Caso Pell, le vittime degli abusi alzano il tiro e attaccano il Papa
Sbarcate all’aeroporto di Melbourne dopo la settimana trascorsa a Roma per seguire le audizioni notturne del cardinale George Pell, interrogato dalla commissione australiana che indaga sugli abusi sessuali commessi da membri del clero tra gli anni Settanta e Ottanta, alcune delle vittime hanno alzato il mirino, indicando nel Papa “il grande sconfitto” della vicenda
Il cardinale George Pell
Roma. Sbarcate all’aeroporto di Melbourne dopo la settimana trascorsa a Roma per seguire le audizioni notturne del cardinale George Pell, interrogato in streaming dalla Royal commission australiana che indaga sugli abusi sessuali commessi da membri del clero tra gli anni Settanta e Ottanta, alcune delle vittime hanno alzato il mirino, indicando nel Papa “il grande sconfitto” della vicenda.
ARTICOLI CORRELATI L’Osservatore Romano esalta il film che mostrifica e silenzia la chiesa Strane coincidenze nella nuova strategia comunicativa del VaticanoPadre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa nonché portavoce vaticano, ha negato che una richiesta in tal senso sia mai stata avanzata. Le quindici vittime rispondono che di moduli ne hanno compilati due, uno diretto alla Segreteria di stato e l’altro alla Prefettura della casa pontificia. Quest’ultimo “via fax”, precisano da Melbourne. Eppure, nelle giornate romane trascorse a fare la spola tra l’hotel Quirinale (luogo scelto per le audizioni via webcam del cardinale prefetto della Segreteria per l’economia) e il Vaticano, il gruppo giunto dalla diocesi di Ballarat – dove Pell negli anni Settanta era vicario episcopale – ha avuto modo (con qualche defezione) di incontrare l’attuale prefetto della Segreteria per l’economia, accusato di non aver fatto nulla per far sì che gli abusatori fossero puniti anziché trasferiti di parrocchia in parrocchia, come all’epoca era d’uso a ogni latitudine. Una riunione a porte chiuse che si è tenuta giovedì, al termine della quale è stato lo stesso Pell a darne conto, ammettendo che “è stata dura”: “Ho incontrato una dozzina di vittime di Ballarat, ho ascoltato le loro storie e le loro sofferenze. Mi impegno a continuare a cooperare con i sopravvissuti”. Prima ancora, Ridsdale e altri due membri del gruppo giunto dall’Australia avevano incontrato anche il padre gesuita Hans Zollner, membro della Pontificia commissione per la tutela dei minori, organismo costituito ad hoc da Francesco proprio per rispondere ai casi di pedofilia nel clero e affidato alla guida del cardinale cappuccino Sean O’Malley, successore a Boston di Bernard Law, costretto alle dimissioni nei primi anni Duemila. Incontri che le vittime hanno reputato non sufficienti: l’obiettivo era andare dal Papa. E Ridsdale lo ha detto: “Ci sarebbe piaciuto sapere come il Pontefice c’avrebbe confortato, palesando il suo sostegno e riconoscendo gli errori del passato”. Chiara la sorpresa oltretevere, con padre Lombardi che ha parlato di “sensazionalismo”, convenendo che “gran parte del pubblico – soprattutto se meno informato o di memoria corta” pensa che “nella chiesa non si sia fatto nulla o assai poco per rispondere a questi drammi orribili e che bisogna ricominciare daccapo”. E via con l’elenco di tutto quel che i papi regnanti ed emeriti hanno fatto per venire incontro alle vittime, con infiniti mea culpa pubblici e privati per i preti pedofili e per tutto il male commesso da qualche uomo di chiesa. Che la richiesta con annessa polemica dall’Australia sia strumentale lo dimostra anche il fatto che un incontro con il Pontefice già c’è stato, ed è sempre Lombardi a ricordarlo:“Quando il Papa Benedetto XVI si trovava a Sydney per la Giornata mondiale della gioventù nel 2008 (cioè 8 anni fa) incontrò un piccolo gruppo di vittime nella stessa sede dell’arcidiocesi governata dal cardinale Pell, dato che la vicenda era già allora di forte attualità e l’arcivescovo riteneva molto opportuno un tale incontro”.
di Matteo Matzuzzi | 08 Marzo 2016
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