Dall'uovo di Pasqua di "Avvenire", il quotidiano di proprietà della conferenza episcopale italiana, è uscita nei giorni scorsi una bizzarra sorpresa. Il suo nome è Yanis Varoufakis, il discusso economista che fu ministro delle finanze della Grecia quando questa era sull'orlo del baratro, poi messo praticamente al bando dall'Unione europea e scaricato dal suo stesso compagno d'avventura Alexis Tsipras.
Lo scorso 23 marzo, mercoledì santo, Varoufakis ha fatto sosta a Roma per presentare la sua nuova creatura: Diem25, dove Diem sta per Democracy in Europe Movement e il 2025 è l'anno in cui dovrebbe essere raggiunto il traguardo, cioè la democratizzazione "vera" del Vecchio Continente.
Tra i luminari dell'ultrasinistra mondiale che hanno già aderito a Diem25 vi sono l'immancabile Noam Chomsky, il regista Ken Loach e il leader spagnolo di Podemos, Pablo Iglesias. Mentre in Italia ad applaudire Varoufakis sono accorsi Antonio Ingroia e Toni Negri.
Ma anche "Avvenire" s'è schierato a suo sostegno. L'indomani, 24 marzo, il giornale della CEI ha pubblicato con Varoufakis un'entusiastica intervista a tutta pagina, con nel titolo queste sue parole: "È un'Europa senza più anima. Siamo all'ultimo test di moralità".
Ed è stato lo stesso Varoufakis a dire quando e perché è sbocciato l'idillio tra lui e il quotidiano cattolico:
"Ho visto l'analisi pubblicata su 'Avvenire' dell'ex governatore Fazio. Eccellente! Ogni tanto c'è ancora qualcuno che mi dà ragione…".
In effetti, nei due giorni precedenti la venuta di Varoufakis in Italia, su "Avvenire" erano usciti due paginoni con un testo inedito dell'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, cattolico dichiarato e studioso di san Tommaso d'Aquino, oltre che economista di vaglia. Un testo – raccolto dal giornalista Eugenio Fatigante, che è stato anche l'intervistatore dell'economista greco – "scaturito da una serie di chiacchierate nella sua casa romana e nella natia Alvito, oltre che da alcune conferenze".
Nella prima puntata delle sue riflessioni – comunque da leggere e molto chiare e attraenti anche per i non specialisti – Fazio ripercorreva la storia della politica economica europea e mondiale del Novecento, soffermandosi in particolare sull'iperinflazione degli anni Venti in Germania. Mentre nellaseconda puntata denunciava nell'attuale politica economica dei paesi europei gli stessi errori di "attenzione quasi ossessiva alla stabilità monetaria", a scapito di investimenti e crescita.
Le riserve di Fazio riguardo al rientro dell'Italia nello SME nel 1996 e poi alla sua adesione alla moneta unica erano note, e lui le ha ripetute. Ma è sull'oggi che si sono appuntate le sue critiche conclusive.
La sua tesi di fondo è che "il surplus di bilancia dei pagamenti di alcuni paesi europei [la Germania in primis - ndr] dovrebbe essere impiegato in investimenti reali, non finanziari, in patria o in altri paesi dell'area".
Ed ecco il suo riferimento "ad personam":
"L'ex ministro greco delle finanze, Yanis Varoufakis, che è stato tanto criticato, aveva capito le cose meglio degli altri. In sostanza l'argomento è: se invece di puntare tutto sul 'Quantitative easing' (anche se Mario Draghi si sta muovendo nella giusta direzione, al massimo di quanto gli concede lo statuto) comprando titoli pubblici – quindi coprendo una spesa già effettuata da altri – 300 miliardi fossero impegnati ogni anno in progetti di investimento scelti dalla Banca Europea degli Investimenti e i relativi titoli acquistati dalle banche centrali nazionali, avremmo un immediato, notevole sollievo della situazione economica".
La questione, come si sa, è disputata. Ma tornando a Varoufakis, alla sua creatura Diem25 e al suo idillio con "Avvenire" in nome dell'"anima" e della "moralità", non può non balzare alla mente la forte affinità tra questo innamoramento del quotidiano della CEI e la visione politica di papa Francesco, anche lui affascinato da quelli che chiama i "movimenti popolari" e sono poi i No Global, i No Expo, i No Tav, i No Triv, gli Occupy Wall Street, gli Indignados, i Cocaleros, insomma, la moltitudine dei ribelli al dominio del capitale, nei quali egli ha salutato l'avanguardia di una umanità nuova nei due discorsi – il primo a Roma, il secondo in Bolivia – che sono appunto il suo manifesto politico:
Non è escluso che anche Varoufakis possa comparire presto tra gli ospiti di riguardo in Vaticano, dopo che a ispirare l'enciclica "Laudato si'" è stato chiamato Jeffrey Sachs e a commentarla Naomi Klein.
Che bello! Sul carro dell'Internazionale Bergogliana adesso salta anche Varoufakis (o forse sono i Bergoglisti a saltare su quello varoufakista (al cui leader preme trovare 'qualcuno che gli dia ragione'). Braccia rubate al sindacalismo strong!
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