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giovedì 10 marzo 2016

Forza CEI!

“Weekend”: il film Lgbt non piace ai vescovi ed esce solo in 10 cinema
La Cei boccia la pellicola. Il distributore: “Molte sale d’essai sono cinema parrocchiali, in alcune regioni non troviamo una sala”


Chi sono io per giudicare? Se lo domandava Papa Francesco parlando di omosessualità, facendo discutere e interrogarsi mezzo mondo cattolico. Eppure, chi giudica c’è ancora. Questa volta, però, non si parla di diritti ma di film. Anzi, di un film: Weekend, opera prima a tema LGBT di Andrew Haigh, che venerdì 10 marzo esce solo in 10 sale italiane. 

 La ragione non è commerciale, se si pensa al successo appena avuto dal regista con la pellicola 45 anni, che ha conquistato l’Orso d’oro per il miglior attore e attrice protagonisti al Festival di Berlino 2015, oltre alla candidatura all’Oscar per la protagonista Charlotte Rampling nel 2016. La questione è un’altra. 

Weekend non piace alla Chiesa; o meglio, non piace alla Conferenza episcopale italiana, che attraverso la sua Commissione nazionale per la valutazione dei film ha giudicato la pellicola «sconsigliata, inutilizzabile e scabrosa». La colpa è di aver portato sul grande schermo una storia d’amore tra due giovani uomini, nata dopo l’avventura di una notte. 



Non è censura, ma ci si avvicina molto. La Commissione della Cei, infatti, valuta tutti i film che escono in Italia per dare delle linee guida per la programmazione delle millecentoventisei Sale della Comunità, cioè quelle ecclesiastiche. Quello che molti non sanno, però, è che tra queste non ci sono solo piccoli cinema parrocchiali ma molte sale del cosiddetto circuito d’eccellenza. Sono cinema a gestione laica ma che devono attenersi alle indicazioni della Commissione, che può quindi impedire la proiezione di film che sono già passati al vaglio dei controlli del Ministero dei Beni Culturali. 


«L’Italia è piena di cinema d’essai ospitati in spazi della Chiesa - spiega Cesare Petrillo, presidente della casa di distribuzione indipendente Teodora Film - e sono quelli con cui si trovano a lavorare spesso i piccoli distributori. In questo caso la conseguenza è che non riusciamo a proiettare un film in intere regioni solo perché i protagonisti sono gay». Nessuno si stupisce che la Cei non veda di buon occhio un film su una storia d’amore LGBT, ma di solito, quando una pellicola tratta tematiche delicate, la Commissione si limita a suggerire percorsi guidati e dibattiti da affiancare alla proiezione. Questa volta invece niente, il film è «inutilizzabile» e basta, nonostante sia stato anche segnalato dal sindacato dei critici cinematografici italiani «per la rara sensibilità - si legge nel comunicato - con cui il regista definisce il perimetro sociale e intimo dei sentimenti». 


Insomma, in Italia c’è una seconda censura che sfugge al controllo dello Stato, anche se c’è chi trova dei modi per aggirare l’ostacolo. Come al Cineteatro Baretti di Torino, in affitto nei locali della vicinissima parrocchia: «In passato - racconta Cristina Voghera, responsabile della programmazione - abbiamo proiettato un film, Baby Love, che parlava di adozioni gay. Quella volta era stato il parroco stesso a mediare con la Commissione. Quindi è vero, ci sono delle regole di buona condotta ma non sono tassative: si può trattare».  

Il caso particolare di Weekend, però, porta a galla un fatto: ci sono gestori di sale cinematografiche che non sono liberi al 100% di scegliere se proiettare o no un film. È tutto in regola, chi decide di affittare una sala cinematografica da una parrocchia sa quali sono le regole del gioco. Ma intanto si viene a creare un filtro alla libertà d’espressione là dove lo Stato non lo prevede, e la possibilità di aggirarlo è lasciata in mano alla buona volontà delle singole sale, che devono questionare con chi gli chiederà il prossimo affitto. 
FRANCESCO ZAFFARANO

 http://www.lastampa.it/2016/03/10/spettacoli/la-cei-boccia-weekend-e-il-film-lgbt-esce-solo-in-cinema-cos-funziona-la-censura-dei-vescovi-G6PKcVYzpXmyGfn5JqWktJ/pagina.html

Il vescovo di St. Louis: “Fuori dalle parrocchie gli scout che contrastano la dottrina cattolica”

Girl Scout Logo on Green Background
Girl Scout Logo on Green Background
L’Arcivescovo di St. Louis, Robert Carlson, ha pubblicato una lettera invitando le parrocchie della sua diocesi a cercare alternative alle Girl Scouts dell’Eastern Missouri, sostenendo che il programma e le organizzazioni collegate sono in conflitto con la dottrina cattolica.
«Le Girl Scouts espongono un modello inquietante di comportamento ed è chiaro per me che, per come si muovono nelle vie del mondo, stanno diventando sempre più incompatibili con i nostri valori cattolici». Dobbiamo chiederci, dice Carlson, se le Girl Scouts cercano «il totale benessere delle nostre giovani donne, se fanno un buon lavoro che forma spiritualmente ed emotivamente le ragazze cattoliche», ed ha invitato i parroci che permettono gli incontri delle circa 4 mila Girl Scouts della zona, «di incontrare le leader dell’associazione e di discutere dell’implementazione delle opzioni alternative per la formazione delle ragazze».
La lettera di Carlson prende di mira non solo le Girl Scouts locali, ma anche organizzazioni affiliate come le Girl Scouts USA e la World Association of Girl Guides and Girl Scouts, accusate di promuovere sui social media «modelli di comportamento in conflitto con i valori cattolici, come Gloria Steinem e Betty Friedan o organizzazioni come Amnesty International, la Coalition for Adolescent Girls, la OxFam.
Ciò è particolarmente preoccupante per quanto riguarda l’educazione sessuale e la difesa dei “diritti riproduttivi” (cioè l’aborto e l’accesso ai contraccettivi anche per i minori)». Carlson ha detto che sta provvedendo alla formazione di un comitato cattolico per le ragazze in formazione che avrà il compito di vigilare sulle ragazze in formazione nelle varie organizzazioni. L’American Heritage Girls è uno di questi gruppi, le cui adesioni sono molto cresciute in varie chiese della regione. Ulteriori  preoccupazioni di Carlson sono rivolte ai Boy Scouts d’America, chiedendosi «in quale direzione va questa organizzazione».

IL VESCOVO DI ST. LOUIS: «FUORI DALLE PARROCCHIE GLI SCOUT CHE CONTRASTANO LA DOTTRINA CATTOLICA»

Il vescovo di St. Louis: «Fuori dalle parrocchie gli scout che contrastano la dottrina cattolica»

L’Arcivescovo di St. Louis, Robert Carlson, ha pubblicato una lettera invitando le parrocchie della sua diocesi a cercare alternative alle Girl Scouts dell’Eastern Missouri, sostenendo che il programma e le organizzazioni collegate sono in conflitto con la dottrina cattolica.
«Le Girl Scouts espongono un modello inquietante di comportamento ed è chiaro per me che, per come si muovono nelle vie del mondo, stanno diventando sempre più incompatibili con i nostri valori cattolici». Dobbiamo chiederci, dice Carlson, se le Girl Scouts cercano «il totale benessere delle nostre giovani donne, se fanno un buon lavoro che forma spiritualmente ed emotivamente le ragazze cattoliche», ed ha invitato i parroci che permettono gli incontri delle circa 4 mila Girl Scouts della zona, «di incontrare le leader dell’associazione e di discutere dell’implementazione delle opzioni alternative per la formazione delle ragazze».
La lettera di Carlson prende di mira non solo le Girl Scouts locali, ma anche organizzazioni affiliate come le Girl Scouts USA e la World Association of Girl Guides and Girl Scouts, accusate di promuovere sui social media «modelli di comportamento in conflitto con i valori cattolici, come Gloria Steinem e Betty Friedan o organizzazioni come Amnesty International, la Coalition for Adolescent Girls, la OxFam.
Ciò è particolarmente preoccupante per quanto riguarda l’educazione sessuale e la difesa dei “diritti riproduttivi” (cioè l’aborto e l’accesso ai contraccettivi anche per i minori)». Carlson ha detto che sta provvedendo alla formazione di un comitato cattolico per le ragazze in formazione che avrà il compito di vigilare sulle ragazze in formazione nelle varie organizzazioni. L’American Heritage Girls è uno di questi gruppi, le cui adesioni sono molto cresciute in varie chiese della regione. Ulteriori  preoccupazioni di Carlson sono rivolte ai Boy Scouts d’America, chiedendosi «in quale direzione va questa organizzazione».

2 commenti:

  1. Forza CEI?! Mi sembra eccessivo questo entusiasmo, per un film che forse avrebbe censurato persino Bergoglio (il che è tutto dire).
    Ma vogliamo piuttosto parlare proprio di tutte queste sale parrocchiali, dove vengono proiettati film a dir poco indecenti???

    RispondiElimina
  2. Concordo con Anonimo h 13:02. Mi è stato raccontato tempo fa di un film, ormai un po' datato, proiettato in un cineteatro parrocchiale di un grosso paese della Brianza, che conteneva la scena di una vera e propria orgia.
    Marisa

    RispondiElimina

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