancora sulla domanda già posta da Bob – se è così importante tagliare le forniture di petrolio, la più cruciale fonte di entrata per l’ISIS, perché c’è voluto così tanto tempo per far fuori 116 camion cisterna?
COL. WARREN: No, questa è una bella domanda, Jim. Grazie per avermelo chiesto.
Allora, un po’ di storia sull’operazione Tidal Wave II. Sin dall’inizio, noi, si sa, abbiamo preso di mira l’obiettivo delle infrastrutture petrolifere, fin dall’inizio di questa operazione.
Quello che abbiamo scoperto è che molti dei nostri attacchi erano solo minimamente efficaci. Avremmo colpito pezzi di infrastrutture petrolifere che sarebbero state facilmente riparate.
Quando siamo giunti a questa conclusione, ci abbiamo studiato su – mi sembra che ne ho già parlato la scorsa settimana – abbiamo effettuato degli studi per decidere come colpire meglio le infrastrutture petrolifere in sé, in diversi punti del sistema.
Nel corso dello studio, abbiamo anche determinato quella parte del sistema illecito del petrolio, dal petrolio grezzo che esce dal terreno sino alla pompa, alla fine della catena, che è la rete di distribuzione.
Quindi, questa è una decisione che dovevamo prendere. Non abbiamo colpito questi camion prima. Abbiamo valutato che questi camion, anche se vengono utilizzati per le operazioni che supportanol’ISIScamionisti, in se stessi, probabilmente non sono membri dellISIS; sono probabilmente solo dei civili. Quindi abbiamo dovuto trovare un modo per aggirare questo problema. Non siamo in questo business per uccidere i civili, siamo in questo business per fermare l’ISIS – per sconfiggere l’ISIS.
Quindi, fondamentalmente, gli Stati Uniti ci hanno messo 13 mesi per capire che il modo migliore per paralizzare il commercio di petrolio dello Stato islamico era quello di bombardare – il petrolio.
Anche se qualcuno in precedenza ci aveva pensato, l’idea era stata respinta perché i camionisti “probabilmente non sono membri dell’ISIS.”  Beallora chi sono?  Certo, forse non si presentano tutti vestiti di nero mentre sparano con dei lanciarazzi alle Toyota Corolla piene di “spie” per un video di propaganda, ma non è probabile che non sappiano per chi stanno lavorando.
Inoltre, come già detto, gli Stati Uniti non si sono mai vergognati di prendere di mira dei bersagli anche quando ci sono donne, bambini e pazienti ospedalieri allettati nelle vicinanze, quindi è difficile immaginare che qualcuno al Pentagono fosse preoccupato per i camionisti del califfato.
In ogni caso, il fatto che gli Stati Uniti a quanto pare siano organizzati in modo da dare all’ISIS un preavvisodi 45 minuti quando il Pentagono decide di bombardare un convoglio di petrolio, si suppone che abbia un senso.
E’ il minimo che la CIA possa fare per un vecchio amico.

Delegazione della Chiesa ortodossa russa annulla visita a Istanbul

Mosca, 25 novembre Interfax - Una delegazione del Patriarcato di Mosca ha annullato una visita in Turchia, che doveva iniziare il Mercoledì. "La decisione è stata presa per annullare la visita di una delegazione della Chiesa ortodossa russa a Istanbul," le comunicazioni servizio del Dipartimento sinodale per le relazioni esterne ha detto Interfax-Religion. La fonte ha detto che la delegazione chiesa guidata dal metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento sinodale per le relazioni esterne, è stato quello di partire per Istanbul la mattina del 25 novembre per i negoziati con la Direzione degli affari religiosi turco in programma per il 26 novembre "Tali negoziati sono condotti annualmente secondo gli accordi raggiunti tra le parti nel 2012", ha detto il dipartimento sinodale. Una presentazione di una traduzione in turco del libro di Patriarca di Mosca e di tutta la Russia dal titolo Libertà e responsabilità e un incontro tra la delegazione Chiesa Russa e il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli sono stati anche prevista per durante la visita.
SIRIA: GIOCATTOLI ESPLOSIVI COME HAN FATTO GLI ALLEATI IN ITALIA ALLA FINE DELLA 2a GUERRA MONDIALE

La nuova strategia dell'Isis: giocattoli 

esplosivi

Una scoperta fatta dalle forze di sicurezza irachenE ha svelato, e sventato, un nuovo piano dell'Isis per compiere stragi tra i fedeli
La polizia irachena ha fermato e sequestrato un carico dell'Isis contenente degli esplosivi probabilmente da usare contro dei pellegrini sciiti.
A breve, infatti, ci sarà il pellegrinaggio annuale per Arba'een, una pratica religiosa sciita che segna la fine del periodo di 40 giorni di lutto dopo l'anniversario della morte dell'Imam Hussein, nipote del profeta Maometto.
Non è una novità che le forze di sicurezza blocchino carichi di armi o di bombe destinate alle forze del Califfo, ma questa volta è diverso. Quelle trovate dagli iracheni erano camuffate da bambole. Pronte a essere raccolte e innescate da innocenti bambini sulla strada che va dalla capitale dell'Iraq, Baghdad, a Karbala. Una via che milioni di pellegrini percorrono ogni anno. Si calcola che il raduno religiosio abbi accolto 17,5 milioni di fedeli.
Le trappole esplosive sono state scoperte a al-Husseiniya, un sobborgo a maggioranza sciita nel nord-est di Baghdad. La polizia, dopo aver sequestrato le bombe, anche conosciute con il nome di Ied, acronimo inglese per descrivere degli ordigni esplosivi improvvisati.

La pratica è attiva da molto tempo anche se se ne parla solo ora; infatti in primavera 2012 si leggevano queste notizie:
I GIOCATTOLI ESPLOSIVI - Damas Post la mette così. “Grazie a fonti private”, scrive il media arabo, “Damas Post è in grao di affermare che gruppi armati di opposizione in Siria hanno iniziato a confezionare oggetti sospetti, fra cui giochi per bambini, imbottiti di esplosivo e lanciati sui lati della strada, per le vie e nei parchi. Secondo queste fonti, l’obiettivo è danneggiare e ferire (fino ad uccidere o mutilare) il maggior numero possibile di siriani, secondo le fonti a disposizione”.
PERICOLO A DAMASCO - La notizia è arrivata anche in Italia grazie alle agenzie di stampa, che scrivono: ” Il fenomeno è stato denunciato anche dal governo siriano, il cui premier, Adel Safar, ha allertato in modo “segreto e urgente” le autorità compententi, mettendo in guardia in particolare dalla possibilità che questi “giocattoli” vengano distribuiti tra gli alunni delle scuole e ordinando che siano adottate misure adeguate in tal senso”.
http://www.stampalibera.com/?a=30909

*

Levy, Lerner e gli intellettuali anti-Putin zittiti dalla storia

Aggiornato di recente4IL LATO CONTORTO DELL’OCCIDENTE
Per mesi nei loro editoriali, nelle ospitate televisive, ci hanno ammonito sulla Russia e il suo Presidente.
Per loro, Vladimir Putin era un pericolo mortale per l’Occidente; una minaccia per le nostre libertà; un autoritario quanto spietato ex agente del Kgb con gli occhi di ghiaccio, a capo di una nazione imperialista, desiderosa di espandere il suo dominio sulla nostra pelle.
Sulla crisi Ucraina, ci hanno spiegato che i russi invasori sarebbero stati pronti a scatenare la Terza Guerra mondiale pur di soffocare il sogno di democrazia nato a Kiev, facendo finta di ignorare i documenti d’oltreoceano che pianificavano nei minimi particolari l’accerchiamento di Mosca espandendo ad est la Nato ed imponendo, dietro una maschera democratica, un governo fantoccio manovrato da precisi burattinai, in cui i ministri sono stranieri direttamente scelti dal Dipartimento di Stato Usa.
Alcuni di loro, ex comunisti riciclati, hanno usato per la Russia di oggi giudizi che si guardarono bene dall’usare per la Russia di ieri quando si chiamava Unione Sovietica, esportava il comunismo e finanziava con vagonate di rubli i loro partiti e i loro giornali.
Stiamo parlando dei famosi “intellettuali democratici” di cui l’Occidente si fregia come un distintivo di libertà e pluralismo e invece, spesso, rappresentano il lato più contorto della nostra cultura.
Umanitaristi, progressisti, pacifisti, interventisti, internazionalisti, liberali, illuministi, americani o europei, oggi sono improvvisamente silenziati di fronte all’evidenza che Putin è un leader che sta affrontando di petto e con coraggio l’orrore islamista; e la Russia, l’unico paese che ha dichiarato guerra all’Isis facendogliela sul serio.
BERNARD-HENRI LEVY
Il capo di questa élite del pensiero liquido, si chiama Bernard Henri Levy (per gli amici BHL); in Francia, la nazione di Cartesio e Voltaire, lo definiscono seriamente un filosofo.Lui è il menestrello delle bombe umanitarie, il cantore della “guerra giusta” ad oltranza. Fu lui a dare la giustificazione teorica all’intervento Nato in Libia, all’origine dell’attuale disastro mediorientale. In quei mesi divenne l’ambasciatore, per conto del suo sodale Sarkozy, dei leggendari “ribelli moderati” che di moderato non avevano nulla visto che oggi la Libia è il porto franco del jihadismo e dei nuovi mercanti di schiavi che governano l’immigrazione clandestina; fu lui ad accreditarli presso le diplomazie occidentali come soggetti che avrebbero garantito, una volta eliminato Gheddafi, democrazia e libertà. Si è visto come andata.
BHL è anche la coscienza civile di quella sinistra sempre attenta al profilo da mostrare alle telecamere. Quello che si presentò a Kiev ad arringare i rivoltosi in piazza con i soldi di George Soros, bólso di retorica eruttata alla folla e soprattutto ai media, ad accusare Putin di minacciare “il sogno di una pace duratura dei filosofi kantiani, un sogno realizzato dai fondatori dell’Europa Unita”.
Oggi, quando parla dell’Isis, si ricorda i morti di tutti tranne i 224 civili russi uccisi nell’attentato aereo sul Sinai, pur di non dover ammettere che quello è il prezzo che la Russia sta pagando per la sua lotta solitaria al terrore islamista.
GAD LERNER
In Italia, l’esempio più fulgido di questi “pensieranti”, si chiama Gad Lerner, ed è una sorta di clone di Henri-Levy in salsa “gauche caviar”; un prodotto della scuderia di Lotta Continua approdato alla corte di De Benedetti.
Anche lui nel 2011 esultò per la caduta di Gheddafi ironizzando su chi prevedeva la catastrofe: “abbiamo sentito opporre argomenti che (…) ne sarebbe scaturita una secessione (…) il ritorno alle guerre tribali (…). L’instaurazione di un regime islamico qaedista. L’esodo (biblico!) di profughi a centinaia di migliaia. Tutte balle”.
Ora che le balle sono diventate realtà, il pallonaro radical-chic sulla Libia tace; e tace anche su Putin dopo aver scritto che la Russia in Siria “non cerca alcuna coalizione con gli occidentali, vuole dimostrare di essere capace di fare da sola, appoggiandosi a un dittatore amico come Assad” e dopo aver definito Putin un“gendarme” e un “guerrafondaio”.
E ora che l’Europa e persino Obama sono costretti a riconoscere l’impegno russo in Medio Oriente accogliendo l’invito di Putin a combattere insieme l’Isis, aspetterete invano un suo illuminato intervento, del tipo: “scusate ho scritto l’ennesima minchiata”.
UN CONSIGLIONon finirà qui. Li risentirete blaterare le loro verità e vi capiterà di leggere ancora le loro previsioni tarocche; quando ciò accadrà, ricordate sempre il sano disprezzo che nutriva per questi personaggi, quel genio maledetto di Louis Ferdinand Céline: “aveva il vizio degli intellettuali: era inconsistente”.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.