ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 4 novembre 2015

Né Francescani né Immacolati né Kommissariati

Trasparenza e corvi

Il complotto senza mandanti

Dalle intercettazioni divulgate, il Papa emerge come un gigante
Il Papa ha celebrato ieri la messa per i cardinali e vescovi defunti nel corso dell'anno (LaPresse)
Roma. Il complottone che danneggia il Papa si risolverebbe, più o meno, in un’intercettazione in cui Francesco (luglio 2013) dice che “bisogna chiarire meglio le finanze della Santa Sede e renderle più trasparenti” e che “si è allargato troppo il numero dei dipendenti”. Lo scoop, stando a quel che si sa, consisterebbe nel denunciare la resistenza dei dicasteri vaticani a fornire bilanci e resoconti dettagliati circa le proprie attività finanziarie. Cioè cose talmente risapute da aver indotto il Pontefice a creare, quasi due anni fa, una Segreteria per l’Economia chiamata (almeno nelle intenzioni originarie) a sovrintendere a spese ed entrate sotto l’occhio vigile del rugbyer australiano George Pell.
Il clima, però, è pesante: corvi che svolazzano, gole profonde ben allenate, Tarcisio Bertone che si paga l’attico (sempre lo stesso attico) con i soldi destinati ai bambini malati, la “vecchia guardia” più in forma che mai intenta ad azzoppare il nuovo corso del Pontefice felicemente regnante. Che poi non si capisce in cosa sia “vecchia” questa guardia, visto che sia la poco più che trentenne dottoressa Francesca Immacolata Chaouqui sia il baldanzoso monsignore spagnolo Vallejo Balda nella commissione istituita per riformare le finanze vaticane ci sono finiti per volontà di Francesco.

ARTICOLI CORRELATI Ancora "corvi" in Vaticano. Due arresti per il trafugamento di documenti riservati "C’è la guerra civile nella chiesa" Ecco come Chaouqui rivendicava la sua vicinanza a Nuzzi e ai documenti riservati vaticani Francesco e il Corvo democraticoGianluigi Nuzzi fa il suo mestiere e ricorda che il libro “Via Crucis” (uscirà domani in libreria) serve per aiutare il Papa, anche per far capire all’ignaro lettore il livello spregiudicato delle trame torbide che si giocano alle sue spalle, con eminenze che abitano in appartamenti di cinquecento metri quadrati intente a studiare come fermare la rivoluzione ormai avviata tesa a levare prebende e privilegi sedimentati tra i palazzi sacri al di là del Tevere, mentre il vescovo di Roma “risiede in cinquanta metri quadrati” (così ha detto Nuzzi al Tg5, lunedì sera). Un complotto che però non si sa da chi sarebbe organizzato né per quale fine, se non quello generico e fumoso assai di “colpire il Papa”: le carte, le intercettazioni del Sommo Pontefice sbattute in libri e giornali dimostrano semmai che Francesco ha ben chiaro il quadro della situazione e sa dove mettere le mani per tagliare i rami secchi e allontanare chi rema contro. Ne esce come un gigante davvero risoluto nel fare tabula rasa del sistema che non va. I due  presunti corvi messi ai ceppi sarebbero “pedine di un gioco più grande”, tant’è che ora si cerca chi suggerì al Papa di piazzare la coppia nella commissione creata ex novo.

Ma ormai la teoria del complotto ha fatto breccia, e allora si parla di “filo rosso” che unisce, come fossero i fagioli e i cavolfiori in un minestrone, l’inesistente tumore cerebrale diagnosticato da un luminare giapponese abile a usare Photoshop (con tanto di infermiera toscana in lacrime dopo aver letto la cartella clinica dell’illustre paziente con tanto di macchie scure sull’encefalo, smentite in ogni modo da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa).

E poi la lettera dei tredici (o nove) cardinali che nutrivano più d’un dubbio sulla nuova procedura sinodale studiata dall’eminentissimo Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo – un complottone, questo, messo in piedi tramite lettera consegnata brevi manu al Papa con tanto di firme in calce – il coming out del vispo monsigore Krzysztof Charamsa già trasferitosi con abito sacerdotale addosso e compagno nella libera Catalogna e pronto a mandare in stampa il suo libro di memorie che promette di far ballare preti, cantori, seminaristi ed eccellenze varie albergate qua e là in Vaticano. Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ha detto a Tv2000 che a qualcuno fa paura “una chiesa che comincia ad essere inattaccabile su alcuni punti, che comincia ad essere credibile agli occhi anche dei non credenti”.

La domanda da farsi, semmai, è come sia stato possibile che una pierre trentenne che in passato aveva dato al segretario di stato vaticano Bertone del “corrotto” e al Papa emerito del “malato di leucemia” – tweet da cui ha preso le distanze parlando di un attacco hacker, benché le frasi incriminate siano rimaste online per mesi – sia potuta entrare in un organismo della Santa Sede incaricato di ridisegnare il sistema finanziario d’oltretevere. Designata cioè a occuparsi di quello che era (ed è) il nervo più scoperto, che aveva fatto accapigliare nelle congregazioni cardinalizie pre Conclave diversi porporati. Litigavano sul destino dello Ior, sulle proprietà immobiliari. S’azzuffavano, pietosamente, su soldi, destini di ospedali (anche dermatologici) e banche.

Su tutto quel mondo chiacchierato da decenni e messo all’indice nella fase terminale del pontificato ratzingeriano, travolto dalle fotocopie di documenti privati rubati dal cassetto della scrivania di Benedetto XVI, catalogati in ottantadue scatoloni rivenuti nell’abitazione del maggiordomo e sbattuti quotidianamente sui giornali in quella che veniva definita una sorta di operazione di trasparenza, una lustracija fatta – ça va sans dire – per aiutare il povero Papa tedesco a capire di quante serpi si fosse circondato. Allora, il logorìo andò avanti per mesi, stavolta le manette sono arrivate subito, in tempo per diluire l’impatto delle conferenze stampa di presentazione dei volumi (uno è di Nuzzi, l’altro – “Avarizia” – è scritto dal giornalista dell’Espresso Emiliano Fittipaldi). John Allen, principe dei vaticanisti d’America, lo notava lunedì su Crux, lo spin-off del Boston Globe per le cose di chiesa: “Invece di attendere che la bomba esploda prima di tentare di disinnescarla, oggi il Vaticano sta tentando di spostare la conversazione prima che i libri escano”. Si tratta, in sostanza, di una “nuova strategia proattiva” messa in piedi oltretevere.Qualche anticipazione dei due libri sui quotidiani è finita, con tanto di dettagli sulle conventicole prelatizie che sgranavano il rosario delle losche manovre vaticane. Giusto dopo pagine e pagine in cui si urlava al complotto ordito per frenare il Papa riformatore.

di Matteo Matzuzzi | 04 Novembre 2015 
"I soldi della carità del papa finiti a ripianare i buchi del Vaticano"

Si allarga lo scandalo Vatileaks2: dalle carte pubblicate dai libri di Nuzzi e Fittipaldi emerge una gestione dei conti non trasparente










Si legge questo nel sito della Santa Sede quando si cerca di capire cosa sia "l'Obolo di San Pietro". Quali sono i suoi obiettivi? A cosa servono i soldi che molti fedeli versano nelle casse del Papa, indirizzando le loro risorse direttamente al Santo Padre?
Qui è necessario fare i necessari distinguo tra teoria e pratica. Se si pensa che quei soldi debbano andare in carità, come indicato anche dal sito del Vaticano, si cade in errore. In realtà gran parte finisce a coprire i buchi della curia. "Di 10 euro versati dai fedeli per l'Obolo di San Pietro - ha detto ieri sera Gianluigi Nuzzi parlando del suo libro "Via Crucis" - solo 2 euro finiscono in beneficienza e il resto viene utilizzato per ripianare i conti della curia". Parole che lasciano sgomenti, ma che sarebbero surrogate dai documenti in mano al giornalista.
La confusione sui conti del Vaticano, però, non si fermano qui. Poca chiarezza anche in merito alla gestione dei tanti fondi vaticani che raccolgono soldi per poi usarli nelle più disparate attività. Partiamo dal "Fondo di carità" a disposizione della Commissione cardinalizia: a quanto si apprende dal libro di Fittipaldi "Avarizia" dei 425mila euro raccolti nel 2013 e nel 2014 nulla è finito per aiutare i disgraziati. E dei 139mila euro a disposizione del "Fondo per le opere missionarie", solo 17mila sono stati elargiti in due anni ai missionari. Utilizzato poco (e male) anche il "Fondo per le Sante Messe": 2,7milioni di euro raccolti e solo 35mila dati ai sacerdoti di tutto il mondo. Che, ricordiamo, ricevono uno stipendio che si aggira intorno agli 800 euro.
Dopo le anticipazioni sull'uso dei soldi del Bambin Gesù che sarebbero stati investiti per ristrutturare l'attico del cardinal Bertone, dalle carte emergono dati sconcertanti anche su altre "spese pazze" della curia. In particolare a Francesco sarebbe stata inviata una lettera contente le spese della segreteria per l'Economia, guidata da monsignor George Pell e istituita proprio per porre fine alle "abitudini nefaste della curia". Ebbene, da quella missiva emergono "centinaia di migliaia di euro per voli in business class, vestiti su misura, mobili di pregio, perfino un sottolavello da 4.600 euro". Il tutto per un totale di 1,5milioni di euro.
A finire sotto il mirino dei giornalisti investigativi Nuzzi e Filippaldi anche l'APSA, l'Amministrazione delpatrimonio della Sede Apostolica. Nel portafoglio della Santa Sede ci sarebbero circa 5mila appartamenti a Roma ed altri sparsi in tutta europa. In particolare, immobili in Inghilterra per 25,6 milioni di euro, in Svizzera per 27,7 milioni e tra l'Italia e la Francia per un totale di 342 milioni. Beni ingenti che sarebbero potuti servire a ripianare i conti in rosso e a aiutare i poveri? Forse. Peccato - dice Nuzzi - che gli affitti dati ad amici e cardinali abbiano in molte occasioni canoni ridicoli: "vanno da 1 euro a 100 euro al mese".
Simbolo, anche questo, di una gestione dei conti che anche il Papa - intercettato di nascosto - ha definito "fuori controllo".

Il corvo svela i conti del Vaticano: "Così vengono usati i soldi per i poveri"

Lo scandalo si allarga. Esplode la gestione truffaldina dei soldi e degli immobili. Nel mirino i fondi di beneficenza dello Ior, i conti della Fondazione del Bambin Gesù e le finanze del Vaticano. E spunta pure un'inchiesta per pedofilia


"Devi scrivere un libro"Emiliano Fittipaldi spiega cosa c'è davvero dietro a Avarizia, uno dei libri costruiti con i documenti della Cose, che i giudici del Vaticano sostengono siano stati consgnati in modo fraudolento, tanto dall’aver fatto arrestare due membri della Commissione referente istituita da papa Francesco per far luce sull’ingarbugliata situazione amministrativa e organizzativa della Curia Romana.
"Devi scriverlo anche per Francesco. Che deve sapere - gli avrebbe detto il corvo - deve sapere che la Fondazione del Bambin Gesù, nata per raccogliere le offerte per i piccoli malati, ha pagato parte dei lavori fatti nella nuova casa del cardinale Tarcisio Bertone. Deve sapere che il Vaticano possiede case, a Roma, che valgono quattro miliardi di euro".
"Negli immobili vaticani - avrebbe spiegato la fonte denominata 'monsignore' nel libro, presumibilmente monsignor Vallejo Balda, attualmente agli arresti per la diffusione dei documenti riservati - non ci sono rifugiati, come vorrebbe il Papa, ma un sacco di raccomandati e vip che pagano affitti ridicoli". Quello che emerge dalla chiacchierata col "monsignore" è un elenco sterminato di soprusi. "Papa Francesco - avrebbe detto ancora il 'monsignore' - deve sapere che le fondazioni intitolate a Ratzinger e a Wojtyla hanno incassato talmente tanti soldi che ormai conservano in banca oltre 15 milioni". L'elenco è sterminato. Perché le offerte che i fedeli regalano al Papa ogni anno attraverso l’Obolo di San Pietro non vengono spese per i più poveri, ma "ammucchiate su conti e investimenti che oggi valgono quasi 400 milioni di euro""Quando prendono qualcosa dall’Obolo - rivela il corvo - i monsignori lo fanno per le esigenze della Curia romana".
Lo Ior, invece, avrebbe quattro fondi di beneficenza piuttosto avari. "Nonostante l’istituto vaticano produca utili per decine di milioni - spiega ancora il corvo - il fondo per opere missionarie ha regalato quest’anno la miseria di 17 mila euro. Per tutto il mondo!". A dospetto di quanto crede papa Francesco, infatti, lo Ior non è stato ancora ripulito. Dentro il torrione si nasconderebbero ancora clienti abusivi, gentaglia indagata in Italia per reati gravi. "Il Vaticano non ha mai dato ai vostri investigatori della Banca d’Italia la lista di chi è scappato con il bottino all’estero - spiega il corvo a Fittipaldi - nonostante noi l’avessimo promesso". Il "monsignore" accusa apertamente papa Francesco per non esssersi accorco che il cardinale George Pell"l’uomo che lui stesso ha scelto per rimettere a posto le nostre finanze", in Australia è finito in un’inchiesta del governo sulla pedofilia. Alcuni testimoni lo definiscono "sociopatico", ma in Italia nessuno ha mai scrive niente. "Pell - accusa il corvo - ha speso per lui e i suoi amici, tra stipendi e vestiti su misura, mezzo milione di euro in sei mesi". E gli scandali non finiscono qui: la società di revisione americana chiamata per controllare i conti vaticani ha pagato a settembre 2015 una multa da 15 milioni per aver ammorbidito i report di una banca inglese che faceva transazioni illegali in Iran.
Anche la gestione interna non è senza scandali. Oer fare un santo o per diventare beati, per esempio, bisogna pagare. "I cacciatori di miracoli sono costosi, sono avvocati, vogliono centinaia di migliaia di euro", incalza il "monsignore" che è disposto addirittura a tirar fuori le prove su questo business. Soldi chiamano soldi. Per guadagnare più soldi ha distribuito tesserini speciali a mezza Roma. "Oggi - insiste il corvo - vendiamo benzina, sigarette e vestiti tax free, incassando 60 milioni l’anno". E infine, ma certamente questo il Papa lo sapeva già, Francesco avrebbe dovuto "sapere che non è solo Bertone che vive in trecento metri quadrati, ma ci sono un mucchio di cardinali che vivono in appartamenti da quattrocento, cinquecento, seicento metri quadrati. Più attico e terrazzo panoramico".
 - Mer, 04/11/2015

Vatileaks, ecco l'intercettazione del Papa: "Costi fuori controllo"

IL DOCUMENTO/ Su Affari l'intercettazione completa di Papa Francesco contenuta nel libro "Via Crucis" di Gianluigi Nuzzi. La rabbia sulle spese, le assunzioni clientelari, lo scontro con Bertone. Ecco le parole del pontefice

Estratto da VIA CRUCIS di Gianluigi Nuzzi Da registrazioni e documenti inediti la difficile lotta di papa Francesco per cambiare la Chiesa Chiarelettere, Milano 2015

Dalla viva voce del papa

Nella sala cala un silenzio assoluto. Il registratore parte senza che nessuno se ne accorga. L’audio è perfetto, la voce di Francesco inconfondibile. Il papa sceglie un tono pacato e asciutto, ma fermo e risoluto. Sul volto alterna espressioni di stupore e condanna ad altre di determinazione e intransigenza. Si esprime in italiano, ancora tentennante ma chiaro, da vescovo di Roma, lasciando lunghe pause tra una denuncia e l’altra.

I silenzi rendono ancora più drammatiche le sue parole. Il papa vuole che ogni cardinale, anche chi per anni ha tollerato qualsiasi cosa, possa comprendere che è arrivato il momento di scegliere da che parte stare.

Bisogna chiarire meglio le finanze della Santa sede e renderle più trasparenti. Quello che io dirò adesso è per aiutare, vorrei individuare alcuni elementi che sicuramente vi aiuteranno nella vostra riflessione. Primo. È stato universalmente accertato nelle congregazioni generali (durante il conclave, nda) che (in Vaticano, nda) si è allargato troppo il numero dei dipendenti. Questo fatto crea un forte dispendio di soldi che può essere evitato. Il cardinal Calcagno mi ha detto che negli ultimi cinque anni c’è stato il 30 per cento di aumento nelle spese per i dipendenti. Lì qualcosa non va! Dobbiamo prendere in mano questo problema.
Il pontefice è già a conoscenza del fatto che gran parte di queste assunzioni hanno un’origine clientelare. Molte persone entrano grazie a segnalazioni e raccomandazioni, e spesso vengono impiegate in nuovi progetti dall’esito dubbio. Non a caso nel piccolo Stato non c’è un unico ufficio del personale come in tutte le aziende private che hanno decine di migliaia di dipendenti. Ce ne sono ben quattordici, che corrispondono ad altrettanti snodi di potere nella mappa della Santa sede. Francesco lo denuncia in un crescendo molto lucido che mette in evidenza tutte le situazioni da allarme rosso.

Secondo. Il problema della mancanza di trasparenza è ancora vigente. Ci sono spese che non provengono da una chiarezza delle procedure. Questo si vede – dicono quelli che mi hanno parlato (cioè i revisori artefici della denuncia e alcuni cardinali, nda) – nei bilanci. Collegato a questo, credo si debba andare più avanti nel lavoro di chiarire bene l’origine delle spese e le forme di pagamento. Pertanto si deve fare un protocollo sia per il preventivo come per l’ultima tappa, cioè per il pagamento. (Bisogna, nda) seguire questo protocollo con rigore. Uno dei responsabili mi diceva:  «Ma vengono con la fattura e allora dobbiamo pagare…». No, non si paga. Se una cosa è stata fatta senza un preventivo, senza autorizzazione, non si paga. «Ma chi lo paga?» (Papa Francesco qui simula il dialogo con un incaricato ai pagamenti, nda.) Non si paga. (Bisogna, nda) cominciare con un protocollo, essere fermi: (anche se a, nda) questo povero incaricato gli fai fare una brutta figura, non si paga! Il Signore ci perdoni, ma non si paga! C-h-i-a-r-e-z-z-a. Questo si fa nella ditta più umile e dobbiamo farlo anche noi. Il protocollo per iniziare un lavoro è il protocollo di pagamento. Prima di ogni acquisto o di lavori strutturali si devono chiedere almeno tre preventivi che siano diversi per poter scegliere il più conveniente. Farò un esempio, quello della biblioteca. Il preventivo diceva 100 e poi sono stati pagati 200. Cosa è successo? Un po’ di più? Va bene, ma era nel preventivo o no? Ma dobbiamo pagarlo… (si dice, nda). Invece non si paga! Ma che lo paghino loro… Non si paga! Questo per me è importante. Per favore disciplina!

Francesco descrive una situazione caratterizzata da un’assoluta superficialità in campo economico. Uno scenario impensabile. È arrabbiato. Ripete sette volte «Non si paga». Per troppo tempo, con facilità e leggerezza incredibili, sono stati sborsati milioni a pioggia, a saldo di lavori non preventivati, eseguiti senza le dovute verifiche e con fatture lievitate all’inverosimile. Molti ne hanno approfittato incassando anche i soldi dei fedeli, le offerte che dovrebbero essere destinate ai più bisognosi. Il pontefice si rivolge quindi a quei cardinali che presiedono dicasteri che negli anni non hanno gestito il denaro della Chiesa con oculatezza, a tutti i responsabili che non hanno controllato come dovevano. È un palese atto di accusa, durissimo, diretto e senza sconti, persino umiliante per i porporati: sottolinea aspetti che qualunque amministratore che opera anche nelle più modeste realtà imprenditoriali conosce e capisce benissimo.

Francesco fissa negli occhi il segretario di Stato Tarcisio Bertone. Uno scambio di sguardi intenso. Chi è seduto vicino al papa non vi scorge certo l’amicizia e l’indulgenza che legavano Ratzinger al cardinale italiano, tanto da portarlo con sé fino al vertice del potere in Vaticano. Quello sguardo esprime il monito glaciale del gesuita arrivato a Roma dalla «fine del mondo». Dopo averlo messo in mora nei primi mesi di pontificato, Francesco ora accusa Bertone, prima di liquidarlo per sempre. In Vaticano, infatti, la gestione delle risorse e del governo fa capo alla segreteria di Stato, che nel precedente papato, proprio con la guida di Bertone, aveva concentrato su di sé un potere senza uguali. Persino superiore a quello che aveva negli anni in cui al vertice dell’Apsa c’era il potentissimo cardinale venezuelano Rosalio José Castillo Lara, durante il papato di Wojtyla, con il cardinale Angelo Sodano segretario di Stato. Gli stessi anni che abbiamo ricostruito, attraverso i documenti riservati di monsignor Renato Dardozzi, nel libro Vaticano Spa. Nel silenzio irreale che domina in sala, il papa sferra l’affondo finale sulle questioni di più grande imbarazzo:

Senza esagerare possiamo dire che buona parte dei costi sono fuori controllo. È un fatto. Dobbiamo sempre sorvegliare con la massima attenzione la natura giuridica e la chiarezza dei contratti. I contratti hanno tante trappole, no? Il contratto è chiaro ma nelle note a piè di pagina c’è la piccola lettera – si chiama così no? – che è una trappola. Studiare bene! I nostri fornitori devono essere sempre aziende che garantiscono onestà e che propongono il giusto prezzo di mercato, sia per i prodotti sia per i servizi. E alcuni non garantiscono questo.

nuzzi
LA SCHEDA DEL LIBRO "VIA CRUCIS"
Dopo VATICANO SPA e SUA SANTITÀ, Gianluigi Nuzzi torna con una nuova, clamorosa inchiesta raccontando dall’interno la lotta che Francesco e i suoi fedelissimi stanno conducendo per riformare la Chiesa. Tutto a partire da REGISTRAZIONI E DOCUMENTI INEDITI. NON ERA MAI SUCCESSO che un giornalista potesse ascoltare la registrazione di diversi incontri riservati tra gli alti vertici del Vaticano e il papa. Ecco Francesco, nominato da poco più di tre mesi, mentre sferra un durissimo attacco contro la nomenclatura da anni a capo delle finanze della Santa sede, denunciando che “I COSTI SONO FUORI CONTROLLO. CI SONO TRAPPOLE...”. Bergoglio chiede trasparenza dopo aver preso visione dei bilanci non ufficiali che documentano sia la malagestio degli amministratori, sia operazioni di puro malaffare. Una situazione negativa mai conosciuta nel suo insieme, e qui svelata, che fa capire finalmente perché Benedetto XVI si è dimesso. I FASTI DEI CARDINALI e le regge a canone zero, la fabbrica dei santi, le offerte dei fedeli sottratte alla beneficenza, i furti e le truffe commerciali, il buco nero delle pensioni, le veline e i veleni di chi sabota la vigorosa rivoluzione del papa, tra spionaggio, scassinamenti e azioni di delegittimazione. Una vera GUERRA, qui ricostruita come in un giallo destinato a diventare un caso politico internazionale. In gioco è il futuro della Chiesa e la sua credibilità nel mondo. Questo libro è pubblicato contemporaneamente negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Francia, Svizzera, Austria, Germania, Brasile, Portogallo, Spagna, Sudamerica.
Gianluigi Nuzzi, milanese, è autore di diverse inchieste e scoop che hanno avuto vasta eco, anche internazionale. Nel 2009, con VATICANO SPA, ha rivelato, grazie alle carte segrete di monsignor Renato Dardozzi, gli scandali finanziari e politici dei sacri palazzi, accelerando le dimissioni del presidente dello Ior, Angelo Caloia, in carica da vent’anni. È seguita nel 2010 la pubblicazione di METASTASI (con Claudio Antonelli), altro libro rivelatore in cui si documenta la penetrazione della ’ndrangheta nel Nord Italia. Nel 2012 SUA SANTITÀ, rendendo pubbliche le carte segrete del papa, stravolge gli equilibri di potere vaticani facendo scoppiare una crisi che contribuirà alle dimissioni di Ratzinger nel 2013. Nuzzi ha ideato e condotto la trasmissione INTOCCABILI su La7 e attualmente conduce su Rete4 QUARTO GRADO, incentrata sui grandi casi di cronaca che appassionano e dividono l’opinione pubblica.


Scandalo Chaouqui: pulizie bluff di Bergoglio in Vaticano

Apprendere che manco Francesco è riuscito a far pulizia nella curia romana non è una bella scoperta.

Francesca Immacolata Chaouqui
(foto Ansa)
VATICANO – Insomma erano mesi che si indagava in Vaticano sull’ennesimo scandalo che ha interessato la Santa Sede e che ha portato all’arresto di un economista spagnolo, monsignor Balda e di una lobbista italiana, la sig.ra Chaouqui. Tuttavia il caso è esploso a poche ore dalla uscita di due libri che riportano anni di indagine sui conti del Vaticano. Sarà un caso? Difficile crederlo. Lo sforzo del Vaticano, dall’elezione al soglio di Pietro di Bergoglio, è stato soprattutto quello di convincere il resto del mondo che nella Curia le cose sarebbero cambiate e che non sarebbe stato più possibile tollerare che istituzioni quali lo IOR potessero essere additate al pubblico ludibrio internazionale come un ricettacolo di interessi sporchi. La elezione di un Papa che i cardinali hanno scelto “prendendolo alla fine del mondo”, come Bergoglio ebbe a definire la sua designazione, aveva il fine proprio di far dimenticare gli innumerevoli scandali che avevano avvelenato una Chiesa in forte deficit di credibilità, con maggiordomi papali in carcere, sedi vescovili di tutto il mondo dissanguate dai risarcimenti dovuti a causa dei preti pedofili, rogatorie di mezzo mondo accatastate negli uffici giudiziari papali con cui si chiedeva ( e si chiede) conto della enorme massa di denaro sporco che affluiva (ed affluisce ) nella banca Vaticana e di cui regolarmente si perdevano ( e si perdono) le tracce. Dunque, apprendere che manco Francesco è riuscito a far pulizia nella curia romana non è una bella scoperta. Farlo poi alla stampa italiana ancora meno. Allora era necessario far scoppiare il caso (o un caso) prima che ci pensassero altri. E’ così è successo infatti. La solita intelligente manovra vaticana permette alla Chiesa di ammantarsi di meriti di rinnovamento quando in realtà quanto scoperto è la prova che nulla è cambiato tra le mure Leonine. E non certo perché due dipendenti infedeli sono stati arrestati, ma per l’opposto se vogliamo, perché questi sono stati sbattuti in galera quando hanno svelato cosa succede tuttora tra le Sante Mura. Le accuse che a Balda e Chaouqui vengono mosse infatti non si riferiscono alle malefatte perpetrate, Francesco regnante, in Vaticano, ma al fatto che siano state divulgate. Tutti infatti a pensare ai corvi che intercettano illegalmente Bergoglio e diffondono le segrete cose vaticane (queste le accuse) e nessuno che si preoccupa di quello che gli indagati hanno rivelato al mondo e che del resto altro non è che la conferma di quanto tra qualche giorno si leggerà sui libri di Fittipaldi e Nuzzo ai quali probabilmente hanno passato le notizie. Cose gravissime, indebite appropriazioni, evasioni fiscali, utilizzo improprio di somme di danaro destinate ai bambini, attici ristrutturati con i soldi dell’obolo di San Pietro. Roba più o meno nota ma che si voleva sradicata dall’avvento salvifico di Bergoglio. Sviare l’attenzione facendo credere alla solita implacabile azione moralizzatrice dell’homo novus in Vaticano è l’ennesima prova che oltre Tevere hanno menti raffinatissime che sanno bene come si fa politica. Da almeno 2015 anni. 
di Antonio Buttazzo

La Papessa Chaouqui e la doccia gelata a Nuzzi





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Francesca Immacolata Chaouqui, la consulente che il Vaticano ha accusato di essere uno dei "corvi" protagonisti della fuga di documenti segreti su Papa Francesco, partecipò anche all'Ice Bucket Challenge 2014, quella sorta di catena di Sant'Antonio per raccogliere fondi per curare la sla che obbligò molti vip a farsi la doccia gelata filmandosi. La Chaouqui, che veniva soprannominata dal marito "papessa", e ne era fiera tanto da darsi spesso quell'appellativo, fattasi la doccia ghiacciata, passò il testimone ad amici che avrebbero dovuto ripetere il gesto di beneficienza. E chi scelse per primo? Proprio Gianluigi Nuzzi, lo scrittore autore dei best seller sui segreti del Vaticano...              http://tv.liberoquotidiano.it/video/11844857/La-Papessa-Chaouqui-e-la-doccia.html

















Francesca Chaouqui: "Il Pontefice intercettato dal monsignore ne ho le prove" 

La Repubblica 
(Fabio Tonacci) «È stato monsignor Balda a fare quelle registrazioni a papa Bergoglio, io non ne sapevo niente». Comincia così il colloquio che Repubblica ha avuto con Francesca Immacolata Chaouqui, avvenuto prima che lei venisse sentita una seconda volta, ieri, dalla gendarmeria vaticana.
«Non faccio interviste - questa è stata la premessa - quello che ho da dire sull' indagine lo riferirò solo agli inquirenti».
Come fa però ad essere sicura che ci sia Balda dietro alle intercettazioni di Bergoglio? 
«Perché lui stesso fece ascoltare un audio ai membri della Cosea, la commissione di revisione dei conti dei dicasteri della Santa sede, di cui ho fatto parte anch' io chiamata dallo staff di Bergoglio e della quale monsignor Balda era segretario ».
E quale fu la reazione?
«Tutti rimasero esterrefatti, ma la cosa finì lì».
Lei sostiene di essere stata "tirata dentro" dal monsignore in questa storia. Perché proprio lei?
«Beh, ero l' unico membro italiano del Cosea...».
Però eravate molto amici, questo non può smentirlo.
«Sì lo siamo stati, poi la scorsa primavera ha cominciato ad agitarsi, è come impazzito».
E perché?
«Non è un segreto che lui sperasse di ottenere il posto di revisore generale del Vaticano, per cui è stato scelto Libero Milone. Quando non è stato nominato, ha cominciato a fargli la guerra, cosa che probabilmente lo ha spinto a consegnare carte ai giornalisti. Ma io con la diffusione dei documenti non c' entro nulla, anche perché non avevo posti da prendere in Vaticano».
In realtà alcuni membri del Cosea sono finiti poi nel Consiglio dell' Economia.
«Io ho il mio lavoro, curo pubbliche relazioni con la mia società Point View Strategy, ho clienti italiani e stranieri molto importanti. La commissione Cosea era soltanto uno dei servizi di cui mi occupavo».
Lei è stata trattenuta un giorno e mezzo dalla gendarmeria in una casa salesiana. Se è del tutto innocente, perché è stata fermata?
«Ripeto, è stato Balda a tirarmi in mezzo».
Ma quali prove avevano contro di lei? Intercettazioni? Contatti nel pc e nei telefoni di Balda? Non è che si mettono ad arrestare qualcuno solo sulla base di un' accusa non circostanziata.
«Posso solo dire che ho fornito spiegazioni che li ha convinti a rilasciarmi, e che la mia collaborazione con la gendarmeria e gli inquirenti è massima. Del resto avrei potuto rimanere a casa mia e non presentarmi, quando mi hanno chiamato. E invece non avendo nulla da nascondere ci sono andata, senza avvocato».
Perché il suo nome da un paio d' anni a questa parte salta sempre fuori? Prima i tweet contro Tremonti e Bertone, poi il "party" sulla terrazza della Prefettura degli affari economici, adesso l' accusa di essere uno dei corvi.
«I tweet erano dei photoshop fatti da chi ha hackerato il mio profilo e non sono io ad aver organizzato quel party».
Come ha conosciuto i genitori del premier Matteo Renzi, che ha provato a portare a Santa Marta a incontrare il papa?
«Sono cose private, non mi va di parlarne».
 Corriere della Sera 
(Massimo Franco) È vero: filtra una paura profonda, oscura, perfino feroce. «Ma il panico non è della Chiesa. Semmai, è di chi teme una Chiesa più forte, meno attaccabile. Non siamo di fronte a una seconda Vatileaks. Non ce ne sono né gli elementi né i presupposti, anche se l' impressione può essere questa; e anche se qualcuno magari spera di destabilizzare il papato». Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, è uno degli uomini più vicini a papa Francesco nell' episcopato italiano. 
E la sua lettura dell' ultimo scandalo che investe il Vaticano cerca di essere fredda. Non minimizza, ma neppure esagera quanto accade. Analizza il comportamento attribuito a monsignor Vallejo Balda e alla lobbista Francesca Chaouqui come il riflesso di abitudini mentali e resistenze che nascono dalla profondità della «rivoluzione» di Jorge Mario Bergoglio. E affiora la convinzione che l' ultimo trafugamento di documenti riservati non riuscirà a proiettare un' immagine devastante sul «nuovo» Vaticano. «Questa storia è in gran parte una minestra riscaldata», azzarda un cardinale italiano. «È il prolungamento di episodi e personaggi del passato, anche se i nomi appaiono nuovi. Ma ricordiamoci che Balda è stato "ereditato" da Francesco. Anche se l' ha messo lui nella commissione che doveva riformare le finanze vaticane. Quanto alla Chaouqui, si era capito subito che era stata una scelta sbagliata». Tanto che dopo i primi sospetti, oltre un anno fa, il pontefice aveva avallato gli accorgimenti per limitare il suo accesso alle stanze e ai documenti più riservati. Ma evidentemente, era già troppo tardi se, come sembra, le accuse contro i due saranno confermate. Il problema è che «noi lavoriamo per l' eternità ma viviamo nel tempo», spiega un ecclesiastico. E la tempistica degli arresti a ridosso della pubblicazione di due libri costruiti in gran parte sulla base del materiale rubato, è stata commentata con accenti diversi: anche se pare che una delle ragioni sia stata quella di fare controllare e decrittare in uno Stato straniero il contenuto del telefono cellulare sequestrato a monsignor Balda. Di una cosa, tuttavia, si è certi: Francesco tirerà diritto. Il processo di riforma che ha aperto «è irreversibile», conferma anche il direttore di Avvenire, quotidiano della Cei, Marco Tarquinio. Anche se ieri mattina, durante la messa nella piccola cappella di Casa Santa Marta, dove vive, il pontefice è apparso provato e addolorato, racconta un ecclesiastico presente. La differenza con Vatileaks, che portò alle dimissioni di Benedetto XVI nel febbraio del 2013, è che questa volta nessuno della cerchia stretta di Francesco è coinvolto. Si ha semmai la conferma di un accerchiamento che lo scalfisce indirettamente. La lunga manovra di screditamento del pontefice argentino non passa attraverso la sua persona: non riuscirebbe mai. Agisce sui fili sensibili, inquinati e inquinanti, e spesso invisibili, che incrociano il passato recente. Fa emergere la miseria umana di alcuni ecclesiastici affamati di carriera e di voglia di vendetta. Illumina in modo impietoso gli angoli bui di una parte della nomenklatura papalina. Ma fa leva anche sugli errori di una «rivoluzione» contraddetta a volte dalla scelta di persone controverse. E il rosario di fango alla fine dà corpo ad un risultato quasi tangibile: dimostrare che «prima» e «dopo», l' epilogo del papato di Benedetto XVI e le riforme di Francesco, sono impastati in modo indissolubile. Mettono in scena burattini dalle fattezze, anche interiori, banali nella loro ripetitività; e lasciano nell' ombra burattinai potenti. Evocano la scivolosità, per non dire la pericolosità di una sfida ad un mondo vaticano ed ai suoi referenti economici, della quale il Papa forse non ha saputo o potuto ancora misurare fino in fondo le conseguenze. Evoca stormi di «corvi» pronti ad altre rivelazioni dissacranti. Un Papa che arrivando dal Sud America schiera simbolicamente la Chiesa «all' opposizione», non è senza conseguenze. Tanto più se si scontra con una Roma sconosciuta, misteriosa e infida come una giungla tropicale. Il Papa conosce i drammi e la criminalità delle periferie mega-urbane di Buenos Aires: è meno esperto di intrighi «romani», e della fauna umana che li popola da sempre. I personaggi balzati alla ribalta, ritratti con i sorrisi soddisfatti dalle frequentazioni mondane, monsignor Balda e la lobbista Francesca Chaouqui, sono comparse intercambiabili. Riflettono un mondo, un habitat. Il problema è che sono emersi come figure-simbolo della nuova era, e questo non può non confondere. Chiamano in causa le capacità e i meccanismi di selezione del papato argentino. «A Francesco andrebbe suggerito un buon capo del personale», annota semiserio un top manager italiano, preoccupato dalla sensazione di sfascio che la Chiesa cattolica finisce per dare suo malgrado. Suona come una provocazione, ma nel suo semplicismo addita un problema sentito acutamente. Riecheggia un' accusa ricorrente: Francesco non sempre sceglie bene i propri collaboratori. Ma «chi ci dice che non esista una necessità di purificazione della Chiesa anche attraverso scandali di questo tipo? Che le umiliazioni di questi giorni non servano ad andare avanti col cambiamento?», si chiede Galantino. «Lo stesso Benedetto XVI scolpì parole molto forti in proposito. Avrei preferito che tutto questo non accadesse, però...». E aggiunge: «Oportet ut scandala eveniant». Anche se le loro dimensioni minacciano di sfigurare perfino la Chiesa di Bergoglio.

Vaticano, le altre carte rubate Nel computer del prelato anche lo Ior

Gli inquirenti della Santa Sede proseguono negli interrogatori alla ricerca di spie. Anche alcuni hacker potrebbero aver collaborato al furto delle carte riservate

ROMA Ci sono documenti riservati trafugati e non ancora utilizzati.Carte segrete che raccontano quanto accaduto negli ultimi anni allo Ior, l’Istituto finanziario di fatto forziere della Santa Sede. Documenti che in parte sono finiti nei due libri sul Vaticano in uscita domani e in parte hanno preso strade che gli uomini della gendarmeria hanno cominciato a esplorare e che potrebbero portare a nuovi e clamorosi sviluppi. Per questo le verifiche avviate dagli investigatori si concentrano adesso sulle persone che potrebbero aver aiutato monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e Francesca Chaouqui a individuare e copiare gli atti veicolati all’esterno. Persone esperte di computer, addirittura in grado di svolgere attività di hackeraggio, con cui i due indagati avevano rapporti. La gendarmeria vaticana li tiene sotto controllo da tempo. Ulteriori riscontri sarebbero arrivati analizzando il computer e il cellulare di monsignor Vallejo Balda. L’analisi dei contatti dell’alto prelato consente di ricostruire la rete dei suoi rapporti degli ultimi mesi. I dati custoditi su pc e cellulare servono infatti a fornire riscontri a quanto è stato acquisito grazie alle intercettazioni e alle verifiche svolte a partire dal maggio scorso. Tenendo conto che già qualche settimana fa monsignor Vallejo Balda avrebbe avuto il sospetto di essere sotto inchiesta e avrebbe effettuato mosse che lo hanno definitivamente tradito. Anche Chaouqui, dopo essere stata convocata in Vaticano, avrebbe avuto la netta percezione di essere stata incastrata e per questo avrebbe deciso di collaborare.
Lei giura di essere una vittima, di non aver fatto nulla. Le indiscrezioni assicurano che l’interesse di chi indaga si concentra pure sul ruolo avuto da suo marito, esperto informatico che ha lavorato a lungo per il sistema di ultimo livello della Santa Sede. 
La strategia prevede che i nuovi potenziali protagonisti vengano convocati come persone informate dei fatti, in modo da poter contare sulla loro disponibilità a collaborare. Alcuni avrebbero infatti incarichi in Vaticano e al rischio di subire conseguenze giudiziarie si aggiunge quello di essere allontanati dagli uffici dove lavorano tuttora. Il copione è simile a quello di tre anni e mezzo fa, quando si scoprì che le «spie» erano più d’una, ma l’unico a pagare - almeno ufficialmente - è stato il segretario di papa Benedetto XVI, Paolo Gabriele. Adesso la partita appare addirittura più grande perché colpisce direttamente l’opera di rinnovamento portata avanti dal pontefice, ma soprattutto perché ha come obiettivo principale il settore economico e finanziario della Santa Sede.
Lo Ior rimane lo snodo cruciale di questa nuova indagine sui «corvi» del Vaticano perché, nonostante gli impegni per una collaborazione reale con la magistratura italiana, molte reticenze hanno segnato il rapporto con i pubblici ministeri titolari di inchieste che hanno riguardato conti aperti presso l’Istituto o comunque depositi collegati in altri istituiti di credito, prima fra tutti Deutsche Bank. E questo avvalora il sospetto che la nuova fuga di notizie possa in realtà riguardare anche l’identità dei titolari, le movimentazioni degli ultimi anni effettuate anche per sfuggire ai controlli. E dunque diventare arma di ricatto visto che si tratta di documenti rimasti riservati.
L’esistenza di questi conti, almeno un centinaio nella maggior parte cifratiproprio per nascondere il nome di chi li ha aperti e gestiti, era stata confermata dai nuovi vertici dello Ior pur con la precisazione che sarebbero stati chiusi entro breve. I titolari sono infatti «laici» ma lo statuto dello Ior vieta che si possano avere clienti non religiosi e, proprio sulla base della trasparenza che avrebbe dovuto caratterizzare il nuovo corso, era stato annunciato un provvedimento di blocco. Non è andata così. Svariati depositi, anche quelli utilizzati per il transito di proventi illeciti come è stato documentato da indagini svolte dall’autorità giudiziaria italiana, sono tuttora attivi. E proprio questo potrebbe aver alimentato l’interesse di chi ha trafugato le carte dal sistema informatico, ma anche dai fascicoli custoditi nell’archivio della Cosea, la Commissione referente per lo studio dei problemi economici e amministrativi, di cui Balda e Chaouqui facevano parte. 
Fiorenza Sarzanini

1. INVECE DI INCARICARE GLI INVESTIGATORI DELLA GENDARMERIA VATICANA DI FAR PULIZIA DEL MARCIUME DEL VATICANO, TRA ATTICI SUPERLUSSO PAGATI CON LE OFFERTE ALL’OSPEDALE DEL BAMBIN GESU’ E LA BANCA DELLO IOR USATA COME LAVATRICE PER RICICLARE SOLDI SPORCHI, IL PAPA INVIERA’ GLI ATTI PER ROGATORIA ALLA PROCURA ITALIANA PER CHIEDERE DI VALUTARE SE ESISTANO GLI ESTREMI PER INDAGARE NUZZI E FITTIPALDI PER RICETTAZIONE!
2. L’ATTACCO DEI GIORNALONI AI “CORVI” HA POI DEL RIDICOLO. DA ANNI TUTTA L’INFORMAZIONE GIUDIZIARIA SI È PLASMATA E LIVELLATA SULLE CARTE PIÙ O MENO SECRETATE DALLE VARIE PROCURE O SULLE “VELINE” PASSATE SOTTO BANCO DALLE “GOLE PROFONDE” IN SERVIZIO TRA LE FORZE INVESTIGATRICI (POLIZIA, CARABINIERI, FINANZA, SERVIZI SEGRETI). PER NON PARLARE DELLE INTERCETTAZIONI USCITE DAL NULLA DI QUALCHE TRIBUNALE E FINITE SUI GIORNALI

LIBRO DI GIANLUIGI NUZZI VIA CRUCISLIBRO DI GIANLUIGI NUZZI VIA CRUCIS
DAGONOTA

Come dar torto al grande Balzac delle Illusioni perdutequando raccontava che “il giornalismo è un inferno, un abisso d’iniquità, di menzogne e tradimenti dal quale non si può uscire puri”. Eppure, chi meglio del grande scrittore francese ha saputo raccontarci gli intrighi, i vizi e i commerci proibiti della corte di Versailles?

Gli eroi balzacchiani non sono, pero - alla stregua del monsignore “infedele” (Don Vallejo Balda) e della sacra lobbista (Francesca Chaouqui) -, i piccoli ladruncoli che rubano per necessità, ma i furfanti influenti che per sete di potere delinquono con l’idea di poterla fare franca anche in nome dell’elite rappresentata o della sacra veste indossata.

vallejo chaouqui (1)VALLEJO CHAOUQUI (1)
E se le corna del Diavolo spuntano poi nella città santa di San Pietro, lo scandalo più grande per le “civette” e i “gufi” del sistema dei media non sembra essere il malaffare in odore di lussuria e di simonia che viene denunciato nei due libri in uscita di Gianluigi Nuzzi (“Via Crucis”, Chiarelettere) e di Emiliano Fittipaldi (“Avarizia”, Feltrinelli).
BRUNO VESPA PRENDE LA COMUNIONE DA MONSIGNOR VALLEJO I PAPI SANTI SULLA TERRAZZA DELLA PREFETTURABRUNO VESPA PRENDE LA COMUNIONE DA MONSIGNOR VALLEJO I PAPI SANTI SULLA TERRAZZA DELLA PREFETTURA

No, ai due bravi autori, coraggiosi giornalisti d’inchiesta, è contestato, sia pure allusivamente, altro: di aver dato fiato ai noti “corvi” che da anni sbattono indisturbati le ali sul Cupolone del Buonarroti. O di aver lavorato, altra sottile e invidiosa malizia, su un materiale sensibileche puzzerebbe addirittura di “ricettazione”.

BERTONE E BERGOGLIO c a ac d e a a cBERTONE E BERGOGLIO C A AC D E A A C
Un sospetto, quest’ultimo, che ha del ridicolo. Da anni tutta l’informazione giudiziaria si è plasmata e livellata sulle carte più o meno secretate dalle varie procure o sulle “veline” passate sotto banco dalle “gole profonde” in servizio tra le forze investigatrici (polizia, carabinieri, finanza, servizi segreti). Per non parlare delle intercettazioni uscite dal nulla di qualche tribunale e finite a occupare intere paginate di giornali.

I cattivi esempi, insomma, non mancano. Il più clamoroso riguarda la fantomatica “agendina rossa” del giudice Paolo Borsellino, ucciso nella strage mafiosa di via D’Amelio a Palermo.

salvo sottile e gianluigi nuzziSALVO SOTTILE E GIANLUIGI NUZZI
“Ecco l’agenda rossa di Borsellino”, titola la Repubblica il 25 maggio 2013 con tanto di foto della scena del delitto che confermerebbe lo scoop che di lì a qualche giorno si rivelerà, ahimè, un autenticobidone. Da chi era partita la “soffiata” che quel reperto avvalorava la tesi che forse le indagini erano state deviate? Ah saperlo!

Certo è che il procuratore di Caltanissetta sarà costretto a sbugiardare il quotidiano di Ezio Mauro imbeccato anche lui dal solito “corvo” rimasto anonimo: “Abbiamo ricostruito che l’oggetto non è un’agendina rossa ma l’aletta di un parasole” usato per coprire il corpo di uno degli uomini della scorta di Borsellino.

Prima che i libri di Nuzzi e Fittipaldi arrivino in libreria si assiste così allo spettacolino pietoso offerto da un certo giornalismo che passa il suo tempo in redazione a parlare di ciò che ancora non conosce oppure a “criminalizzare” il lavoro di chi invece di tacere sul nuovo Vatileak si è documentato attraverso le sue fonti.
Francesca Immacolata Chaouqui con Papa BergoglioFRANCESCA IMMACOLATA CHAOUQUI CON PAPA BERGOGLIO

E come colpiti dalla “tarantola” per il buco(giornalistico) incassato in libreria, lasciano quasi intendere al lettore che, a ben guardare, non c’è nulla di nuovo sotto il cielo della Santa Sede invaso dai corvi. E dopo aver taciuto “il già noto”, si affrettano a raccontare l’ascesa e la caduta di Lady Curia, alias di Francesca Immacolata Chaouqui.

La sacra lobbista arrestata e scarcerata che avrebbe cercato di far incontrare dentro le mura leonine il premier cazzaro Renzi (e sua moglie) con papa Bergoglio. Allora non era soltanto il sindaco (dimesso) Ignaro Marino a importunare il Pontefice per ricevere la sua benedizione! 

Già, le “fonti”. E dallo scandalo politico del Watergate in avanti che ci s’interroga sulla liceità delle informazioni passate ai reporter, senza imprimatur dell’ufficialità, e del segreto professionale ai tempi di Internet. Ma, a quanto si legge, ci si ricorda della questione con il bilancino (taroccato) che dovrebbe valutare se il tacere il malaffare “pesa” più del rilevarlo attraverso fonti magari sospette o anonime.

Francesca Immacolata ChaouquiFRANCESCA IMMACOLATA CHAOUQUI
Un dubbio che lo stesso Gesù di Nazareth, forse all’insaputa dello stesso portavoce vaticano che ha messo all’indice i libri di Nuzzi e Fittipaldi, aveva sciolto già nelle pagine del Vangelo secondo Matteo: “Guai al mondo per gli scandali! E’ inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo”. 

2. VATILEAKS2, CI SONO NUOVI INDAGATI LA PIERRE SI DIFENDE IL MONSIGNORE TACE - LA CHAOUQUI. RILASCIATA PERCHÉ INCINTA DI TRE MESI PRONTA UNA ROGATORIA PER ACCUSARE GLI AUTORI DEI LIBRI-SCANDALO
Cristina Mangani per “Il Messaggero”

L' INCHIESTA ROMA
EMILIANO FITTIPALDI AVARIZIAEMILIANO FITTIPALDI AVARIZIA
Ormai i corvi arrivano a stormi. Uno dopo l' altro, mimetizzati in ruoli strategici, sono costretti a uscire allo scoperto, perché questa volta a finire sotto accusa non sarà solo Paolo Gabriele, l' ex maggiordomo, unico arrestato di Vatileaks 1. Il nuovo scandalo che sta affliggendo la Chiesa sembra essere solo all' inizio. Resta agli arresti monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, mentre l' ex consulente Francesca Immacolata Chaouqui, è stata nuovamente interrogata e ha continuato a parlare, fornendo agli inquirenti vaticani indicazioni che possano tenerla lontana da una cella. Giovedì scorso, infatti, la signora è stata raggiunta da un provvedimento restrittivo, ma le sarebbe stato evitato il trauma dell' arresto perché sarebbe incinta di tre mesi. L' avvocato Giulia Bongiorno che l' assiste, ha chiarito che non si tratta di una collaborazione giudiziaria in senso classico, perché non c' è ancora una vera incolpazione. E ha fatto capire che molte altre persone potrebbero essere coinvolte.
 
emiliano FITTIPALDIEMILIANO FITTIPALDI
IL PRECEDENTE
Proprio come era successo con l' ex maggiordomo papale Paolo Gabriele: lui è finito in manette, e di seguito era stati espulsi dal Vaticano quella che era la governante Ingrid Stampa, e il segretario Josef Clemens, e chissà quanti altri. Naturalmente, all' epoca, giustificarono la loro condotta dicendo che avevano un unico obiettivo ed era quello di aiutare il Papa. Così anche ieri, dopo che il suo nome è stato associato a quello di un "corvo" disposto a cedere segreti della Santa Sede per vendetta o interessi economici, Chaouqui non ha resistito alla tentazione di pubblicare sui social la sua versione dei fatti: «Non sono un corvo, non ho tradito il Papa - ha scritto - Non ho mai dato un foglio a nessuno.
MONSIGNOR VALLEJOMONSIGNOR VALLEJO

Mai a nessuno. Emergerà presto, ho la certezza e la totale fiducia negli inquirenti. Non c' è niente che abbia amato e difeso più della Chiesa e del Papa. Neanche la mia dignità». Poi ha cambiato l' immagine del profilo Facebook con una in cui stringe la mano a Bergoglio.
Lo stesso Bergoglio che davanti alle pressioni di chi chiedeva di evitare un nuovo scandalo, avrebbe tagliato corto: «Procedete con gli arresti».

Gli investigatori della Gendarmeria vaticana stanno seguendo alla lettera le indicazioni del Pontefice. Nei prossimi giorni invieranno gli atti per rogatoria alla procura italiana per chiedere di valutare se esistano gli estremi per indagare i due giornalisti per ricettazione. Mentre, nel frattempo, altre persone sono state iscritte sul registro degli indagati, dopo che sono stati analizzati il computer e il cellulare sequestrati a monsignor Vallejo Balda. Troppe violazioni di computer sono avvenute negli ultimi mesi, troppe indiscrezioni e falsità sono trapelate. E in Vaticano ricordano ancora quando uno degli addetti ad alcune attività informatiche era il marito di Francesca Chaouqui, esperto del settore. Erano gli anni di Vatileaks 1, e subito dopo lo scandalo a Corrado Lanino non venne rinnovato il contratto di consulenza.
 
I PAPI SANTI TERRAZZA PREFETTURA BRUNO VESPA E FRANCESCA CHAOUQUII PAPI SANTI TERRAZZA PREFETTURA BRUNO VESPA E FRANCESCA CHAOUQUI
LA BANCA VATICANA
Quello che, però, sembra agitare e parecchio gli animi dietro le mura di San Pietro sono i documenti che potrebbero essere stati realmente sottratti da questi presunti "corvi". Perché la sensazione è che non si tratti soltanto di quanto è già stato pubblicato nei due libri di prossima uscita, firmati dai giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi. Ma di molto altro, anche di carte riservate dello Ior, la banca vaticana, la cui gestione è finita da tempo all' attenzione di Bergoglio. Scrive Emiliano Fittipaldi (L' Espresso) nel suo libro: «Sono ancora 120 i conti sospetti. Una decina intestati a nomi eccellenti che potrebbero creare più di un disagio a Santa Romana Chiesa».
corrado lanino francesca immacolata chaouquiCORRADO LANINO FRANCESCA IMMACOLATA CHAOUQUI



E un «nuovo fronte» legato alle finanze della Santa Sede troverebbe spunto in un rapporto di «investigatori del Vaticano» relativo ad «eventuale riciclaggio di denaro, insider trading e manipolazione del mercato» in cui sarebbe stata utilizzata l' Apsa, l' Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica che gestisce finanze e immobili d' Oltretevere.

1 commento:

  1. Ma basta con questi torrenti di parole!
    Poniamoci la stessa sacrosanta domanda: qui prodest?
    Di sicuro nè i Don Abbonio e neppure i Don Camillo che vedranno assottigliarsi sempre di più
    questue ed elemosine.
    Non i battezzati che farebbero bene a leggere testi più edificanti.
    Ci guadagneranno abbastanza gli autori e le loro case editrici che con questa operazione di marketing
    praticamente a costo zero venderanno oltre le più ottimistiche aspettative.
    L'unico che ne esce alla grande è Bergoglio che diventa nello stesso tempo vittima ed eroe.
    Piccolo neo, la scelta della ricorrenza dei Santi per ammanettare i due malcapitati con tanto di bergogliano avvallo.
    Mi permetta, è una caduta di stile... i cristiani intendono diversamente il terzo comandamento.

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