ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 21 dicembre 2015

Dormi dormi, Avvenire..!

Il popolo sloveno ribadisce, ancora più chiaramente che nel 2012, il ‘no’ alle ‘nozze gay’, che il Parlamento di Ljubljana aveva invece riproposto e approvato nel marzo di quest’anno. Quasi due terzi dei votanti hanno abrogato la legge  voluta e sostenuta dal centro-sinistra e da larga parte dei mass-media e degli intellettuali, come del resto era capitato recentemente sia in Croazia che in Slovacchia (ma qui era mancato il ‘quorum’). Papa Francesco mercoledì 16 dicembre aveva apprezzato pubblicamente l’impegno della Chiesa slovena in favore della famiglia.

La concomitanza con le elezioni spagnole (insieme con la sconfitta della ‘nota lobby’) rischia di far passare in secondo piano un altro voto, antropologicamente molto importante e significativo, avvenuto ieri – domenica  20 dicembre – in Slovenia. Lì il popolo ha abrogato con oltre il 63% dei voti la legge che istituiva il cosiddetto ‘matrimonio gay’, proposta dal centro sinistra e approvata (con 51 voti contro 28) dalla maggioranza del Parlamento di Ljubljana nel marzo scorso. Lo stesso Parlamento aveva poi decretato – con indubbio grande rispetto per quei ‘diritti democratici’ di cui ci si riempie in tali casi continuamente la bocca - la non ammissibilità del referendum abrogativo, una possibilità utilizzata immediatamente da gruppi di oppositori vicini al centro-destra e alla Chiesa. Ma il ricorso contro tale non-ammissibilità era stato accolto, con 5 voti contro 4, dal Consiglio Costituzionale il 22 ottobre scorso. Ieri il voto, con una partecipazione attorno al 36%. Per essere valido il ‘no’ avrebbe dovuto contare su almeno il 20% dell’intero corpo elettorale sloveno (1,7 milioni di elettori): la soglia è stata raggiunta e dunque la legge è stata abrogata. Per un anno almeno in Parlamento non potranno più essere presentate nuove proposte per il ‘matrimonio gay’, ma c’è da scommettere che la nota lobby ritenterà nel 2017. Intanto però essa ha dovuto incassare in Slovenia un’altra bruciante sconfitta dopo quella in analoga materia inflittale dagli elettori nel marzo del 2012. Allora era stato il 55% a respingere i ‘matrimoni gay’, con il 30% di partecipazione. Come si noterà, la partecipazione è cresciuta al 36% e i contrari al 63%.
Pur con il suo stile solito (molto ‘morbido’ in materia), evitando per scelta una contrapposizione diretta con i favorevoli al ‘matrimonio gay’, papa Francesco si era  voluto esprimere comunque chiaramente sul tema salutando così i pellegrini sloveni mercoledì 16 dicembre:”Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini sloveni. Per loro tramite desidero far giungere il mio apprezzamento all’intera Chiesa slovena per il suo impegno in favore della famiglia, incoraggiando tutti, specialmente quanti hanno responsabilità pubbliche, a sostenere la famiglia, struttura di riferimento del vivere sociale”. Simili erano stati gli incoraggiamenti papali rivolti nel gennaio 2014 a un gruppo di studenti slovacchi e il 4 febbraio successivo nell’udienza generale alla Chiesa slovacca scesa in campo con forte impegno per difendere la famiglia. Solo che in quest’ultimo caso la grande maggioranza di ‘no’ alla nota lobby era stata vanificata dalla partecipazione troppo debole, del 21,3%.
Si rafforza così in Europa il fronte dei popoli che, al momento del voto, esprimono la loro contrarietà al ‘matrimonio gay’ e dintorni. Anche nelle recenti elezioni regionali francesi tre dei 'governatori' eletti dal centro-destra hanno condiviso con passione la battaglia della 'Manif pour tous'. Nel caso sloveno è stato premiato anche il grande impegno della maggior parte del mondo ecclesiale, Chiesa istituzionale in prima linea.
Si sa che anche in Italia i tentativi di introdurre il ‘matrimonio gay’ non mancano, tanto che il Parlamento ne sta discutendo, pur con più fatica di quanto la nota lobby vorrebbe.
Ci si chiede se, nel caso in cui il legislativo approvasse una legge in tal senso, anche la Chiesa italiana si mobiliterebbe a somiglianza di quelle slovena, croata, slovacca. Legittimo dubitarne, considerata l’ostilità comprovata del Segretario generale della Cei alle manifestazioni di piazza, a eventuali raccolte di firme e considerati i suoi minuetti con esponenti del governo Renzi e della maggioranza, spensieratamente e dichiaratamente favorevoli a una codificazione della nuova istituzione. Ne è un indizio anche il comportamento di ‘Avvenire’, che continua a invitare al ‘dialogo’ e a evitare ‘il muro contro muro’ (proprio il contrario di quanto fatto dalla maggioranza del mondo ecclesiale nei Paesi citati).

Per ‘Avvenire’ sembra poi che la confutazione del riconoscimento de facto del ‘matrimonio gay’ non sia più così prioritaria. Guardate un po’ come il quotidiano della Cei ha riferito del voto di giovedì 17 dicembre a Strasburgo, dove il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza il ‘Rapporto annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo’, un testo da sempre sfruttato dalla nota lobby. Ebbene, nel ‘Rapporto’ si ritrova un punto molto importante, quello in cui (al n.o 114) si condanna per la prima volta ed esplicitamente la pratica vergognosa dell’utero in affitto. ‘Avvenire’ ha aperto la prima pagina su questo tema (titolone ed editoriale) e tale argomento - domina anche pagina 5 (cronaca, interviste): giusto il compiacimento per un voto storico che dà ragione alla ‘buona battaglia’ combattuta meritoriamente da più di due anni dal giornale. Tuttavia il ‘Rapporto’ conteneva anche un altro punto, il n.o 92 – in tema di persone Lgbt - che proclama la necessità di istituti giuridici quali “l’unione registrata o matrimonio”. Qui ‘Avvenire’ s’è, come dire, addormentato. Infatti il ‘sì’ dell’Europarlamento al punto 92 è ‘annegato’ in un box (in caratteri piccoli) dal titolo “Tra migranti e nozze gay, testo a due volti”. Nella stessa pagina un altro boxino parla della Slovenia con il titolo “Al referendum per ‘fermare’ le nozze gay”. Una vera sproporzione di spazio tra i due argomenti, l’utero in affitto e il ‘matrimonio gay’ (tra l'altro spesso legati tra loro), che ambedue dovrebbero stare molto a cuore a un cattolico la cui stella polare è il bene comune. Per ‘Avvenire’, ormai, sembra (e non è, ahimè, una sorpresa) che non sia più così. 
SLOVENIA: ‘NOZZE GAY’? DI QUI NON SI PASSA – di GIUSEPPE RUSCONI –www.rossoporpora.org – 21 dicembre 2015
http://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/550-slovenia-nozze-gay-di-qui-non-si-passa.html

Dalla Slovenia una ventata d’aria di normalità  –  di Paolo Deotto

È un lancio ANSA delle 22.41 di eri, domenica 20 dicembre, che ci informa che in Slovenia, abrogando per la seconda volta la legge sul cosiddetto “matrimonio” tra omosessuali, il popolo ha dimostrato di possedere quel cervello che la classe politica ha, evidentemente, messo fuori uso da tempo.

di Paolo Deotto
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zzzzslvn“(ANSA) – LUBIANA, 20 DIC – Le coppie omosessuali slovene non potranno sposarsi e non potranno adottare bambini. Lo ha stabilito il referendum abrogativo che oggi ha respinto la legge che regola l’istituto della famiglia. Legge che, al contrario, ammetteva matrimoni e adozioni per le coppie omosessuali. Contro la legge si è espresso il 63,3% dei votanti, favorevole soltanto il 36,7%. Una legge analoga era già stata respinta con un referendum nel marzo del 2012”.
È un risultato confortante, perché con una maggioranza che lascia ben poco spazio a dubbi, l’elettorato sloveno ha dimostrato che, nonostante l’ossessiva campagna omosessualista che da anni ormai infesta il mondo occidentale, le persone dotate di buon senso non mancano e sono la maggioranza.
Data la potenza di fuoco del potere omosessuale la giornata di oggi ci riserverà senza dubbio un’alluvione di preoccupati commenti dei consueti “maitre à penser”, che esprimeranno la loro salottiera angoscia per i “diritti” negati in Slovenia. Ed è anche da prevedere che il governo di centro-sinistra attualmente al potere in Slovenia non si arrenderà (del resto aveva già tentato di dichiarare inammissibile il referendum abrogativo) e tornerà alla carica con un nuovo provvedimento di legge.
La diffusione dell’omosessualità, il voler contrabbandare come “normalità” un vizio immondo, è infatti una delle principali armi del demonio, e sappiamo bene quanto sia grande la potenza del demonio in un mondo cosiddetto “civile” che ha voluto negare Dio e quindi è inevitabilmente scivolato verso la pazzia.
È comunque significativo il fatto che – non è la prima volta che accade – il popolo, quando può liberamente esprimersi, dimostri di essere ben pensoso e maturo dei propri governanti. Evidentemente anche la propaganda ossessiva e martellante non è in grado di scalzare del tutto i sentimenti più sani. Non a caso gli strumenti di democrazia diretta sono in genere molto temuti dai governanti.
E comunque è davvero tragico che le cose più ovvie debbano essere oggetto di discussioni e lotte quotidiane. Se ci fermiamo un attimo a riflettere, non possiamo non vedere il lato grottescamente umoristico, da avanspettacolo di infimo ordine, delle “battaglie” per i cosiddetti “diritti” degli omosessuali. Il matrimonio tra omosessuali? Ma allora, con la stessa logica, “lottiamo” per la patente di guida ai ciechi e per il diritto dei sordi a fare i direttori d’orchestra. Ma la radice di tutto il disastro è quella che dicevamo prima: nessun sistema giuridico, nessuna società civile può reggersi se abbandona i propri fondamenti religiosi. Il rifiuto di un riferimento trascendente crea la morale in perpetuo cammino del relativismo, crea l’inganno permanente della “democrazia”, che rende “giusto” ciò che è solo “legittimo”, ovvero approvato attraverso una procedura formalmente corretta. Vediamo quotidianamente il mondo occidentale, che ha tradito le sue radici cristiane e festosamente celebra la sua “laicità”, scivolare sempre di più nel delirio autolesionista.
Il demonio sorride ed è soddisfatto. È soddisfatto sempre, per ogni peccato commesso, ma è ancora più contento quando vede i governanti (sia in politica, sia nella chiesa) valorizzare sempre di più l’omosessualità, ossia la negazione dell’ordine stesso voluto da Dio. Il demonio è “bugiardo e padre di menzogna”, non scordiamolo. Sappiamo bene che non trionferà, ma intanto sta facendo affari d’oro nel mondo scristianizzato.
Poi accadono gli imprevisti, come ieri, e il popolo della Slovenia dice di no alla pazzia.
Per ora quindi ringraziamo il Signore per questa buona notizia natalizia, e preghiamo per la Slovenia, perché riesca a mantenersi sulla giusta strada. Di sicuro i poteri omosessualisti torneranno alla carica: quando la “guida” di questo mondo perverso, gli Stati Uniti, vuole imporre a molti paesi africani le legislazioni omosessualiste come prezzo da pagare per ricevere gli aiuti umanitari, ci si può aspettare di tutto.
Preghiamo quindi, ripeto, per la Slovenia, perché, non scordiamocelo, la preghiera costante e insistente e la fedeltà ai Sacramenti sono le armi più efficaci che abbiamo contro la perversione diabolica.
Buon Natale alla Slovenia!
http://www.riscossacristiana.it/dalla-slovenia-una-ventata-daria-di-normalita-di-paolo-deotto/

La Slovenia abroga i matrimoni gay; per Il Fatto vincono i preti pedofili

Antonio Righi21 dicembre 2015
slovenia
Il fatto quotidiano: la Slovenia ha abrogato i matrimoni gay. Ecco il commento del giornale Il Fatto quotidiano, che non esita a mettere insieme preti pedofili e difensori della famiglia, quasi fossero uan premiata ditta:
…E se vediamo chi sta festeggiando in questo momento – in Italia, per fare un solo esempio, ci sono coloro che partecipano a convegni per la famiglia tradizionale in cui, poi, per un caso fortuito, troviamo anchequalche prete pedofilo tra i convenuti – il cerchio si chiude…
Più interessante leggere l’intervista di Intelligo a Mario
Adinolfi:
“In Slovenia la Chiesa è scesa in campo. Per fermare il ddl Cirinnà serve ora l’impegno dei vescovi italiani”. Questo è il messaggio che il direttore della Croce Mario Adinolfi, intervistato da IntelligoNews, vede emergere dal referendum sloveno che ha abolito il  nuovo diritto di famiglia voluto dal governo di Lubiana. “E’ avvertito anche Renzi – ha spiegato Adinolfi – i leader socialisti che cavalcano l’onda Lgbt sono destinanti al disastro politico”.
Allora Adinolfi, ieri la Slovenia ha detto “no” ai matrimoni e alle adozioni per le coppie gay. Per lei una grande soddisfazione…
“E’ una vittoria importantissima, la Slovenia ha 272 km di confine con l’Italia, quindi è messaggio che dovrebbe arrivare quasi per osmosi nel nostro Paese. Si tratta di un popolo che si batte e di una scelta che viene presa sul piano democratico, non con operazioni giurisprudenziali. Abbiamo poi un responso netto, insomma si vince con  34 punti di distacco”. 
La stampa europea non sembra dare rilievo a questa che lei definisce una “grande vittoria”? 
 
“Ci sono stati due referendum su questo tema irlandese quello sloveno, ovviamente su quello irlandese hanno aperto le prime pagine dei giornali. Dal punto di visto mediatico si capisce la lobby da quale parte lavora. In Irlanda la Chiesa non si  impegnò, arrivò persino a “comprendere le ragioni” dei proponenti del matrimonio omosessuale. L a Chiesa slovena non solo si è impegnata ma ha ricevuto anche incoraggiamento esplicito di Papa Francesco. Quindi a me viene da riflettere su una questione: c’è una battaglia in corso, in Italia per il 27 gennaio è stato calendarizzato il ddl Cirinnà – che scimmiotta matrimonio gay e legittima de facto la pratica dell’utero in affitto – quindi abbiamo bisogno in questo momento di parole chiare dalla nostra Chiesa italiana”. 
Dunque qual è la lezione slovena? 
“Se ti batti vinci, se invece c’è la resa un po’ furbetta preventiva al vento che soffia nel mondo non puoi vincere.  
Noi dobbiamo organizzare una resistenza con tutte le forze che ci sono in campo, quindi io chiedo esplicitamente alla Chiesa di pronunciarsi con nettezza prima del dibattito parlamentare affinché sia chiara un’indicazione ai parlamentari cattolici”. 
Tornando alla strategia mediatica, sembra che anche la stampa italiana ignori del tutto il voto sloveno…
“Ieri sul Corriere c’era una paginata intera di spot per l’utero in affitto, con le testimonianze di Veronesi e un ginecologo che diceva che tutto sommato è meglio questa pratica che la prostituzione. Che ci sia una centrale mediatica che faccia soffiare il vento da una direzione sola è evidente. La tv fa ancora più danni dei giornali che leggono in pochi. Rai, Mediaset e La 7 presentano sempre la stessa linea pro-lgbt in tutti i dibattiti in cui partecipo. E chi prova a contrastarla è un retrogrado. I conduttori stessi esplicitano sostegno al ddl Cirinnà per sgombrare il campo da ogni dubbio. Nei media siamo dentro questo film ma se si scoprono le carte del sostegno popolare si scopre che la  maggioranza è fortemente contraria alle pratiche di filiazione per le coppie gay”. 
La resistenza può venire dall’Est del continente, proprio dai paesi dell’ex blocco comunista? 
“Si, c’è un vento da est molto netto, basta guardare alla Slovenia, alla Polonia, alla Russia e all’Ungheria. Ma ci tengo a sottolineare il ruolo dell’Italia che è decisivo. La resistenza in Italia è tre anni che si manifesta, il ddl Cirinnà fu il primo disegno di legge presentato nella nuova legislatura apertasi nel 2013. Quindi anche questo Paese ha degli anticorpi. E questa controffensiva può passare anche in altri Paesi, a partire da Francia e Spagna. Le politiche socialiste europee contro la famiglia portano infatti ai fallimenti dei leader socialisti europei. Renzi deve cogliere questo messaggio . Anche al Parlamento europeo, pochi giorni fa, le direttive del partito socialista europeo sono state disattese e molti parlamentari del Pd hanno votato la mozione che condanna l’utero in affitto. In socialismo spagnolo ha devastato dall’esperienza Zapatero; così come socialismo francese, figlio del mariage pour tous, ha registrato un disastro alle regionali recuperato solo con il raggruppamento con i gollisti. Davvero Renzi vuole mettersi su questa china? Renzi guardi cosa accade ai leader socialisti europei che provano a cavalcare l’onda che interessa solo un segmento minoritario persino nel mondo omosessuale. La stragrande maggioranza dei gay non è interessata a mettere su famiglia con stravaganti pratiche come  l’utero in affitto. Tenendo presente  questo quadro, davvero Renzi vuole caratterizzarsi come leader di quella sinistra alla vigilia delle amministrative? Questa esperienza ha registrato clamorosi crolli di consenso per tutti i partiti di sinistra. Quello che è successo al Parlamento europeo dimostra che non riescono a tenere insieme nemmeno i loro eletti”. 
Allora chi sostiene tutto questo?
“Questa è un’operazione mediatica di una lobby di generali senza esercito. La recente “marcia nazionale per i diritti”, tenutasi sabato 12 dicembre a Roma, ha visto partecipare appena 200 persone. Ora se ricordiamo piazza San Giovanni con un milione di persone capiremo da che parte va l’opinione pubblica che non è rappresentata dai giornali”. 


LUTERO, RIVOLUZIONE SENZA APPELLO

Matteo Carletti16 dicembre 2015
martino_lutero
Lutero maestro della fede, cultore della buona musica, grande riformatore del Cristianesimo? A leggere l’articolo firmato da Chiara Bertoglio sul sito diAvvenire, sembra che il monaco tedesco sia questo ed anche di più. Scrive la Bertoglio: «Nella storia del cristianesimo, c’è stato un teologo di grande importanza […] Un cristiano appassionato della parola di Dio”. Ed ancora: “Un leader religioso […] un colto dottore in teologia». A leggere l’elenco di complimenti impallidirebbe anche il più santo tra i santi. Sarà forse necessario ricordare
alla Bertoglio cosa insegnano il Catechismo della Chiesa Cattolica e il Magistero sul monaco ribelle.
La storiografia contemporanea ha ormai abbandonato quasi del tutto l’espressione “Controriforma” di anti – luterana memoria in quanto immagine falsata di una chiesa considerata dal monaco tedesco (e da buona parte della propaganda modernista) retriva e oscurantista, contraria a qualsiasi tentativo di rinnovamento. In realtà oggi si parla, per lo più, di Riforma Cattolica, intendendo con essa la grande stagione riformista che ha attraversato il XVI secolo ed è culminata con il Concilio di Trento. Di certo è vero che la spinta luterana ha scosso la Chiesa dalle fondamenta favorendone il rinnovamento. È però solamente all’interno di questo rapporto che trova giustificazione la sua dimensione indicata come “Controriforma”, anche perché, semplicemente, in Lutero non albergava nessuna idea riformista.
Ad Avvenire sarà forse sfuggito che le idee del «colto dottore in teologia» siano già state giudicate eretiche, non solo da Papa Leone X con la bolla “Exsurge Domine” del 15 giugno 1520, nella quale si condannano 41 proposizioni luterane (bolla peraltro che il «teologo di grande importanza» bruciò con gran disprezzo davanti ai suoi studenti), ma anche dal magistero di San Pio X, che nel Catechismo Maggiore definisce il Protestantesimo come «la grande eresia prodotta e divulgata principalmente da Lutero e da Calvino». «Questi novatori – prosegue San Pio X – col respingere la Tradizione divina riducendo tutta la rivelazione alla S. Scrittura, e col sottrarre la S. Scrittura medesima al legittimo magistero della Chiesa, per darla insensatamente alla libera interpretazione dello spirito privato di ciascheduno, demolirono tutti i fondamenti della fede, esposero i Libri Santi alla profanazione della presunzione e dell’ignoranza, ed aprirono l’adito a tutti gli errori».
La Chiesa, Madre e Maestra, arrivò ad affermare con il Papa della Pascendi che «Il protestantesimo o religione riformata […] è la somma di tutte le eresie, che furono prima di esso, che sono state dopo, e che potranno nascere ancora a fare strage delle anime». Ora se si può imputare a papa Leone X una certa fretta nel giudicare un fenomeno che forse andava meditato nel tempo, ciò non si può certamente dire di Pio X, il quale muove parole di fuoco quattrocento anni dopo la nascita della “chiesa” protestante, dopo avendone constatato gli effetti e le terribili conseguenze per la fede. Cosa sia cambiato nel XX secolo tale da indurre ripensamenti così radicali circa i protestanti è mistero che avvolge certe alte (e basse…) sfere dell’ecumenismo nostrano. Cosa poi oggi di quelle eresie i protestanti disconoscano, tanto da essere chiamati “fratelli separati”, è altrettanto misterioso. Il fatto è che pare ci si trovi di fronte ad un fenomeno opposto: invece di ricondurre sulla via della Verità coloro che l’hanno abbandonata si sdoganano per vere idee e posizioni già condannate, rischiando di creare confusione sul piano della Dottrina e della prassi. Non è un caso che Gerard Muller, Prefetto per la Dottrina della Fede, in un recente discorso tenuto ai vescovi del Cile, abbia ricordato come si debba far attenzione affinché la Chiesa non si abbandoni ad una certa “deriva protestante”.
Anche l’ex Prefetto poi divenuto Papa Joseph Ratzinger, nel suo ormai noto libro intervista con Vittorio Messori“Rapporto sulla fede”, metteva già in guardia dal fenomeno della “protestantizzazione” della Chiesa Cattolica nel 1984. «Chi oggi parla di “protestantizzazione” della Chiesa cattolica, – sosteneva Ratzinger – intende in genere con questa espressione un mutamento nella concezione di fondo della Chiesa, un’altra visione del rapporto fra Chiesa e vangelo. Il pericolo di una tale trasformazione sussiste realmente; non è solo uno spauracchio agitato in qualche ambiente integrista». Deriva che certo non può essere fermata incensando troppo colui che ha combattuto la Chiesa come istituzione divina, i Sacramenti, la Tradizione e l’insostituibile necessità della ragione umana. Confidiamo che la “febbre” ecumenica che pare stia colpendo diversi apparati della Chiesa, possa comprendere che il dialogo è si possibile e necessario, purché si eviti di perdere “pezzi” di Verità che Dio stesso ha dato ai suoi pastori. La Verità, che è Cristo, è una ed essa non ci è stata Rivelata come la somma delle “verità”. Ci conforta una sola certezza: la Verità non può perdere, la Verità ha già vinto il mondo. Per quanti sforzi si possano fare, il risultato non potrà che essere scontato.

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