Progetto di pace globale
Pace! Utinam! Ne parla continuamente il Papa. L’ha promessa la Madonna di Fatima, a certe condizioni ancora non realizzate. Ma stamani ho sentito alla radio che gli interventi dell’aviazione russa contro i guerrafondai di Siria sono già 300. Penso che i guerrafondai non possono ormai più resistere e che la pace ritornerà in Siria. Ma il pensiero vola … Se la pace si afferma nel Medio Oriente anche l’Africa si calmerà.
In Europa alla pace in Ucraina molto potrebbe giovare il fraterno incontro tra il Papa Romano e il Patriarca Moscovita, certamente influente nel rapporto tra ortodossi ucraini dell’Est e i cattolici dell’ovest.
Il pericolo maggiore nel Pacifico a causa della volontà egemonica degli Stati Uniti in quell’area, apertamente dichiarata dal loro Presidente.
Però questa ambizione deve fare i conti con due prospettive frenanti: la prima è data dalle due progettate federazioni commerciali in corso (quella tra USA e l’Europa e quella tra Usa e Sud-Est asiatico); la seconda è data dalla solidarietà crescente tra Russia, Cina, India e Brasile (anzitutto finanziaria e commerciale, ma non solo). Sono prospettive che consigliano a tutti massima cautela.
Il mio sogno è una federazione fraterna tra l’Europa dei 29 e la Russia. Questa federazione diventerebbe da sola la massima potenza mondiale in grado di costituirsi come asse mondiale di pace.
Infatti la Madonna a Fatima ha profetizzato che la Russia, liberata dall’ateismo e ritrovata le sua identità cristiana, è la svolta per la pace. Ma occorre la collaborazione di “Roma”.
Don Ennio Innocenti
Quando la Madonna apparve in Portogallo ai tre bambini di Aljustrel, nel 1917, quella Nazione versava in grandissimo turbamento da 10 anni. Un movimento rivoluzionario violento, animato dalla massoneria locale, si era scatenato contro il vertice dello Stato, uccidendo il re e l’erede, e anche contro la Chiesa, arrivando persino ad incendiare chiese e conventi. Anche il parroco di Aljustrel era allarmato e mobilitato alla resistenza. La Madonna fu rasserenante dicendo che il Portogallo non avrebbe perduto la fede. Difatti quel periodo agitato si chiuse con le elezioni che innalzarono Salazar, statista cattolico appoggiato dalla Chiesa.
Perché la Madonna scelse quel villaggio pertinente alla circoscrizione di Fatima? Questo enigma non si è ancora chiarito.
Indubbiamente il nome Fatima fa riferimento a una donna mussulmana, che ereditò il nome d’una figlia di Maometto e che risultò poi convertita per amore alla fede cattolica.
Inoltre proprio nelle vicinanze c’è la memoria d’una battaglia di vittoriosa liberazione cristiana dall’occupazione mussulmana. Cose di secoli e secoli prima. Ma oggi che significato può avere?
Ebbene: quando la statua della Madonna di Fatima fu portata in terre a maggioranza musulmana si constatò che il nome di Fatima esercitava una grande attrazione tra le donne musulmane.
Com’è noto le donne musulmane sono oggi in costruttivo fermento per la rivendicazione di fondamentali diritti e forse vedono anch’esse nella donna celeste e solare di Fatima un ideale che noi, da quest’da parte nostra, esaltiamo.
Don Ennio Innocenti
Condizioni minimali per la pace universale
Perché l’ideale della pace universale non diventi una illusoria utopia occorrono almeno due condizioni minimali connesse.
La prima riguarda le armi, la seconda la concordia,
- Le armi sono necessarie perché l’uomo è libero e può peccare e non si può impedire la giusta difesa, anche per scoraggiare il peccatore. Però occorre un potere efficace per controllare la produzione delle armi. Questo non si verifica in un mercato libero, occorre un potere di controllo.
- La pace suppone la concordia, una comune o coordinata volontà di bene e questo libero orientamento dello spirito ha bisogno di una motivazione perennemente e universalmente valida. Questo non si verifica se si insegna che il mondo è fatto a caso. Occorre che tutti sappiano di dover rispettare un ordine divino, che non solo esclude la violenza, ma vuole la tolleranza nel presupposto, sempre, del bene
Il bene, ossia la giustizia deve essere ancorato in Dio, nel diritto naturale come proveniente da Dio: senza questo non ci può essere sufficiente concordia, si lascia aperta la porta alla prevaricazione.
Perciò va promosso il culto di Dio, unico fondamento di fraternità in ogni società, Dio creatore, ordinatore e provvidente.
Don Ennio Innocenti
http://www.fraternitasaurigarum.it/wordpress/?p=823
Su Twitter: @GiampaoloRossi
http://blog.ilgiornale.it/rossi/2015/11/07/con-la-russia-senza-se-e-senza-ma/#
Con la Russia… senza se e senza ma
UN DIVERSO GIUDIZIO
Se fosse confermato che l’aereo russo caduto sul Sinai è stato abbattuto da una bomba e che questa bomba, che ha causato 224 morti civili, è stata collocata dall’Isis, il giudizio dell’Occidente sull’intervento di Mosca in Siria dovrà cambiare radicalmente.
Se fosse confermato che l’aereo russo caduto sul Sinai è stato abbattuto da una bomba e che questa bomba, che ha causato 224 morti civili, è stata collocata dall’Isis, il giudizio dell’Occidente sull’intervento di Mosca in Siria dovrà cambiare radicalmente.
Fino ad oggi i media occidentali ed analisti hanno raccontato due storie:
- Che la Russia starebbe in Siria non per combattere l’Isis ma per difendere il dittatore Assad dagli eroici “ribelli moderati” alleati degli Stati Uniti e portatori di una speranza di democrazia.
- Che l’intervento militare russo non starebbe scalfendo lo Stato Islamico ma anzi lo starebbe favorendo, andando a colpire i ribelli unico argine contro il dilagare dell’islamismo.
1) LA RUSSIA È IN SIRIA SOLO PER ASSAD?
Il primo punto contiene una verità ed una bugia.
La verità è che la Russia è in Siria per aiutare Assad. La Siria (come abbiamo già avuto modo di spiegare) è un alleato storico di Mosca dai tempi dell’Unione Sovietica; per certi versi l’unico vero alleato di Mosca in Medio Oriente. Nel momento in cui la guerra civile siriana è stata trasformata in un conflitto internazionale con la diretta ingerenza di Usa, Turchia e Arabia Saudita, è del tutto normale che Mosca sia intervenuta a fianco del suo alleato che, ricordiamolo, guida il governo legittimo.
Il primo punto contiene una verità ed una bugia.
La verità è che la Russia è in Siria per aiutare Assad. La Siria (come abbiamo già avuto modo di spiegare) è un alleato storico di Mosca dai tempi dell’Unione Sovietica; per certi versi l’unico vero alleato di Mosca in Medio Oriente. Nel momento in cui la guerra civile siriana è stata trasformata in un conflitto internazionale con la diretta ingerenza di Usa, Turchia e Arabia Saudita, è del tutto normale che Mosca sia intervenuta a fianco del suo alleato che, ricordiamolo, guida il governo legittimo.
La bugia è che Mosca non starebbe in Siria per combattere l’Isis.
Secondo le fonti dell’intelligence russa sono migliaia i foreign fighters provenienti dal Caucaso e inquadrati nell’esercito islamico: ceceni, georgiani, uzbeki, turkmeni, kazaki, combattenti particolarmente versatili e addestrati per le tecniche di guerriglia ma anche nelle operazioni in campo aperto proprie di un esercito regolare, tanto da formare le vere truppe di élite del Califfato. Soldati che esprimono anche i migliori comandanti come Tarkhan Batirashvili, meglio conosciuto col nome islamico di Omar al Shishani, un georgiano addestrato dagli americani e passato poi con il Califfato nel 2011, leader carismatico con grandi doti militari (probabilmente ancora operativo nonostante più volte dato per morto).
Questi combattenti rappresentano una bomba ad orologeria pronta ad esplodere nei prossimi anni in Asia Centrale e in Russia.
Secondo le fonti dell’intelligence russa sono migliaia i foreign fighters provenienti dal Caucaso e inquadrati nell’esercito islamico: ceceni, georgiani, uzbeki, turkmeni, kazaki, combattenti particolarmente versatili e addestrati per le tecniche di guerriglia ma anche nelle operazioni in campo aperto proprie di un esercito regolare, tanto da formare le vere truppe di élite del Califfato. Soldati che esprimono anche i migliori comandanti come Tarkhan Batirashvili, meglio conosciuto col nome islamico di Omar al Shishani, un georgiano addestrato dagli americani e passato poi con il Califfato nel 2011, leader carismatico con grandi doti militari (probabilmente ancora operativo nonostante più volte dato per morto).
Questi combattenti rappresentano una bomba ad orologeria pronta ad esplodere nei prossimi anni in Asia Centrale e in Russia.
Per Putin, la distruzione dell’Isis è una priorità di sicurezza nazionale (la stessa che dovrebbe avere l’Europa e che invece, non hanno gli americani).
2) UN FAVORE ALL’ISIS?
Il secondo punto è che l’intervento russo, di fatto starebbe favorendo l’Isis, concentrandosi eslcusivamente sulle zone di nord ovest occupate dai ribelli anti-Assad.
Quella dei ribelli moderati è una balla che ci portiamo avanti dall’insensata guerra in Libia ed è stata propagandata anche in buona parte del conflitto siriano, almeno fino a quando non è stata clamorosamente smascherata col fallimento del piano di addetramento Usa (cosa che abbiamo raccontato, tra i pochi in Italia, qui). I “ribelli” bombardati da Mosca sono formazioni jihadiste legate ad al Qaeda o comunque gruppi sunniti integralisti.
Il secondo punto è che l’intervento russo, di fatto starebbe favorendo l’Isis, concentrandosi eslcusivamente sulle zone di nord ovest occupate dai ribelli anti-Assad.
Quella dei ribelli moderati è una balla che ci portiamo avanti dall’insensata guerra in Libia ed è stata propagandata anche in buona parte del conflitto siriano, almeno fino a quando non è stata clamorosamente smascherata col fallimento del piano di addetramento Usa (cosa che abbiamo raccontato, tra i pochi in Italia, qui). I “ribelli” bombardati da Mosca sono formazioni jihadiste legate ad al Qaeda o comunque gruppi sunniti integralisti.
Se la Russia, stesse realmente favorendo l’Isis, non si capirebbe il perché di questo attentato. La verità è che Putin e la Russia stanno conducendo una guerra senza quartiere all’integralismo islamico rappresentato dalla “multinazionale” dell’’Isis e dai suoi sodali travestiti da ribelli democratici.
L’Isis sta subendo sconfitte sul campo impensabili mesi fa. Per questo è costretto a passare a tecniche di terrorismo (tra l’altro, per alcuni analisti, irrealizzabili senza la copertura di precise agenzie di intelligence).
CON LA RUSSIA
La realtà è che Mosca sta conducendo, da sola, una guerra all’islamismo senza quartiere e a viso aperto; guerra per la quale sta iniziando a pagare un costo altissimo.
Ma la guerra dei russi all’Isis dovrebbe essere anche quella dell’Occidente troppo timido di fronte alla minaccia dell’integralismo. L’Europa non dovrebbero avere dubbi da che parte stare: con la Russia, senza se e senza ma.
La realtà è che Mosca sta conducendo, da sola, una guerra all’islamismo senza quartiere e a viso aperto; guerra per la quale sta iniziando a pagare un costo altissimo.
Ma la guerra dei russi all’Isis dovrebbe essere anche quella dell’Occidente troppo timido di fronte alla minaccia dell’integralismo. L’Europa non dovrebbero avere dubbi da che parte stare: con la Russia, senza se e senza ma.
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Passo dopo passo, questi ci portano proprio alla terza guerra
Come già sapete, “Russia accusata di doping di Stato. La Wada, l’Agenzia mondiale antidoping, accusa la Russia e chiede la revoca di tutte le medaglie vinte all’Olimpiade di Londra 2012 e la sospensione dell’atletica dai prossimi Giochi di Rio “.
Provo a fare un elenco delle altre provocazioni occidentali contro la Russia, specie sul pericoloso teatro siriano.
- il numero dei missili anticarro TOW in mano ai jihadisti, che con questi distruggono i cingolati siriani, “è aumentato in modo esponenziale”.
- Il Pentagono ha dispiegato in Turchia sei caccia F-15 C, aerei il cui unico scopo è ingaggiare combattimenti con altri aerei. “Non servono certo per combattere l’ISIS”, hanno notato i comandi russi (che hanno mandato in Siria altri sistemi anti-aerei). “Non intendiamo fare della Siria un campo di guerra per procura fra Russia e Usa”, aveva detto Obama pochi giorni fa. E’ esattamente quel che sta facendo.
- Gli Usa hanno fatto penetrare in Siria 50 uomini delle loro truppe speciali, ovviamente senza chiedere permesso al governo siriano, con lo scopo (dichiarato) di affiancare, addestrare e comandare i “ribelli moderati”. Identificati questa volta in una formazione che hanno chiamato “Sirian Democratic Forces”. Ma secondo Ben Hubbard, inviato del New York Times, che ha passato una settimana con loro, queste forze democratiche “esistono finora solo di nome”, trattandosi di spezzoni di miliziani kurdi e di reduci arabi già di Al Nusra (Al-Qaeda) senza un comando unificato (le due etnie si odiano). David Ignatius, la grande firma Washington Post, ha fatto notare che se 50 teste di cuoio sembran poche, avranno bisogno di supporto aereo Usa anche per rifornirle, per evacuarle in caso di guai, per tutto: insomma per provocare uno scontro aereo possibile coi russi.
- Sulla tragedia del volo carico di turisti russi abbattuto sul Sinai, Usa e Regno Unito hanno dato per prime la notizia che si è trattato di un attentato e non di un incidente. Non hanno condiviso con Mosca quel che sapevano. Risulta ora che sono stati i servizi israeliani a captare conversazioni (i terroristi parlavano con accento britannico…) degli attentatori (prima o dopo l’attentato non si sa) e l’hanno detto agli americani. La tragedia ha suscitato ostentate manifestazioni di piacere ufficioso a Washington e Londra, per non parlare di Parigi e diCharlie Hebdo.
- L‘ex vicedirettore della Cia Michael Morell ha spiegato perché: “Rafforza la percezione che l’ISIS sta vincendo, che la chiave della forza di questo gruppo ad attrarre reclute”.
- Il colpo finale all’economia dell’Egitto (il cui 11,3% del Pil è portato dal turismo, 8-9 miliardi) è amplificato enormemente dopo che Regno Unito, Francia, Germania, Olanda e Lettonia e Lituania hanno vietato tutti i voli delle loro linee aeree sul Sinai – costringendo Mosca a far lo stesso. E’ una punizione per il regime del Cairo che si avvicinava troppo alla Russia. E’ un disastro economico per le agenzie turistiche russe (avevano là 80 mila persone da riportare a casa) e malumore popolare per tutti quelli – molti di più – che avevano prenotato vacanze a Sharm e non ci possono andare.
- Un veicolo subacqueo radiocomandato e carico di esplosivo è stato casualmente scoperto, da operatori svedesi, nelle immediate vicinanze del North Stream, il gasdotto che porta il gas russo alla Germania, costruito da Gazprom. E’ un avvertimento a Berlino, oltre che a Mosca.https://www.rt.com/news/321163-drone-explosives-nord-stream/
- Usa annuncia: venderà l’8 per cento delle sue riserve strategiche di petrolio. In questo momento di prezzi bassissimi, la cosa non ha senso economico. Ma ha senso politico: si tratta di far calare il barile ancor di più, per togliere alla Russia i mezzi per la sua presenza militare in Siria, mentre si cerca di impantanarla in un nuovo Afghanistan. L’evidente tensione del Medio Oriente rischiava probabilmente di provocare un rialzo- occorreva intervenire a manipolare i prezzi al ribasso. Infatti è bastata la notizia per far calare il petrolio di un 1,8%.
- La guerriglia yemenita anti-saudita ha catturato in Yemen due operatori con passaporto americano che lavoravano per i sauditi – e che pare abbiano a che fare con l’abbattimento dell’aereo russo. I due sono contractor (della ex Blackwater); hanno detto di lavorare per l’ONU – l’Onu li ha smentiti.
- -La morte di Michail Lesin a Washington. Lesin, intimo amico di Putin, era il creatore del nuovo sistema d’informazione internazionale di Mosca, che fa’ concorrenza alla CNN e all’insieme del sistema di informazione-propaganda Usa e occidentale, con gran dispetto della cosca mediatica occidentale. Morto “per attacco cardiaco”. Mentre era in un hotel di lusso e, formalmente, sotto la protezione del BDS (Bureau of Diplomatic Security) Usa, ossia la scorta fornita dall’America ai diplomatici esteri. Secondo voci che non siamo in grado di confermare, era stato Putin a mandare Lesin a Washington, come suo personale inviato, per trattare con Washington – con la dovuta riservatezza- gli scottanti retroscena dell’abbattimento sul Sinai dell’aereo russo, ossia le implicazioni occidentali. La misteriosa morte di Lesin, amico personale di Putin, è la risposta.
- “La Russia mette in pericolo l’ordine mondiale”: così Ashton Carter, il ministro del Pentagono. “La Russia è pericolosa per la sicurezza nazionale”: rapporto dei servizi inglesi reso noto in questi giorni.
- Gli Usa lanciano un missile Trident da un sottomarino nucleare davanti alle coste di Los Angeles: è un missile balistico intercontinentale a testata atomica plurima di quelli che sarebbero lanciati nella guerra globale. “E’ probabilmente la più grande minaccia militare per Russia e Cina”, il segnale che l’America “è ancora il più grosso bullo del quartiere e può ridurre in cenere radioattiva i suoi nemici in un istante”, ha scritto un sito geopolitico.
Interrompo la lista perché a completarla sarebbe troppo lunga. Questa basta, credo, a indicare la strategia occidentale. L’accordo accettato da Kerry a Vienna è lettera morta, o Washington fa’ il pompiere incendiario. Mosca aveva proposto quell’incontro per mettere fine alla guerra ed aprire un tavolo di negoziati con tutti gli attori dell’area, avendo bisogno di arrivare presto alla fine delle operazioni militari. La forza russa impiegata non basta a liquidare un ISIS che viene continuamente riarmato di armi sempre più sofisticate. Secondo Saker, del resto (ammissione indicativa) “l’intervento russo non è mai stato inteso a debellare totalmente Daesh né a cambiare il corso della guerra civile”. Anzitutto, ha avuto lo scopo di spezzare l’impeto di Usa e Turchia per una invasione della Siria, perché era questo che pendeva sul paese un mese e mezzo fa; poi, fornire appoggio aereo alle forze di terra siriane, demoralizzate e rarificate da tanti anni di combattimenti. Infine, una difesa aerea sui siriani, che è sufficiente a rendere costoso un intervento aereo – poniamo – turco, ma non uno americano. Fedeli al detto di Clausewitz, i russi hanno usato la guerra come arma politica, per forzare Usa, arabi, turchi a sedersi al tavolo con l’Iran e a cessare il mantra Assad must Go.
Invece, il superstato-canaglia ha accresciuto la posta. D’altro canto, Daesh ha imparato adattarsi alla campagna aerea russa; sicché, dai bombardamenti a strutture dei terroristi, relativamente tranquilli, l’aviazione russa deve impegnarsi oggi nell’appoggio aereo ravvicinato alle forze di terra siriane impegnate in combattimento diretto, aumentando i pericoli di abbattimento (specie dato che in Usa si è parlato di fornire ai tagliagole i missili A/A a spalla) . Inoltre, “invece di trincerarsi sotto i bombardamenti, Daesh è andato all’offensiva in vari settori del fronte”, obbligando le povere forze siriane a dispersioni, che hanno impedito la concentrazione di sufficienti uomini e volume di fuoco che permetterebbe di ottenere un risultato risolutivo.
L’esplosione dell’aereo Kogalymavia volo 9268 sul Sinai, la cui responsabilità ultima sta nelle centrali che hanno promosso, armato e rafforzato il jihadismo takfiro (ossia gli occidentali coi sauditi e i turchi), più tutte le provocazioni citate sopra, hanno dato a Mosca la visione che “l’Occidente” la sta per impegnare in un conflitto militare, economico, propagandistico “senza fine prevedibile”, in cui come Occidente si debbono intendere anche Turchia, Saudia, Katar, Israele, tutto il jihadismo fanatico, la NATO e la UE: un confronto che Putin sa di non potersi permettere. Rispetto a tutti questi nemici, la Russia è un piccolo paese, la cui forza è limitata; non solo, ma mai intesa ad operazioni di lunga durata a migliaia di chilometri dalla madrepatria. “I russi hanno dato una soluzione audace e all’ultimo minuto, assolutamente vitale, a una situazione pericolosa che stava per peggiorare di molto”, scrive Saker. Se l’armata siriana non ottiene abbastanza presto uno sfondamento delle linee terroristiche, è inevitabile un intervento diretto di truppe dell’Iran, il che susciterebbe l’immaginabile stracciamento di vesti in “Occidente” e l’occasione per un vero ampliamento della guerra a Turchia, Saudia, Katar, Israele – magari NATO, in ogni caso il CENTCOM.
Washington (non necessariamente la Casa Bianca, che a questo punto non conta più nulla) sta evidentemente alzando la posta in tutte le direzioni – non ultima, facendo mediaticamente della Russia lo stato-mostro, lo stato-paria che deve restituire le medaglie, il pericolo per la pace mondiale peggio di Daesh – e aumentandone i costi per Mosca, fino a che Putin si ritirerà, umiliandosi, prima di arrivare al punto in cui diventa inevitabile la terza guerra mondiale, atomica.
Il rischio di un simile calcolo dovrebbe essere evidente. Mosca non può già battere in ritirata. Dunque risponde alle provocazioni aumentando a sua volta la posta.
Con atti che diventano sempre più irreparabili.
Ha violato il divieto di sorvolo sullo Yemen imposto dai sauditi con un aereo da trasporto che è atterrato a Sana, a portare (dice) aiuti umanitari alla popolazione…diciamo meglio, agli Houti che i sauditi stanno massacrando. L’aereo era un cargo militare, è atterrato a Sanaa durante una delle peggiori tempeste di sabbia che lo Yemen ricordi, ed è stato scortato in volo dall’aviazione iraniana. Cosa ci fosse davvero in quell’aereo per gli Houti, difficile dire; qualcuno giura che potrebbero essere missili A/A per abbattere i caccia sauditi. Secondo altri, la cattura dei due contractors americani (probabilmente) della Blackwater, avvenuto a Sanaa, è stata opera di spetznaz che erano su quell’aereo umanitario; sarebbero stati addirittura i gestori-radar e comunicazioni che hanno reso possibile l’abbattimento del volo russo sul Sinai…una voce che non possiamo controllare (1).
Mosca ha finalmente cominciato a consegnare all’Iran i sospirati sistemi anti-aerei S-300, un contratto che aspettava di concretizzarsi dal 2007, e Mosca aveva sospeso per essere cortese con Israele (l’Iran è giunta ad aprire una causa arbitrale contro la Russia a Ginevra nel 2011). Ovviamente non occorre più aver tanti riguardi con Israele, se si è dipinti come il nuovo Terzo Reich, lo stato-mostro alla conquista del mondo (e delle medaglie olimpiche).
La polizia egiziana ha giusto ieri confermato l’uccisione di Ashraf Ali Hassanein Gharabli, indicato come capintesta di Daesh in Egitto, gruppo “Wilayat Sinai” che ha rivendicato l’attentato all’aereo russo: sembra per mano di speznaz o
di teste di cuoio inglesi (o forse gli inglesi hanno collaborato per silenziare il terrorista, e non cadesse vivo in mano ai russi? Una strana e intensa guerra sotterranea è in corso attorno all’Airbus esploso…).
Contro lo scudo antimissile installato dagli americani in Europa, che punta a rendere possibile il primo colpo nucleare secondo Mosca, Putin ha annunciato che “in questi ultimi tre anni, diversi missili efficaci sono stati testati con successo in Russia capaci di perforare lo scudo”.
Putin ha inviato in Siria un contingente di 4 mila russi: non in funzioni di combattimento, ma è il raddoppio del contingente rispetto a ieri.
Il rafforzamento della presenza militare Usa nei paesi dell’Est europa è tale, che un analista serbo, Joaquin Flores, ha parlato di una “occupazione militare di Lettonia, Lituania e Polonia sotto il pretesto di un’aggressione russa”.
Mosca può, in questo gioco al rilancio, armare i curdi contro la Turchia o fornire armamento agli Houtis in Yemen.
Il rischio è che in questo gioco pericoloso di provocazioni e risposte, dove né l’una né l’altra parte vogliono o possono indietreggiare, si scenda per la china scivolosa – che fu percorsa irresponsabilmente dalle potenze nel 1914 – in cui il conflitto diventa inevitabile, o scoppia per un “incidente”.
L’Europa potrebbe far qualcosa per interrompere questo gioco al rialzo. Ma naturalmente, è pienamente, rovinamente accodata alla follia Usa.
NOTA
- Dal sito Aurora, riprendo la ricostruzione dei fatti che mi pare più completa.
“Un nuovo rapporto dell’Intelligence estera (SVR) che circola al Cremlino afferma che il Ministero degli Esteri è stato informato, il 5 novembre, dall’Ambasciata della Federazione a Washington DC di aver notificato all’Ufficio della sicurezza diplomatica degli Stati Uniti (BDS) che un russo sotto sua protezione era stato rivenuto morto nella sua stanza d’albergo a causa di un presunto infarto. Secondo la relazione, il russo sotto la protezione del BDS era Mikhail Lesin, inviato negli Stati Uniti dal Presidente Putin quale collegamento personale con i massimi funzionari dell’intelligence del regime di Obama sui negoziati su “circostanze/fatti” dell’abbattimento del Volo 9268 sull’Egitto da parte dello Stato islamico. L’ultimo dispaccio di Mikhail Lesin a Mosca prima della morte, il rapporto continua, descriveva l’incontro “polemico/argomentativo” con funzionari del regime di Obama, che minacciavano la Federazione per il tentativo di Mosca di riportare in Russia i due “contractor” statunitensi catturati nello Yemen, che il SVR “associa” ai terroristi dello Stato islamico che hanno abbattuto, rivendicandolo, il volo 9268. Come abbiamo già riportato, sulla base dei dati satellitari, il SVR è stato quasi immediatamente in grado di accertare che il volo 9268, partito da Sharm al-Shayq in Egitto, è stato abbattuto da un missile terra-aria inglese Starburst dopo che era stato “costretto/ingannato” a una quota inferiore da false “comunicazioni/ misure elettroniche” inviate dallo Yemen. Il SVR sa di tale base segreta nello Yemen per “travisare/ingannare” i voli da e per Sharm al-Shayq, la relazione nota, scoperta ad agosto quando un volo dell’inglese Thomas Airways, avvicinandosi a questa zona con 189 persone a bordo, fu “manipolato elettronicamente” e preso di mira da un missile terra-aria che il pilota poté schivare a meno di 300 metri. Sulla base dell’intelligence elettronica, il rapporto dice, il SVR ha stabilito che il missile sparato contro il volo della Thomas Airways e che ha distrutto il Volo 9268, era un atto terroristico commesso dallo Stato islamico, noto come Ansar Bayt al-Maqdis (Stato islamico del Sinai o Wilayat al-Sinai) che secondo funzionari degli USA “non é un gruppo jihadista male equipaggio, ma uno degli affiliati dello SIIL più attivi e potenti“.
A rendere il gruppo terroristico dello Stato islamico nel Sinai ancora più letale, la presente relazione continua, è stato il sostegno militare e finanziario dall’Arabia Saudita, compresi i missili antiaerei spalleggiabili Starburst forniti dalla società inglese Thales Air Defence all’Arabia Saudita nell’ambito di un contratto firmato nel 2007, e operativi apertamente nel regno. Subito dopo che il Volo 9268 è stato abbattuto dai terroristi dello Stato islamico, secondo il rapporto, una “squadra” combinata SVR-Spetsnaz (Forze Speciali) operante nello Yemen dall’attentato di agosto al volo della Thomas Airways, individuava la base utilizzata per “manipolare/ingannare” i voli sul Sinai e catturava i suoi due operatori, identificati dal SVR come cittadini statunitensi impiegati dalle Nazioni Unite, affermazione smentita dalle Nazioni Unite. Al momento d’iniziare gli “interrogatori/interviste” dei due statunitensi nello Yemen da parte degli “esperti” del SVR, secondo il rapporto, il Presidente Putin inviava Mikhail Lesin come suo emissario personale negli Stati Uniti per le implicazioni “catastrofiche” delle informazioni ricevute. Mikhail Lesin, va notato, era un’importante figura politica russa e l’esperto accreditato sui mass media che ha ispirato la creazione di Russia Today, dalla lunga amicizia personale con il Presidente Putin. Alla notizia della morte di Mikhail Lesin, la relazione afferma, il Presidente Putin ha ordinato che tutti i “negoziati” con gli Stati Uniti siano sospesi e che il SVR riportasse nella Federazione i due statunitensi catturati nello Yemen, come dettagliato in Un raid cattura le ‘risorse’ della CIA che hanno abbattuto l’aereo russo in Egitto. Nell’ulteriore “interrogatorio/intervista” di tali statunitensi al loro arrivo a Mosca, il rapporto continua, il SVR ha stabilito che erano dipendenti della compagnia di mercenari statunitense Academi, (Blackwater e Xe) con passaporti degli Stati Uniti che identificavano il loro Paese d’origine nella Colombia. Importante da notare sui due colombiani-statunitensi della Blackwater/Academi/Xe catturati dal SVR nello Yemen, secondo il rapporto, è che furono segnalati entrare nello Yemen sotto le mentite spoglie di soldati colombiani. Recentemente, infatti, un gruppo mediatico colombiano riferiva che nei successivi mesi più di 800 militari colombiani entreranno a Sana, Yemen, per sostenere l’offensiva dei sauditi e dei loro alleati che combattono nello Yemen. Sull’associazione dei due mercenari della Blackwater/Academi/Xe con la CIA, la relazione conclude, si attende ulteriore “esame/conferma” finanziaria, ma molti analisti del SVR ritengono sia solo questione di tempo per la prova definitiva. Comprendendo appieno la relazione, assieme tutti gli altri rapporti del SVR sul volo 9268, l’invio del consigliere per i media del Presidente Putin, Mikhail Lesin negli Stati Uniti prova che non è solo la Russia a sapere che l’aereo è stato abbattuto, ma anche i regimi di Obama e Cameron. Ciò che va stabilito da Russia e occidente, però, non è solo il modo migliore per manipolare i fatti sul disastro, ma il tipo di ritorsione che, se non è misurato ed equilibrato, quasi sicuramente precipiterebbe il mondo in guerra”.
A rendere il gruppo terroristico dello Stato islamico nel Sinai ancora più letale, la presente relazione continua, è stato il sostegno militare e finanziario dall’Arabia Saudita, compresi i missili antiaerei spalleggiabili Starburst forniti dalla società inglese Thales Air Defence all’Arabia Saudita nell’ambito di un contratto firmato nel 2007, e operativi apertamente nel regno. Subito dopo che il Volo 9268 è stato abbattuto dai terroristi dello Stato islamico, secondo il rapporto, una “squadra” combinata SVR-Spetsnaz (Forze Speciali) operante nello Yemen dall’attentato di agosto al volo della Thomas Airways, individuava la base utilizzata per “manipolare/ingannare” i voli sul Sinai e catturava i suoi due operatori, identificati dal SVR come cittadini statunitensi impiegati dalle Nazioni Unite, affermazione smentita dalle Nazioni Unite. Al momento d’iniziare gli “interrogatori/interviste” dei due statunitensi nello Yemen da parte degli “esperti” del SVR, secondo il rapporto, il Presidente Putin inviava Mikhail Lesin come suo emissario personale negli Stati Uniti per le implicazioni “catastrofiche” delle informazioni ricevute. Mikhail Lesin, va notato, era un’importante figura politica russa e l’esperto accreditato sui mass media che ha ispirato la creazione di Russia Today, dalla lunga amicizia personale con il Presidente Putin. Alla notizia della morte di Mikhail Lesin, la relazione afferma, il Presidente Putin ha ordinato che tutti i “negoziati” con gli Stati Uniti siano sospesi e che il SVR riportasse nella Federazione i due statunitensi catturati nello Yemen, come dettagliato in Un raid cattura le ‘risorse’ della CIA che hanno abbattuto l’aereo russo in Egitto. Nell’ulteriore “interrogatorio/intervista” di tali statunitensi al loro arrivo a Mosca, il rapporto continua, il SVR ha stabilito che erano dipendenti della compagnia di mercenari statunitense Academi, (Blackwater e Xe) con passaporti degli Stati Uniti che identificavano il loro Paese d’origine nella Colombia. Importante da notare sui due colombiani-statunitensi della Blackwater/Academi/Xe catturati dal SVR nello Yemen, secondo il rapporto, è che furono segnalati entrare nello Yemen sotto le mentite spoglie di soldati colombiani. Recentemente, infatti, un gruppo mediatico colombiano riferiva che nei successivi mesi più di 800 militari colombiani entreranno a Sana, Yemen, per sostenere l’offensiva dei sauditi e dei loro alleati che combattono nello Yemen. Sull’associazione dei due mercenari della Blackwater/Academi/Xe con la CIA, la relazione conclude, si attende ulteriore “esame/conferma” finanziaria, ma molti analisti del SVR ritengono sia solo questione di tempo per la prova definitiva. Comprendendo appieno la relazione, assieme tutti gli altri rapporti del SVR sul volo 9268, l’invio del consigliere per i media del Presidente Putin, Mikhail Lesin negli Stati Uniti prova che non è solo la Russia a sapere che l’aereo è stato abbattuto, ma anche i regimi di Obama e Cameron. Ciò che va stabilito da Russia e occidente, però, non è solo il modo migliore per manipolare i fatti sul disastro, ma il tipo di ritorsione che, se non è misurato ed equilibrato, quasi sicuramente precipiterebbe il mondo in guerra”.
Se questa versione è vera, allora alla terza guerra mondiale siamo già vicinissimi.
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