ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 10 marzo 2016

Dialogo e contabilità^?

IL RABBINO CAPO DI SEGNI E IL RECENTE DOCUMENTO SUL DIALOGO

Sull’ultimo numero del mensile “Pagine ebraiche” il Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni analizza nei dettagli il documento sul dialogo con gli ebrei, presentato il 10 dicembre dalla competente Commissione vaticana - Intanto si avvicina il 29 marzo, cinquecentesimo anniversario dell’istituzione del primo ghetto ebraico nella Penisola, quello di Venezia: mercoledì 9 marzo una conferenza-stampa sull’argomento a Roma, presso la Stampa estera.
 “Dialogo: avanti con prudenza” è il titolo delle pagine 4 e 5 del numero di marzo del mensile “Pagine ebraiche”, che ospita un lungo e dettagliato intervento di Riccardo Di Segni sul documento riguardante i rapporti ebraico-cristiani presentato il 10 dicembre in Sala Stampa vaticana (vedi anche in questo stesso sito, rubrica ‘Vaticano’). Un titolo che lascia già presagire una certa cautela da parte del Rabbino Capo di Roma sul tema, del resto annunciato in prima pagina con l’assai significativo strillo: “Dialogo: le radici comuni, i problemi aperti”. Non solo: anche il corsivo in alto delle stesse pagine 4 e 5 incomincia con la seguente asserzione: “Il Dialogo va avanti, ma non può essere fatto solo di gesti simbolici”.
Alle pagine 6 e 7 poi il mensile dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei) si occupa con voci diverse e prevalentemente critiche di un altro documento recente di grande interesse, quello di 25 rabbini (cresciuti in seguito a 60, prevalentemente israeliani e statunitensi; 11 gli europei, ma nessun italiano) che, intendendo certificare pubblicamente i grandi progressi compiuti nell’ambito del dialogo dalla Chiesa cattolica, hanno rilevato che “il cristianesimo non è né un incidente né un errore, ma un frutto della volontà divina e un dono per le nazioni”. Come si noterà il dibattito sull’argomento all’interno del mondo ebraico è in corso e si presenta molto vivace.
Torniamo però a Riccardo Di Segni, che inizialmente definisce “molto importante” il documento della Commissione vaticana “perché rappresenta il punto di arrivo di una lunga strada, ma anche il punto di partenza per gli sviluppi futuri”. Prima di entrare nei dettagli, il Rabbino Capo di Roma premette che il documento “è una riflessione interna al mondo cristiano” e dunque “l’osservatore esterno che la segue con attenzione è tenuto al rispetto e alla non interferenza”. Tuttavia, se “le decisioni che ne derivano hanno un impatto sull’altra parte”, diventa “inevitabile” il coinvolgimento con conseguente commento.
Il Rabbino Capo di Roma espone quindi le sue considerazioni sui punti più importanti del documento vaticano. Di seguito ne riproponiamo alcune. 
L’interpretazione del rapporto originale tra ebraismo e cristianesimo. Per Di Segni nel documento si presenta “in un certo senso il modello che qualcuno definisce a Y (…) Da una radice comune nascono l’ebraismo rabbinico e il cristianesimo”. Osserva qui l’autore: “Per la cristianità è certamente un progresso rispetto al modello classico in cui l’ebraismo successivo a Gesù non ha più dignità. Ora si manifesta un rispetto sostanziale per l’ebraismo ‘rabbinico’ ”. Tuttavia “il quadro interpretativo generale (…) non è di parità, ma si è visto tutto sotto l’ottica dell’evento salvifico cristiano”. Ciò “ridimensiona l’impressione di tolleranza e parità che si potrebbe avere a prima vista”.
La teoria della sostituzione e il ‘nuovo’ popolo di Dio. Di Segni osserva qui che “la teoria classica dichiarava che il popolo ebraico aveva ormai esaurito la sua funzione ed era stato sostituito dalla Chiesa, che si definiva Verus Israel”. Oggi però “gli sviluppi dottrinali recenti vanno in una direzione differente (…) Sembrerebbe di capire (…) che Israele, nel senso di popolo ebraico, è e rimane popolo di Dio”. Insomma: “La Chiesa rappresenta il compimento delle promesse fatte ad Israele, ma se Israele non è arrivato al compimento non perde la qualifica di popolo di Dio”.
L’olivo selvatico. Rileva Di Segni: “Il documento si ricollega all’immagine di Paolo dell’innesto dell’olivo selvatico (‘oleastro’) nell’olivo originale per spiegare il rapporto tra Israele e la Chiesa”. Nel documento vaticano si legge: “Questa immagine è per Paolo la chiave decisiva per interpretare la relazione tra Israele e la Chiesa alla luce della fede. Con questa immagine Paolo esprime la duplice realtà dell’unità e della differenza tra Israele e la Chiesa. Da un lato questa immagine deve essere compresa nel senso che i rami selvatici innestati non sono all’origine i rami della pianta nella quale vengono innestati; la loro nuova situazione rappresenta una nuova realtà e una nuova dimensione dell’opera salvifica di Dio (…) Dall’altro lato questa immagine deve essere compresa anche nel senso che la Chiesa trae nutrimento e forza dalla radice di Israele e i rami innestati avvizzirebbero o addirittura morirebbero se fossero recisi da tale radice”. Osserva a tale proposito il Rabbino Capo di Roma: “Quello che però non viene detto in questo commento è che nell’immagine di Paolo l’innesto dell’oleastro non è un’aggiunta, ma una sostituzione, perché i rami dell’Israele originario vengono recisi dalla pianta ‘e se non persevereranno nell’infedeltà saranno anch’essi innestati’. Quindi solo se accetteranno la nuova fede saranno ricollegati alla pianta originale”. Perciò “l’esegesi proposta nel documento vaticano seleziona in positivo solo una parte dell’immagine”.
La salvezza degli ebrei. Dalla lettura del documento vaticano Riccardo di Segni constata che “gli ebrei, anche se non credenti in Cristo, hanno parte della salvezza”. Però “come questo sia possibile rimane un mistero della fede” (si legge nel documento: “un mistero divino insondabile”). Continua il Rabbino Capo di Roma: “Rispetto a questo problema vi erano altre due possibilità: l’esclusione degli ebrei dalla salvezza, come era stato detto in passato, o l’ammissione della legittimità della via ebraica secondo la Toràh come via autonoma verso la salvezza. Nessuna di queste due soluzioni è stata accettata e la contraddizione derivante dalla soluzione adottata è stata ‘risolta’ sotto forma di mistero”. E’ una soluzione quest’ultima che presenta delle difficoltà, come è emerso - nota Di Segni - dalla risposta data dal cardinale Kurt Koch in un’intervista rilasciata a questo stesso sito (www.rossoporpora.org – rubrica ‘Intervista a cardinali’ – 23 gennaio 2016). Il porporato svizzero (che è anche presidente della Commissione vaticana) rilevava che: “Il problema teologico resta nel senso che non è facile conciliare l’irrevocabilità dell’alleanza del popolo ebraico con Dio e la nostra convinzione che con la venuta di Gesù Cristo si è verificato nella storia qualcosa di nuovo, di fondamentale, di cui è necessario tener conto”. Conclusione di Koch: “Non sono convinto che fin qui si sia trovata sull’argomento una soluzione soddisfacente per ambo le parti”. 
La conversione degli ebrei. A tale proposito il documento vaticano – annota Di Segni – “è stato interpretato mediaticamente come la rinuncia della Chiesa alla evangelizzazione e alla conversione degli ebrei”. Però “in realtà non è proprio così: si rigetta la missione istituzionale, ma l’evangelizzazione rimane”. Dunque “per quanto ne consegue, come ebrei non possiamo certo chiedere che il cristiano che si rivolge a noi rinunci a proclamare la sua identità e la sua fede, ma se nell’approccio dialogico c’è un intento di evangelizzazione anche se non istituzionale, questo deve essere respinto”.
La terra e lo Stato di Israele. Per il Rabbino Capo essi nel documento vaticano di impronta teologica “non vengono ignorati”, ma citati solo in relazione alla situazione dei cristiani in Israele: “Ciò discende da quanto detto nelle premesse del documento, in cui si nega un significato religioso dello Stato di Israele”.
In conclusione. Il documento vaticano, evidenzia Riccardo Di Segni, “registra i notevoli progressi compiuti in questi cinquanta anni  sul ruolo di Israele nella percezione della Chiesa”. Tuttavia tali “significativi progressi sono comunque segnati da un’ombra di dubbio, data dalla visione totalizzante della salvezza cristiana e dalla necessità comunque di proclamarla ed evangelizzare”. Si può dunque pensare che “non risolvendo in modo logico e convincente le difficoltà dottrinali (come mai gli ebrei restano popolo di Dio e sono salvati anche se non credono), ma affidandole al piano misterioso della fede, l’intero impianto sia fragile e non abbia la forza di penetrazione presso il vasto pubblico”. Un timore, che il presidente dell’Ucei Renzo Gattegna ha presentato sotto la veste di un’aspirazione nella conferenza-stampa di mercoledì 9 marzo di cui diciamo qui sotto: “I progressi nel dialogo sono stati eccezionali. L’unica aspirazione che resta, molto importante, è che il nuovo atteggiamento della Chiesa – a partire da Giovanni XXIII – si rifletta nell’intero popolo dei fedeli”.

A CINQUECENTO ANNI DALL’ISTITUZIONE A VENEZIA DEL PRIMO GHETTO EBRAICO IN ITALIA: COMMEMORAZIONE E MANIFESTAZIONI

Il 29 marzo 1516 il Senato della Repubblica di Venezia decretò che “li giudei debbano tutti abitar unidi in la Corte de Case, che sono inGhetto appresso San Girolamo”. Sono passati cinquecento anni da quella decisione: l’anniversario non è certo da festeggiare, ma da commemorare sì, evidenziando soprattutto – pur tra le forti restrizioni connesse alla normativa riguardante il Ghetto - l’apporto positivo dato dalla comunità ebraica alla vita di Venezia negli ultimi cinque secoli. E’ stato questo il leit motiv della conferenza-stampa svoltasi mercoledì 9 marzo a Roma presso la Stampa estera, con la partecipazione tra gli altri del ‘governatore’ del Veneto Luca Zaia, del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, del presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane Renzo Gattegna e del presidente della Comunità ebraica locale Paolo Gnignati. “Gli ebrei non hanno alcuna nostalgia del Ghetto”, ha subito evidenziato Gattegna, annotando che “non si può parlare di celebrazione, quanto piuttosto di commemorazione di un evento che, attraverso mille difficoltà, è riuscito a produrre anche effetti positivi”. Ciò anche perché il Ghetto di Venezia, il primo istituito in Italia, aveva aspetti particolari rispetto a quelli creati in seguito in varie città della Penisola, Roma in primis: “Era un quartiere piuttosto aperto” e i suoi abitanti - plurali per origine (tedesca, levantina, ponentina), per mentalità e per vocazione economica e di livello culturale assai alto - avevano la possibilità di praticare varie attività lavorative, come quella imprenditoriale apportatrice di ricchezza all’intera città. Dal Ghetto, solo però dall’alba al tramonto, si poteva uscire ad esempio per comprare libri e visitare amici; i non-ebrei da parte loro vi entravano per ascoltare lezioni e sermoni rabbinici. Nel Ghetto di Venezia, la cui popolazione raggiunse a un certo punto le cinquemila unità, si costruirono sinagoghe splendide, si stampò per primi il Talmud, si cementò un’identità ben viva. Tuttavia ciò non basta a far dimenticare che anche a Venezia gli ebrei erano considerati come stranieri senza diritto di cittadinanza, erano a rischio di cacciata e non avevano diritti: in cambio erano tassati in misura iniqua.   
Prima del 1516 gli ebrei non potevano risiedere se non limitatamente nella città lagunare e dovevano restare sulla terraferma, un po’ per il timore da parte cattolica che essi potessero ‘contaminare’ i fedeli, un po’ per la paura dei patrizi di favorire rivali pericolosi per il mercato di Rialto. Ricordare oggi i cinquecento anni del Ghetto è particolarmente importante, considerate – ha detto Luca Zaia – “le nuove forme di antisemitismo e di negazionismo” diffuse anche attraverso internet, “un fatto inaccettabile”. Per Luigi Brugnaro la comunità ebraica veneziana “ha scritto e continua a scrivere la storia” della città lagunare.
La cerimonia commemorativa inaugurale sarà il 29 marzo al Teatro La Fenice e comprenderà anche l’esecuzione  - da parte dell’Orchestra del Teatro diretta da Omer Meir Wellber - della Sinfonia n.1 in Re maggiore di Gustav Mahler. Tra gli altri avvenimenti previsti (oltre a una nutrita serie di Convegni internazionali) la mostra “Venezia, gli Ebrei e l’Europa 1516-1916” a Palazzo Ducale ( 19 giugno-13 novembre) e la rappresentazione del ‘Mercante di Venezia’ di Shakespeare nel Ghetto nuovo nell’ultima settimana di luglio. 
IL RABBINO CAPO DI SEGNI E IL RECENTE DOCUMENTO SUL DIALOGO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 10 marzo 2016
http://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/573-il-rabbino-capo-di-segni-e-il-recente-documento-sul-dialogo.html
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INCREDIBILE: i giornali d’epoca riportano la cifra di 6 milioni di vittime per altri olocausti ebraici poco noti.

GRANDE FRATELLO-A cura di Floriana Castro-
Negli ultimi 70 anni siamo stati letteralmente bombardati da film, testimonianze (a volte anche di persone che la shoah non l’hanno mai vissuta), interventi nelle varie università senza poter ricevere risposta a domande fuori dal coro del tipo: come hanno fatto a morire 6 MILIONI nella sola Europa quando la comunità israelitica non superava i 12 milioni in tutto il mondo? E come avrebbe fatto la comunità -secondo le stime ufficiali dimezzata- a contare 13 milioni di unità a pochi anni dalla fine della guerra? In alcuni paesi se si confuta il numero ufficiale di 6 MILIONI di ebrei che avrebbero subito lo sterminio si rischiano addirittura 6 anni di carcere. Nessun grattacapo invece per chi confuta il numero dei morti dell’Olocausto ad opera dei comunisti, o l’olocausto degli Armeni ecc. Il professore Faurisson, dopo molti anni di studi sugli eventi olocaustici, fu uno dei primi a sostenere l’assenza delle camere a gas nei campi di concentramento, per tale ragione fu  umiliato, messo al bando e tacciato di anti-semitismo. Ma mentre gli storici nei decenni successivi alla shoah sono stati impossibilitati dal corretto svolgimento del loro lavoro, un indizio molto importante ce lo danno i collezionisti di giornali d’epoca. In questo articolo vedremo, come il numero di 6 MILIONI sia stato indicato costantemente dalla comunità israelitiche sin dal 1905 ai tempi dell’impero zarista in Russia, trent’anni prima dalle persecuzioni naziste, eventi che -come documentato- oltre alla vittoria della loro causa, e la simpatia dei goym hanno inoltre portato alle casse sioniste milioni e milioni di dollari. Prediamo in esame 11 quotidiani d’epoca che vanno dal 1915 al 1940, analizzando brevemente il contesto storico di ognuno degli eventi (corredato con foto di 11 giornali d’epoca, e fonti dettagliate al termine dell’articolo)
1) Articolo di “The Sun” del 6 Giugno 1915 (pag.1 della quinta sezione)
Nel 1915 troviamo gli ebrei russi nella Russia dello zar Nicola II, al loro primo tentativo di rovesciare il governo, tentativo che fallirà, per poi andare in porto nel 1917 instaurando la dittatura comunista, ideata, progettata e finanziata dai sionisti.
Questo è il titolo dell’articolo
“Orrori peggiori di quelli di Kishineff nella Russia di oggi”
didascalia: “Una cospirazione senza precedenti per schiacciare gli ebrei sospettati di essere organizzati per coprire le sconfitte delle truppe di zar. Torture e massacri diffusi in centinaia di città”.
Questo è uno stralcio dell’articolo
“Dalla distruzione del tempio di Gerusalemme sino ad oggi gli ebrei non hanno mai avuto una pagina così nera nella loro storia di quella che il governo russo sta scrivendo oggi. SEI MILIONI di ebrei, la metà del popolo ebraico in tutto il mondo, vengono perseguitati, braccati e ridotti alla fame. Migliaia di loro sono stati barbaramente uccisi. Centinaia di migliaia di ebrei, vecchi uomini donne e bambini vengono spinti senza pietà di città in città su mezzi del governo, attaccati dalle truppe del proprio paese”.
Segue un accorato appello di uno dei rabbini presenti in Russia: “Le autorità stanno inviando innocenti vecchi ebrei uomini e donne in Siberia. vi abbiamo scritto molte lettere dalla Polonia riguardanti le nostre vicissitudini. Cari fratelli, abbiate pietà per i SEI MILIONI di ebrei in Russia: state dalla nostra parte”!
2) Passiamo adesso al New York Times del 18 Ottobre 1918 (pag 12)
Siamo ad un anno dopo la rivoluzione d’ottobre e l’ascesa al potere dei comunisti. Lo zar, con i suoi familiari, sono caduti sotto i fucili del commando rosso tre mesi prima, nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918. Gli ebrei non sono più in pericolo. Una volta eminato l’impero tiranno resta un unico problema: raccogliere fondi (molti soldi…) per la ricostruzione della comunità di 6 MILIONI di ebrei morti nelle persecuzioni o gravemente danneggiati.
Questo è il titolo dell’articolo “Un fondo di un miliardo di dollari per ricostruire l’ebraismo”
Nella didascalia si legge: SEI MILIONI di ebrei necessitano il nostro aiuto per riprendere la vita normale una volta terminata la guerra”
Nell’articolo si legge:
“Il Comitato degli ebrei americani sta mettendo in atto un piano per la più grande operazione umanitaria della storia”
In fondo: “Gli americani, tutti, ebrei e non ebrei allo stesso modo saranno presto chiamati a dare una contributo ad un fondo di circa un miliardo di dollari per attuare il programma di ricostruzione della comunità ebraica di tutto il mondo.”
Un riconoscimento politico del carattere nazionale degli ebrei avvenne nel Gennaio del 1918 con la creazione di un Commissariato per gli Affari Nazionali Ebraici, sezione speciale del Commissariato delle Nazionalità, sotto la guida di Stalin prima che salisse al potere sovietico.Sia il Lenin, che Trotsky (vero nome Lejba Bronsztajn) erano ebrei. Nel primo governo bolscevico l’85% era rappresentato da ebrei: su 22 ministri, 18 erano ebrei; nella stazione di polizia su 43 membri, gli ebrei erano 34; nell’esercito, 556 dei posti erano occupati da 447 ebrei, in un paese dove gli ebrei rappresentavano meno del 2% della popolazione totale.
3) Passiamo al numero del New York Times dell’8 settembre 1919 (pag. 6)
Dopo aver rovesciato l’impero zarista e messo a posto lo zar con tutta la sua famiglia, la battaglia è volta ad assimilare l’ Ucraina -non ancora allineata al nuovo modello – all’impero sovietico.
Il NYT titola: “Gli ebrei ucraini mirano a fermare i pogrom”
(Pogrom è un termine con cui vengono indicate le sommosse popolari anti giudaiche)
In Ucraina fra il 1917 e il 1922, in seguito alla Rivoluzione Russa, vi fu un lungo periodo di guerra civile e di anarchia con continui cambi di fazioni al potere nei territori dove nell’ultimo periodo, il regime zarista aveva portato avanti una politica di russificazione delle terre ucraine. Questo periodo fu segnato dall’esistenza di più entità statali separate.
Nella didascalia del NYT si legge: “Una commissione sta per visitare l’Europa per preparare un memorandum per il presidente Wilson . Wilson, ricordiamo è stato il presidente USA, massone di grado 33° passato alla storia per aver privatizzato la Banca centrale Americana, cedendola ai sionisti nel 1913, che fondarono una banca privata che funge da banca centrale la “Federal Reserve Bank” e il suo sistema che fino ad oggi sta prosciugando tutte le risorse globali a beneficio dell’èlite Fu sempre Wilson ad interessarsi perché Trotskij potesse ottenere un passaporto americano con il quale intraprendere il viaggio di ritorno in Russia per compiere la tanto programmata rivoluzione d’ottobre.
L’articolo riferisce che in Ucraina sono stati uccisi già centinaia di migliaia di ebrei e che altri 6 MILIONI si trovano in grave pericolo.
Nell’articolo si legge: “6 MILIONI di ebrei sono stati minacciati di essere completamente sterminati in Ucraina e Polonia. La federazione degli ebrei ucraini in America, una organizzazione che rappresenta tre quarti di un milione di ucraini in questo paese, ha deciso al congresso ieri che il massacro dei loro fratelli in Europa orientale deve finalmente essere fermato portando la pace e l’aiuto economico degli Stati Uniti. “Il segretario di Stato Lansing, ha reso noto che il Dipartimento di Stato ha già dato il consenso alla la federazione di inviare una commissione in Ucraina, per indagare sulle condizioni degli ebrei e per stabilire collegamenti diretti con i loro fratelli in America” .
Nel 1922 i piani dell’èlite si concretizzeranno e l’Ucraina entrerà a far parte ufficialmente a far parte della “civile” URSS come Repubblica socialista sovietica ucraina.
Ricordiamo inoltre che i polacchi dipinti come “antisemiti” stavano in realtà combattendo per il loro paese contro l’instaurazione di uno stato comunista ebraico in Polonia (clicca qui) che verrà più tardi invasa dai nazisti e dai comunisti che se la spartirono da buoni amici nel 1940.(clicca qui) .
4) Andiamo al New York Times del 12 novembre sempre del 1919 (pag.7)
Siamo in America. Gli oligarchi responsabili della Grande Depressione in USA sono alle prese con la raccolta fondi per gli ebrei in miseria nell’est Europa
Felix M. Warburg racconta la triste condizione degli ebrei, titolo dell’articolo: “Gli ebrei hanno sofferto la guerra più di tutti gli altri ”
Ricordiamo, l’ebreo Felix M. Warburg, era membro all’omonima famiglia che da secoli lavora per il Nuovo Ordine Mondiale. La M. M. Warburg, è una delle banche che tiene il mondo in scacco con l’oligarchia fianaziaria, nonché una delle centrali della progettata Grande Depressione che colpì l’America a partire dal 1919. Warburg, fu inoltre partner di Kuhn, Loeb & Co, sposò Frieda Schiff, una giovane appartenente ad un’altra delle 13 famiglie ebraico-sioniste per il controllo del mondo: gli Schiff appunto. Certo, il New York Times non può ancora presagire che le filantropiche famiglie Warburg e Kuhn & Loeb Bank così coinvolte nelle sofferenze dei loro fratelli ebrei, dopo qualche anno avrebbero finanziato le idee criminali di Adolph Hitler, trasferendo all’economia tedesca ben 975 milioni di dollari, dei quali 170 vennero destinati alla creazione di tre grandi cartelli. Finanziarono gli armamenti della Germania nazista ma anche gli esperimenti di eugenetica e il progetto MK Ultra ai danni anche dei loro fratelli minori
(clicca qui)
Ma torniamo al 1919. Nell’articolo si leggono le dichiarazioni di Warburg, che era tra le altre cose Presidente del Comitato di distribuzione congiunta di fondi americani per gli ebrei vittime della guerra:
“ I colpi successivi degli eserciti contendenti hanno spezzato la schiena degli ebrei d’Europa, riducendo tragicamente in miseria e in malattia 6 MILIONI di ebrei, oltre la metà della comunità ebraica in tutto il mondo”. Warburg non fa alcun accenno alla fame che gli americani erano costretti a patire in quegli anni, in cui la Grande Depressione imperversava in America a causa delle loro manovre studiate ad hoc per far passare tutta la ricchezza reale (l’oro) nelle loro mani: i cittadini avevano l’obbligo di consegnare l’oro alle autorità (banche), pena per i trasgressori: 10 anni di carcere!
5) Atlanta Constitution del 23 febbraio 1920 (pag. 1 continua a pagina 3, quarta colonna)
Siamo ad Atlanta. Rabbini e sionisti sono ancora alle prese con la raccolta fondi per gli ebrei dell’est Europa:
“50.000 dollari raccolti per salvare gli ebrei in difficoltà”. Nell’articolo si fa riferimento ad  un meeting tenutosi ad Atlanta presieduto da un certo Harold Hirsh. All’incontro intervennero anche Fred Rusland che ha descritto le situazioni drammatiche di fame, povertà estrema e oppressione che sarebbero stati costretti a subire  gli ebrei in alcuni paesi dell’Europa dell’est e in Palestina, ma grazie al generoso contributo economico, 6 MILIONI di ebrei avrebbero potuto essere salvati. Il rabbino David Marx disse:
“No siamo qui stasera per piangere i morti, 6 MILIONI di ebrei si trovano in grave pericolo, sono ferocemente perseguitati. Se non ci muoviamo molti altri moriranno. Questi fratelli guardano all’America affinchè questo paese risponda generosamente con un aiuto economico che possa alleviare le loro sofferenze” . Siamo nel 1920, 13 anni prima che Hitler salisse al potere, e a 19 anni dall’inizio della guerra!
6) New York Times 7 maggio 1920 (pag 11)
Siamo ancora nel 1920. Il NYT annuncia con gioia che la campagna di raccolta fondi per gli ebrei in Europa ha raggiunto la cifra di 100.000 dollari.
Nell’articolo si legge: “I fondi di aiuto per il sostegno del popolo ebraico in Europa dove 6 MILIONI di ebrei sono alle prese con enormi sofferenze, carestie e oppressioni hanno ricevuto l’attenzione particolare di Nathan Strauss, un imprenditore e grande sostenitore della causa sionista”.
Strauss afferma: “Se gli americani, in particolar modo gli ebrei americani si rifiuteranno di contribuire al sollievo delle sofferenze dei loro fratelli possa questa colpa cadere sulle loro teste: avranno sulla loro coscienza l’estinzione del popolo ebraico”
7) New York Times del 20 luglio 1921 (pag 2)
A distanza di un anno dalla grande raccolta fondi si ritorna a chiedere aiuti economici affinchè vengano salvate le vite di altri 6 MILIONI di ebrei, (sempre sei milioni!) questa volta in grave pericolo nei territori dell’Unione Sovietica, dove i contro-rivoluzionari innescarono una contro-offensiva contro il regime. In questo articolo i sionisti fanno una chiara ammissione di quanto i regimi sovietici giudaici abbiano favorito il popolo ebraico a spese di centinaia di milioni di cristiani. Nell’articolo si legge che il pericolo di una caduta, o di un indebolimento del regime comunista avrebbe potuto sguisagliare le agitazioni dei pogrom: un pericolo che doveva essere in qualche modo fermato. Dr. Meir Kreinin, un ebreo russo che fece la sua fortuna in Russia, -uno tra i fondatori della Società per la diffusione dei Lumi in Russia, nonché proprietario di un certo numero di giornali ebraici e presidente della prima organizzazione Emigdirekt- sul NYT lancia un monito: “ Se diminuisce il potere sovietico, 6 MILIONI di ebrei rischiano il massacro” ha dichiarato Kreinin, intervenuto ad uno degli eventi filanropici per la raccolta fondi in sostegno della causa ebraica. Nell’articolo si legge: “La mia dichiarazione proviene direttamente da documenti ufficiali presentati al governo di Berlino. 6 MILIONI di ebrei stanno affrontando uno sterminio di massa. La carestia in Russia imperversa. I contro-rivoluzionari stanno per avere la meglio e il controllo Sovietico sta per dimuniure. Numerosi Pogrom imperversano in tutta la Russia e in Ucraina”.
Che io sappia il potere sovietico non fu mai in serie difficoltà in quegli anni, pur con qualche agitazione dei pogroms. I provvedimenti vengono presi: i pogrom furono fermati e con l’ascesa di Stalin,- in seguito alla morte di Lenin nel 1924- i sogni di riconquista del paese dei contro-rivoluzionari falliranno.
8) Montreal Gazzette 29 dicembre 1931 (pag 6)
Il titolo dell’articolo è “6 MILIONI di ebrei stanno morendo di fame”. Le condizioni degli ebrei nell’est Europa vengono descritte minuziosamente dal rabbino Wise: 6 MILIONI di ebrei muoiono di fame soprattutto in inverno. Se non vengono raccolti ulteriori fondi dal comitato di almeno 2 milioni e 500.000 dollari disastri, miseria e caos senza precedenti si abbatteranno su tutta l’umanità ” (!!) Il rabbino ha illustrato una lunga relazione al meeting al Monfefiore club di Montreal. Nell’articolo vengono anche descritti alcuni dei circoli di raccolta fondi in tutto il mondo in favore della causa ebraica. Il banchiere  Felix Warburg (di cui abbiamo parlato sopra) era presidente della “Jewish Red Cross Society ” che si occupava della raccolta fondi, insieme a Herbert Lehman: uno dei tre fratelli proprietari del colosso finanziario “Lehman Brothers”. Herbert Lehman nel 1933 diventerà il 45° governatore dello stato di New York. La Lehman Brothers è la holding che -come ricorderete- nel 2008 dichiarò bancarotta causando il crollo dell’economia su scala mondiale.
9) New York Times del 31 maggio 1936 (pag 14)
Siamo nel 1936. Adolph Hitler è al al potere da 3 anni in Germania. Tre anni prima che iniziasse la seconda guerra mondiale nel 1936 si parla già di milioni di ebrei sterminati: l’unica soluzione per la sopravvivenza dei giudei? La fondazione di uno stato ebraico in Palestina. Il titolo dell’articolo del NYT : “Gli americani fanno appello per un rifugio ebraico” . Si legge
“L’unica salvezza per il popolo di Israele perseguitato è la restaurazione del suo antico patrimonio e l’immigrazione in Palestina. La Gran Bretagna ha il potere per spalancare le porte della Palestina per poter accogliere i milioni di ebrei fuggiti dall’olocausto” .Mancano ancora tre anni all’inizio della guerra, e cinque anni dall’inizio delle deportazioni nei campi! (1941). Si legge nell’articolo “Alla petizione per la concessione del rifugio ebraico si sono uniti anche numerosi cristiani “illuminati” ed esponenti delle chiese protestanti ed episcopali tra cui il reverendo James Freeman vescovo di Washington”. Dopo 12 anni questo obiettivo si realizzerà e nascerà finalmente lo Stato di Israele (1948).
10) New York Times 23 febbraio 1938 (pag 23)
L’articolo intitolato “Insegnanti ebrei rimproverati da Isaacs” riporta un intervento di Mr. Tarshis in rappresentanza del comitato “American Jewish Joint distribution”. Mr Tarshis afferma che 6 MILIONI di ebrei sono stati privati della protezione e di qualsiasi opportunità economica: 6 MILIONI di ebrei sono ridotti alla fame senza più alcuna speranza, stanno affrontando la più grande tragedia di tutti i tempi. L’antisemitismo si è diffuso a macchia d’olio in tredici stati europei e minaccia la sopravvivenza di milioni di ebrei: una tragedia iniziata con l’ascesa al potere di Hitler ”  Mr Isaac e Simon J. Jason, presidente dell’associazione “Jewish Teachers” hanno puntato sull’istruzione: “Noi non non ci occupiamo di politica, ma abbiamo il dovere di svolgere il nostro compito. Tutti gli insegnati anche cattolici e protestanti hanno il dovere di educare i fanciulli al senso civico e al rispetto, occorre formare una morale sociale”. Ebbene, anche questo obiettivo è stato centrato in seguito: la shoah è diventato un dogma sociale e domande sulla verità degli eventi non sono permesse.
11) New York Times 6 ottobre 1940 (pag 10)
La guerra è iniziata da un anno e le sorti di mezzo mondo sono ancora da decidere. La deportazione degli ebrei inizierà nel 1941: è ancora impossibile fare una stima precisa di quanti di loro avrebbero perso la vita. Tuttavia il NYT già nel 1940 annuncia una ricompensa alle pene dei giudei e anche molto generosa. Il titolo dell’articolo è “Il Nuovo ordine Mondiale promesso agli ebrei”. Nell’articolo si legge Arthur Greenwood , del gabinetto di guerra britannico manda un messaggio di rassicurazione agli ebrei: una volta terminata la guerra e una volta ottenuta la vittoria, nuovi sforzi occorreranno per fondare un Nuovo Ordine Mondiale basato sugli ideali di pace e giustizia”. Greenwood- deputato leader del partito laburista inglese- ha inoltre aggiunto: “Nel Nuovo Mondo gli ebrei avranno numerose opportunità le sofferenze e le ingiustizie che hanno subito potranno essere adeguatamente riparate. La loro collaborazione sarà fondamentale per la ricostruzione del mondo”. Il messaggio fu consegnato ai rabbini Stephen Wise, Maurice Perlzweig arrivati a Londra in quella mattina del 6 ottobre 1940 alla quale risposero che il messaggio potrebbe viene da loro interpretato come una dichiarazione di ferma intenzione da parte dell’ Inghilterra per venire incontro agli ebrei.
Neturei-Karta
EBREI ULTRA-ORTODOSSI NON RICONOSCONO LO STATO DI ISRAELE
Il 26 gennaio del 2014, la polizia israeliana ha arrestato due insegnanti responsabili di un folto gruppo di 100 studenti ultra-ortodossi perché tenevano festosamente un barbecue vicino ad un monumento all’olocausto, proprio alla vigilia del ‘giorno della memoria. Gli ebrei ultra-ortodossi non riconoscono il ‘Giorno della Memoria’ di Israele ed episodi simili sono ricorrenti. Molti gruppi haredi – popolazione in velocissima crescita in Israele –sostengono che l’Olocausto sia solo una finzione creata ad arte per fornire un pretesto alla creazione dello stato di Israele. Recentemente molti ebrei ultra-ortodossi sono stati arrestati per aver scritto su un memoriale dell’olocausto frasi del tipo: “Se Hitler non fosse esistito, i sionisti lo avrebbero inventato”(…). (clicca qui)
LA RIVOLUZIONE CULTURALE, POLITICA E RELIGIOSA PORTATA DALLA SHOAH
Guardiamo alle conseguenze: gli effetti della shoah, hanno inevitabilmente portato aNorimberga, alla fondazione dell’ONU e non solo… In seguito, con il pretesto della shoah si è finalmente costituito lo Stato d’Israele, (1948) a pochi anni dal termine della guerra.L’esercito israeliano, -notoriamente uno degli eserciti più forti del mondo, ma che ricordiamo non potrebbe sussistere senza le continue trasfusioni di denaro degli USA addebitati ai contribuenti americani- ha usato tutto il suo potere per opprimere, bombardare e massacrare i legittimi abitanti della Palestina, ridotti ormai ad essere schiavi nella loro stessa terra. Con la fondazione dello stato di Israele inoltre è nata la questione mediorientale così come la conosciamo oggi: le dichiarazioni di guerra da parte degli USA a tutti i paesi arabi non Israel friendly; le “primavere colorate”; i false flag che stanno insagunando tutto il mondo; i paesi adiacenti ad Israele tenuti impegnati a farsi guerra fra di loro; i conflitti di religione, nati dopo il 48, prima dell’intervento dei sionisti infatti, cristiani, musulmani ed ebrei vivevano pacificamente in quelle terre. Dopo la shoah è ormai impossibile fare una una critica alle ambizioni e agli intrighi giudaici di ieri e di oggi senza essere tacciati di antisemitismo. Ma non solo, grazie alla Shoah il giudaismo riuscì finalmente in un’impresa titanica; impresa che aveva fallito in 1960 anni: penetrare all’interno della Chiesa Cattolica. (clicca qui)
Subito dopo la II Guerra, la B’nai B’rith (la massoneria per soli ebrei) riuscì a mettersi in contatto con alcuni alti esponenti della Chiesa Cattolica per mutare l’insegnamento che le scritture, il magistero e i padri della Chiesa avevano tramandato sugli ebrei. E’ da ricordare in particolare l’impegno di 3 agenti della B’nai B’rith, Jules Isaac, Label Katz e Nahum Goldmann che riuscirono a convincere gran parte dell’alta gerarchia ecclesiastica, sostenendo che l’antisemitismo cristiano è stato responsabile del dilagare dell’odio antisemita, un sentimento alimentato nella popolazione dall’insegnamento cristiano preconciliare che avrebbe in seguito portato allo sterminio ebraico.
Gli agenti della B’nai B’rith  negano spudoratamente persino la responsabilità ebraica nella Crocifissione di Gesù Cristo, oltre a negare l’inattaccabile storicità di Gesù. Le richieste dei giudei furono finamente prese in considerazione. Il tanto agognato Concilio Vaticano II, segnerà una rottura con l’insegnamento della Chiesa in materia di giudaismo e i rapporti con le altre religioni. Con l’ingresso della B’nai B’rith, e della massoneria all’interno delle mura di Pietro ecco finalmente dilagare scandali, eresie infiltrazioni massoniche di tutti i tipi che hanno portato all’allontanamento in massa dei fedeli e alla grave crisi dottrinale nella quale la Chiesa di trova tutt’oggi.
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Nahum Goldmann, fu il primo ad ipotizzare l’idea di Norimberga già nel 1942 quando le sorti della guerra erano ancora da decidere. In seguito collaborò all’enciclica Nostra Aetate il futuro documento del Concilio sui rapporti cogli ebrei. (clicca qui) Oggi la sottomissione ai giudei è talmente grande da spingere alcune diocesi a concedere l’indulgenza plenaria il giorno della memoria, il 27 gennaio. Nessuna indulgenza per chi onora le vittime cristiane, del comunismo, della massonica Rivoluzione Francese, né per chi onora i martiri cristiani caduti per difendere l’Italia in occasione del Risorgimento, nè per il milione e mezzo di armeni trucidati dagli ebrei turchi donmeh, o per tutti quelli morti ammazzati nel corso di duemila anni. Nessuna indulgenza per i fedeli che li onorano e nemmeno nessuna giornata della memoria per le vittime.

UN’AMMISSIONE IMPORTANTE
Il 14 agosto del 2002, la radio-speaker americana Amy Goodman, intervista Shulamit Aloni, ex ministro dell’educazione in Israele e fondatrice del partito israeliano Ratz.L’intervistatrice chiede all’ex ministro: “ spesso quando negli USA viene espresso dissendo nei confronti della politica di Israele, ma chi osa fare una critica viene tacciato di antisemitismo. Qual’è la vostra risposta in quanto ebrea-israeliana”?  L’ex ministro israeliano fa un’ammissione importante, ecco la spudorata risposta: “Beh è un TRUCCO che abbiamo sempre usato: quando in Europa qualcuno critica Israele, tiriamo fuori l’Olocausto, alchè questi vengono chiamati antisemiti. L’organizzazione è forte, ha molto denaro e i legami tra Israele e l’establishment americano sono molto forti; hanno il potere, ed è giusto. E’ gente talentuosa, piena di soldi, media, potere ecc. Tirar fuori l’Olocausto giustifica quello che facciamo ai palestinesi”. (video)
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Una cruda dichiarazione di superiorità che lascia senza parole l’intervistatrice che si trova spiazzata di fronte a tanta arroganza. La signora Olani può ammettere candidamente che l’olocausto è uno strumento da scagliare in faccia a chi osasse criticare Israele, la stessa cosa che pensiamo anche noi, ma non senza essere accusati di anti-semitismo. L’ex ministro può anche permettersi di aggiungere che loro stanno facendo contro i palestinesi ciò che Hitler non è riuscito a fare con loro e può affermare che questo è perfettamente giusto!
“Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare” (MT,21,43)
La perdita dell’elezione dopo il rifiuto della Salvezza portata dal Signore dei Signori, la distruzione del tempio e la cacciata da quella terra che fu la terra promessa furono eventi profetizzati da quel Cristo le cui manifestazioni di odio e disprezzo non riescono proprio ad evitare, e le cui profezie desiderano smentire; la fondazione proprio dello Stato di Israele, e l’ossessione per la ricostruzione del tempio (un ideale che è stato anche trasmesso ai massoni loro servi) ne sono la prova.
(In basso video: “noi abbiamo ammazzato il vostro Cristo e ne siamo fieri”. Gli effetti di un’educazione all’odio e l’illusione di superiorità sugli altri)
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Con le loro illusioni di superiorità, la voglia di costruire un Regno celeste tutto nell’aldiquà in cui loro domineranno su tutti gli altri popoli, possiamo dire che gli israeliti negli ultimi 2000 hanno fondalmente lavorato solo per distruggere il progetto dell’Altissimo. Come disse l’ex rabbino convertitosi al cattolicesimo Eugenio Zolli“quello che una volta fu il popolo eletto oggi si è snaturato al punto da diventare il più acerrimo nemico di Dio”. Nota su Antisemitismo
-Floriana Castro– Antimassoneria Copyright 2016
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