ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 10 dicembre 2015

Si vis pacem

Un concerto per la Siria, perché "la pace non si raggiunge senza combattere"


"Roma canta Damasco" si terrà sabato 12 dicembre alle 19.30 nella chiesa di Sant'Ignazio di Loyola a Roma
Una serata benefica per la Siria martoriata da anni di guerra. Un concerto di musica classica che vuole tenere accesi i riflettori dell’occidente sul dramma umano che sta vivendo quel paese, stretto tra un eterno conflitto civile, l’avanzata dei terroristi che si rifanno al Califfato islamico di Abu Bakr al Baghdadi e l’intervento a intermittenza delle potenze straniere.
Servono segni tangibili, chiedere genericamente la pace lascia il tempo che trova. Così, spiega Paolo Merenda, presidente dell’Associazione“Amici di Dolores Sopegna” nata nel 2011 da un gruppo di volontari, che ha stipulato una convenzione con il Patriarcato cattolico di Antiochia dei Siri ,”la realizzazione di un centro medico nella città di Damasco diventa l’espressione di pace autentica, atto concreto di misericordia verso quanti vivono l’indifferenza e lo scarto, e, nello stesso tempo è il prendersi cura della persona umana nella sua totalità”.
L’evento benefico (lo scopo è raccogliere fondi per realizzare il centro di primo soccorso nella capitale siriana) si terrà sabato 12 dicembre a Roma, presso la chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, alle 19.30. Titolo dello spettacolo, “Roma Canta Damasco”. Presenzieranno figure di primo piano, a partire dal Patriarca di Antiochia dei Siri, Ignace Joseph III Younan e dal prefetto della Congregazione per le chiese orientali, il cardinale Leonardo Sandri. Ci saranno poi mons. Pietro Santoro, vescovo di Avezzano, mar Youhanna Batth, vicario del Patriarcato dei Siri cattolici, e l’ex nunzio apostolico mons. Alberto Tricarico. Tra gli interventi in programma, quelli del vescovo di Beirut, mons. Paul Dahdah, e di padre Jacques Murad, priore del monastero di Mar Elian, rapito lo scorso 21 maggio e liberato a settembre.
di Matteo Matzuzzi | 10 Dicembre 2015 

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2015/12/10/un-concerto-per-la-siria-perch-la-pace-non-si-raggiunge-senza-combattere___1-vr-135880-rubriche_c346.htm

Fabio Mini: cosa “non” sappiamo del Califfo


Mentre Russia e Turchia si scambiano insulti e accuse è tornata di moda la madre di tutte le accuse: il sedicente Califfo Al Bagdadi sarebbe il prodotto “involontario” del sistema di detenzione adottato dagli americani. Avrebbe ideato e creato il mostro Isis sotto il naso dei suoi secondini.

La tesi è suggestiva, ma non convince. Su al Bagdadi si sa poco o nulla e la stessa ex moglie appena liberata in Libano dopo uno scambio di prigionieri con al Nusra ha dichiarato: “Dicono che sono la moglie ma io non lo so. Ho divorziato da mio marito sette anni fa (2008?) e non era quello che è ora”. C’è da crederle. Perchè l’alternativa è credere alle biografie più o meno ufficiali e più o meno fantasiose che in realtà sembrano riferirsi a persone diverse.
Prima della guerra Al Bagdadi era forse un introverso imam in una piccola moschea di provincia, forse era un impiegato di bassa categoria, forse un ladruncolo di periferia. Un compagno all’università islamica lo definisce “insignificante”.

Questo profilo collima con la descrizione dei guardiani del campo di detenzione statunitense di Camp Bucca che lo ebbero ospite nel 2004. Secondo i registri del Pentagono la Commissione di revisione e rilascio lo propose per la liberazione alla fine dello stesso anno in quanto “prigioniero di basso livello”. Altre fonti, tra cui le dichiarazioni del Colonnello Kenneth King già comandante di Camp Bucca affermano che Al Bagdadi fu detenuto dal 2005 al 2009.

Nei centri di detenzione come Camp Bucca e Camp Addler stazionavano comuni cittadini, delinquenti e attivisti islamici. Al Bagdadi non sembrava appartenere a questi ultimi. Tuttavia in quel periodo nasceva l’esigenza americana di organizzare milizie sunnite per contrastare il nascente potere sciita in Iraq.

Furono addestrati centinaia di ex miliziani, militari ed ex agenti segreti di Saddam Hussein. Nei luoghi di detenzione furono reclutati jihadisti, mercenari e soprattutto sunniti in funzione antisciita. Inoltre, una buona parte degli internati iracheni rilasciati dalle commissioni di verifica furono arruolati nelle file degli stessi gruppi di fuoco e d’ informatori al servizio degli americani o delle compagnie private di sicurezza.

Di fatto, quando gli americani iniziarono a sostenere e organizzare le bande anti Assad in Siria, alcuni gruppi jihadisti come Al Nusra si trovarono mescolati ai militari siriani defezionisti, ai ribelli organizzati e ad altri gruppi di tagliagole. Non è detto che avessero un centro comune al quale rispondere, ma non era neppure necessario. Avevano l’addestramento per fare da soli in nome di chiunque.
Se Al Bagdadi non fu arruolato e indottrinato non si capisce cosa gli abbiano dato da mangiare, bere e fumare perché improvvisamente un predicatore da quattro soldi o un oscuro impiegato diventa un genio.

Si dice che nel 2006 (mentre era in galera) fosse membro del comitato sharia dei Mujiaheddin dell’ Msc che in quell’ anno divenne Isi: emanazione di al Qaeda e futuro Isis o Isil. Probabilmente esercitava l’autorità all’ interno dello stesso campo di detenzione. Forse era un abile mediatore e doppiogiochista. Comunque era un fenomeno. Una volta uscito, questo al Bagdadi assunse la direzione dell’ Isi. Dal 2010 organizzò e diresse centinaia di attacchi terroristici, sfidò apertamente l’ autorità di al Qaeda, assorbì i foreign fighters di al Nusra e combattè contro le odiate milizie sciite di Muqtada al Sadr.
Fu dato per assassinato nel 2012, ma le stesse autorità irachene lo smentirono. Nel 2014 cacciò da Raqqa la fazione di Al Nusra ancora fedele ad Al Qaeda e si proclamò Califfo. Apparentemente fece tutto da solo. La moglie ha ragione, non è lui.
Dal Fatto Quotidiano

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