Casta
perché continuamente purificata e santificata dalla grazia dello Sposo celeste;
meretrice perché composta di
peccatori (convertiti dalla Sua parola e rigenerati dal Suo sacrificio) che
ancora possono tornare a peccare o sono in via di progressiva correzione (non
perché la Legge divina sia un remoto ideale da raggiungere e la sua
applicazione graduale o variabile a seconda delle persone, ma perché la
condizione soggettiva del peccatore gli impone una lunga lotta con gli effetti
dei suoi peccati). Casta perché promessa qual vergine ad un unico Uomo (cf. 2
Cor 11, 2); meretrice perché sempre tentata – nelle sue guide come nei suoi
membri – di scendere a patti col mondo, sposandone le idee fasulle e
condividendone i nefasti obiettivi. Casta perché conserva incontaminata la sua
fede, con cui rigenera i popoli alla vita del cielo; meretrice perché ripetutamente minacciata da errori ed eresie che
non avrebbero corso se non fossero accolti da una parte di essa. Casta per i
religiosi e le suore che perseguono la santità; meretrice per i sodomiti
travestiti da frati e per gli alti prelati che li proteggono, perseguitando in
pari tempo i primi sulla base di volgari calunnie.
È questo lato fragile della Chiesa terrena che può
cedere alla tentazione di prostituirsi, non l’altro. È la malizia o debolezza
umana dei suoi membri che, sul piano storico, possono macchiare la Sposa, non
certo il tesoro soprannaturale che porta in sé – e senza il quale si sarebbe da
lungo tempo estinta. È la cosiddetta apertura
al mondo che, nell’ultimo mezzo secolo, l’ha fatta in buona parte deviare
dal retto sentiero della verità eterna che possiede, spingendola a vivere come
se non la possedesse affatto e provocando un oblio quasi generalizzato del suo
fine ultramondano. Si “crede” e si va in chiesa perché aiuta a stare meglio; ci
si ritiene “cristiani” perché si ammette l’omosessualità e ci si dichiara
tolleranti con tutti; ci si considera “buoni” perché si versa una lacrimuccia
per gli immigrati (quando affogano) e si dà di tanto in tanto un’oretta alla
mensa dei poveri (quando scappa). Si pensa di essere dei “consacrati” perché ci
si riempie la bocca di discorsi astratti che nascondono una vita da atei che si
danno l’aria di impegnarsi nel sociale…
Etsi Deus non daretur: se Dio non
esistesse, non cambierebbe assolutamente nulla per questa gente. Strano questo “cristianesimo”!
Come può resistere alle seduzioni di questo mondo perverso dominato dal
diavolo, che oltretutto paga ben poco le prestazioni di chi ad esso si vende?
Come incolpare, d’altronde, quelle pecorelle sbandate che i loro stessi pastori
hanno fuorviato? Come non compatirle, se il loro capo persiste a far telefonate
a chi regolarmente sbatte in prima pagina i contenuti della loro privata
conversazione? Se non ha fatto le affermazioni che gli sono attribuite, perché
non le smentisce e non smette una buona volta di esporsi a questi equivoci?
Astenersi da doverose precisazioni significa avallarli o farsene comunque
corresponsabili. E se le ha fatte davvero, quelle affermazioni? Non c’è forse
una Parola eterna a cui egli per primo è tenuto ad obbedire?
Ma no, ripeteranno i normalisti: è stato
interpretato male. Leggete il discorso di chiusura del Sinodo: è un testo
ufficiale, non un resoconto giornalistico. Un manifesto del relativismo più
assoluto, che solo alle orecchie dei fessi può camuffarsi sotto termini fumosi
come sinodalità, inculturazione, decentralizzazione…
Chi abbia un minimo di acume intellettuale e conservi un barlume di fede cattolica
non può non cogliere l’andamento volutamente ondivago, indefinito,
inafferrabile di tutti i pronunciamenti pontifici. Il Magistero serve a
chiarire ciò che non è chiaro, non deve aver bisogno di ulteriori chiarimenti;
serve a indirizzare i fedeli in una direzione ben precisa, non a confonder loro
le già confuse idee; serve a mostrare loro le trappole in cui potrebbero
cadere, non a buttarceli dentro. A che serve un “magistero” che parla soltanto di
terra, problemi sociali e salvaguardia della natura, mai di responsabilità
morale, conversione interiore e cammino di santificazione?
Questo livellamento al suolo è altresì evidente
nell’esercizio del governo universale della Chiesa; basti pensare alla tanto
acclamata “riforma” della Curia. Gli unici ambiti in cui finora è intervenuta
una decisione effettiva sono… l’economia e la comunicazione. Due gangli vitali,
indubbiamente, se si trattasse di una multinazionale: unificarne la gestione è
altamente funzionale all’efficienza di una società piramidale. Peccato che la
Chiesa non sia questo – a meno che al suo interno non sia nato un corpo
estraneo che con le sue metastasi ne abbia invaso le strutture terrene allo
scopo, se mai possibile, di assimilarla a sé. Così ora le finanze vaticane sono
controllate da banchieri ebrei, come prelato dello I.O.R. c’è un notorio
omosessuale e – ciliegina sulla torta – una rampante donnetta di malaffare,
nominata dal Pontefice (non si sa per quali specifiche competenze) nella
commissione economica di studio e orientamento ha sottratto e divulgato
documenti riservati, poi pubblicati dallo stesso giornalista che provocò la
bufera intorno a Benedetto XVI. Ovviamente, lo fanno per difendere il povero
Francesco dai lupi che si oppongono alla sua provvidenziale riforma…
Quand’anche lo scopo perseguito da simili individui sembrasse
loro sinceramente buono, non potrebbe mai giustificare atti gravemente
illeciti; ma questa semplice costatazione è algebra per chi è ormai assuefatto
alla melassa buonista e all’imperante indifferentismo morale. In ogni caso,
tutta la storia sa fin troppo di manovra orchestrata a bella posta per ridare
fiato a una popolarità in declino. Non tutti – grazie a Dio – sono stupidi o si
sono lasciati istupidire; non tutti hanno un televisore al posto della testa;
non tutti pendon dalle labbra dei vaticanisti prezzolati. Resta il fatto che la
massa, non credendo più in niente, è plagiata dai megafoni del mondo e
incantata dagli assillanti ritornelli, seppure sgraziati, dei pedanti
pappagalli ecclesiastici. Come faranno ormai a capire che una convivenza
irregolare è sempre peccato grave davanti a Dio?… che una comunione in quello
stato è un sacrilegio che li sprofonda un po’ di più all’inferno?… che un’eventuale
assoluzione del prete, nella loro condizione, non ha il minimo valore?
Molti miei confratelli mi accuserebbero di essere un integralista chiuso e retrogrado. Da quanto mi riferiscono i lettori, il tenore di moltissime omelie è perfettamente in linea con il nuovo corso clerical-giacobino; per loro andare in chiesa, di conseguenza, è diventato una vera tortura. Coraggio: è soltanto il Signore che può giudicarci, e la testimonianza della nostra coscienza ci assicura che siamo nella Sua verità. Certo, sarà sempre Lui a giudicare anche la coscienza degli altri; Egli sa quante buone intenzioni non sono altrettanto rette per carenza di discernimento morale, della quale si può essere responsabili in misura variabile. Non invidio affatto, in ogni caso, la situazione di chi finisce col prostituirsi al mondo pensando di far bene – anche perché, come dimostrano i fatti, questa sventura ha consistenti ricadute sulla vita personale. In questi tempi di ribaltamento, tocca spesso ai fedeli laici strappare dal fuoco i ministri malati nell’anima, nella condotta o nell’intelletto (almeno quelli che accettano). È una bellissima missione, quanto mai necessaria: molto difficile, ma non impossibile a chi ha la fede.
Pubblicato da Elia
http://lascuredielia.blogspot.it/2015/11/casta-meretrix-casta-perche.html
e se mettessimo in pratica il binomio : reazione ed azione.? e magari finirla anche di miagolare alla luna come la gatta ipazia ? jane
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