ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 20 dicembre 2015

Disordinamento


Troppa misericordia. Una supplica di Gotti Tedeschi al papa


gotti
Quelle che seguono sono due reazioni a caldo all'articolo uscito stamane su www.chiesa:
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MISERICORDIA SENZA "TIMOR DI DIO"
Santità,
oggi, dopo aver sentito e letto tanti commenti sull’apertura dell’Anno Santo "della misericordia", ho letto questo passo del Vangelo di Giovanni:
"Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio" (Gv. 3, 14-21).
E riflettevo. È vero che la misericordia di Dio è infinita, in sé stessa. Ma quanto siamo noi certi che lo sia anche nei suoi effetti? Dio può perdonare sempre, infinite volte, ma siamo certi che ci perdonerà infinite volte?
Pensavo: Dio, pur essendo da sempre infinitamente misericordioso, ha permesso la dannazione dell’angelo ribelle e della sua schiera, e lo ha fatto al primo peccato da loro commesso.
E ho continuato a riflettere: è vero che Dio è misericordioso, ma è vero che è anche giusto, o no? Il famoso “timor di Dio“ non serviva a non illuderci di pensare di poter abusare della sua misericordia, continuando ad offenderlo?
Perché non si spiega anche questo? Ricordo a memoria alcune celebri sentenze.
San Basilio scriveva che riferirsi a Dio misericordioso e non anche giusto, significa ritenerlo complice delle nostre iniquità.
Sant’Agostino diceva che la mera speranza di misericordia ha ingannato e perso tante anime.
Sant’Alfonso Maria de' Liguori diceva che manda più anime all’inferno la certezza della misericordia di Dio che la Sua giustizia, poiché confidare temerariamente nella Sua misericordia, senza convertirsi e lottare contro il peccato, produce la perdizione.
"Deus non irridetur". Perchè dunque non insegnare che la misericordia di Dio sta nell’accogliere il peccatore pentito? È implicito, Santità ?
Con devozione, Suo
Ettore Gotti Tedeschi
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CRISTIANESIMO SENZA CROCE
Caro Magister,
riguardo al suo articolo di oggi sulle indulgenze, lei scrive: "Francesco non abroga nulla della dottrina tradizionale, ma nel riordinare – come lui ama fare spesso – la gerarchia delle verità non teme di lasciar cadere il silenzio su articoli di fede che ritiene oggi marginali."
A mio avviso non si tratta di riordinamento, ma di disordinamento, che effettivamente cambia in modo radicale la dottrina tradizionale.
Un inciso: "tradizionale" significa, per un cattolico, dottrina "autentica perché coerente con la verità risalendo la storia fino alle origini". Non esiste una dottrina valida non tradizionale, in questo senso.
Se papa Francesco vuole tacere alcuni aspetti della fede, così facendo cambia il contesto all'interno del quale la misericordia aveva un certo significato, dandogliene un altro che a lui piace di più. Nello specifico, il perdono assoluto significa che al Padre andiamo bene sempre, qualunque cosa facciamo, senza necessità di cambiare.
Ma questo è sbagliato – oltre che poco affascinante – da tutti i punti di vista. È perfettamente conseguente al pensiero "modern-appreciative" che si è imposto nell'ala "liberal" dei gesuiti, col cardinale Carlo Maria Martini come faro.
Non si dimentichi che proprio Martini, nelle sue "Conversazioni notturne a Gerusalemme", affermava di non capire perché Gesù dovesse morire in croce.
Naturalmente era una posa intellettuale del cardinale, che sapeva benissimo qual è il motivo: per espiare i nostri peccati, tramite patimento al posto nostro e per amor nostro. Ma la croce, l'aspetto penitenziale e arduo del cristianesimo – che implica almeno la tensione sempre rinnovata a una vita nuova e conforme al disegno di Dio – è appunto ciò che non piace, perché ostacola il dialogo col mondo.
Invece si vuole mantenere l'amore caritativo pubblico verso il prossimo, perché questo gode ancora di buon nome, ma si crede di poterlo suscitare e sostenere senza la pratica dell'ascesi e della santificazione personale. Tutto molto moderno, e falso.

Settimo Cielo di Sandro Magister 19 dic http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/12/19/troppa-misericordia-una-supplica-di-gotti-tedeschi-al-papa/

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