Ambiziosa, esplosiva, controversa, Francesca Immacolata Chaouqui, 33 anni, aspirava a entrare in tutte le stanze più segrete del Vaticano. È riuscita a visitarne perfino le carceri. Vi ha trascorso soltanto una notte, quanto basta a consacrarla definitivamente come la «papessa». È il nomignolo che lei stessa diffondeva dal suo profilo Facebook, rispondendo ironicamente ai tanti denigratori che l’accusavano di essere una denigratrice. Lei negava.
Se dal suo profilo Twitter partivano strali contro l’allora segretario di Stato della Santa Sede, mons. Tarcisio Bertone o l’ex ministro dell’Economia italiano, Giulio Tremonti o rivelazioni tipo «Ratzinger ha la leucemia», rispondeva che le era stato hackerato l’account. In pratica, sostiene di essere stata vittima di una sottrazione d’identità.
Certo, la personalità della Chaouqui è complessa e si presta volentieri al gioco degli equivoci. Nata in Calabria, a San Sosti in provincia di Cosenza, da madre italiana e padre francese di origini marocchine che poi abbandonerà la famiglia. Si laurea in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma e sposa un informatico, Corrado Lanino, che ha una lunga esperienza di lavoro proprio all’interno delle istituzioni vaticane.
Lei invece fa la lobbyista, anzi l’esperta di pubbliche relazioni per lo studio Orrick Herrington & Sutcliffe, dove segue con particolare interesse un cliente, il finanziere Alessandro Proto che tenterà di scalare diverse società per poi rivelarsi un bluff. A suo favore, promuove un’offerta per l’acquisizione del quotidiano Pubblico. L’affare va in porto il 13 febbraio 2013, il giorno precedente l’incarcerazione di Proto per aggiotaggio. A marzo, la Chaouqui passa alla Ernst & Young in Italia.
Nel frattempo, Papa Benedetto XVI si è dimesso. E la Chaouqui acquista notorietà con l’incarico conferitole da Papa Francesco, che la chiama nel luglio del 2013 a far parte della Cosea, la Commissione referente di studio e indirizzo sull’organizzazione delle strutture economiche e amministrative della Santa Sede, guidata dallo spagnolo monsignor Lucio Angel Vallejo Balda. Per pura coincidenza, il 25 agosto l’associazione americana Go-Topless la premia per aver posato per un servizio fotografico senza veli, benché rigorosamente in compagnia del marito.
Evidentemente, il Vaticano non le basta. Il 24 ottobre 2014 comunica urbi et orbi via Twitter che sarà alla convention del Pd, per sostenere Matteo Renzi: «Io domani vado alla #Leopolda5 a cercare di costruire qualcosa, non al corteo ad urlare». Quale che sia stato il suo contributo, soddisfatta fa da cassa di risonanza alle parole dello stesso Renzi, di Luca Lotti, di Davide Serra, di Marianna Madia e di Beatrice Lorenzin.
Eppure continua a proclamare la sua incondizionata fedeltà al Pontefice. In un tweet del 14 luglio 2014 gli augura «buon viaggio a te che sei la persona più grande che conosca. Ti voglio bene, capo».
Per le questioni più fastidiose, invece, si affida all’avvocato Giulia Bongiorno. Anche domenica l’ha nominata come suo difensore, dopo essere stata arrestata dalla gendarmeria vaticana per fuga di notizie. Una scelta oculata, visto che la Chaouqui è stata rilasciata per aver collaborato con la giustizia e per mancanza di estremi cautelari. In ogni caso, sottolinea la sua legale, «il fatto che il mio cliente stia collaborando non significa che si sita autoaccusando, ma semplicemente che sta fornendo materiale utile alle indagini». Anzi, il contributo che ha fornito alle indagini è stato «ritenuto apprezzabile», tanto che «è già tornata a casa e nei prossimi giorni chiarirà la sua posizione. Sono stati anche depositati dei documenti».
Ne erano già stati depositati troppi, in realtà. E con le stesse modalità con le quali erano state diffuse le carte di Benedetto XVI. All’epoca del primo Vatileaks, nel 2012, fu accusato il maggiordomo pontificio Paolo Gabriele ma lo scopo reale era mettere in cattiva luce monsignor Georg Gaenswein, il segretario del Papa. Stavolta, nel mirino ci sono altri. Ma i mandanti sembrano essere sempre gli stessi.
di Andrea Morigi
La Papessa Chaouqui
Francesco Federico
http://gloria.tv/media/mhx7LFuz97C
IL TRITACARNE A DUE VELOCITÀ: VIENE FUORI LA STORIA DELLA CHAOUQUI BECCATA CON IL PERMESSO ZTL DELLA ZIA DEFUNTA E PARTE IL TIRO AL PICCIONE - MENTRE PER I CARDINALI CHE STANNO SPOLPANDO LA SANTA SEDE PER MILIONI DI EURO NESSUNO FIATA
I reati ipotizzati nell’esposto della polizia locale sono seri: truffa, contraffazione di altri pubblici sigilli o strumenti destinati a pubblica autenticazione o certificazione e uso di tali sigilli e strumenti contraffatti e falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri…
Gabriele Isman per “la Repubblica - Roma”
Non soltanto le accuse che le vengono mosse dal Vaticano e che lei ha già respinto dicendo «non sono un corvo», ma anche una denuncia rimediata dalla polizia locale di Roma Capitale per una storiaccia che parte da una cinquantina di multe per accesso senza permesso nella Ztl. A Francesca Immacolata Chaouqui - 32 anni, pierre, ex Ernst& Young e ormai anche ex componente della Commissione di studio sulle attività economiche e amministrative del Vaticano - è stato fatale il cambio della macchina.
Entrava nella Ztl con un permesso per disabili e veniva multata perché la targa nuova non risultava collegata al tagliando intestato alla zia Elena, e quindi scattavano le contravvenzioni: una cinquantina in tutto. Quando le sono arrivate a casa, lei - nata a San Sosti, in provincia di Cosenza da padre francese di origine marocchine e madre italiana - ha contestato con un unico maxi ricorso che la targa fosse la sua.
Un errore da chiarire - potrebbe averlo commesso lei nel compilare la domanda di rinnovo permesso Ztl - che però ha fatto scattare gli accertamenti al Comando generale della polizia locale. Chaouqui aveva esibito un suo regolare passaporto, la carta d’identità di sua zia Elena e il permesso handicap.
Peccato che la signora sia risultata defunta nel 2008 e che la pierre ne abbia esibito documenti rilasciati dopo la morte e così, finiti gli accertamenti, nel gennaio scorso la polizia locale non ha potuto far altro che denunciare Francesca Immacolata Chaouqui. Ma c’è di più: nei contatti con il paese della Calabria dove risultavano rilasciati la carta e il rinnovo i vigili urbani hanno scoperto che sarebbero stati falsificati anche dei timbri.
Il ricorso per le 50 multe è stato intanto bloccato, ma l’indagine non si è fermata e punta a scoprire se quei documenti siano stati utilizzati anche in passato, prima del cambio della macchina. Nella dettagliata denuncia si chiamano in causa “fatti avvenuti fino al 31 ottobre 2014”, formula giuridica che permette e promette ulteriori sviluppi.
Lei, che nel suo profilo Twitter si definisce “Comunicatrice finanziaria in giacca e jeans, indaffarata a lasciar traccia e con le maniche rimboccate per costruire un mondo giusto” stavolta ha lasciato qualche traccia di troppo e la solerzia del comando generale le è costata la pesante denuncia. I reati ipotizzati nell’esposto della polizia locale sono seri: truffa, contraffazione di altri pubblici sigilli o strumenti destinati a pubblica autenticazione o certificazione e uso di tali sigilli e strumenti contraffatti e falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri.
FRANCESCA IMMACOLATA CHAOUQUI
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/tritacarne-due-velocit-viene-fuori-storia-chaouqui-beccata-112198.htm
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/tritacarne-due-velocit-viene-fuori-storia-chaouqui-beccata-112198.htm
Ora dovrà spiegare come sia stato possibile utilizzare documenti di una persona morta ormai 7 anni fa per entrare nella zona a traffico limitato, circolare sulle corsie preferenziale, non pagare le strisce blu o parcheggiare nelle aree riservate ai disabili. Tutte agevolazioni a cui lei non aveva diritto, almeno secondo via della Consolazione.
DIVENTA ANCHE TU SANTO – PRIMA DI MORIRE, LASCIATE UN BEL GRUZZOLO A UN “AVVOCATO POSTULATORE” E TROVATE IL MODO DI FINIRE ANCHE VOI SUL CALENDARIO – WATILEAKS SVELA CHE IN VATICANO GIRAVANO MAZZETTE PER PILOTARE LE CAUSE DI BEATIFICAZIONE
La storia, ancora tutta da ricostruire, emerge da un’inchiesta della Procura di Terni, dove Francesca Immacolata Chaouqui e suo marito Corrado Lanino sono indagati per estorsione e intrusione informatica… -
Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
L' inchiesta sui «corvi» del Vaticano potrebbe arricchirsi di nuovi e clamorosi elementi. Perché si intreccia con un' altra indagine che fa tremare le gerarchie della Santa Sede: è stata avviata dalla Procura di Terni e coinvolge l' esperta di pubbliche relazioni Francesca Immacolata Chaouqui e suo marito Corrado Lanino.
I reati ipotizzati sono estorsione e intrusione informatica in un quadro di pressioni e ricatti simile a quello che ha fatto finire in arresto monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e la stessa Chaouqui, rimessa in libertà dopo la decisione di collaborare con i promotori di giustizia della Santa Sede.
E questo basta a confermare come l' attenzione rimanga puntata su centinaia di documenti riservati - nella maggior parte riguardanti la gestione dello Ior, ma anche altri settori strategici - che risultano trafugati ma non ancora utilizzati, almeno pubblicamente.
Carte segrete sui conti «laici» dello Ior ma anche lettere personali, dossier e fotografie sottratti un anno e mezzo fa dalla cassaforte della Prefettura degli affari economici.
Relazioni sull' attività dei «postulatori» che avrebbe fatto emergere pagamenti sottobanco per la gestione delle pratiche su canonizzazioni e beatificazioni. Uno scenario che rischia di travolgere numerosi uffici Oltretevere.
Il fascicolo di Terni nasce nell' ambito degli accertamenti sul dissesto della Curia locale che avevano coinvolto monsignor Vincenzo Paglia. La posizione del prelato è stata archiviata, ma i controlli disposti dal pubblico ministero Elisabetta Massini hanno fatto emergere gli affari e la rete di relazioni di Chaouqui e di suo marito, esperto informatico, fino a qualche tempo fa webmaster del circuito informatico di terzo livello della Santa Sede, poi trasferito nella clinica Santa Lucia con lo stesso incarico.
Soprattutto hanno delineato l' attività illecita che avrebbe consentito a lui di «entrare» in numerosi computer e carpire informazioni riservate da utilizzare poi per ottenere favori e incarichi per entrambi, ma anche per persone a loro vicine.
Un copione analogo e forse per alcuni aspetti sovrapponibile a quello seguito da Vallejo Balda e dalla Chaouqui per ottenere notizie e rubare atti della Santa Sede in parte pubblicati nei due libri usciti ieri, in parte tuttora segreti. Una modalità di azione sulla quale si svolgeranno adesso nuove verifiche, soprattutto alla luce di quanto è poi emerso grazie al lavoro della gendarmeria vaticana guidata da Domenico Giani.
E questo potrebbe far allungare la lista delle persone sospettate di aver aiutato il monsignore e la donna a carpire le informazioni grazie alle intrusioni informatiche. Coinvolgendo proprio Lanino e altri esperti di computer da tempo finiti sotto controllo da parte degli investigatori della Santa Sede e in alcuni casi già convocati come persone informate dei fatti, ma anche a rischio di subire provvedimenti più gravi.
I conti dei «postulatori» Una vera e propria «rete» che potrebbe aver agito in diverse situazioni e per raggiungere svariati obiettivi. Uno riguarda certamente i conti dello Ior. Le verifiche effettuate negli ultimi tre anni accreditano l' ipotesi che siano oltre cento i depositi intestati ai «laici» la cui identità è celata con intestazioni cifrate. Tra loro ci sono alcuni che più di altri potrebbero aver attirato l' attenzione di chi voleva creare un nuovo scandalo nella Chiesa.
Appartengono infatti ad avvocati «postulatori», cioè coloro che istruiscono le cause di canonizzazione e beatificazione. Un lavoro che può durare anni, ed è inevitabilmente segnato dalla capacità di rendere più celere la procedura. Tra i documenti trafugati ci sarebbero proprio quelli che parlano di soldi versati per «pilotare» i fascicoli. Vere e proprie tangenti transitate su quei conti finiti adesso al centro dell' attenzione. Non solo.
Le carte ricostruiscono anche i rapporti con i religiosi che hanno il compito di gestire le pratiche, quelle con gli esperti medici chiamati a fornire il loro parere - talvolta decisivo - sui casi esaminati. E adesso si sta cercando di scoprire come siano state utilizzate, quale percorso abbiano fatto in un quadro illecito che non appare ancora ben delineato. Perché sono centinaia i documenti trafugati ma soltanto una minima parte è stata resa pubblica.
Ci sono i conti Ior, ma ci sono anche le lettere personali custodite nella cassaforte della prefettura violata un anno e mezzo fa, le fotografie che Vallejo Balda avrebbe scattato o recuperato e non sarebbe riuscito a «vendere». Materiale che in molti casi riguarda la vita privata dei religiosi e per questo fa paura. L' analisi del telefonino e del computer dell' alto prelato - sequestrati una decina di giorni fa - ha consentito di tracciare i suoi contatti facendo emergere i nomi delle persone con cui aveva rapporti.
E su questo si lavora per ricostruire cosa sia avvenuto negli ultimi mesi, soprattutto da quando il monsignor aveva manifestato la delusione per non aver ricevuto da papa Francesco l' incarico che si aspettava al vertice della Segreteria oppure del Consiglio per l' Economia e, anche pubblicamente, avrebbe promesso di vendicarsi. La convinzione del promotore di giustizia Gian Piero Milano e dal suo aggiunto Roberto Zannotti è che il movente possa essere questo ma l' indagine non è ancora conclusa, nessuno può escludere che dietro questa nuova vicenda ci siano anche altri interessi.
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/diventa-anche-tu-santo-prima-morire-lasciate-bel-gruzzolo-112196.htm
Vatileaks 2 visto e commentato dai siti cattolici
Vatileaks 2 visto e commentato dai siti cattolici
Dalle sonore bacchettate di Famiglia Cristiana a Chaouqui all'ironica polemica di Tempi con i giornalisti Nuzzi e Fittipaldi fino alla Croce che invoca Santa Lucia (e cita De Gregori) in difesa dell'unità della Chiesa, mentre La Bussola...
C’è chi punta il dito contro i corvi, chi se la prende con i giornalisti che pubblicano documenti trafugati e infine chi mira a salvaguardare l’unità della Chiesa. Il caso Vatileaks 2 che ha portato all’arresto di monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e di Francesca Immacola Chaouqui, già membri della Commissione di studio sulle attività economiche e amministrative del Vaticano (Cosea), scatena reazioni differenti sui siti e blog di area cattolica.
FAMIGLIA CRISTIANA PRENDE DI MIRA LA CHAOUQUI
Tra le righe dedicate da Famiglia Cristiana alla vicenda, emerge una certa avversione verso Chaouqui. Il settimanale dei Paolini nel suo sito ricorda non senza una vena polemica come la giovane pr calabrese pur avendo “costantemente informati della sua vita via social network non ha avuto invece il tempo di postare nulla sul suo arresto”. In realtà, il giorno dopo la pubblicazione dell’articolo, avvenuta il 2 novembre, Chaoqui ha ripreso il suo attivismo sui social dichiarandosi innocente, smentendo interviste e fornendo la sua versione. Famiglia Cristiana però ha continuato a a bacchettarla. “Per una esperta di comunicazione che era stata chiamata al ruolo di commissaria pontificia per il riordino dei dicasteri economici della Santa Sede – scrive – la discrezione doveva essere tutto. E invece per Immacolata Francesca Chaoqui, 33 anni, origini calabresi (è di San Sosti, provincia di Cosenza), lobbista rampante e con esperienze nel gruppo Ernst & Young, il primo scandalo che nell’estate del 2013 la vede al centro della bufera riguarda proprio una serie di suoi incauti tweet al veleno su Benedetto XVI , sulcardinale Tarcisio Bertone e sull’ex ministro Giulio Tremonti. Tutti cinguettii che lei disse di non riconoscere come suoi (‘sono stata vittima di sciacallaggio‘) e pubblicati su Twitter tra il 2012 e il 2013, per poi essere subito rimossi dall’autrice dopo l’esplosione dello scandalo su giornali e tv”. Il settimanale rileva infine come “ciò che fin da subito ha creato imbarazzo Vaticano è stata la conoscenza di Chaoqui con il giornalista Gianluigi Nuzzi, autore del libro Sua Santità, contenente i documenti rubati da Paolo Gabriele a Benedetto XVI ai tempi del primo Vatileaks, e che sta per andare in libreria con un altro libro, Via Crucis, contenente documenti riservati”.
LA VERSIONE DELLA BUSSOLA
Prima di ogni altro commento, il direttore della Bussola Quotidiana Riccardo Cascioli mette in chiaro un concetto: “Deve esser chiaro che non c’è nulla che giustifichi tali azioni, anche se qualcuno pensasse in questo modo di fare il bene del Papa o della Chiesa”. Detto ciò, la sua analisi non risparmia una velata critica alla selezione del personale Oltretevere. “È vero che dato il funzionamento della macchina vaticana, la trafila ordinaria per le nomine può risultare farraginosa e rimanere ostaggio di burocrazia e cordate varie – annota Cascioli -. Ma è altrettanto vero che le scelte fatte sulla base di intuizioni o di segnalazione degli amici degli amici, al di fuori di processi seri di selezione, comportano altrettanti rischi, se non peggiori”. Il direttore ricorda infatti come già il vaticanista dell’Espresso, Sandro Magister, in passato avesse sollevato il caso di monsignor Battista Ricca, “nominato nel 2013 da papa Francesco prelato dello Ior, ma con una brutta storia di scandalo pubblico legato all’omosessualità durante il suo servizio presso la nunziatura in Uruguay. E altri personaggi che hanno scalato posizioni in questi anni rischiano di provocare problemi in un prossimo futuro”. Infine Cascioli sottolinea come in questa vicenda nelle reazioni della stampa sia ravvisabile una “estrema prudenza” e “il distacco di quanti fino a pochi giorni fa gridavano al complotto a ogni piè sospinto, perfino per una lettera con tanto di firme consegnata a mano al Papa. Indubbiamente stavolta lo schema della ‘vecchia guardia’ non funziona un granché, visto che la Chaouqui è nomina tutta bergogliana e lo stesso Vallejo Balda da papa Francesco era stato promosso”.
TEMPI STRAPAZZA NUZZI E FITTIPALDI
Nel mirino di Tempi.it, sito del settimanale diretto da Luigi Amicone, ci finiscono invece i giornalisti Gianluigi Nuzzied Emiliano Fittipaldi, autori dei libri-inchiesta Via Crucis e Avarizia nei quali sono pubblicati documenti rubati in Vaticano. “Non ci vuole un gran paladino della legalità, e nemmeno una guardia svizzera di comprovata fedeltà papista, per capire che rubare e ricettare documenti e informazioni (addirittura registrazioni di colloqui privati) non è un gran bel modo di servire una qualunque causa, per nobile che sia” scrive Tempi.it. “Stupisce perciò, anzi fa ridere – continua -, che Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, il giornalista dell’Espresso e il suo collega di Mediaset autori dei due libri maltrattati da padre Lombardi, scelgano di difendersi dalle accuse di ricettazione dichiarandosi praticamente banditi gentiluomini al servizio del bene”. Secondo il giornale web, “è improbabile che un’operazione mediatica così torbida si tramuti misteriosamente in un miracolo di trasparenza”. Anzi, “l’unica certezza è che la fuga di notizie servirà a portare tanta misericordia nelle tasche di Nuzzi, Fittipaldi e dei loro gruppi editoriali di riferimento”.
ADINOLFI INVOCA SANTA LUCIA
Dalle parti de La Croce si punta invece ad alzare il livello del dibattito, ergendosi a paladini dell’unità della Chiesa. Il direttore del quotidiano, Mario Adinolfi, lo fa prendendo a prestito alcune parole dalla canzone Santa Lucia diFrancesco De Gregori. “La verità è che l’incrocio tra interessi colossali (economici, editoriali, giornalistici, di potere) ha ‘bruciato vivo’ qualcuno e questa ‘corona di stelle e di spine’ che è la Chiesa è attraversata dall’assalto di chi vuole dividerla, per indebolirla, per abbatterla – scrive Adinolfi -. Il progetto è sempre lo stesso, usare la narrativa ‘politica’ per raccontare una Chiesa composta da gruppi di avide bande che il Papa “rivoluzionario” vorrebbe scacciare”. Quindi la conclusione: “Se i cattolici resteranno uniti, l’assalto non produrrà che qualche ammaccatura. Agevolare la strategia divisiva può invece causare conseguenze catastrofiche per la Chiesa. Preghiamo davvero Santa Lucia ‘per le persone facili che non hanno dubbi mai’. Qui servono occhi per vedere”.
http://formiche.net/2015/11/05/vatileaks-2-visto-e-commentato-dai-siti-cattolici/
Francesca Chaouqui. Scopriamo la Papessa Francesca 1ma…(Video)
Francesca
Chaouqui. Un video che sintetizza la persona che e’ stata nominata PR
del Vaticano. Una ragazza scoppiettante, piena di vita, moderna e molto
social , dal cognome esotico tutta umiltà , pimpante e purtroppo anche
sculettante.
La colomba nominata a rappresentare la Chiesa Cattolica e’ accusata di essere un corvo spietato anche se le ultime rivelazioni sembrano portare le colpe altrove . Viene da pensare se abbia soltanto fatto il suo lavoro! Una storia surreale che lascia molti interrogativi sui perche’ , se trattasi di una fatalità o qualcosa di ben organizzato. “Qui prodest?” e ‘ la sola domanda che possiamo farci.
Se e’ cosi’ complimenti alla Papessa.
Ci domandiamo se non potevano esserci altri candidati per una posto del genere , anche se crediamo che la Chiesa non ha bisogno di certi ruoli e funzioni.
Godiamoci questa video presentazione di Francesca 1ma, la Papessa.
http://appuntiitaliani.com/francesca-chaouqui-scopriamo-la-papessa-francesca-1ma-video/
La colomba nominata a rappresentare la Chiesa Cattolica e’ accusata di essere un corvo spietato anche se le ultime rivelazioni sembrano portare le colpe altrove . Viene da pensare se abbia soltanto fatto il suo lavoro! Una storia surreale che lascia molti interrogativi sui perche’ , se trattasi di una fatalità o qualcosa di ben organizzato. “Qui prodest?” e ‘ la sola domanda che possiamo farci.
Se e’ cosi’ complimenti alla Papessa.
Ci domandiamo se non potevano esserci altri candidati per una posto del genere , anche se crediamo che la Chiesa non ha bisogno di certi ruoli e funzioni.
Godiamoci questa video presentazione di Francesca 1ma, la Papessa.
http://appuntiitaliani.com/francesca-chaouqui-scopriamo-la-papessa-francesca-1ma-video/
Il criminologo Francesco Bruno: “Vatileaks, l’attacco è a Ratzinger, non a Bergoglio”
5 novembre 2015
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