Operazione “Muro
di fuoco”
Non è una pubblicità occulta. Con queste parole il
Dio d’Israele rassicurava, per bocca del profeta Zaccaria, la comunità
rientrata a Gerusalemme dall’esilio babilonese, la quale era fortemente tentata
di scoraggiamento di fronte alle condizioni della città distrutta. Già la
ricostruzione del Tempio rischiava di arenarsi; quella delle mura era invece
impensabile a causa dell’ostilità delle popolazioni circostanti, che avevano
dato man forte agli invasori nel lavoro di demolizione. Il Signore promette
allora di fare egli stesso da barriera invalicabile contro i nemici, perché la
Sua presenza è un fuoco divoratore
che gli empi non possono sopportare (cf. Dt 4, 24; Is 33, 14; Eb 12, 29). Una
circostanza avversa agli occhi degli uomini è anzi da Lui considerata in modo
positivo, come una condizione provvidenziale per la realizzazione dei Suoi
progetti: «Gerusalemme sarà priva di mura per la moltitudine di uomini e di
animali che dovrà accogliere» (Zc 2, 8).
La Città di Dio si trova oggi in una situazione molto
simile: in un certo senso, abbiamo un tempio demolito dalla dissacrazione del
culto; il popolo cristiano è per molti versi disperso da molteplici esperienze
e “cammini” non sempre genuinamente cattolici; le mura difensive del Magistero
e della disciplina ecclesiastica sembrano crollate… Il “piccolo resto” che, con
la grazia divina, si mantiene fedele ha l’impressione di avere di fronte un
compito impari, sentendosi oltretutto abbandonato dai Pastori, quando non sconvolto
dalle loro esternazioni o rimproverato per il proprio attaccamento
all’immutabile verità che salva. I pochi ministri refrattari al nuovo corso sono emarginati e derisi, ostacolati e
vilipesi: la riconciliazione con il mondo non tollera questi reazionari
oscurantisti che negherebbero i Sacramenti a chi è in peccato mortale pubblico
e conclamato.
Anche in questo caso, però, certe condizioni avverse
possono rivelarsi estremamente promettenti. Il vuoto gerarchico, di per sé
dannoso per il popolo, lascia però liberi i sacerdoti fedeli – salvo rare
eccezioni – di agire secondo la propria coscienza; la mancanza di vigilanza e
di correzione, che da decenni consente a tristi avventurieri di seminare nel
campo del Signore la zizzania dell’errore, torna in fin dei conti utile anche a
chi opera in senso contrario. Rimane il fatto che il resto santo e quanti sono disposti a dissociarsi da una società in
via di autodemolizione hanno comunque bisogno di protezione. Ecco allora il muro di fuoco che l’Onnipotente ci offre:
la Sua presenza ardente nei nostri cuori, nelle nostre parole, nelle nostre
azioni. La nostra preghiera deve trasformarsi in fiamma perenne, la nostra
testimonianza farsi incendiaria, i nostri comportamenti riaccendere la brace
della fede che cova sotto le ceneri di tante coscienze inebetite dalla
propaganda.
Diffondete il più possibile questo messaggio. Il
muro di fuoco che Dio vuole erigere per mezzo di noi servirà innanzitutto a
preservarci da tre flagelli: l’apostasia, l’empietà e la guerra. L’apostasia di
chi non si immischia e, così facendo,
sta trascinando innumerevoli anime all’Inferno; l’empietà di chi, manovrato
dagli occulti signori di questo mondo di tenebra, promuove a livello
legislativo la più abominevole fra le perversioni; la guerra globale la cui
miccia è già da tempo accesa in Medio Oriente e che sta ormai per scoppiare.
Per intercessione del Cuore immacolato di Maria, dobbiamo chiedere al Salvatore
di porre fine, in un modo o in un altro, al mandato del Suo falso vicario; di
abbattere questo ignobile governo uscito da sporchi giochi di potere in aperta
violazione delle regole costituzionali; di fermare la guerra o, se è
inevitabile, di dare la vittoria ai Suoi eletti.
«Chi ha suscitato dall’Oriente colui che chiama la
vittoria sui suoi passi? […] Dice il Signore del suo eletto, di Ciro: “Io l’ho
preso per la destra per abbattere davanti a lui le nazioni […]. Io marcerò
davanti a te”» (Is 41, 2; 45, 1-2). È di lontane origini venete; il suo cognome
significa bambino. Gli manca soltanto
una piena adesione alla verità rivelata – altra intenzione per cui pregare con
ardore. È suo alleato uno sterminato popolo che, liberato dal giogo comunista e
aperte le porte alla fede cristiana, potrebbe cambiare il mondo con miriadi di
ardenti missionari; non vogliamo incendiare il Paradiso anche per questo scopo?
Da lassù dovranno per forza muoversi con schiere di Angeli e di Santi. C’è un
arcangelo che scaccia i diavoli non appena gli si rivolga un pensiero, una
giovane religiosa che ha promesso di passare il suo cielo a fare del bene sulla
terra, un sacerdote crocifisso che si è impegnato a far più danno da morto che
da vivo… e tanti, tanti, tanti altri che aspettano soltanto di essere chiamati.
«Non temere, perché i nostri sono più numerosi dei
loro» (2 Re 6, 16), rispose Eliseo al suo servo, angosciato alla vista
dell’esercito arameo che aveva circondato la città per catturare il profeta.
Poi egli chiese al Signore di aprirgli gli occhi al mondo invisibile, e il
giovane vide il monte pieno di carri e cavalli di fuoco che circondavano l’uomo
di Dio (cf. 2 Re 6, 15-17). Non temete, siamo molto più forti del nemico: il
Cielo sta dalla nostra parte. Reclamiamogli a gran voce il termine di questo
pontificato nullo, la caduta dell’attuale governo, la conversione e la vittoria
della Russia, la liberazione e l’evangelizzazione della Cina, nonché la grazia
della perseveranza e la protezione da tutto ciò che sta per accadere. Ma non limitiamoci
a pregare: cominciamo a dire apertamente che cosa aspettiamo dall’alto. Ci
prenderanno per matti, ma non importa: la carità prevale su tutto. Forse
qualcuno rinsavirà e si porrà con noi sulla via giusta; spesso quelli
apparentemente più lontani sono i più pronti ad accogliere la verità.
Altrimenti, che cosa preannuncia Gesù a chi si
ostina nell’errore? «Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc
13, 3.5). Certo, la resipiscenza di una cristianità degenerata è cosa ben più
difficile della conversione dei pagani: se, dopo essere stato liberato dai
demòni, l’Occidente ha riaperto loro la porta, la sua condizione è peggiore
della precedente, perché sono tornati sette volte più numerosi (cf. Lc 11,
24-26). Ma a Dio nulla è impossibile. Riprendiamo allora con nuovo vigore la Preghiera infuocata del Montfort
aggiungendovi quella (che trovate a lato Preghiere (nuovo!)) di un altro grande missionario, san
Pietro Canisio, che con la sua predicazione riprese ai protestanti ampie
regioni dell’Europa centrale. Applicandole alla situazione odierna, recitiamole
spesso, da soli o in gruppo, senza odio né livore. Basta l’esecrazione.
Beati coloro che
ascoltano la parola di Dio e la osservano (Lc 11, 28).
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