ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 22 febbraio 2016

Nel mirino dell’èlite

L'AFORISMA - Abbiamo dimenticato Dio: questo è il vero male; il resto è solo conseguenza - Aleksandr Solzenicyn
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 Le "unioni (in)civili"

http://www.corsiadeiservi.it/it/default.asp?page_id=1

 La tutela delle convivenze di fatto: una caricatura del matrimonio 

L’onnipotente pubblicità, relativista, nichilista, omosessualista ci fa metabolizzare tutto ed  è riuscita a impermeabilizzare il nostro spirito (in questo caso dovrei dire, più prosaicamente, il nostro stomaco) rivestendolo di quel metaforico Maalox che ci rende digeribili anche le innovazioni più assurde…

di Carla D’Agostino Ungaretti
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zzzzsmmNella confusione politica, morale, sociale, antropologica che impera in questo nostro travagliato tempo e che ci sta trascinando verso l’apostasia, solo un aspetto della realtà italiana mi sembra chiaro. Tutti si riempiono la bocca con le unioni civili invocando una legge “moderna ”, una legge “condivisa”, che riconosca i diritti di tutti, che non faccia sentire nessuno emarginato, che ottemperi alle pretese europee, che rispetti “l’amore” ovunque esso si trovi, sia tra gli uomini che tra le donne. Lo proclamano i politici di qualunque sponda, lo dicono perfino i Vescovi, lo affermano (ormai per  sfinimento) le persone comuni  che fino a qualche anno fa avrebbero riso a crepapelle all’idea, non solo della possibilità di far sposare tra loro gli omosessuali, ma addirittura di riconoscere loro dei diritti che si richiamino, più o meno alla lontana, al matrimonio; lo si vuole inculcare anche nelle menti innocenti dei nostri bambini fin dall’asilo infantile. Ma è giusto tutto ciò? Dico subito che secondo me non lo è, e soprattutto dal punto di vista cristiano, nonostante Papa Francesco, sul volo di ritorno dal Messico, abbia proclamato che, in tema di unioni civili, i cattolici devono votare secondo coscienza, frase che come al solito quando è pronunciata da lui dà origine alle più diverse interpretazioni[1].

“E’ la pubblicità, Bellezza!”, direbbe Humphrey Bogart . E’ quella onnipotente pubblicità, relativista, nichilista, omosessualista che  ci fa metabolizzare tutto propinandoci ogni giorno le storie, portate come esempi, di più o meno famosi personaggi omosessuali ansiosi di definirsi reciprocamente “mariti”, se uomini, e “mogli”, se donne, perché, ubriachi come sono di ideologia, non percepiscono più il ridicolo di simili denominazioni (almeno si autodefinissero “coniugi” …!) ed  è riuscita a impermeabilizzare il nostro spirito (in questo caso dovrei dire, più prosaicamente, il nostro stomaco) rivestendolo di quel metaforico Maalox che ci rende digeribili anche le innovazioni più assurde e contrarie alla natura. La stampa e la TV ci somministrano quasi ogni giorno le storie edificanti di belle famigliole composte da genitori dello stesso sesso che si palleggiano i loro (disgraziati) bambini concepiti nella maniera più innaturale che possa essere immaginata e, nel caso di coppie maschili, offendendo il corpo di quelle donne che, malgrado la tanto osannata parità di genere, essi hanno dimostrato con i fatti di disprezzare, come se non avessero avuto anch’essi una madre. Forse costoro compiangono anche le loro genitrici per non aver avuto, ai loro tempi, l’opportunità di aiutare, offrendo il loro utero, tanti  poveri uomini smaniosi di diventare padri facendo a meno di una donna?[2]
Sono rimasti solo i cattolici (e neppure tutti ) a difendere la legge naturale. Mi capita spesso di discutere di questi problemi con amici e parenti, tutte persone cui voglio bene, ma tutti cattolici “adulti”, e ogni volta mi accorgo che il demonio non perde occasione per insinuarsi nelle nostre discussioni mettendo sempre loro in bocca la solita proposta, trita e ritrita, della“soluzione condivisa”.  Secondo me, cattolica “bambina”, parruccona e dura e pura, una soluzione di questo problema che possa dirsi veramente “condivisa” da cattolici e laici non si potrà trovare mai, perché per i cattolici sarebbe uno scivolamento verso l’accettazione del male minore, scelta condannata a chiarissime lettere da S. Giovanni Paolo II. Ma, chiedo scusa, dimenticavo che anche le encicliche di questo grande Papa stanno passando di moda …
L’omosessualità è un ostacolo insormontabile al riconoscimento di diritti che si richiamano al matrimonio e, tanto meno, al matrimonio stesso  per ragioni fisiche, anatomiche, fisiologiche, psicologiche, giuridiche; in una parola, semplicemente  umane, perché strettamente attinenti sia alla natura oggettiva dell’uomo, che a quello che egli è stato capace di costruire, con l’esperienza giuridica, in millenni di civiltà.  Potrebbe un tetraplegico pretendere di dedicarsi alla danza classica o all’alpinismo? Potrebbe un cieco dalla nascita pretendere di conseguire la patente di guida? Tempo fa ebbi occasione di sostenere queste mie convinzioni  in un salotto e fui accusata (affettuosamente) addirittura di “razzismo”.  Anche i migliori cervelli (si fa per dire …) dei nostri parlamentari che si professano cattolici si sono lasciati affascinare da quella disastrosa ideologia che  pretende di tutelare i “diritti”[3], cioè (in realtà) i desideri e le inclinazioni. Ma i desideri  e le inclinazioni possono comprendere anche le pulsioni umane più deteriori, come l’incesto, la pedofilia, la necrofilia, la zoofilia, delle quali purtroppo tutti gli esseri umani possono cadere vittime se, a causa di queste nefande perversioni, non sono capaci di attivare  i freni inibitori dominati dalla razionalità.  E infatti in alcuni paesi europei più “all’avanguardia”, come l’Olanda, alcune  correnti di pensiero vorrebbero legittimare (per ora) la stessa pedofilia. Vorrei ricordare a quei parlamentari una icastica frase di S. Paolo: “ Molti … si comportano da nemici della croce di Cristo; la perdizione però sarà la loro fine, perché essi che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra” (Fil 3, 18 – 19).
Si vuole far credere che  la realizzazione di questi cosiddetti  “diritti umani” siano l’apice del trionfo dell’uomo. Perfino chi è stanco della vita e vuole porvi fine, senza avere la forza fisica per suicidarsi, pretende oggi di avere il “diritto” di essere aiutato a morire dai medici, ai quali invece si vorrebbe negare lo speculare diritto all’obiezione di coscienza sia per l’eutanasia che per l’aborto, in quanto il “diritto” del malato a morire o della donna ad abortire sarebbe “poziore” (come dicevano gli antichi giuristi) rispetto al diritto della classe medica ad agire conformemente al giuramento di Ippocrate e alla loro coscienza[4]. Se penso che circa 40 anni fa il diritto all’obiezione di coscienza fu il cavallo di battaglia delle rivendicazioni politiche  del Partito Radicale – che invece ora ha cambiato idea con una improntitudine degna del massimo disprezzo – devo dire che mi cascano le braccia e sono indotta a dubitare seriamente dell’onestà intellettuale dei suoi rappresentanti, constatando quanto può essere traditrice la politica quando ha per fine, non il bene comune, ma il conseguimento e il mantenimento del potere e l’attuazione di principi ideologici a senso unico.
Questo XXI secolo ci ha portato l’assolutizzazione, con la conseguente “giuridicizzazione”, cui prima o poi seguirà l’“istituzionalizzazione”, del “desiderio”. Se la legge consente determinati comportamenti (aborto, eutanasia, inseminazione artificiale, uteri in affitto) perché fanno comodo e non sanziona chi li  mette in pratica, vuol dire che quei comportamenti  sono accettabili ed eticamente legittimi.  Il  significato simbolico di questa ideologia è enorme, perché dà all’uomo l’illusione dell’onnipotenza: nulla di ciò che l’uomo desidera è irrealizzabile! E se tecnicamente non lo è ancora (come far partorire gli uomini o colonizzare pianeti distanti migliaia di anni – luce) con i progressi continui della scienza lo sarà in futuro. Sarà il trionfo del demonio  (“Diventereste come Dio!” Gn 3, 5) che, diffondendo sempre più la teoria  del “gender”, finirà per distruggere prima la famiglia, poi lo Stato e infine gli esseri umani stessi.
Già, la prima ad essere distrutta sarà la famiglia perché anche il semplice e tanto invocato riconoscimento dei cosiddetti diritti delle coppie di fatto eterosessuali rappresenta un primo dei colpi di piccone che la distruggerà. Esso è contrario non solo alla tradizione sociale e giuridica italiana, ma anche al buon senso spicciolo, perché si tratta di una contraddizione del pensiero logico.  Da una parte esiste il Matrimonio, istituto antichissimo e considerato da sempre il pilastro su cui si regge la civiltà planetaria, origine della famiglia e generatore di futuri cittadini della nazione – motivo per il quale in passato non era neppure considerato necessario precisare che esso poteva avvenire solo tra un uomo e una donna – e, per questa sua altissima funzione, è stato sempre tutelato da tutti gli ordinamenti giuridici del mondo. Dall’altra, esiste ed è sempre esistita la convivenza scelta, in passato, da coloro che rifiutavano i vincoli morali e giuridici imposti dal matrimonio. Si trattava perciò di un’opzione umana ed esistenziale di libertà che nei secoli passati riscuoteva, con una certa ipocrisia, la riprovazione sociale, tranne che per i personaggi altolocati, o comunque potenti, che potevano tranquillamente vivere come volevano senza essere emarginati socialmente o criticati.  Esempi nella storia e nella cronaca ne conosciamo molti, soprattutto negli ambienti intellettuali, artistici e dello spettacolo.  Ora, con il mutato clima sociale scaturito dalla rivoluzione sessantottina che, con il suo metaforico Maalox gastrico di cui parlavo poc’anzi, è riuscita in pochi anni a farci digerire la libertà sessuale di cui non si scandalizza più nessuno, questa scelta non fa più impressione neppure alle persone comuni e a mio giudizio meriterebbe anche rispetto, se solo  fosse affrontata con coerenza e consequenzialità, vale a dire mantenendo alla convivenza il carattere primitivo di scioglimento da qualunque legame giuridico, facendo quindi a meno sia dei doveri che dei diritti che invece oggi la senatrice Cirinnà vuole elargire a piene mani  scimmiottando il Matrimonio.
Ho usato volutamente il modo condizionale perché mi sembra che siano proprio quei due requisiti che oggi mancano  completamente e sembra che nessuno se ne accorga, o meglio tutti se ne accorgono ma ciò che prevale è l’affermazione del proprio IO, del proprio egoismo, del proprio tornaconto, qui e ora, contrabbandata invece come buonismo, solidarietà, fratellanza. Ricordo bene, all’epoca del referendum sul divorzio, la piagnucolosa e vittimistica invocazione dei divorzisti: “Non negare il divorzio a chi ne ha bisogno!”, come se sostenere l’indissolubilità del Matrimonio, anche civile (cosa di cui io sono profondamente convinta) fosse indice di crudeltà. E’ la stessa tecnica vittimistica e, a quanto pare, vincente escogitata decenni dopo dai movimenti “gay friendly” per creare nel pubblico sensi di colpa e attirare simpatia. Parificare i “civiluniti” ai veri coniugi attraverso il gentile eufemismo della “specifica formazione sociale” è una deformazione del diritto che umilia il matrimonio e, facendo di esso una caricatura, contraddice la dignità umana, come la contraddiceva in passato la schiavitù e oggi, si asserisce, anche la pena di morte.  Se i “civiluniti” sono per legge uguali ai coniugi, perché dovrebbero preferire la convivenza tutelata al matrimonio? Perché non dovrebbero sposarsi se sono liberi da legami e possono anche usufruire del divorzio? Perché oggi si vola basso e ci si accontenta dei surrogati, attribuendo loro lo stesso valore simbolico dell’archetipo, mentre la vera famiglia spaventa la maggioranza.
Se poi parliamo dei “civiluniti” omosessuali, la caricatura diventa ancora più deformante perché conduce direttamente a pretendere la genitorialità esclusa dalla natura. Una coppia omosessuale non ha nessun titolo per pretendere di allevare figli perché, anche volendo ragionare in termini puramente laici, non esistono nella storia i precedenti antropologici che ci rassicurino sugli esiti di questo tipo di esperimento. “Se non iniziamo a sperimentarlo non lo sapremo mai” mi obiettò un amico cattolico “adulto”. “Certo”, risposi io “cominciamo allora a sperimentarlo usando come cavie i bambini innocenti! Tanto per i bambini è impossibile dire la loro perché sono i più deboli e non hanno voce”. “Ma è l’amore quello che conta!”  Ecco la frase fatta, lo slogan ipocrita che riscuote sempre un grande successo e che ha il potere di farmi indispettire (quando mi succede ne chiedo sempre perdono a Dio). Quando mai il diritto ha rappresentato una garanzia per la sopravvivenza dell’amore? La finalità del diritto non è quella di costituire una polizza assicurativa sull’amore eterno, ma di regolare la pacifica convivenza della comunità umana rispettando le leggi di natura. Infatti assistiamo ogni giorno al fallimento dell’amore costruito su basi puramente egoistiche e non sulla Verità: violenze e omicidi in famiglia, famiglie sfasciate, genitori incapaci di essere di esempio e di guida per i figli, adolescenti affascinati dallo sballo … tutti eventi tragici per i quali la legge non ha mai costituito un deterrente.
Naturalmente una famosa e influente scrittrice come Dacia Maraini, candidata al premio Nobel, non è d’accordo con me. Anzi sottolinea con forza che la famiglia naturale che abbiamo sempre conosciuto è antiquata, perché superata dall’apertura agli studi e alle professioni che hanno modificato i ruoli e inoltre, essendo un prodotto storico, come tale si trasforma. Nella famiglia “naturale”, sostiene la scrittrice, l’incesto era una pratica comune e l’accoppiamento di padri  con figlie, di madri con figli e di fratelli con sorelle era naturale alla maniera degli animali, perciò è bene che la famiglia si trasformi, si modifichi, si allarghi per farne un prodotto adatto alle conquiste di ogni generazione, come si modificò quando, togliendole la sua “naturalità”, fu creato il tabù dell’incesto[5]. Ma non crede l’illustre scrittrice che l’ideologia moderna  faccia di tutto per farci ricadere nell’arcaico scenario che ella ha appena evocato?
A questo punto a me sembra evidente l’impossibilità, sul fronte dei gravi problemi che riguardano la famiglia, di creare un fronte comune, una “soluzione condivisa”, tra chi ha una visione del mondo e della vita umana totalmente cristiana e chi non ce l’ha. Questo non significa voler innalzare dei muri, come ha detto Papa Francesco ai giornalisti sul volo di ritorno dal Messico, ma prendere atto e coscienza del fatto che “i cristiani vivono nel mondo, ma non appartengono ad esso”, come scrisse l’ignoto autore dell’antica “Lettera a Diogneto”. Non saprei dire quali possano essere le conseguenze pratiche di questa mia profonda convinzione, ma io temo di non vivere abbastanza per vedere i cattolici, che stanno affondando in un mare tempestoso, ritrovare la forza di dare quell’energico colpo di tallone che li faccia tornare in superficie e respirare a pieni polmoni la vera aria del Vangelo; allora l’umanità avrà bisogno di veri testimoni ed io ora non posso fare altro che pregare  lo Spirito Santo perché ce ne mandi a milioni.
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[1] Cfr. IL CORRIERE DELLA SERA, 19.2.2016, pag. 2.
[2] In merito a queste edificanti storielle, cfr. , per esempio, IL CORRIERE DELLA SERA, 16.2.2016, pag.11.
[3] Il Ministro della Salute Lorenzin ha detto “SI ai diritti di tutti”. AVVENIRE 24.1.2016.
[4] “Basta con Ippocrate”! mi sono sentita obiettare “Sono passati 2500 anni. Il mondo è andato avanti!”
[5] Cfr. IL CORRIERE DELLA SERA, 9.2.2016, pag. 41


Aborto, Costituzione, Scienza e Morale: obiettori di coscienza nel mirino dell’èlite


Beautiful Photo of Noah Miscarried at 12 Weeks-A cura di Floriana Castro-
LA VIOLAZIONE DELLA COSTITUZIONE E DEL BUON SENSO In questi caldi giorni per la politica, mentre si assiste attoniti al dibattito degli uteri in affitto del DDL Cirinnà e della generosità di donne indigenti costrette a vendere -sotto pagamento di alcune centinaia di euro- i loro neonati tipo fossero un un rene, e mentre tutti i media sono presi nell’appoggiare i disegni dell’èlite presentando queste come famiglie virtuose si guardano bene nell’informare il pubblico che gli amici della “libertà” e della democrazia con queste due leggi vanno a violare la nostra Costituzione, quella che il compagno Roberto Benigni ha definito ‘la più bella del mondo‘. Parliamo della legge 40, la legge che regolamenta le unioni civili anche per gli omosessuali ( senza nemmeno dare la possibilità a sindaci e funzionari comunali di avvalersi all’obiezione di coscienza art.9) e la fecondazione assistita che nel nostro Paese vieta la maternità surrogata in Italia all’art. 12, ma come dimostra il caso della coppia milanese che è andata ad acquistare un bambino da una poveraccia in Ucraina possiamo constatare che ancora una volta un giudice è andato per la sua strada infischiandose della Costituzione e della legge 40. Infatti per il nostro ordinamento le uniche forme di genitorialità ammesse sono quella naturale o quella per adozione.Tra le motivazioni della sentenza troviamo che  “maternità surrogata” è “terapia dell’infertilità” che tutela il “diritto alla salute” (???!!!) Nonostante ciò c’è ancora qualcuno che si incaponisce nell’affermare che la legge 40 è rimasta intatta e lo rimarrebbe anche nel caso che il DDL Cirinnà passasse.(clicca qui)
Ma non solo: c’è un altro dibattito che attende pazientemente la sua luce mediatica per toccare l’apice della sua assurdità, stiamo parlando del DDL Scalfarotto contro “l’omofobia”e delle presunte persecuzioni ai danni degli omosessuali (??). Si tenga presente che la proposta di legge non aggiunge nulla al rispetto che deve comunque essere portato agli omosessuali in quanto persone; rispetto che è già garantito all’articolo 3 della Costituzione Italiana – che recita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” . La proposta di legge vieta di parlare di famiglia come unico luogo di crescita equilibrata dell’uomo e di suo primo sviluppo sociale, per non discriminare gay e trans, pena per i riterrà la famiglia vera come unica forma di famiglia? 6 anni di carcere! (clicca qui) Anche in questo caso gli amici della libertà e della democrazia vanno a violare un altro pilastro e uno dei più qualificati diritti della nostra Costituzione: l’art.21, che recita: “ Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
infermiere_pro_vitaVi sembra tutto? In realtà non lo è. Mentre tutti i media mainstream sono coivolti in quest’ appassionante lotta in favore della “libertà” in questo articolo vorremmo portare alla luce la violazione di un altro punto cardine della Costituzione Italiana, l’art. 9che prevede l’obiezione di coscienza. Agli amici della tolleranza, della libertà di pensiero e del volemose bene non basta mica costringere milioni di retti contribuenti schierati contro l’aborto al finanziamento dell’olocausto legalizzato, oggi sono gli obiettori di coscienza ossia, medici, infermieri e personale ospedaliero che si rifiutano di praticare aborti, ad essere nel mirino.
Sdoganato quasi completamente il disgusto da parte della grande massa nei confronti dell’aborto (massa che ne ignora la sua tragicità) l’ultima battaglia dei nemici della vita consiste nella persecuzione degli obiettori di coscienza andando apertamente contro la costituzionalità del diritto di chi difende la vita; quelli che più di chiunque altro sanno cos’è veramente l’aborto; quelli che hanno studiato per salvare le vite umane e non per sopprimerle. (clicca qui)
LA SPENDING REVIEW NON TOCCA L’ABORTO
La tanto necessaria Spending Reviewha costretto a tagli per altri 3-5 miliardi alla sanità.(clicca qui) Gli enti e le aziende del servizio sanitario nazionale dovranno ridurre la loro spesa di beni e servizi nel settore sanitario; ciò significa meno soldi da destinare ai dispositivi medici (macchinari) e ai farmaci, presenti negli ospedali; Meno visite specialistiche per tutti: saranno ridotte, infatti le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale; saranno ridotti anche i ricoveri di riabilitazione ospedaliera a carico del SSN; Per i medici che adotteranno un comportamento prescrittivo troppo generoso, ossia che prescriveranno analisi e visite specialistiche in misura troppo elevata; è prevista una multa sullo stipendio e, in seguito, anche una revisione dei limiti annui della remunerazione. Tommaso, un ragazzo sardo, -come tanti altri cittadini gravemente ammalati- si trova attualmente ricoverato a Roma per una grave malattia ai polmoni. Dovrà recarsi in Germania per fare l’operazione. Ovviamente lo Stato non gli pagherà nulla, salvo un piccolo contributo per le spese di spostamento. Ma se un individuo vuole sottoporsi ad un intervento chirurgico per cambiare sesso grazie alla legge 164 del 1982, lo stato si fa carico di tutte le spese per l’intervento (circa 20.000 euro).(clicca qui) Inoltre se se vorrà poi farlo all’estero, lo Stato rimborsa tutte le spese. Niente spending review per cambiare sesso. Allo stesso modo le forbici della spending review non hanno sfiorato nemmeno la spesa ingente che lo Stato -con i soldi dei contribuenti- versa per finanziare l’aborto. Un articolo del profMario Palmaro fa il punto della situazione.Ogni aborto ha un costo che oscilla fra i 1.479 e i 1.814 euro. Nel 2010 effettuati oltre 115mila interruzioni, per una spesa complessiva di oltre 170 milioni di euro. Cifra completamente a carico dei contribuenti. Non esistono crisi economiche per finanziare l’aborto, ma le ecografie del feto nel ventre della madre non sono gratis(spending review)
GLI OBIETTORI DI COSCIENZA L’ ULTIMO NEMICO.
obiezioneDell’articolo nº 9 sono stati in maggioranza gli idealisti e filosofi di sinistra ad usufruirne.Credo che non occorrano molte fonti per poter affermare francamente se ne siano serviti soprattutto uomini di sinistra per farsi esonerare dal servizio militare, la motivazione?IL DIRITTO di non dover andare in guerra e uccidere degli innocenti (!!!) Guai quindi ad intaccare questo precetto di democrazia quando si parla del loro personalissimo concetto di “coscienza”, ma se questi concetti sono in contrasto con i loro, allora si da il via ad una campagna liberticida degna di un regime totalitario.
A medici ed infermieri che siano contrari a collaborare a quello che ritengono un omicidio, si escludono dalla possibilità di far parte dei consultori, le strutture pubbliche in cui la gestante può rivolgersi per un consiglio prima di interrompere la gravidanza.«Secondo lo spirito della legge, la gestante deve incontrare sulla sua strada solo personale abortista»: il rischio è che personale contrario consigli alla donna di portare a termine la gravidanza, le spieghi cosa l’aborto è veramente, oppure, solo, la inviti a partorire il figlio, invece che ucciderlo, senza riconoscerlo, come è possibile fare secondo la legge italiana. Un figlio non voluto può infatti venir non riconosciuto dalla madre ed essere successivamente adottato da una mamma sterile o comunque desiderosa di una nuova creatura. La possibilità dell’obiezione di coscienza ha provocato e provoca tuttora le ire funeste dei giacobini: per fare uInfine, la nº 194, che è nell’attuazione pratica ancora peggiore che nella sua ipocrita formulazione, rifiuta in teoria ogni criterio eugenetico; in realtà, il Prof. Claudio Giorlandino, celebre ginecologo, racconta di aver visto «coppie scegliere l’aborto solo perché il feto aveva sei dita ai piedi (operabilissime, com’è ovvio)», e addirittura procedere in questo modo con «aborti a ripetizione» . I verdi Paolo Cento e Franco Corleone, tempo fa depositarono un disegno di legge che impedirebbe a ginecologi obiettori l’assunzione dell’incarico di responsabile di reparto; Paolo Flores D’Arcais, direttore di Micromega e leader arrabbiato dei girotondini, propone sul numero 4 dell’anno 2000 di impedire l’assunzione negli ospedali pubblici di ginecologi che abbiano riserve a praticare l’aborto. Sulla “testardaggine” degli obiettori di coscienza Repubblica ci fa sopra dei minacciosi reportage in cui denunciano “il calvario” che sono costrette a subire tante donne, costrette a spostarsi da una regione all’altra perchè il personale medico pullula di obiettori di coscienza. Si farà poi in modo che il vero protagonista di questo evento funesto non sia il bimbo o il personale medico che più di tutti conosce la terribile realtà dell’aborto, ma la madre. (clicca qui)
8Carlo Flamigni scrive sul l’Espresso: ”La legge 194 va cambiata, certo. Per esempio va abolita l’obiezione di coscienza che, nei fatti, impedisce alle donne di avvalersi di un diritto garantito loro dalla legge e, per di più, costituisce un rischio per la loro stessa salute. I reparti di ginecologia inizino almeno a non assumere più obiettori. E si rimetta al centro la donna. Su questo punto si è pronunciata anche la Corte costituzionale che ha ritenuto che l’interesse della salute della madre debba prevalere su quello della salute del feto, poiché lei è già persona lui è solo persona potenziale. Un diritto, dunque, che riguarda la salute e che non può essere misconosciuto o disatteso.” (clicca qui)
Peccato che la sentenza della corte costituzionale si riferisse al caso in cui la vita della madre fosse in pericolo a causa di una gravidanza rischiosa per la sua salute (ma come sappiamo, da molti decenni è difficile che la madre si trovi in pericolo di vita per una gravidanza). La sentenza non si riferiva certo agli obiettori colpevoli di costringere alcune donne a spostarsi una cinquantina di chilometri dal loro luogo di residenza. In realtà nemmeno anche questo spostamento pare molto desueto: nella provincia dove vivo io (come in tutte le province), per esempio, i ginecologi sono obiettori, ma la sanità italiana -che nel caso dell’aborto funziona più di qualsiasi altra cosa…- provvede ad inviare settimanalmente ginecologi abortisti direttamente dal capoluogo di provincia. Ma comunque Repubblica garantisce che sono in moto una “rete di legali” per contrastare questa bestia nera che si rifiuta di commettere un crimine, con titoli del tipo “BASTA OBIEZIONE”:
aborto a pezzi
“Attualmente i medici non obiettori applicano con preoccupazione la legge 194 – spiega la presidenteSilvana Agatone – non solo perché le strutture non forniscono i mezzi ed il personale necessario, ma anche perché si opera tra mille difficoltà anche burocratiche e organizzative. A tutela delle scelte degli operatori, sarà presentata una rete di avvocati presenti su tutto il territorio nazionale, pronti a seguire l’iter di eventuali denunce nei confronti dei ginecologi e del personale non obiettore e a salvaguardia delle donne cui non siano riconosciuti i propri diritti riproduttivi”. (clicca qui) Questo servirà a concretizzare alcune richieste che riteniamo urgenti – sottolinea ancora Agatone – dalla formazione dei giovani, che nelle scuole di specializzazione non viene fatta, all’introduzione nei turnover dei medici non obiettori, all’aumento della prevenzione attraverso la contraccezione d’emergenza all’uso in tutta Italia della Ru486” , si riferisce alla pillola abortiva i cui rischi sono rimangono altissimi anche per le gestanti!
Il problema, come ha spiegato recentemente la dottoressa Elisabetta Canitano, ginecologa e responsabile DS per la «sanità» a Roma, che pratica dall’inizio della sua carriera l’aborto con «spirito militante», quasi fosse una missione umanitaria, è che ben il 67,4% dei ginecologi italiani, cioè di coloro che sanno benissimo cosa l’aborto è veramente, si rifiutano di praticarlo 21: «I tre colleghi che cominciarono con me hanno smesso».
url-4Una tale Chiara Lalli va addirittura oltre, sul sitointernazionale.it (già il nome del sito la dice lunga sul suo ideale di civiltà …) afferma: “Se decidi di fare il ginecologo e di esercitare nel pubblico, e se l’interruzione volontaria di gravidanza è uno dei servizi che la legge garantisce, non sarebbe meglio scegliere un altro lavoro se la tua coscienza è contraria all’aborto”?
Io credo che non occorrano particolari investigazioni per capire che se un/una giovane decide di diventare medico la sue motivazioni risiederanno nell’amore per la vita e nel desiderio di salvare vite umane, non sopprimerle! Provate a chiedere a qualche aspirante medico perchè ha deciso di intraprendere quella professione; Provate a vedere se qualcuno vi risponderà: “voglio diventare medico per eliminare i parassiti impertinenti dalla pancia delle donne”
Il Codice Internazionale della Morale Medica afferma«Un medico deve tenere presente l’importanza di preservare la vita umana dal momento del concepimento fino alla morte» . Ed è la stessa ragione per cui la Dichiarazione di Ginevra impone ai medici il seguente giuramento: «Manterrò il massimo rispetto per la vita umana fin dal momento del concepimento; e anche se sottoposto a minaccia, non userò mai le mie conoscenze mediche contro le leggi dell’umanità». Nel 1970, l’Associazione Medica Mondiale ha confermato la validità della Dichiarazione di Ginevra. Che differenza fà se la vita inizia al concepimento? La differenza è la seguente: se la vita umana inizia al concepimento, l’aborto è un omicidio. Negare questo fatto è scientificamente e moralmente impossibile. (asserzioni reperibili in. L. B. Shettles in Abortion: Opposing Viewpoints «Aborto: punti di vista opposti», Greenhaven Press, New York 1986, pag. 16;  Cfr. T. W. Hilgers-D. J. Horan, op. cit., pag. 16; World Medical Association Bulletin, aprile 1949 vol. I, pag. 22; e gennaio 1950 vol. II, pag. 5).
DUE POSIZIONI CHE NON SI INCONTERANNO MAI
Ancora una volta, ricordiamo che l’aborto non è una questione di politica o religiosa, ma una questione scientifica e di buon senso. Gli scienziati di ogni credo religioso, atei o agnostici, asseriscono tutti indistintamente che la vita inizia al concepimento.
Tutti gli scienziati e biologi sono concordi sul fatto che NON c’è un momento o un intervallo di tempo tra il concepimento e la nascita in cui il non nato non sia un essere umano.
Un principio su cui anche molti medici dell’antichità si sono appoggiati. Il famoso medico greco Ippocrate (IV secolo a.C.) afferma che dare a una donna un pessario abortivo sarebbe come somministrarle un farmaco mortale, e visto che in questo secondo caso il rifiuto del medico è d’obbligo – la medicina deve essere difatti utilizzata per guarire e non per uccidere – allora anche in caso di aborto il medico deve astenersi. Ma le diverse posizioni di abortisti e i pro-vita non potranno mai incontrarsi per il semplice fatto che gli anti-abortisti poggino le loro convinzioni su basi scientifiche-biologiche-morali (non sempre religiose), mentre gli abortisti, al contario basano il loro punto di vista esclusivamente sul loro modo filosofico di vivere la vita; un modo di vivere incentrato sulla libertà, ma senza la verità.3
La filosofia propalata come verità scientifica. si fa politica e diviene credo di massa: ognuno è dio di se stesso; ognuno può decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato.
La filosofia comprende un mare di teorie contraddittorie tra loro, a volte i filosofi hanno anche assunto posizioni demenziali e bizzarre.  Secondo il pensiero di Pitagora l’embrione doveva considerarsi pienamente formato verso i 40 giorni dopo il concepimento.
Diogene di Sinope (413-323 a.C.) -cui si narra che vivesse in una botte e si cibasse di erbe e rifiuti, come un vero e proprio “barbone”- affermava con certezza che il maschio era completamente formato a 4 mesi e la femmina a 5. Per Aristotele, fin dall’inizio il concepito aveva 3 anime che entravano in funzione a intervalli successivi. Gli stoici non solo approvavano l’aborto, ma lo raccomandavano così come raccomandavano anche la pratica del suicidio e dell’onanismo (Crisippo in De Repubblica loda Diogene perchè si masturbava in pubblico). Follie, stravaganze? Ma state scherzando? Stiamo parlando di filosofi!
Della motivazione filosofica della legge 194 ne ha dovuto prendere anche il governo del 78 che l’ha approvata, seppur riconoscendo la natura esclusivamente concezione ideologica della legge, per tale ragione ha stabilito che chiunque non la condivida possa avvalersi dell’obiezione di coscienza una posizione tutelata e regolata dalla stessa legge, per cui pienamente legittima ed è per questo che deve rimanere tale senza le ingerenze di fratelli e compagni.
Chiara Lalli -“filosofa”, saggista giornalista- è, fra le altre cose, autrice del libro “Buoni Genitori” -un’avvincente e sdolcinata documentazione sulla virtuosità delle coppie omosessuali con a seguito bambini- e “La Verità Vi Prego Sull’Aborto”. La Lalli e’ stata persino docente di Logica e Filosofia della Scienza presso l’Università La Sapienza di Roma. Viene da chiedersi: lo scandalo risiede nell’essere obiettori di coscienza- una libertà che sancisce la Costituzione italiana- o piuttosto nel fatto che personaggi così ideologicamente schierati in favore dell’èlitarismo mondialista siano dietro le cattedre delle nostre università, dove si formano le coscienze dei futuri adulti di domani?
Il libro della Lalli -tra una retorica e l’altra- si appoggia anche sulla solita scusa dello stupro e della violenza sessuale per legittimare l’aborto, ma è facilmente dimostrabile che il 95% delle donne che abortiscono non lo fanno per quei motivi. Ovviamente il libro non poggia su alcun fondamento scientifico né morale ma sempre e solo su una certa ideologia che rivendica il diritto al sesso come, quando e con chiunque vuoi. Ci sono pure le mielose storie di Bianca e Francesca, due donne “oppresse” da una società troglodita, moralista e oppressiva che le costringe a lunghe attese in luoghi squallidi posti prima di poter finalmente di sopprimere le loro creature.
NIENTE RISCHI PER CHI COMMETTE L’ABORTO? E’ VERO IL CONTRARIO!
ABORTOLa Lalli parla dell’aborto come se fosse un intervento meno rischioso dell’estrazione di un dente, l’unico intralcio alla felicità e alla liberà della donna sarebbero questi squallidi bigotti reazionari che fanno opposizione. Secondo la Lalli i danni causati dall’aborto sarebbero una leggenda metropolitana. Leggenda metropolitana? Siamo prorprio sicuri? L’associazione americana “Life Dynamics” ha stilato un elenco – visibile nel suo sito internet (www.lifedynamics.com) – di 348 donne morte dopo aver fatto ricorso a cosiddetti “aborti legali sicuri”, indicando per ciascuna di loro la clinica che ha praticato l’aborto e le circostanze che ne hanno determinato il decesso. Agli operatori delle cliniche per aborti come la Planned Parenthood – scrivono gli autori – piace far credere che la sentenza del giudice Blackmun abbia reso l’aborto sicuro e legale, ma la verità è che l’averlo reso legale non lo ha fatto diventare anche sicuro: le procedure di aborto mettono a repentaglio la salute della madre, l’“aborto legale sicuro” ha ucciso ognuna delle donne presenti nell’elenco.(clicca qui)
Molte donne, possono compromettere o perdere del tutto e definitivamente le loro facoltà riproduttive, restando sterili a vita. Anche usando le migliori tecniche chirurgiche, nella fase dell’aspirazione o del raschiamento, quando la plastica e il metallo degli strumenti vengono messi a contatto con i tessuti delicati dell’utero, può derivarne una lesione degli organi interni. I rischi che gli abortisti negano, mentendo spudoratamente possono essere:emorragia, infezione, lesione del collo uterino, perforazione dell’utero, perforazione dell’intestino, rischi concreti di successivi aborti spontanei, sterilità. Senza contare i danni psicologici e le sindromi post-abortive: insonnia, ansia, depressione, perdita di autostima(50 cose da sapere prima di abortire)
6TESTIMONIANZA DI CHI SA COS’E’ L’ABORTO
Gli abortisti sanno di non aver vinto nonostante tutto. In Italia la maggior parte dei medici e del personale ospedaliero sono contrari all’aborto, anche quelli che sono nati dopo la sua legalizzazione nel 1978. Se la gente comune avesse modo di vedere come viene eseguito un aborto credo che avremmo una riduzione di almeno il 70%”.
Sono parole di Maria Grazia, oggi infermiera presso uno degli ospedali più famosi della capitale. Maria Grazia ha inviato una lunga e commovente email alla nostra redazione, parlando della sua esperienza personale e professionale sull’aborto, ne pubblichiamo un breve stralcio: “ desidero che la mia identità rimanga anonima, non lo faccio per vigliaccheria, ma data la scabrosità di alcuni eventi che riguardano il mio passato e le mie posizioni non in linea con quelle della classe dirigente desidero la pace per me e la mia famiglia. Nessuno potrebbe dirmi di essere contraria all’aborto perchè sono una persona facilmente impressionabile. Nella mia esperienza ho visto arrivare in ospedale di tutto: persone vittime di incidenti stradali, prive di gambe, e a volte persino della faccia; ho assistito a trapiant; ho curato pazienti con piaghe e pustule puzzolenti. Se dico che l’aborto è un massacro di cui anche la donna porterà cicatrici indelebili non lo faccio per sentimentalismo, né per l’appartenenza a qualche schieramento politico o ideologico, si deve semplicemente ammettere la verità senza inutili scuse. Nessuno può dirmi di essere anti-femminista, io sono una donna e tutto ciò che posso dire è che la donna per natura durante la gravidanza porta in grembo la creatura, è follia ridisegnare quest’aspetto della donna, ma non voglio perdermi nel dibattito politico, vorrei semplicemente esporre la mia esperienza. Durante tutto il periodo universitario mi ero completamente abbandonata alla vita di mondo, trascurando completamente i valori e il rispetto che dovevo non solo al mio corpo, ma anche agli altri. Non fui indirizzata alla religione, soprattutto perchè i miei genitori si separarono quando io e mia sorella avevamo 4 e 6 anni. Posso dire che mia madre e mio padre non mi insegnarono cosa’era giusto e cos’era sbagliato. I miei maestri di vita furono soprattutto i miei professori e i miei compagni universitari, aiutati ovviamente da una buona base di retorica televisiva e dalla cultura da magazine rosa che avevo alle spalle. Non si nasce con degli ideali, la mente tenderà a credere qualsiasi cosa gli venga insegnato. Ma l’esperienza dell’aborto è un’esperienza che ho vissuto, so di cosa si tratta, non c’entra né la politica né la filosofia. Come la maggior parte delle studentesse anch’io credevo che l’aborto fosse una sorta di conquista femminile, ma nessuno dei miei maestri mi spiegò mai su quale base scientifica o morale si basasse questo dogma, né tantomeno mi venina in mente di chiederglielo. Dopo essermi laureata in scienze infermieristiche, mi ritrovai in grande difficoltà, nonostante il mio impegno e vari concorsi non riuscivo ad essere assunta, non volevo ritornare nella provincetta specie dopo aver iniziato una relazione con un medico molto più grande di me e ovviamente sposato. Quando rimasi incinta di lui, entrambi pensammo che la miglior cosa da fare fosse abortire, ma dopo avergli detto di essere incinta cominciò ad evitarmi e a non rispondere più alle mie chiamate. Non che fossimo innamorati: ci usavamo a vicenda, ma il fatto che mi avesse allontanata mi faceva una gran rabbia. Così accettai di parlare della mia situazione con una cartomante su consiglio di una mia amica. Non che credessi nella lettura di carte o nella magia, ma in quel momento avevo solo voglia di sentirmi dire: “il tuo affascinante dottore tornerà da te ed io ti aiuterò affinchè ciò accada”, infatti fu questo ciò che mi disse. Avevo già cominciato le procedure mediche per eseguire l’aborto, e per pudore evitai di dirle che mi trovavo in stato gravidanza, la signora questo lo ignorava nonostante i “poteri sovannaturali” (lol). Ero sola e senza lavoro alchè la signora mi chiese se me la sentissi di lavorare come infermiera presso un seminterrato fuori Roma dove si praticavano aborti clandestini, mi diede il numero di questo medico (…), io accettai senza esitazione. Non so in quale modo fosse legato alla cartomante, ma mi presentai all’appuntamento. Il medico -apparentemente gentile anche se un po arrogante- mi spiegò cosa dovevo fare, quante ore a settimana sarei stata impegnata e quanto dovevo essere pagata per quel lavoro. Era un tipo assai strano: sulla sua scrivania teneva dei cristalli viola e una strana statua con delle ali ai piedi (si tratta rispettivamente dell’ametista, usata dagli occultisti per frenare la negatività e la statuetta di Hermes, il dio protettore dei viaggi e dei viaggiatori, della comunicazione, dell’inganno, dei ladri, dei truffatori, dei bugiardi, delle sostanze, della divinazione N.D.A).Therapeutic abortionEd ecco il mio primo ed ultimo giorno di lavoro. Arrivò una ragazza di circa 18/20 anni, era già incinta se non ricordo male di 20 settimane. La ragazza era in uno stato di agitazione notevole, era spaventata e piangeva. Quando arrivò il momento di sdraiarsi per l’intervento cominciò ad urlare e a dimenarsi, il medico la sgridava e con forza le allargava le gambe. Alterato dalla reazione della ragazza, la fece anestetizzare. Le praticò l’aborto mediante nascita parziale che comporta l’estrazione del feto dal collo dell’utero, prendendolo per i piedi tutto intero tranne la testa. Il chirurgo poi affondò le forbici alla base del cranio, le aprì al massimo per dilatare l’orifizio e mediante aspirazione estrasse il capo. Vidi uscire quel povero bambino e lo vidi gettare nella bacinella, quando il medico mi chiese di andare in bagno a lavarlo presi la bacinella e lo guardai in faccia, (un bambino di circa 30 cm, ma perfettamente formato) aveva il viso straziato, la bocca splancata: una scena raccapricciante, un VERO E PROPRIO MASSACRO; una violenza anche sulla ragazza che alla fine aveva avuto un mezzo ripensamento e avrebbe rinunciato ad abortire se avesse incontrato sulla sua strada persone che la l’avessero dissuasa. Non riuscii a prendere la bacinella con dentro il bimbo, e non feci nemmeno in tempo a raggiungere il bagno per vomitare, vomitai in corridoio. Quando ritornai in sala il medico e l’ostetrica si facevano beffe di me, il medico disse: ‘ ecco un’altra sentimentale’, intuì di non essere la prima ad avere avuto quelle reazioni. Il feto fu lavato, avvolto in un panno e riposto in una scatola per scarpe. Dopo aver finito, il medico se lo portò via, non so dove. Non tornai più ne il quel semiterrato degli orrori, né dalla cartomante. Cambiai appartamento e numero di telefono. Da li iniziò per me un calvario: piangevo notte e giorno perchè avevo considerato di uccidere mio figlio; lo sguardo di quel bambino abortito mi ossessionava; non riuscivo a darmi pace per aver preso parte a quell’assassinio. Mi ero promessa di portare a termine la mia gravidanza e di abbandonare quella vita sregolata che avevo condotto per tutto il periodo universitario lontano da casa; una vita che non mi aveva portato affatto la libertà, ma mi aveva ficcata dentro un vortice di umiliazione e insoddisfazione. Decisi di raccontare a mio padre di essere incinta per ricevere qualche aiuto economico, mio padre pianse e accusò prima me poi se stesso, ma alla fine accettò di aiutarmi. Purtroppo questi progetti non durarono a lungo, 10giorni dopo avvertiì dei lancinanti dolori, andai in bagno, e scoprii che il mio bambino non c’era più; lui da solo aveva deciso di non voler avere una madre che aveva meditato di ucciderlo. Lessi il tutto come una sorta di punizione, ciò mi gettò in uno stato di grave depressione che non riuscirei a descrivere. Non riuscivo a perdonare me stessa, mi odiavo, odiavo a morte gli uomini, non riuscivo nemmeno a riconciliarmi con Dio, fuggivo con terrore ad ogni immagine sacra che mi capitava di incontrare, fino a quando una sera, mentre cambiavo le stazioni della radio sentiì una frase di Santa Teresina: ‘anche se avessi commesso il peggiore dei crimini, manterrei sempre la stessa fiducia, poiché so che questa moltitudine di offese non è che goccia d’acqua in un braciere ardente’ non so come sentiì il desiderio di pregare e di chiedere perdono a Dio, cominciai a recitare l’ Ave Maria che mia nonna mi aveva insegnato; quel poco che riuscivo a ricordare. Qualche giorno dopo decisi di confessarmi e di liberarmi di quel peso. Con l’aiuto di molte brave persone ho potuto iniziare un lungo percorso di conversione – sulla quale sto ancora camminando- anche se credo che quelle ferite siano impossibili da cancellare del tutto, ma me ne servo per far comprendere alla gente la verità sull’aborto quando ho modo di parlarne. Dopo aver chiuso col passato, feci pace con me stessa e col l’altro sesso. Se oggi sono una donna rispettata è perchè mi sono riappropriata della mia dignità di donna, non per altro. Dopo alcuni anni conobbi mio marito, e oggi sono madre di una bellissima bambina di 2 anni e mezzo. La gravidanza fu difficile, soprattutto il parto. La prima cosa che mi chiese il ginecologo fu: ‘ signora per caso lei ha avuto un aborto prima d’ora?’. I medici conoscono benissimo i rischi che un’interruzione di gravidanza -anche spontanea- può portare, figuriamoci un’interruzione volontaria! molti miei colleghi, che all’inizio avevano praticato aborti hanno smesso pure loro, la mia non è un’esperienza isolata. Quelli che in ospedale lo praticano -sapendo benissimo che l’aborto è l’omicidio di un innocente- sono persone ambiziose e senza scrupoli, li conosco bene personalmente: non hanno rispetto per nessuno, né per i piccoli né per gli adulti. 1Molte cose potrei ancora dire, ma spero che la mia esperienza serva a far comprendere che l’aborto non è affatto un diritto, ma un barbaro assassinio. A volte mi capita di raccontare la mia esperienza su forum in cui si discute di questo macabro argomento, cercando semplicemente di raccontare la mia esperienza, ebbene -per quanto assurdo possa sembrare- alcuni estremisti mi hanno risposto di essere fascista! Un tizio mi ha addirittura detto: ‘facevano bene ad uccidere i fascisti, perchè uccidere i fascisti come voi non è reato’, in poche parole la mia umanità sarebbe ascrivibile al fascismo. Un altro mi ha detto di essere contento che mio fglio sia schiattato prima di poter nascere! Ma ci rendiamo conto a quale livello di mostruosità siamo arrivati? Sarebbe questa la società laica e tollerante che si commuove davanti alla foto di quel povero bambino immigrato trovato morto sulla spiaggia? Comunque la verità va detta soprattutto a beneficio di tutte quelle donne ingannate che lo credono un diritto, pure io credo che donne debbano avere diritti, ma ammazzare le proprie creature prima che vedano la luce non mi sembra la soluzione giusta”.
Forse diranno a me o a Maria Grazia di essere donne maschiliste o fasciste? O forse ci diranno di essere catto-bigotte? Può essere, ma non siamo le sole a credere che l’aborto sia il massacro di un innocente. Qualche settimana fa avevo condiviso sulla mia bacheca un video in cui si mostrava un intervento di aborto volontario. Facebook lo ha cancellato dalla bacheca con questa motivazione: “Questo contenuto è stato nascosto perchè mostra contenuti per adulti con violenza esplicita”. Quindi se io posso essere considerata una catto-bigotta non sono la sola: io e il team di Facebook, due catto-bigotti!
-Floriana Castro- Antimassoneria Copyright 2016
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Africa troppo ‘tradizionale’, massoneria all’attacco

Massoneria 3
Vescovi e governi africani si oppongono ai progetti Lgbt ed alla gendermania imperante nel mondo? Per taluni questo vuol dire una sola cosa: secolarizzare il Continente. Ed in fretta. Come? Nel solito modo: lanciando la massoneria in un’offensiva senza pari, insinuandosi più di quanto non abbia già indebitamente fatto in quel contesto sociale ed ecclesiale e divorando anime, mutando usi, costumi e soprattutto convinzioni di quei popoli.
Non a caso dal 1 al 7 febbraio scorsi si è svolto a Douala, in Camerun, l’imponente raduno annuale della massoneria africana, da sempre sotto la stretta, strettissima sorveglianza – ça va sans dire – di quella francese. Ciò, nonostante la dichiarazione di Casablanca del 2009 raccomandasse la fondazione di obbedienze nazionali autonome e la creazione di nuove logge autocefale in loco. Niente da fare, il cordone ombelicale è ancora intatto. Una nuova forma di neo-colonialismo? Certamente, non senza una buona dose di arroganza, Daniel Keller, Gran Maestro del Godf-Grand’Oriente di Francia, anziché smentire tale inquietante prospettiva, ha recentemente rincarato la dose, parlando espressamente – come rivelato dall’agenzia Médias-Presse-Info – di un «ritorno del Godf nella sua terra africana», con quell’aggettivo possessivo decisamente di troppo… Tanto da indurre gli stessi africani a porsi addirittura il problema: «Siamo cittadini francesi di serie B?», si sono legittimamente chiesti, scatenando un accesso dibattito tra favorevoli e contrari. Il problema, tutt’altro che marginale, è profondamente sentito.
Secondo i dati riportati dal settimanale Jeune Afrique, oltre 500 i partecipanti al XXIVRehfram-Ritrovo degli umanisti e dei “fratelli” africani e malgasci, avamposto della laïcité, presieduto e promosso dalla Gluc-Gran Loggia unita del Camerun. I lavori veri e propri sono stati preceduti da un summit «iniziatico». Il tema prescelto sembra copiato paro paro da quello analogo, affrontato in Francia: «Di fronte alle crescenti intolleranza e violenza, quali i doveri dei massoni d’Africa e Madagascar verso il Continente?». Sotto accusa son finiti anche i vertici dei “grembiulini” locali, accusati di non ascoltare più i propri popoli, restandosene chiusi nelle loro torri d’avorio. Non solo: prevedibilmente, nel ricco ordine del giorno, non potevano mancare le questioni di genere. Strategicamente, però, senza affrontare subito le questioni Lgbt, che qui non attecchirebbero, no. Come in Occidente ai tempi della cosiddetta “rivoluzione sessuale”, si è cercato agli inizi un approccio più soft, rivendicando “semplicemente” l’eguaglianza di uomo e donna. Un vecchio giochetto, di cui purtroppo al di là del Mediterraneo conosciamo già i nefasti esiti.
La Gran Loggia femminile di Francia conta una quindicina di cellule aderenti in Africa e Madagascar ed ha, come obiettivo, quello di attivare obbedienze nazionali autonome entro i prossimi due anni. Ad esempio, puntando su una maggiore visibilità: «Si devono socchiudere le porte dei templi, per farne uscire messaggi chiari, proponendo azioni di prospettiva», ha dichiarato il presidente del consiglio nazionale della Federazione francese dei Diritti Umani. Il Gran Maestro Keller ha rincarato la dose: «In questo contesto – ha dichiarato – non possiamo più accontentarci di dibattiti a porte chiuse, relegati nell’atmosfera compassata dei nostri templi. E’ giunto il momento per i massoni africani e malgasci d’esser gli artigiani del rinnovamento politico, economico e sociale del Continente, al servizio di una visione senza dogmi del mondo, in grado di promuovere una libertà assoluta di coscienza ed una riconciliazione delle società con sé stesse, dove tradizione e modernità possano alla fine accordarsi e mai escludersi l’un l’altra…». Insomma, squadra e compasso ha suonato la carica anche in una terra, rivelatasi spesso, troppo spesso baluardo del buon senso. Ricorrendo peraltro ad un linguaggio “tecnico” , per “addetti ai lavori”: i «maestri artigiani», nel Trecento, infatti, erano i cosiddetti «artisti», cui venivano affidati i lavori più accurati, da specialisti, come quelli con le pietre più malleabili: ed, in effetti, anche nell’Africa di oggi è necessario lavorar “di fino”…
Il modello mondialista si è già insinuato nei salotti e nei dibattiti, travestito da approccio filosofico. Non ne ha fatto mistero lo stesso Keller: «Quelli che noi enunciamo sono principi filosofici – ha affermato esplicitamente – Il rispetto dello Stato e la libertà assoluta di coscienza sono valori universali, non un monopolio dell’Occidente, bensì patrimonio di culture anche differenti», vagheggiando – sempre non a caso – forme di sinergia coi “fratelli” africani.
Non è una mera coincidenza che il Godf abbia nel frattempo inaugurato due nuove logge oltre Mediterraneo, una a Yaoundé e l’altra a Bangui, capitale della Repubblica centrafricana. Sono gli avamposti di un attacco, destinato purtroppo a farsi – c’è da scommetterlo – sempre più massiccio, globale, totale (M. F.).

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