400 soubrette firmano per le unioni civili, manca solo il Gabibbo
Dopo il mondo mediatico, anche quello dello spettacolo (i soliti noti, è stato osservato) è sceso pesantemente in campo
per cercare di convincere il “popolo bue”, prima bombardandolo con
notizie a senso unico e poi, visto i pochi risultati, chiamando a
raccolta le siliconate showgirl della televisione assieme alle milionarie meteore dell’attuale mercato musicale italiano. Giusto poco prima che scompaiano dopo aver lanciato il tormentone dell’estate.
Il dibattito è come sempre falsato. I media hanno diffuso allo sfinimento l’opinione delle 500 veline tacendo l’appello dei 500 giuristi che hanno invece firmato contro le unioni civili. Tra loro non c’è Alba Parietti e nemmeno Daria Bignardi, ma presidenti o vicepresidenti emeriti della Corte Costituzionale,
come Riccardo Chieppa, Paolo Maria Napolitano, Paolo Maddalena e
Fernando Santosuosso; docenti universitari che hanno fatto la storia
dell’Accademia in Italia, come Ferrando Mantovani, Pierangelo Catalano, Ivo Caraccioli, Carlo Emanuele Gallo; celebri costituzionalisti come Luca Antonini, Mario Esposito e Felice Ancora; magistrati della Corte di Cassazione, come Mario Cicala, Giacomo Rocchi e Giuseppe Marra; membri del Consiglio Superiore della Magistratura come Antonello Racanelli, Fabio Massimo Gallo e Francesco Mario Agnoli ecc. Tutti firmatari dell’appello promosso dal Centro Studi Livatino
contro il disegno di legge sulle unioni civili, il cui primo firmatario
non è certo Geppi Cucciari, ma il prof. Mauro Ronco, ordinario di
Diritto Penale presso l’Università degli Studi di Padova.
Oltre a loro sono intervenuti tanti altri noti intellettuali, come Rémi Brague, professore emerito di filosofia alla Sorbona di Parigi. Ma, sopratutto, diversi esponenti del mondo scientifico, citiamo su Il Fatto Quotidiano l’articolo dello psicoanalista Luciano Casolari, che ha descritto la gravità della maternità surrogata spiegando che per «le
attuali conoscenze in campo psicoanalitico e psichiatrico si tratta di
una attività ad altissimo rischio per l’insorgenza di gravi patologie
psichiatriche sia per la madre surrogata che per il bambino». Oppure l’intervento del neuropsichiatra infantile Giovanni Battista Camerini, docente di presso le Università di Padova e La Sapienza di Roma, il quale ha confutato le ricerche su cui si basa l’American Psychological Association. «La comunità scientifica», ha spiegato, «non
ha portato alcun dato certo a favore della beneficità di questa
pratica; nessun dato certo nemmeno a favore della sua dannosità. Dico
solo che non si può assolutamente affermare che la
comunità scientifica sia concorde sul fatto che i figli, nati da
adozioni omo-genitoriali, abbiano uno sviluppo assolutamente adeguato, e
che gli indicatori di benessere siano assolutamente sovrapponibili ad
altri tipi di adozione. C’è da chiedersi – e questo è il grande punto
interrogativo – quali possono essere le conseguenze di una desessualizzazione della funzione paterna:
una funzione paterna che viene esercitata indipendentemente
dall’appartenenza ad un genere definito e riconoscibile; e quali sono
gli effetti che questa desessualizzazione della funzione paterna può
avere sui processi di identificazione e sul sentimento di identità».
Ricordiamo anche l’intervento di Giovanni Corsello, presidente della Società italiana di Pediatria: «vivere in una famiglia senza la figura materna o paterna potrebbe danneggiare
il bambino. Materie delicate come la stepchild adoption sollevano forti
interrogativi. Alcuni bimbi che hanno due mamme o due papà mostrano
maggiori difficoltà di inserimento sociale e scolastico, e manifestano
nelle attività ludiche segnali di fragilità e turbamento». Una dichiarazione apparsa anche sul sito web della società medica di cui è presidente, poi cancellato in seguito alle polemiche mediatiche (perché, come sempre, ci si può esprimere a favore e mai contro!). Il metodo Barilla, è stato definito. In ogni caso il dott. Corsello ha ribadito il suo pensiero sugli organi di stampa. A sostenere la sua posizione è intervenuta anche la psicoterapeuta Maria Rita Parsi, del Comitato Onu sui diritti per l’infanzia: «Anche i due genitori gay più bravi al mondo, devono mettere in conto per loro figlio duri ostacoli. Specie nel caso di due papà la figura femminile viene del tutto a mancare».
Allo stesso modo, la dott.ssa Anna Oliverio Ferraris, psicoterapeuta e docente di Psicologia delle sviluppo all’Università La Sapienza di Roma, recentemente ha affermato: «nelle famiglie omogenitoriali esiste un problema di identificazione
del bimbo nel genitore. Alcuni studi condotti negli Usa segnalano una
certa insofferenza. I bimbi adottati da genitori gay lamentano talvolta
la quasi esclusiva presenza di amici omosessuali dei genitori in casa, e
vivono con un po’ di disagio la partecipazione che i genitori impongono loro a manifestazioni ed eventi gender». Molto interessante anche il giudizio della dott.ssa Serenella Trezza, neuropsichiatra infantile presso l’Ospedale Niguarda Ca’Granda, nonché psicopatologa dell’età evolutiva: «mi sono documentata sulla enorme mole che in letteratura esiste circa la necessità
per un bambino della presenza e della relazione con le proprie figure
genitoriali biologiche, la propria mamma e il proprio papà, e quanto sia
più felice un bambino che ha entrambi i suoi genitori, assieme. La
nostra formazione ci ha portato a conoscere il mondo interiore, psichico
dell’infanzia e non possiamo allinearci al pensiero di
chi non lo comprende. Abbiamo il dovere di dare voce al mondo
dell’infanzia, che non può difendersi da sola! Tocca a noi,
neuropsichiatri infantili e psicologi dell’età evolutiva, oltre a tutte
le nostre figure professionali che lavorano nella NPI con competenza e
dedizione. Non è il momento di tacere e di allinearsi
con una minoranza di persone che pensa di stravolgere tutta la
psichiatria infantile con un colpo di spugna, con la minaccia di
denunciare come “omofobo” tutti quelli che difendono l’infanzia. Non si
può cedere alle minacce, non si può lasciare decidere agli altri, non si
può nascondere sotto le sembianze di “uguaglianza e accoglienza” una violazione gravissima verso i minori».
Certo, lo sappiamo, tra giuristi e scienziati e il Gabibbo e Fedez, i telespettatori imbambolati sceglieranno sempre gli ultimi due. Ma, siamo convinti che il popolo italiano non è il popolo bue come invece pensano soubrette e opinion maker, e faremo di tutto per rimanere il faro d’Europa nella difesa della famiglia.
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