ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 30 dicembre 2015

Necesse est!?

VAE MUNDO A SCANDALIS !
NECESSE EST ENIM UT VENIANT SCANDALA.
VERUMTAMEN
VAE HOMINI ILLI PER QUEM SCANDALUM VENIT 

(Mt. 18, 7)

L’anno che termina ci lascia in eredità, non diversamente dai precedenti, il frastuono e gli urli delle tragedie e della miseria di cronaca nera e rossa, di scandali criminali, truffaldini legati ad ambienti finanziari nonché a contesti ove di tutt’altro si dovrebbe operare e parlare fuorché di scandalo.
I massmedia ci hanno riportato le vicende di un’Italia segnata dalla corruzione più feroce che domina gli interni delle banche, i luoghi che  sono di per sé deputati all’accrescimento della ricchezza comune ed individuale, e al rapporto di fiducia con quanti, depositandovi i proprî risparmi, sperano di realizzare, per se stessi e per i famigliari, le prospettive di un futuro migliore e tranquillo. Un tetro affresco della corruzione che non sembra aver fine. 



I lettori conoscono nei particolari – almeno quelli svelati dalla stampa – gli intricati e furfanteschi maneggi orditi da talune dirigenze e le nefaste conseguenze abbattutesi sul capo di tanti piccoli risparmiatori. Vogliamo ricordare ai meno informati, soprattutto agli irresponsabili dirigenti predoni di quelle banche di cui tanto si parla che, tra i quattro gravissimi peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio, ci sono: l’oppressione del povero e la frode nella mercede agli operai.
Frode ed oppressione che le alte cariche bancarie prima, quelle istituzionali e quelle di governo poi, hanno perpetrato nei confronti di migliaia risparmiatori.
Sua Santità, che è sempre solerte nel denunciare e deplorare le ingiustizie , specie quelle a danno dei poveri e degli indifesi, pronto a comminare la scomunica ai mafiosi, non ha ancora levato la sua voce magisteriale contro questi scandali e contro questi banchieri ladroni e i loro socî.
Non vorremmo che in questa fraudolenta vicenda bancaria ci sia, in qualche modo, implicato anche lo IOR o, ancora, ci sia a monte la delicata intenzione di non confliggere col governo renziano, contiguo assai a una banca incriminata, e con il quale pare che la CEI fili la più bella e cordiale intesa.

Ma tralasciamo di parlarne in quanto vogliamo entrare nel cuore di due altri scandali, amplificati dal megafono mediatico, ed esplosi nelle sacre stanze vaticane e fuori (ma sempre in àmbito ecclesiale), il cui rombo s’è propagato in tutto il mondo.

E allora, vediamo il primo, lo scandalo mediatico, quello che vede al centro due libri in cui si narrano le non proprio evangeliche e limpide vicende di una Santa Sede, disonesta nei suoi uomini ed impelagata in una ridda di condotte e di comportamenti fatti di furti, di smodata avidità, di ostentazione vanesia e cupida di potere. Essi sono: “Avarizia” -  Ed. Feltrinelli 2015, di Emiliano Fittipaldi, e “Via Crucis” – ed. Chiarelettere 2015, di Gianluigi Nuzzi. E' uno scandalo triplo che, come vedremo, si articola in fasi coerenti, collegate e lucide.

Il fatto: personaggi di Curia hanno passato, furtivamente, documenti riservati del Vaticano ai due giornalisti i quali, in forza di una certa predicata libertà di stampa, che pretende il diritto a pubblicare quanto vien loro in possesso, ne han fatto due pubblicazioni che, a tutt’oggi, sono al vertice delle vendite.

Lo scandalo primo sta, intanto, a parer nostro, nella resa pubblica del materiale acquisito dolosamente, e diciamo ‘dolosamente’, perché non assolve il giornalista il fatto che non sia stato egli stesso a sottrarre materialmente i faldoni dacché, pur sapendo che la trasmissione di tale documentazione, delicata, riservata e segreta, fosse di origine dolosa, se ne è reso complice facendone oggetto di esposizione mediatica col ritorno non trascurabile di un forte guadagno. Se una cosa è segreta è segreta, e non basta la giustificazione di uno dei due giornalisti che ha tentato di far apparire l’operazione come un passaggio di carte “nella disponibilità del responsabile di Curia”, quasi a dire che tràttasi di un dossier di libera consultazione.

Scaltra, ma gracile e fasulla argomentazione, perché noi vorremmo chiedere, tanto al Nuzzi che al Fittipaldi, se si sentano di tirar fuori un libro di grido scandalistico, a larga diffusione  e generoso di pingui introiti editoriali, pubblicando, ad esempio, i bollettini della Gazzetta Ufficiale, o i protesti dell’albo del Tribunale fallimentare che, come è noto, stanno nella disponibilità dell’edicolante o della cancelleria.
Al fondo di tutto c’è il tanfo del luterano sterco del diavolo, il denaro, che ha attratto sia i due giornalisti che i due infedeli impiegati della Santa Sede, Mons. Lucio Vallejo Balda e la signora Francesca Immacolata Chaouqui in forza al Nuzzi, entrambi nominati da Papa Bergoglio, nonché  due anonimi prelati che, nel separé di un ristorante romano dei Parioli, consegnano al Fittipaldi una valigia di carte scottanti.

Scandalo secondo: l’infedeltà dei due funzionarî e dei due monsignori a cui era stata affidata, con loro larga arra di fiducia, la custodia dei documenti riservati. Un tradimento vero e proprio che squalifica qualsiasi pretestuoso tentativo di legittimare il dolo in nome della verità “che vi fa liberi” (Gv. 8, 32).

Scandalo terzo: il contenuto dei documenti che rivelano un verminaio di interessi, di losche manovre, di sottrazione di beni, di malversazioni nei confronti dei poveri, il tutto con la complicità di quanti, dichiarati pastori, si dimostrano lupi rapaci e ingordi all’ombra del cupolone. E sono minutanti, impiegati, monsignori, cardinali, banchieri, mafiosi. . . vera sinagoga di satana dove non più Cristo ma il “vitello d’oro” è l’oggetto dell’adorazione.

Non bastavano gli intrighi del vescovo Paul Marcinkus di remota e deprecabile memoria, legato corpo e anima alla mafia dei Sindona, alle sue tresche con il Banco Ambrosiano, al riciclaggio di soldi sporchi, alla polacca Solidarnoš; non bastavano le bizze oscene del vergognoso mons. Charamsa, così come non bastano le ributtanti e sordide prodezze di Pietro Vittorelli, ex abate di Montecassino, ladro e sodomita o la recente e poco chiara posizione di mons. Mogavero accusato e indagato per sottrazione di fondi diocesani.

Lo scandalo è tale quando un tema, un evento scabroso, devastante ma segreto, viene messo in luce, rischio correndosi, in questo caso, l’affievolimento o la scomparsa della fede nei soggetti meno agguerriti e più facili a lasciarsi andare, così come si lasciò andare un amico nostro carissimo e pur fervente cattolico il quale, letto il ridicolo e  nefasto “Codice da Vinci”, rimase sconvolto, allibito, indignato ma tuttavìa credulo alle fantasìe anticlericali prese per vere, e si propose, quale segno protesta, di non andare più a Messa.
E dire che quello era, ed è, un centone di falsità e di fesserie che noi, ed altri più autorevoli apologeti, mettemmo in luce rifilando una figura barbina a quanti s’erano impalcati a commentatori, dragomanni, chiosatori di quel pasticcio graalico. Figuriamoci lo scasso che potrà provocare, nelle coscienze, il resoconto delle ruberie, queste sì autentiche, che si commettono nelle Sacre Stanze ad opera dei custodi del gregge!

Nell’esordio del suo libro, Nuzzi scrive che “Dopo appena diciotto giorni di pontificato, papa Giovanni Paolo I scopre che all’interno della curia si muove una potente lobby massonica… Così, il 19 settembre, il nuovo Pontefice inizia a preparare un piano di riforma radicale della curia… L’indomani all’alba suor Vincenza Taffarel trova il Pontefice privo di vita nel suo letto… Ѐ il 3 luglio 2013, ricorre la festa di san Tommaso… ma non sarà un giorno qualsiasi. A quasi quattro mesi dal conclave è giunta l’ora di avviare la profonda opera di riforma promessa ai cattolici di tutto il mondo. Ѐ l’inizio di una guerra… che il Pontefice (Francesco) sta sfidando con un coraggio e una determinazione unici”.

Una riflessione: se Papa Luciani, solo per aver palesato una vaga idea di riforma, pare sia stato assassinato – questo lascia supporre il Nuzzi con quella premessa sulla loggia massonica e sulla morte prematura del Papa in termini di causa ed effetto – che cosa si doveva aspettare Giovanni Paolo II, messo a conoscenza che il cardinal Agostino Casaroli era eminente membro di quella massoneria vaticana?
Che dovrà aspettarsi Papa Bergoglio che, stando al Nuzzi, intende combattere la stessa lobby?
La storia dei precedenti pontificati, così come questa del suo, ci dice, al contrario, che la Santa Sede lega bene tanto con il G. O d’Italia che con la potente  B’naï B’erith e con il Davos Forum – pezzi pregiati della fratellanza in grembiulino, compasso, squadra e maglietto - a cui non tralascia di inviare, nelle varie circostanze e ricorrenze, messaggî augurali e benedizioni.
Perciò, non facciamola drammatica, caro Nuzzi.

Fino ad oggi, grazie a Dio, a Papa Bergoglio non è successo niente di grave, anzi, l’applauso scroscia sempre più fragoroso. Ma in quanto a riforma – o meglio: deformazione - noi diciamo che l’unica e  più riuscita sia stata l’eliminazione della Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata. Senza parlare dello sconquasso  del matrimonio e della teologìa dogmatica e morale. Ora, se queste sono riforme…

A dimostrazione che i due libri non fungono da leva in appoggio all’azione del Papa, né tanto meno della verità, ma sono soltanto strategìe scandalistiche, prive di carità perché finalizzate a guadagni sostenuti, riportiamo la parte finale dell’introduzione a “Via Crucis”. Ecco, e giudichino i lettori: 

Nel maggio del 2012, dopo l’uscita di ‘Sua Santità’, da una parte della Curia si è avuta una reazione oscurantista. Si è scatenata la caccia alle mie fonti. In seguito, con grande clamore, è stato arrestato Paolo Gabriele, il maggiordomo di Joseph Ratzinger. Agli amici racconterà di essere stato rinchiuso in una cella nella quale non poteva nemmeno allargare le braccia. Gabriele è stato condannato per furto dopo un processo lampo. Passare le fotocopie di documenti a un giornalista per far conoscere quello che accade e non viene raccontato e denunciato dovrebbe essere ritenuto un atto meritorio. In Vaticano è stato considerato un reato. Paolo Gabriele ha perso il lavoro e ha dovuto lasciare la casa in cui abitava con la famiglia. Desiderava rendere pubblici i problemi e le incredibili difficoltà che il santo padre doveva affrontare ogni giorno. Quegli stessi problemi che porteranno quest’ultimo alle dimissioni nemmeno un anno dopo. Benedetto XVI ha perdonato il suo maggiordomo. Oggi sappiamo che si informa spesso sul suo stato di salute, se lavora, come vanno i figli a scuola. A Natale e in altre occasioni Ratzinger fa recapitare doni alla sua famiglia. Tuttavìa in Vaticano, tra cardinali e alti prelati, quel precedente della fuoriuscita di carte e documenti è ancora un’ombra che fa paura”. 

E a noi fan paura questa etica personale e quest’indifferenza del Nuzzi  che, sulla rovina di un povero cristiano, ha costruito la sua fortuna. Si sarà sentito in dovere di risarcirlo con una picciola picciola percentuale dei lauti guadagni editoriali? Almeno a Natale.

* * *

Lo scandalo dottrinario, di cui abbiamo fatto  cenno all’inizio, è dato da una sconcertante notizia rimbalzata nei quattro punti cardinali del mondo. Per la prima volta da 457 anni, la notte tra il 24 e il 25 dicembre ha visto “coincidere la ricorrenza della nascita di Gesù e di Maometto” (Libero.it27/12/2015).

Tale coincidenza è stata salutata da padre Vincent Feroldi, francese, responsabile delle relazioni cristiani/musulmani come “buona novella… un segno di Dio” e da don Cristiano Bettega, dell’Ufficio CEI, che ha rilevato come “quest’anno musulmani e cristiani si trovano a celebrare nello stesso giorno la nascita di due figure (!) imprescindibili e preziose della storia”.

Il poco informato penserà ad una nuova, recentissima apostasìa, ma chi tiene a mente i fatti succedutisi nei pontificati precedenti, ricorderà che già GP II aveva riconosciuto valenza soteriologica e divina a tutte le religioni i cui fondatori, definiti guarda un po’ “figure” – Buddha, Lao Tse, Zoroastro, Maometto – “hanno realizzato, con l’aiuto dello Spirito di Dio, una più profonda esperienza religiosa. Trasmessa agli altri, questa esperienza ha preso forma nelle dottrine, nei riti e nelle varie religioni” (O. R. 10 settembre 1998).
Non è chi non veda pieno contrasto, tanto nella miserabile condiscendenza filo islamica dei due portavoce episcopali che nella aberrante teorìa di GP II, pieno contrasto con la stabile dottrina ufficiale della Chiesa secondo cui “Lao Tse, Confucio, Buddha, Zoroasto, Maometto e altre figure religiose della storia non hanno ricevuto la ‘locutio Dei', la parola di Dio e quindi non possono essere assimilati a Cristo e ai Profeti” (Bernardo Bartman: Teologìa dogmatica, Ed. Paoline 1962, pag. 31) e pieno contrasto con l’Enciclica ‘Pascendi dominici gregis’ (II, b/c – 8 settembre 1907) la quale condanna espressamente il concetto di ‘esperienza religiosa trasmessa agli altri’, esperienza che nasce dalla coscienza personale ma che è priva della luce della Rivelazione.

Altro scandalo, altra bestemmia, altro sacrilegio nella catena dei tradimenti.!!!
Gesù, Figlio di Dio, Seconda Persona della Santissima Trinità, Padrone dell’eternità - pensate! - ridotto a mera “figura preziosa e imprenscindibile” della storia temporale e, in più, collaterale e paritetico a un Maometto, uomo, mortale, massacratore di 900 ebrei di Medina!!!!

Exsurge Domine! Venerunt gentes in hereditatem tuam; polluerunt tamplum sanctum tuum! 



di L. P.
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1402_L-P_Scandali.html

L'ultimo scempio al Natale: Gesù bandito dalla scuola

Il testo della canzone natalizia Alfabeto di Natale viene cambiato e ogni riferimento a Gesù eliminato



Ogni riferimento a Gesù è bandito. E soprattutto modificato. L'ultimo scempio alle nostre tradizioni avviene a Pisa, alla scuola d'infanzia "Fabrizio De André" in via Parigi (Istituto Comprensivo Galilei).
Succede che il testo della canzone natalizia Alfabeto di Natale viene cambiato e ogni riferimento a Gesù eliminato. E così la "M di "Magi" diventa "Magia" e la "U di un bambino che nasce" diventa "U di un bambino che aspetta".
"Perché non aboliamo il Natale come in Somalia? Forse solamente perché il Pil ne guadagna con la corsa ai regali e le tante luci fanno girare i contatori?", ha tuonato il Comitato Famiglia Scuola Educazione di Pisa.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/lultimo-scempio-natale-ges-bandito-scuola-1208969.html

Sì al crocifisso, ma anche al Ramadan in classe. Idea dei preti di frontiera

A Madrid, arrivano i Re magi in gonna: “Parità di genere”, dice la sindaca di Podemos, Manuela Carmena
di Matteo Matzuzzi | 30 Dicembre 2015
"L’autentica laicità garantisce il pluralismo delle culture e delle fedi religiose diverse", si legge nella "Lettera di Natale" dei preti di frontiera
Roma. Crocifisso, canti natalizi, presepi e “simboli del Ramadan” da esporre nelle aule scolastiche italiane in nome “del multiculturalismo” nel quale siamo immersi. Non è una provocazione da salotto televisivo pomeridiano, bensì il passaggio cardine della “Lettera di Natale” che i dodici “preti di frontiera” friulani riuniti nel Centro Balducci hanno come di consueto pubblicato sul proprio sito internet a cavallo delle festività di fine anno. Parole e pensieri che vanno ben oltre il Natale, ma che corrispondono a una sorta di vademecum programmatico per l’anno nuovo.
“Si sono accese nuovamente polemiche sulla presenza di simboli religiosi nelle scuole”, scrivono nel lungo messaggio che, dopo aver toccato il tema di “Madre Terra”, sposa l’irenismo più vacuo circa la risposta da dare all’avanzata del terrorismo fondamentalista in Europa e altrove nel globo: “Per noi è fondamentale partire dalle vittime di Parigi e di ogni altro luogo del pianeta e dal dolore straziante dei loro familiari e amici. Il dolore per tutte le vittime condiviso può favorire la cultura della pace”.  Scontato il rifiuto di qualsiasi risposta militare: “La spiritualità, la cultura, la trattativa, la politica, la cooperazione sono le strade della pace”. Quanto alla questione dei simboli confessionali nelle aule scolastiche, “noi – aggiungono i sacerdoti di strada, qualifica oggi assai di moda – esprimiamo la convinzione dell’importanza di affermare la laicità, come dimensione di partenza per tutte le persone nelle scuole, nella politica, nelle istituzioni. L’autentica laicità garantisce il pluralismo delle culture e delle fedi religiose diverse. Consideriamo una grande possibilità storica, in termini religiosi una ‘grazia’, che le aule scolastiche diventino un laboratorio permanente dell’incontro fra le diversità, nella conoscenza, nel rispetto, nella reciprocità che arricchisce. I simboli e i canti religiosi delle diverse culture e fedi possono quindi diventare un’educazione continua, con attenzione a ciascuno di essi nei diversi momenti dell’anno scolastico. Avvertiamo tutto il resto come povertà culturale e spirituale e anche come grossolana strumentalità”. Don Pierluigi Di Piazza, l’animatore del gruppo, chiarisce di che si tratta, sgombrando il campo dai dubbi residui: “Sì al crocifisso e al presepe, ma diciamo di sì ai simboli del Ramadan o di altre importanti ricorrenze religiose”, ha detto al Messaggero Veneto. Tanto è bastato per rinfocolare le richieste di presidi e professori di togliere ogni simbolo che possa in qualche modo richiamare una confessione religiosa e quindi creare turbamento in coloro che in quella religione non si riconoscono.

ARTICOLI CORRELATI Il vescovo di strada alza bandiera bianca La sindaca di Podemos a Madrid: "I Re Magi siano donne per rispettare la parità di genere" L'ultima dei Podemos madrileni: delocalizzare i presepi nataliziNon è la prima volta che il messaggio natalizio del Centro Balducci fa discutere: nel 2013 l’elezione di Francesco fu salutata come “un atto di evidente discontinuità, di spostamento del baricentro della dottrina al Vangelo, dalla chiesa chiusa in sé alla storia”, mentre l’anno prima auspicavano che le alte gerarchie cattoliche si interrogassero “responsabilmente sul sacerdozio alle donne, sul celibato dei preti, sull’ordinazione di uomini sposati”. Tutte domande poste alla chiesa, cui – scrivevano – “con convinzione e consapevolezza critica apparteniamo come preti”. La proposta di quest’anno ha subito trovato il muro della curia udinese, con il vicario Guido Genero che si domanda: “In una scuola paritaria di impostazione islamica vi sarebbe la possibilità di mettere il presepe cristiano sotto Natale?”. E poi, “sulla simbologia nelle classi vedo complicato fare una sintesi. Chi deve scegliere? Quali le religioni ammesse? Quelle che hanno una percentuale di scolari fatta con il manuale Cencelli? E poi – chiosa Genero – dovremmo rivoluzionare il calendario scolastico: si starebbe a casa per osservare il sabato ebraico o il venerdì musulmano?”. In una terra dove di preti non ce ne sono più (e quelli che sono rimasti, per lo più avanti con gli anni, devono occuparsi anche di otto parrocchie contemporaneamente) e le messe domenicali sovente sono sostituite da liturgie della parola, è l’arcivescovo, mons. Andrea Bruno Mazzocato, a dire che semmai è necessario “sostenere i valori che veicolano la nostra storia, li dobbiamo offrire come valore e non come qualcosa che è in contrapposizione”.

Valori che scricchiolano anche nella Spagna un tempo cattolicissima e che oggi, dopo la revolución di José Luis Zapatero, ha nel dinamismo di Podemos il principale fautore della laicità vagamente ispirata al modello francese. Centro del nuovo corso è Madrid, la capitale governata dall’alcaldesa (la sindaca) Manuela Carmena, avvocatessa di 71 anni, già giudice della Corte suprema, che da mesi – dopo aver annunciato di voler rivedere la toponomastica – s’arrovella su come sbiadire l’identità cattolica della città. Lo scorso ottobre, Carmena aveva infatti deciso di proibire la consueta esposizione del presepio nella sede municipale, Palacio de Cibeles, non essendo questo “di proprietà dei cattolici”. E poi, aveva aggiunto, “bisogna tener conto anche di chi cristiano non è”. Qualcuno, anche tra i suoi compagni di partito, le aveva fatto notare che i presepi da sempre riempiono strade e piazze del centro di Madrid, con chiari vantaggi per commercianti e ristoratori. Da qui, la retromarcia: sì al presepe, ma più piccolo. Minimal, che si veda il meno possibile, insomma. Per dare il segno del cambiamento, allora, meglio concentrarsi sulle altrettanto affollate sfilate dei Re Magi, tradizione che ferma il paese intero ogni 5 gennaio: due figuranti su tre che prendono parte alle sfilate in periferia – ha disposto l’alcaldesa – devono essere donne per “rispettare la parità di genere”. E’ questione di dignità, ha sottolineato. Se i maschi possono portare la barba posticcia, non si vede perché non lo possano fare anche le donne.
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2015/12/30/s-al-crocifisso-ma-anche-al-ramadan-in-classe-idea-dei-preti-di-frontiera___1-v-136499-rubriche_c159.htm
Papa Francesco di fine anno, tutto presepe e bambini: "Hanno bisogno di sentirsi protetti"
L'ultima udienza del 2015 Papa Francesco è sembrata dedicarla alla difesa del presepe.
Sì, quella suggestiva rappresentazione della nascita del Cristo che tanto sconvolge i laicisti duri e puri che in nome dell'integrazione e dell'esigenza di rispettare le altre fedi hanno finito con l'imporne il divieto di realizzazione nelle scuole di ogni ordine e grado e in qualsiasi locale pubblico.

Quest'anno si è assistito all'assurdo di veder realizzati in alcune scuole i presepi senza Gesù Bambino, ossia senza il personaggio principale. Il presepe è stato rivisitato e riadattato in chiave laica per lanciare determinati messaggi come ad esempio il diritto all'accoglienza dei migranti o il rispetto delle diverse confessioni religiose. Si è in pratica recuperata la mangiatoia, il bue e l'asino, i re magi, i pastori e chi più ne ha ne metta ma si è volutamente eliminato il bambino Gesù sostituito da Pinocchio. Questo perché, hanno sostenuto presidi ed insegnati, è necessario non offendere la sensibilità degli alunni musulmani e poco importa se poi la vera offesa alberghi soltanto nelle loro menti imbevute di laicismo.
Ad ogni modo come detto l'ultima udienza dell'anno Francesco l'ha riservata proprio alla difesa del presepe: "Sono sicuro - ha detto il Papa - che nelle nostre case ancora tante famiglie hanno fatto il presepe portando avanti questa bella tradizione che risale a san Francesco d'Assisi e mantiene vivo nei nostri cuori il mistero di Dio che si fa uomo. Ecco un mistero grande: Dio, che è grande, è umile e si fa bambino, e noi che ci crediamo grandi non siamo niente. Per capire Dio che si è fatto bambino - ha detto ancora il Papa - dobbiamo guardare ai bambini. È una bella abitudine che hanno i genitori e i nonni quella di guardare i bambini. Essi vogliono stare al centro perché hanno bisogno di sentirsi protetti. Far giocare un bambino significa abbandonare la nostra logica per entrare nella loro: se vogliamo che si diverta dobbiamo fare le cose che piacciono a lui. Siamo chiamati ad abbandonare la nostra pretesa di autonomia" - ha spiegato ancora Francesco per poi concludere: "Lo stesso vale per Gesù: noi abbiamo la responsabilità di proteggerlo, perché Gesù desidera essere essere protetto tra le nostre braccia. Stringiamo dunque tra le nostre braccia il Bambino Gesù, mettiamoci al suo servizio. Sarà bello quando torniamo a casa andare vicino al presepe, baciare il Bambino Gesù e chiedergli questa grazia". 
Già il presepe! Così bello, così suggestivo, così innocente eppure così tanto bistrattato. Eppure il significato vero del Natale sta tutto lì prima ancora che negli alberi addobbati, nelle stelle comete illuminate, nei colori e nelle melodie tipiche natalizie. Tutte cose belle ma che senza la presenza del presepe perdono di valore e di significato restando un qualcosa di vuoto e di spiritualmente triste. 

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