SACRO BORDELLO - QUALCHE CHIERICHETTO DEVE ESSERE RIUSCITO A SBIRCIARE NEI FASCICOLI DELLA NUOVA VATILEAKS E PARE CHE NE SIA RIMASTO MOLTO TURBATO. E SÌ, PERCHÉ IN QUELLE PAGINE DI FATTI RACCOLTI CE NE SIANO DAVVERO MOLTI. COMPRESE ALCUNE NOVELLE DEGNE DEL PIÙ SPUDORATO BOCCACCIO…
Fatti, conversazioni, atteggiamenti non proprio lineari, in grado di svelare non solo quelle che si chiamano tecnicamente notizie di reato, ma anche di restituire un chiaro spaccato delle relazioni esistenti fra alcuni soggetti attualmente alla sbarra che come interesse non avevano proprio lo zelo apostolico…. -
Dagoreport
I chierichetti della Basilica di San Pietro non riescono più a ricordare per quale motivo sono state chiamate cinque persone dal Tribunale vaticano. Ruoli e responsabilità assai diverse che verranno evidenziate e chiarite ma certo alcuni ritengono che il vero motivo sia quello di essersi macchiati o di aver concorso “nell’alto tradimento al Santo Padre”.
I fatti che riguardano la sostanza del processo sono infatti spariti della pagine dei giornali ed è sempre più difficile tirare una linea dritta sul tema e provare a capirci qualcosa. Ma “i fatti sono testardi”, come amava dire il procuratore aggiunto Robledo all’inizio delle sue requisitorie al Tribunale di Milano, ed è proprio da quelli che prima o poi bisognerà ripartire.
NUZZI E FITTIPALDI SUL BANCO DEGLI IMPUTATI IN VATICANO ACCANTO A FRANCESCA CHAOUQUI E VALLEJO BALDA
Per far incazzare i gendarmi, persone pacifiche che come primo obiettivo mettono quello di non finire schiacciati nel tritacarne delle molte talari che animano i Sacri palazzi, davvero ci vuole molto talento. Lo sa bene la lunga serie di grassatori, spioni e gente di umanità varia, che nel corso degli anni sono finiti nell’Ufficio di Giani, comandante dei Gendarmi di Sua Santità.
Ma allora come mai proprio la misericordiosa Chiesa di Papa Francesco utilizza la strategia del “pugno duro” nei confronti di questi signori. Pochi si fanno questa domanda ed è forse l’unico vero peccato. La risposta è semplice e si trova nelle 1.027 pagine di atti depositati lo scorso 20 novembre presso l’Ufficio del Promotore di Giustizia Vaticano.
I chierichetti di San Pietro raccontano di aver visto il Papa dispiaciuto all’indomani della scoperta del tradimento di un suo monsignore e che abbia dato luce verde all’operazione per dare Urbi et Orbi il messaggio che quelle persone non erano in missione per conto suo. Basta rileggere le ultime righe del bollettino dei primi arresti diffuso della sala stampa vaticana. In Vaticano, si sa, nemmeno una parola viene scritta per caso.
Alcuni di questi allegri e curiosi chierichetti giocano spesso a nascondino dietro l’ufficio della Gendarmeria e a forza di passare il tempo nel parcheggio delle auto di servizio qualcuno di loro deve essere riuscito a sbirciare fra le pagine contenute nei fascicoli della nuova Vatileaks e pare che ne sia rimasto molto turbato.
E sì, perché in quelle pagine di fatti raccolti ce ne siano davvero molti. Comprese alcune novelle degne del più spudorato Boccaccio. Fatti, conversazioni, atteggiamenti non proprio lineari, in grado di svelare non solo quelle che si chiamano tecnicamente notizie di reato, ma anche di restituire un chiaro spaccato delle relazioni esistenti fra alcuni soggetti attualmente alla sbarra che come interesse non avevano proprio lo zelo apostolico.
Vedremo se altre gendarmerie forse più garantiste ma certo più esperte continueranno il lavoro degli investigatori vaticani. Ma intanto possiamo stare certi che il processo andrà avanti placido, nella serena quiete del Vaticano. Prima o poi sbucheranno fuori molti fatti con tempi e procedure che Sancta Romana Ecclesia conosce e gestisce meglio di qualsiasi altro ufficio di comunicazione. E allora forse sì che sarà meglio trovare rifugio altrove.
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CORVI PER NIENTE IN GABBIA - NUZZI CONTRO VESPA: ''INVITA BERTONE A CENA MA NON MI DÀ DIRITTO DI REPLICA'', E MANDA UN SMS A RENZI: ''POSSIBILE CHE IL GOVERNO ITALIANO NON DICA NULLA SU GIORNALISTI INQUISITI DA UNO STATO STRANIERO?'' NESSUNA RISPOSTA - CHAOUQUI: ''DA VALLEJO ACCUSE FOLLI, TIPO CHE LAVORO PER LA MAFIA CINESE E HO COMBATTUTO COI TAMIL''
Nuzzi contro il modo in cui ''Porta a Porta'' ha trattato il caso Vatileaks: ''Dà spazio a uno che mi accusa di ricettazione'' - Chaouqui: ''Se condannata, rifiuterò la grazia. Dovranno preparare una cella per me e una per il mio bambino. Vallejo Balda lo querelo, ha depositato una memoria con accuse patetiche''...
1. VATILEAKS 2: NUZZI, HO MANDATO SMS A RENZI, NON HA RISPOSTO
(ANSA) - "Ho mandato un sms a Matteo Renzi: silenzio sorprendente del governo sul processo a due giornalisti italiani in uno stato straniero". Lo ha detto Gianluigi Nuzzi, sotto processo in Vaticano per il suo libro 'Via Crucis', intervistato questa mattina da 'Mattino cinque'.
"Stamattina - ha proseguito il giornalista, secondo quanto riferisce una nota - mi sono svegliato e ho fatto un gesto, magari sbagliato. Mi sono svegliato alle 8 e ho mandato un Sms al nostro Presidente del Consiglio Matteo Renzi scrivendogli: 'Presidente, è sorprendente questo silenzio di tutto il governo sul processo che viene fatto a due giornalisti italiani in uno stato straniero'. Risposta: nessuna. Mi scuso con Renzi se svelo questa cosa, mi sono permesso di mandare questo messaggio e credo che sia un messaggio cortese".
"Faccio una domanda: se noi fossimo stati in Corea del Nord - osserva Nuzzi - e fossimo accusati dello stesso reato, i nostri politici avrebbero preso posizione in tanti, avrebbero criticato il governo della Corea del Nord. Sul Vaticano, che è molto più vicino e col quale noi abbiamo un bellissimo rapporto storico di amicizia, c'è un silenzio pneumatico".
2. NUZZI CONTRO VESPA: "INVITAVA BERTONE A CENA, A PORTA A PORTA NON MI DÀ DIRITTO DI REPLICA"
Massimo Galanto per www.tvblog.it
Gianluigi Nuzzi su Twitter ieri notte ha manifestato tutta la sua amarezza (eufemismo) per come Bruno Vespa ha trattato nella puntata di ieri sera di Porta a Porta il caso Vatileaks e in particolare la notizia dell'inizio del processo in Vaticano che vede tra gli imputati anche il giornalista, in quanto autore del libro Via Crucis.
Nuzzi, che è anche vice direttore di Videonews, la testata giornalistica di Mediaset ha tuonato contro certi conduttori televisivi che vanno (andavano?) a cena con il cardinal Bertone.
Gianluigi Nuzzi ? @GianluigiNuzzi
Ma ricordo solo io le cene di #Bertone con certi conduttori televisivi ? Ahhhh
Il riferimento si è fatto poco dopo esplicito:
Gianluigi Nuzzi ? @GianluigiNuzzi
Capisco: @BrunoVespa invitava a cena #Bertone,quello dell'attico,ma non dar replica a @RaiPortaaPorta ai giornalisti mah servizio pubblico?
Il conduttore di Quarto Grado, che ieri sera ha presenziato nel salotto di Floris a DiMartedì, ha annunciato che potrebbe procedere con una querela. Nei confronti di chi? Non lo sappiamo. Sappiamo che ospiti di Bruno Vespa erano Giovanni Maria Vian, direttore dell'Osservatore Romano, il giornalista e scrittore Stefano Lorenzetto (che in puntata ha parlato esplicitamente di "ricettazione" e "furto" da parte dei giornalisti imputati), Caroline Pigozzi, corrispondente di Paris Match e Valentina Alazraki, vaticanista di Televisa.
Gianluigi Nuzzi ? @GianluigiNuzzi
A @RaiPortaaPorta @BrunoVespa da' spazio a uno che mi accusa di inesistente ricettazione ora valuto querela e complimenti x diritto replica
nickpugliese @nickpugliese50
@GianluigiNuzzi @RaiPortaaPorta @BrunoVespa lo stesso diritto di replica che hai dato a tutte le persone che accusi nel tuo libro
@GianluigiNuzzi
@nickpugliese50 @RaiPortaaPorta @BrunoVespa non è' lo stesso: lì si accampano opinioni su falsità, nel libro solo fatti
Arriverà la replica di Vespa?
3. VATILEAKS2, LA CHAOUQUI: «TUTTE BUGIE, CHIEDERÒ LO STATUS DI RIFUGIATA»
Virginia Piccolillo per il ''Corriere della Sera''
«Sono innocente. Se condannata, rifiuterò la grazia. Dovranno preparare una cella per me e una per il mio bambino». Parla Francesca Immacolata Chaouqui, nel giorno in cui si è aperto il processo contro i «corvi» di Vatileaks II, rivendica la propria innocenza, si prepara a chiedere lo status di rifugiato politico in Italia. Ma soprattutto tuona contro monsignor Angel Lucio Vallejo Balda: «Lo querelo».
Addirittura. Perché? La «pierre» è un fiume di lava infuocata: «Ha depositato una memoria contro di me con accuse surreali, patetiche». Tipo? «Essere la rappresentante in Italia della mafia cinese e che ho fatto la guerra con i Tamil...».
Il dibattimento è iniziato martedì E Francesca Immacolata Chaouqui si è ritrovata nello stesso banco degli imputati con il suo ex capo nella commissione Cosea, voluta da papa Francesco per la trasparenza delle finanze vaticane. Come ci è arrivata a quella consulenza? «Sono stata chiamata dalla segreteria di Stato. Ero nella comunicazione di Ernst & Young, non avevo avuto contatti con il Vaticano, solo con qualche cardinale».
Al processo l’hanno descritta sciatta e con i pantaloni sbottonati: «Sbottonati? Non me ne sono accorta. Per me trovarmi nel luogo del cuore, dove mi sono recata per servire e ho fatto tutto gratis, è stata dura. Ma vedere Balda col clergyman , sorridere ai giornalisti e dire che sta bene è la cosa che mi ha fatto più male», accusa. E spiega: «Lui era l’unico prete della commissione. Quello che avrebbe dovuto guidarci, invece ci ha messo in questa situazione gravissima nei confronti del Papa».
C’è chi obietta che la fuga di notizie è servita a far emergere la verità: «Ma il suo compito era combattere la corruzione nella Curia, non dare notizie», contesta la Chaouqui. In realtà anche lei è accusata della diffusione dei documenti finiti in «Via Crucis» di Gian Luigi Nuzzi e «Avarizia» di Emiliano Fittipaldi. Ma lei nega: «Vedrete. Non c’è una prova documentale che abbia dato anche solo un foglio».
Nel processo si ipotizzano pressioni. «Mai ricevute. Mai fatte», dice sicura. Neanche su monsignor Balda? C’è chi parla di ricatti. «Ricattarlo io? Anzi. Ho appreso dagli atti che lui aveva una grande familiarità con i giornalisti: pranzi, cene, incontri. Forse nel tentativo disperato di salvarsi, ha detto quelle cose surreali su di me». Anche lei non è stata tenera con il monsignore. In chat lo insulta con epiteti come «verme».
Come mai? «Per me è stata una persona importante, un amico. Era da solo a Roma e lo invitavo, assieme alla madre, a cena da me». I maligni hanno sussurrato di un rapporto speciale. «Ma per carità. È ben altro l’oggetto dell’interesse del monsignore. Ad un tratto gli è scattato una sorta di raptus narcisistico. Andava alle feste. Offriva cene e biglietti gratis. Quindi ho preso le distanze». Ma dirgli «sei un religioso di m...», un «povero c...» non è un po’ troppo? «Lui aveva cominciato a parlare male di me».
In quei messaggi, di lei, Balda dice: «Vuole controllare la mia vita». Di suoi ricatti sospetta anche la procura di Terni.Possibile che capitino tutte a lei? «Vorrei trovarlo almeno uno che si sente ricattato da me. Di quell’indagine ho solo letto sui giornali cose false». Accuse pesanti: aver utilizzato segreti vaticani raccolti anche grazie alla complicità di suo marito tecnico informatico. «Questa è la più bella. Mio marito, consulente informatico privato, non ha mai lavorato in Vaticano, dove è venuto solo per la Messa».
Il suo avvocato, Giulia Bongiorno, parla di «reato politico» e valuta di farla astenere dal processo: «Il corpo della gendarmeria e il comandante Giani hanno l’umanità e la cortesia raccomandata da papa Francesco. Ma invocherò l’aiuto delle mie istituzioni dichiarandomi rifugiata». E se tutto dovesse andare storto? «Intanto c’è il mio bambino che è un dono di Dio. E se mi condanneranno, mi dovranno portare in galera».
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