ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 8 febbraio 2016

Per conto di chi?

Se il Massimo non ci fosse stato...
Senza quelle immagini di una folla composta e determinata a dire il suo “No” al disegno di legge Cirinnà, a dispetto di alcuni ai piani alti della Chiesa ma non dei santi, ci sarebbero stati adesso i noti sviluppi (libertà di coscienza del Movimento Cinque Stelle, ruggiti di Alfano ecc. ecc.)?


Immaginiamo uno scenario diverso. Alcune centinaia di migliaia di persone, sabato 30 gennaio, invece di pagarsi il biglietto per venire con nonne e bimbi al Circo Massimo a Roma se ne sarebbero rimasti a casa, in tutta Italia, andando al massimo a fare una gita fuori porta.

Senza quelle immagini di una folla composta e determinata a dire il suo “No” al disegno di legge Cirinnà, a dispetto di alcuni ai piani alti della Chiesa ma non dei santi, ci sarebbero stati adesso i noti sviluppi (libertà di coscienza del Movimento Cinque Stelle, ruggiti di Alfano ecc. ecc.)?  

Io credo di no.  

Non so come andrà a finire con questo disegno di legge, “scippato” alla Commissione per evitare fastidiose discussioni nel merito, e avversato in alcune parti fondamentali da una stragrande maggioranza di italiani, e non solo dai cattolici (vedi Dario Fo e altri uomini di sinistra). Ma di sicuro quella piazza ha fatto bene ad esserci. Non per la gerarchia ecclesiastica, che anzi sappiamo come l’ha patita, più che incoraggiata; per il Paese, e per la democrazia.  
MARCO TOSATTI
07/02/2016

http://www.lastampa.it/2016/02/07/blogs/san-pietro-e-dintorni/se-il-massimo-non-ci-fosse-stato-ynSGDsAAUnMnZ2YCK3KmQL/pagina.html

Il Papa loda Napolitano e Bonino: "Sono i grandi dell'Italia di oggi"

Bergoglio elogia l'ex Capo dello Stato per il suo ok al secondo mandato. Tra i "grandi dimenticati" annovera anche il sindaco di Lampedusa Nicolini"
Tra i grandi dell'Italia di oggi ci sono Giorgio Napolitano ed Emma Bonino".










In un incontro raccontato in prima pagina dal Corriere della Serapapa Francesco spiega che tra "i grandi dimenticati" c'è anche il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini. Napolitano autore di "un gesto di 'eroicità' patriottica", quando ha accettato l'incarico per la seconda volta. Mentre la Bonino "ha offerto il miglior servizio all'Italia per conoscere l'Africa". E anche se non la pensa come la Chiesa, "pazienza - dice Francesco - bisogna guardare alle persone, a quello che fanno".
Dalle Primavere arabe all'emergenza immigrazione, fino all'abbraccio ai fratelli ortodossi. Il Santo Padre parla a trecentosessanta gradi di politica estera e lancia l'invito a costruire ponti, non muri. "Sulle Primavere arabe e l'Iraq si poteva immaginare prima quello che poteva succedere - tuona Bergoglio - dunque l'Occidente deve fare autocritica". Nell'incontro a Casa Santa Marta riportato dal Corriere della Sera, sottolinea che "in parte c'è stata una convergenza di analisi tra la Santa Sede e la Russia", in parte la Russia ha mostrato di avere "i suoi interessi". Il Pontefice invita, quindi, a pensare "alla Libia prima e dopo l'intervento militare: prima di Gheddafi ce n'era uno solo, ora ce ne sono cinquanta". Il fallimento delle Primavere arabe sono tra le cause principali dell'ondata migratoria che ha invaso il Vecchio Continente. Ondata che, a detta del Santo Padre, l'Unione europea deve gestire e accogliere. "L'Europa è come Sara (la moglie di Abramo, ndr), che prima si spaventa - spiega - ma poi sorride di nascosto, con la speranza che questa sorrida di nascosto agli immigrati". Il Pontefice sottolinea che l'Europa "deve e può riformarsi""Si è rotto un sistema educativo: quello che trasmetteva i valori dai nonni ai nipoti, dai genitori ai figli - dice papa Francesco - bisogna ricostruirlo".
Papa Francesco si dice "felicissimo" per la riconciliazione tra Chiesa cattolica e ortodossa dopo quasi mille anni di scisma. "I ponti durano, e aiutano la pace. I muri no: quelli sembrano difenderci, e invece separano soltanto". Il Pontefice osserva, poi, che non viviamo in "un mondo in pace""Le guerre come si fanno? Agendo sull'economia, col traffico delle armi, e facendo la guerra contro la nostra casa comune, che è la natura. I trafficanti stanno facendo molti soldi, comprando armi da un Paese che gliele dà per colpirne un altro, suo nemico. E si sa quali sono".



Marco Tosatti: “Sorpreso dal silenzio di papa Francesco sul Family Day”


tosatti«La Chiesa di Francesco procede sul cammino delle riforme avviate durante il pontificato di Benedetto XVI. Il Papa tedesco, purtroppo, per indole, per convinzione, per errori suoi o dei collaboratori – non ha dato l’attenzione necessaria alla comunicazione. Un vuoto che ha pagato severamente in più di un’occasione. Una lezione che, invece, mi sembra che il suo successore abbia imparato benissimo».
Marco Tosatti, vaticanista di lungo corso, con LA FEDE QUOTIDIANA riflette sul Pontificato e sul Magistero di Benedetto XVI e sul fatto che il Papa emerito, fuori la Chiesa è stato incompreso. Tosatti ha seguito quasi tutto il lunghissimo pontificato di Wojtyla e poi quello di Ratzinger, in qualità di vaticanista ufficiale de La Stampa. Oggi è in pensione, per come può esserlo un giornalista: continuando a scrivere, per un numeroso pubblico che lo apprezza molto. «Mi sembra che gli elementi fondamentali del regno di Benedetto XVI siano stati il tentativo di fare un’opera profonda di pulizia e di chiarezza all’interno della Chiesa. Senza grandi clamori, ma con estrema efficacia: oltre quattrocento sacerdoti sospesi dal ministero, e le dimissioni di una novantina di vescovi; un lavoro capillare, che rispondeva d’altronde ai bisogni di una Chiesa che negli ultimi anni di vita di Giovanni Paolo II aveva sentito il bisogno di un timone più fermo. E mi sembra di potere dire che se la Chiesa di Francesco procede sul cammino delle riforme avviate durante il pontificato di Benedetto XVI. Una delle cose che mi ha sorpreso, negli ultimi anni di pontificato di Benedetto XVI è stata la crescita della simpatia nei suoi confronti da parte dei fedeli. Se pensiamo che è stato salutato come il Doberman della fede! Invece la gente ha capito, a poco a poco, la sua vera indole, la sua gentilezza che non era solo di modi, ma che rappresentava un suo modo di essere reale, non affettato, e ha reagito di conseguenza. Le sue udienze, gli Angelus in piazza San Pietro hanno conosciuto un crescendo di seguito e presenze. Fuori della Chiesa il discorso è diverso. Forse non si è capita qual è stata la sua grandezza, nel traghettare la Chiesa dall’esperienza esaltante di Giovanni Paolo II verso una nuova realtà. Un’eredità che avrebbe spezzato la schiena di chiunque e che, invece, Benedetto ha accolto e vissuto con dignità e forza».
La sua figura comincia ad essere rivalutata e lo sarà sempre più in futuro?
«Penso però che il suo ruolo, specialmente nell’opera di riforma, dei costumi e delle strutture, non sia ancora stato valutato appieno. Sarà necessaria una maggiore distanza temporale. Sottolineo che con Papa Benedetto i media sono stati assolutamente impietosi, non senza responsabilità della comunicazione istituzionale vaticana e del Papa stesso; ma certamente i media non hanno perso nessuna occasione, anche minima, per attaccarlo, spesso in maniera pregiudiziale e ingiustamente. Al contrario Papa Francesco gode di una stampa ottima. Questo è certamente uno degli elementi del suo pontificato, l’attenzione al contatto e alla cura dei rapporti con i media. In particolare, possiamo dire, con gli organi di informazione che hanno spesso posizioni lontane dalla Chiesa, o addirittura contrarie. Ormai non si contano più le interviste del Pontefice regnante sui temi più disparati, con le testate più diverse. Per non parlare delle interviste-non interviste con personaggi dell’informazione notoriamente schierati a favore del laicismo più integrale.
Che giudizio da del Family Day?
«Mi sembra che siano stati – quello di giugno e quello di novembre – due avvenimenti estremamente positivi; sia da un punto di vista sociale che in un’ottica di Chiesa. Da un punto di vista sociale perché hanno dato voce, e una voce molto forte, a un sentire diffuso e molto ampio che però non trova espressione nella grandissima maggioranza dei mass media, che hanno posizioni pregiudizialmente a favore della cultura individualistica, di stampo radicale interpretata dal partito di maggioranza relativa. Si è visto, e i sondaggi lo hanno confermato, che la maggioranza della popolazione non condivide affatto quelle impostazioni. Ma la forza dei due Family Day, non partitici, non legati a gruppi di potere, autofinanziati è apparsa evidente, e sarebbe un errore non tenerne conto.
Anche da parte della Chiesa?
«Certamente! Abbiamo visto che alla fine anche il segretario della CEI, mons. Galantino, di cui si dice, probabilmente a ragione, che fosse contrario all’una e all’altra manifestazione, ha dovuto dire, a cose fatte, che si è trattato di qualche cosa di positivo. E comunque, in entrambi i casi, i vescovi, anche quelli favorevoli, e ce n’erano e ce ne sono, sono venuti dopo: sono stati i laici, senza motivazioni politiche o di interesse, che hanno messo in moto e guidato questa macchina. Una vera novità, nel panorama italiano: laici adulti, che vescovi o non vescovi si alzano in piedi, come avrebbero voluto San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, per difendere i valori umani e quelli cristiani. Devo dire che mi ha sorpreso il silenzio del Pontefice; non il silenzio da Papa, ma il silenzio da vescovo di Roma e da Primate della Chiesa italiana. Capisco il suo desiderio di non voler interferire nel dibattito politico; ma su altri temi sensibili politicamente – vedi, per esempio, l’immigrazione – queste cautele non le manifesta. E invece di fronte a centinaia di migliaia, in maggioranza cattolici, che scendono in piazza per difendere valori umani e cristiani, non ha trovato una parola, un saluto».

Cirinnà: per conto di chi? Il ‘potere tutelare’.

EU Building

Il popolo italiano non vuole la legge Cirinnà, perché allora il Parlamento dovrebbe approvare una legge contro il volere degli elettori?

“Ce lo chiede l’Europa”, dietro questa frase si nasconde un potere ‘tutelare’ non eletto. 

“Unioni civili: ce lo chiede l’Europa… E ha ragione” sentenzia dalle colonne dell’Huffington Post Gianni Pittella, Presidente del gruppo dei Socialisti al Parlamento Europeo.
Ce lo chiede in modo perentorio e la risposta “no” semplicemente non è contemplata:
“…il premier punta con tutte le sue forze ad approvare una volta per tutte questa normativa. Su questo punto Matteo Renzi è netto: «Io devo portare a casa questa legge», dice senza troppi giri di parole, com’è nel suo stile.”
Che non sia il popolo italiano a volere la legge Cirinnà e in particolare la sua “step child adoption” è certificato darilevamenti ISTAT almeno fino al censimento del 2011:
istat
Altri rilevamenti statistici più recenti (anche se non istituzionali) non solo confermano ancora oggi quel dato ma indicano uno consolidamento del fronte del no alle adozioni omosessuali:
ipr
Significativo il dato sul numero esiguo di situazioni interessate alla step child adoption (nei dibattiti di questi giorni si sia sentito citare la cifra di centomila figli in coppie gay), una cifra che deriva da uno studio condotto da una parte interessata, l’Arcigay, con il patrocinio (cosa si intende?) dell’ISS, del 2005 che però parlava di figli “con almeno un genitore gay”:
In Italia si calcola che siano centomila i minori con almeno un genitore gay. Ci sono quelli nati da unioni eterosessuali, poi sfociate in un divorzio, ma molti, sempre di più, sono invece vissuti sin dall’inizio in una casa con due mamme e due papà. Secondo la ricerca Modi.di, condotta nel 2005 da Arcigay con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità, il 17,7% dei gay e il 20,5% delle lesbiche con più di 40 anni ha prole. Se si considerano tutte le fasce d’età sono genitori un gay o una lesbica ogni 20. E, dato ancor più significativo, il 49% delle coppie omosessuali vorrebbe avere bambini.
Da un confronto con le cifre diffuse dall’ISTAT risultava però che il numero dei bambini attualmente interessati dalla potenziale condizione di adottabilità fossero in realtà non 100.000 ma circa 500. Una bella differenza.
Ma lo stesso Istituto nazionale di statistica ha mostrato un comportamento sconcertante, in una lettera inviata al quotidiano Avvenire ha ritrattato i propri dati sui figli delle coppie omosessuali che risultavano in contrasto con quelli diffusi da parte LGBT. Nella lettera l’ISTAT dichiara autolesionisticamente che i propri dati non sono attendibili:
Gentile direttore,
in merito all’articolo “Bimbi adottabili. Non 100 mila ma appena 500” (LEGGI L’ARTICOLO), pubblicato il 27 gennaio 2016 da “Avvenire”, l’Istat precisa quanto segue. Secondo i dati raccolti nel 2011 in occasione del Censimento generale della popolazione, le coppie dello stesso sesso sono 7.513; i risultati si riferiscono solamente a quelle che così si sono dichiarate. Il questionario censuario prevedeva, infatti, che persone dello stesso sesso conviventi in coppia potessero dichiararsi come tali. Dai risultati emersi riteniamo che molte persone abbiamo preferito non dichiararsi nonostante le raccomandazioni dell’Istat sulla piena tutela della privacy. Oltre alle informazioni di fonte censuaria nell’articolo sono citati, anche se non esplicitamente, dati relativi all’indagine Istat “La popolazione omosessuale nella società italiana” del 2012. Anche in questo caso i dati raccolti non possono essere considerati come indicativi della effettiva consistenza della popolazione omosessuale nel nostro Paese. Pertanto, non è corretto dedurre il numero reale dei figli di coppie omosessuali in Italia utilizzando le fonti Istat sopra citate.
Patrizia Cacioli – direttore della comunicazione Istat
Prendiamo atto che l’Istat, confermando la correttezza dei numeri citati anche da noi (oltre che dall’agenzia “Redattore Sociale” e da altre testate), dichiara la non piena attendibilità dei dati censuari e statistici che gestisce e divulga e giudica opportuno formalizzare “sensazioni” («…riteniamo che molte persone abbiamo preferito…»). È la prima volta che ci capita di leggere una precisazione di questo tenore da parte dell’Istituto nazionale di statistica: restiamo increduli, nonché francamente sorpresi e preoccupati.
Chi dunque “chiede” ad un popolo sovrano di accettare leggi non volute ma imposte con pressioni sugli stessi organi istituzionali? Chi è in grado di generare un clima di intimidazione tale da manifestarsi come una pressione su istituzioni dello Stato?
Si può parlare dell’emergere di un ‘potere tutelare’, una degenerazione della democrazia dalla quale metteva in guardia Alexis de Tocqueville:
Al di sopra di questa razza di uomini sta un potere immenso e tutelare, che si incarica di assicurare loro le gratificazioni che desiderano e di vegliare sulla loro sorte. Questo potere è assoluto, pignolo metodico, previdente e mite. Esso potrebbe somigliare all’autorità di un genitore se, come questa autorità, avesse come scopo quello di tirar su degli individui maturi, ma, al contrario, esso cerca di tenerli in una perpetua infanzia, ed è ben lieto che la gente faccia di tutto per essere allegra, purché non pensi altro che a questo”
Cit. F. Fukuyama in La fine della storia e l’ultimo uomo, BUR 2003, pag. 319
Su come venga esercitato questo potere tutelare lasciamo la risposta ad un grande interprete del nostro momento storico e della nostra società, Zigmunt Bauman:
La libertà politica goduta dallo Stato è sempre più minata da nuovi poteri globali dotati di armi strabilianti: extraterritorialità, velocità di movimento, capacità di fuga/evasione; la punizione per chi viola il nuovo dettato globale è immediata e spietata. Il rifiuto di giocare secondo le nuove regole globali è anzi il crimine più severamente proibito, un crimine che i poteri statali, mani e piedi incatenati da una nozione di sovranità ancora definita in termini territoriali, devono a tutti i costi guardarsi dal commettere.”
In Modernità liquida, Ed. Laterza 2015, pag. 140
L’opposizione contro leggi non volute dal popolo ma da poteri ‘tutelari’ deve quindi essere vista come un episodio all’interno di un confronto più generale nel quale è in gioco una profonda mutazione antropologica e politica. L’opposizione ad esse è dunque concepibile come parte di un’autentica azione di resistenza nella quale l’informazione libera assume un ruolo primario.
BY  ON

Le preghiere diaboliche
di «don Radio Maria» 
contro la senatrice Cirinnà

Padre Livio Fanzaga colpisce con i suoi anatemi un po’ tutti. Dai vescovi a Cirinnà




A padre Livio Fanzaga capita spesso di sacramentare. Posato il rosario, il direttore di Radio Maria lancia anatemi erga omnes . L’ultima sua vittima è stata la senatrice Monica Cirinnà, firmataria della legge sulle unioni civili. Dopo averla paragonata con scarsa eleganza a Babilonia, la donna dell’Apocalisse, la meretrice seduta sulla Bestia, le ha inviato un memento mori . Prima di lei era toccato ai giornalisti Fittipaldi e Nuzzi: li voleva impiccare. Ma nelle sue «preghiere» mattutine sono finiti vescovi, ex collaboratori, miscredenti, insomma tutti coloro che non la pensano come lui.


Nonostante sia devoto alla Madonna di Medjugorje (Radio Maria organizza là molti pellegrinaggi), la sua violenza verbale è nota: «Mi fanno passare per un pirla, maledetti!». Maledetto sarò anch’io che ho avuto la fortuna di conoscerlo nel 1968, dai Padri scolopi. Era stato ordinato sacerdote da appena due anni e studiava ancora all’università. Vi assicuro, era già così. All’epoca organizzava riunioni antimperialiste per combattere l’invasione Usa in Vietnam (leggeva Abc , un settimanale molto laico). Poi è partito missionario in Africa e l’ho perso di vista. 
Ora si occupa di apparizioni mariane, presenze demoniache, proselitismo radiofonico, ma il suo carattere non è mutato. Il demone che cerca di combattere nella mondanità è dentro di lui. Come diceva il sapiente, il destino dell’uomo è il suo carattere.

1 commento:

  1. sono emersi i politici "finti cristiani".....non dimentichiamoci quando andiamo a votare sempre se ripristineranno la democrazia.....

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