ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 10 gennaio 2016

Proviamo a guardare un poco in su

UOMO E MANO SOPRANNATURALE

    La vicenda umana è materialmente protetta da una Mano soprannaturale? La nostra patria non è la Terra ma il Cielo che provoca nostalgia e ci morde il cuore chi non la prova non è veramente umano: è sub-umano o post-umano                       
di Francesco Lamendola  


                     

  
Per i nostri avi, perfino per i nostri nonni, era una cosa evidente: la preghiera può tutto; può anche allontanare il Male e preservare le persone, le famiglie, la patria, l’umanità intera, dai mille pericoli, palesi e occulti, che le insidiano. I nostri avi credevano in Dio; credevano nel potere d’intercessione della Madonna e dei Santi; credevano nell’aiuto degli Angeli (e nell’azione pestifera dei demoni); credevano nella vita eterna, nella realtà dell’Inferno e in quella del Paradiso: e avevamo una immensa Fede, una immensa Speranza, che li sostenevano nel tribolato percorso della vita, li confortavano nei passaggi più scabrosi, li aiutavano a non smarrire la Carità cristiana.
Di conseguenza, essi credevano anche nella Provvidenza, forza viva e operante nella storia dei singoli individui, così come in quella delle comunità, dei popoli, degli imperi e delle civiltà; e leggevano le vicende della storia umana come si legge una storia sacra, iniziata con la Creazione, proseguita con la Caduta, ricominciata con l’Incarnazione, la morte e la Resurrezione di Cristo, Dio fattosi uomo per amor nostro; e destinata a concludersi con la fine del mondo e l’Ultimo Giudizio.
Poi, con l’Umanesimo ed il Rinascimento, tutto è cambiato. La prospettiva si è fatta da teocentrica, antropocentrica; l’escatologia è stata messa sullo sfondo, in uno sfondo sempre più lontano, sempre più dubbioso, sempre più improbabile; la Ragione è stata messa sugli altari, al posto di Dio. È arrivato Machiavelli e ha proclamato che tutti quelli che avevano studiatola storia, prima di lui, non avevano capito nulla: la storia non è il frutto di un disegno soprannaturale, ma puramente ed esclusivamente delle azioni e delle volontà umane: non c’è niente, in essa, che non parta dall’uomo e non sia riconducibile all’uomo, così i successi come gli errori, le vittorie e le sconfitte, l’astuzia e la forza, la lealtà e l’inganno, la prudenza e l’irruenza. L’uomo, di conseguenza, la può studiare, la può capire, e, fino ad un certo punto, può persino domare gli eventi, grazie alla sua comprensione: egli può lottare, con la sua Virtù, contro la stupida e capricciosa Fortuna, la quale “è femmina”, e cede volentieri a chi si mostra deciso e risoluto, mentre sfugge e si sottrae alle deboli mani di chi non sa cogliere le occasioni al momento giusto. Tutto qui.
Certo, non tutto si può spiegare e non tutto si può prevedere; ma, per questo, non resta che mettersi il cuore in pace, poiché non sapremo mai nulla. Come affermerà Kant tre secoli dopo, noi non possiamo conoscere le cose in se stesse: dobbiamo accontentarci di maneggiare i fenomeni, ossia le cose come ci appaiono, come ci si presentano. E pazienza se aver a che fare con la verità o con l’apparenza della verità non è precisamente la stessa cosa. Potrebbe sembrare un atteggiamento di umiltà; invece è di somma superbia. Quel che non possiamo conoscere con la razionalità è inconoscibile: ciò equivale a deificare la Ragione e a svalutare e disprezzare ogni altra forma del conoscere. A cominciare dalla conoscenza della fede, quella delle cose divine, che non viene da noi, ma ci è donata dall’Alto. Ma di questa umiltà, nella cultura del Rinascimento, non vi è neppure l’ombra; eppure si continua a presentare il Rinascimento come un progresso rispetto al Medioevo; e la filosofia della storia di Machiavelli, come un progresso rispetto a quella di S. Agostino. Punti di vista: il nostro, di uomini del terzo millennio, è figlio della Ragione illuminista (e, prima ancora, rinascimentale): però non abbiamo l’onestà di essere storicisti fino in fondo; lo siamo solo per quel che riguarda le altre epoche e civiltà; per la nostra, improvvisamente diventiamo auto-ontologisti: la nostra non è un’epoca qualsiasi della vicenda umana, e per essa non valgono le categorie abituali; quel che sappiamo noi, lo sappiamo in modo assoluto; e i nostri giudizi hanno valore definitivo.
Per i nostri avi, avere in famiglia un ragazzo o una ragazza che sentivano la vocazione alla vita consacrata, era un privilegio e un motivo di fierezza; ora è una disgrazia e una vergogna – e, del resto, è cosa che accade sempre più di rado. La società riteneva importante, anzi, essenziale, che una quota della popolazione si dedicasse interamente a Dio: e questo perché la società aveva fede che la preghiera di quei religiosi potesse allontanare il Male e richiamare il Bene sopra di essa. I sacerdoti e i monaci facevano da scudo, da parafulmine: erano più importanti dei contadini, degli artigiani o dei mercanti. Loro potevano tener lontana la guerra, la peste, la carestia, il disordine morale, le tentazioni del Diavolo; contadini, artigiani e mercanti, no. La vita dell’anima era ritenuta più importante di quella del corpo; la vita eterna, più importante di quella terrena.
Ha scritto Antonio Socci nel suo libro «I segreti di Karol Wojtyla» (Milano, Rizzoli Editore, 2009, pp. 224-226):

«Siamo tangibilmente protetti. E mi viene in mente che in quella grandiosa profezia sul nostro secolo che è il Terzo segreto di Fatima, rivelato da Giovanni Paolo II nel 2000, si leggono queste testuali parole di Lucia: “Abbiamo visto al lato sinistro della Madonna un poco più in alto un angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che la madonna emanava dalla sua mano destra verso di esse”.Guardando al nostro tempo, si ha la sensazione che Qualcuno abbia steso la mano a protezione del genere umano. Per la verità il testo della visione di Lucia  prosegue così: “L’angelo indicando la Terra con la mano destra, voce forte disse: “Penitenza, Penitenza, Penitenza!”.
Mi sembra un invito di cui il mondo oggi si fa beffe, dileggiando anzi i soccorsi soprannaturali come quelli che il Cielo ha mandato a Fatima per tutta l’umanità. C’è tuttavia un piccolo numero di giusti che ha accolto quell’invito e forse, come nel caso di Sodoma la cui distruzione Abramo cercò di evitare, finché ci sarà anche un solo giusto, basterà a Dio per continuare a proteggere tutti. Non a caso benedetto XVI, nella “Spe salvi, ha ripreso il pensiero dello Pseudo-Rufino: ”Il genere umano vive grazie a pochi; se non ci fossero loro il mondo perirebbe”.
Quello che è incomprensibile però, nella situazione in cui siamo, è la deliberata e sfrontata sfida a Dio, il tentativo di mettersi al suo posto, l’irridente invito ad andarsene, l’aperta persecuzione della fede cristiana. Si insulta e si irride la sua Chiesa, si deride e si “lincia” mediaticamente il suo Vicario in terra. Si grida ovunque che non si vuole Dio, il Padre misericordioso e onnipotente, fra i piedi (in nome della laicità, dell’autodeterminazione della cosiddetta modernità). Lo si caccia dalle famiglie, dalle scuole, dalla cultura dal lavoro, dai mass media, dalla politica, perfino dalla storia dell’Europa e soprattutto dalla vita dei popoli e dei singoli. Salvo poi, precipitati nella tragedia, chiedere rabbiosamente: “Dov’è Dio?”,m con l’aria di chi vuole metterlo sotto accusa e processarlo (già fatto duemila anni fa: processato, torturato, condannato e massacrato).
A volte si ha la sensazione che questa povera umanità – tronfia e accecata – s’illuda di poter continuare a sfidare Dio e metterlo al bando credendo di potersi davvero mettere al suo posto in un delirio di onnipotenza che ricorda quello che fece scrivere sulla fiancata del “Titanic”: Neanche Dio lo può affondare”.
Ma non è Dio che non vuol affondare nessun “Titanic”. È l’uomo che ha bisogno di Dio perché il suo traballante “Titanic” non vada incontro alla distruzione e all’affondamento. È l’uomo che ha sempre bisogno della misericordia del Salvatore e del suo soccorso. E non solo per la terribile trappola nucleare in cui si è cacciato o per le altre terribili armi moderne (secondo Stephen Hawking l’umanità si estinguerà per qualche incidente relativo alle armi biologiche).
È la stessa condizione umana sulla terra che è molto vulnerabile. Non solo la sua condizione individuale fragile ed effimera come l’erba del campo. Ma proprio la condizione complessiva dell’umanità è così precaria, esposta a pericoli immani, che la continua protezione della misericordia divina ci è più necessaria di qualsiasi altra cosa. Se solo ne fossimo consapevoli e non fossimo storditi dalle armi di “distruzione” di massa che sono i media e la mentalità dominante, affolleremmo le chiese e un’implorazione incessante si leverebbe, ogni ora, da tutta la Terra.»

Sarebbe interessante riprendere in mano i manuali di storia, quelli che abbiamo studiato sui banchi del liceo, e provare a “rileggere” gli eventi del passato, sia remoto, sia recente, secondo questa nuova ottica: secondo l’ottica della fede, cioè del soprannaturale. Forse faremmo delle scoperte interessanti. Perché Cristo è apparso proprio in quel luogo, la Giudea, e proprio in quel momento storico, l’età di Augusto e di Tiberio? Forse perché in quel luogo e in quel tempo esistevano le migliori condizioni possibili affinché un messaggio universale di amore e di salvezza si diffondesse fino agli estremi confini del mondo? Oppure è stato semplicemente un caso? Se proviamo a “rileggere” la storia in questa particolare prospettiva, molte cose che parevano oscure, diventano un poco più chiare; e molte cose che parevano chiare – anche troppo, vorremmo dire – si fanno un po’ più oscure. Ma, naturalmente, il mistero della storia rimane: perché rimane il mistero del libero arbitrio. Non bisogna cadere da un eccesso all’altro: dall’eccesso del relativismo e del nichilismo, che vede ogni fatto come puramente casuale, all’eccesso del fideismo, che vede ovunque una rispondenza immediata fra le azioni degli uomini e il disegno provvidenziale.
In una prospettiva cristiana, le vie del Signore non sono le vie degli uomini: sono diverse. E perciò rimane anche il mistero del male. Sarebbe troppo semplice se bastasse fare il bene, per vederne subito gli effetti positivi: senza contare che nessun uomo, e nessuna società umana, sono capaci di fare il bene tout-court. L’uomo è incapace di riconoscere sempre il bene, o di perseverare in esso: è fragile, è egoista. Senza l’aiuto di Dio, è capace perfino di pervertire il bene in male. Ma quello che è male per l’uomo, non è detto che sia il vero Male: non è detto che sia tale allo sguardo di Dio. Esiste una pedagogia della sofferenza, che è l’unica veramente efficace per le anime umane. Senza di essa, diverremmo subito pigri e neghittosi: daremmo per scontato il fatto di ricevere dalla vita solo cose buone e belle, e tenderemmo a campare di rendita. È la sofferenza che ci scuote e che ci tempra; ci forgia e ci passa al setaccio, fa di noi degli uomini nuovi. La vita non è uno scherzo, non è una passeggiata: è una lotta; e, per saperla affrontare, bisogna esser capaci di provare la tenerezza, ma bisogna anche saper essere duri: a cominciare da se stessi. Un uomo che non sappia essere duro con se stesso non imparerà mai niente dalla vita. E un genitore che voglia davvero bene a suo figlio, non gli lascerà credere che, nella vita, tutto sia facile e dovuto, né che esistano solo diritti da far valere, e neppure che la vita stessa gli regalerà mai qualcosa gratis: ogni vittoria è una conquista, e le conquiste più ambite devono essere quelle che si fanno su se stessi.
Ogni giorno, ogni ora, forse, noi rischiamo l’olocausto nucleare: per un banale errore dei calcolatori elettronici posizionati a bordo di qualche sottomarino o di qualche aereo forniti di testate nucleari. E in qualunque momento una cometa, un asteroide di grandi dimensioni, possono scontrarsi con l’orbita della Terra, e distruggere ogni forma di vita su di essa. La vita è fragile: sia quella del singolo, sia quella dei popoli e dell’intera razza umana. La cultura scientista, stupidamente gonfia d’orgoglio, ci ha dato a intendere che noi possiamo, o che potremo, a certe condizioni, mettere ogni cosa in sicurezza: i vulcani, le malattie, i meteoriti; e che possiamo mettere in sicurezza anche le nostre passioni, la nostra violenza, la nostra cattiveria. Non è vero. Noi, con le nostre sole forze, non abbiamo alcun controllo né sul pianeta che ci ospita, né sui misteri della nostra anima; e quel che crediamo di sapere, è, in gran parte, illusione e vanità. L’unica cosa certa è che non conosciamo l’essenziale: che non lo possiamo conoscere con il solo strumento della ragione. Dunque, non possiamo capire nemmeno il senso della storia, fino a che non alziamo gli occhi dalla terra e non cominciamo a guardare verso il Cielo. Il senso della storia non è qui, sulla Terra; è lassù. Perché noi non siamo figli, ma figli adottivi della Terra; la nostra vera patria non è la Terra, ma il Cielo; ed è di quella antica patria che una incessante nostalgia ci morde il cuore.
Chi non prova una tale nostalgia non è veramente umano: è sub-umano o post-umano. L’uomo non trova la sua realizzazione lontano da Dio e contro Dio, ma presso di Lui e con Lui. Regimi atei hanno provato a dichiararlo abolito per legge: non han concluso nulla, per cadere ingloriosamente, poi, nel sangue e nella vergogna. Forse dovremmo imparare a rileggere la storia tenendo conto di questi fatti: non prove, ma indizi che il senso della storia è al di fuori e al di sopra di essa. Finora abbiamo guardato in giù; proviamo a guardare un poco in su. Forse vedremo, e qualcosa capiremo... 


La vicenda umana è materialmente protetta da una Mano soprannaturale?

di Francesco Lamendola

1 commento:

  1. purtroppo non abbiamo capito il valore della preghiera e il bisogno di predisporsi per ottenere le grazie!Questa è vuotata dal significato profondo si prega ma si rimane ancorati alla quotidianità ai luoghi comuni il dottore ha detto.....quindi impediamo a Dio di guarirci aiutarci perchè fondamentalmente siamo increduli!

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