ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 6 febbraio 2016

Carta canta

La “normalizzazione” dell’omosessualità: questa volta è il turno del vescovo di Ragusa  

Un prete scrive su Facebook che gli omosessuali sono dei malati. Orrore. Il vescovo si scusa e si affretta a ricevere in curia i rappresentanti di un’associazione di pervertiti. Di quale “chiesa” è vescovo?

di Paolo Deotto
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Questa volta non dovrebbero esserci smentite, più o meno arrampicate sugli specchi, visto che la notizia, oltre che comunicata da ANSA, da Telenovaragusa e da Repubblica, è anche confermata dalla stessa curia di Ragusa.
Accade questo: un incauto parroco di Chiaramonte Gulfi (diocesi di Ragusa), incauto perché (forse) convinto che l’Italia sia un paese libero, che la Chiesa cattolica difenda ancora la Dottrina, convinto insomma di vivere in un mondo normale, ha scritto sulla sua pagina Facebook che gli omosessuali sono dei malati. Ecco il post:
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Come è noto in Italia c’è libertà di bestemmia, libertà di aborto, libertà di divorzio, libertà di sfilate vomitevoli (“gay-pride”) e mille altre libertà tra cui quelle di drogarsi, di distruggere la gioventù, di distruggersi, eccetera. Però c’è ancora qualcosa di sacro e intoccabile: l’omosessualità, perbacco! La frociodittatura è ormai un dato acquisito e indiscutibile.
L’incauto parroco, che si chiama Don Salvatore Vaccaro, e per il quale è prevedibile ben poca carriera ecclesiastica, ha suscitato le ire degli omosessuali & affini. Turbinio di borsette, nuvole di cipria e colate di rimmel per le lacrime di rabbia. Però è intervenuta con tempestività la curia di Ragusa, custode di non-si-sa-bene-cosa. Il terribile post su Facebook è stato cancellato e monsignor vescovo si è affrettato a chiedere scusa e non solo: ha anche ricevuto in curia i rappresentanti di quella Arci-gay che, se non andiamo errati, è la “storica” associazione di pervertiti, la prima che innalzò la spada fiammeggiante in difesa dei poveri perseguitati e oltraggiati omosessualucci.
E così ne vien fuori questo edificante comunicato della curia di Ragusa:
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Carta canta, come si suol dire. Per mons. Carmelo Cuttitta, vescovo di Ragusa, un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio è retrocesso a semplice “differenza sessuale”. Del resto, visto che dal centro operativo di S. Marta il peccato è in via di abolizione, monsignore non fa altro che mettersi in linea.
Visto che il peccato è in via di abolizione e che l’omosessualità è una semplice e inoffensiva “differenza sessuale”, si possono accogliere tranquillamente i rappresentanti di organizzazioni che, promuovendo l’omosessualità, contrabbandandola come una delle tante e normalissime “varianti” sessuali, sono responsabili di una micidiale opera di corruzione.
O meglio, erano responsabili. Già, perché ora la corruzione è solo quella brutta e cattiva che fa il politico o il pubblico funzionario che prendono quattrini per agire contro la legge. La corruzione delle anime non interessa più. In tutto ciò la logica è evidente: abolendo il peccato, chi se ne frega della corruzione delle menti e delle anime? Del resto, dal già citato centro operativo di S. Marta si è parlato di reati e molto molto meno di peccati.
Per rintronare ben bene i cervelli bisogna far passare il concetto della “normalità” dell’omosessualità. E si arriverà a ottimi risultati. Ormai, con le stesse tattiche, nella gran parte dei cervelli si è acquisita la “normalità” del divorzio, dell’aborto e di altri peccati.
Mons. Carmelo Cuttitta ha fatto con scrupolosa cura la sua parte sulla strada della “normalizzazione” di quelli che a noi e a tanti altri, ci perdoni monsignore, continuano a ispirare un sano ribrezzo. Perché, mi scusi, ma non ricorriamo adesso, magari, alla famosa distinzione tra “peccato” e “peccatore”. Questa distinzione è quanto mai scivolosa, perché per commettere il peccato ci vuole il peccatore e se la prima cosa che ci preoccupiamo di fare con il peccatore è coccolarlo teneramente, anziché correggerlo, generiamo sono quella confusione in cui il demonio sguazza a suo agio.
Per monsignor vescovo possiamo solo pregare. Possiamo però anche chiedergli,con tutto il rispetto, di quale chiesa sia vescovo, perché è assai difficile capire cosa c’entri con la Dottrina cattolica l’accoglienza dei rappresentanti di associazioni che corrompono le anime e le scuse perché un prete si è permesso di dire un’ovvietà, con il bel risultato di dare un formidabile “assist” alla normalizzazione di – repetita iuvant – un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio.

–  di Paolo Deotto 

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