ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 24 marzo 2016

Il pianeta delle scimmie

Bruxelles, capitale delle scimmie


La notte dopo gli attentati ho preso le gocce di melissa per calmare il cervello e quelle di biancospino per calmare il cuore e a letto ho riaperto “La capitale delle scimmie” di Baudelaire. Poeta morto e tuttavia più informato, riguardo l’essenziale, di qualsiasi giornalista vivo. Per Charles il Belgio era il paese europeo che meglio incarnava la modernità e quindi la moderna idiozia: la capitale delle scimmie era appunto Bruxelles, così chiamata per il conformismo, il gregarismo, la tendenza dei suoi abitanti a imitare senza ragionare.
Ci volevano degli scemi per pensare che riempirsi di coranisti e di moschee non avrebbe avuto conseguenze. Che il sorpasso (ormai avvenuto) dei figli della Sura della Conversione (“Uccidete gli idolatri dovunque li troviate”) sui figli del Vangelo di Matteo (“Se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra”) sarebbe stato solo un fatto statistico. “Il carattere belga non è ben definito. Fluttua tra il mollusco e la scimmia”. Allora come oggi il Belgio si trova all’avanguardia ed è uno spreco di tempo condannare, fremere, discutere, auspicare, siccome allora come oggi “la stupidità di questo popolo somiglia alla stupidità di tutti i popoli”. Di tutti i popoli europei.
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di Camillo Langone | 24 Marzo 2016 

http://www.ilfoglio.it/preghiera/2016/03/24/bruxelles-capitale-delle-scimmie-langone___1-vr-139773-rubriche_c396.htm

Il Papa condanna gli "abomini" di Bruxelles, ispirati da un "fondamentalismo crudele"

Francesco all'udienza generale invoca "unità" per debellare quanto sta causando "solo morte, terrore e orrore"
di Matteo Matzuzzi | 23 Marzo 2016 

Papa Francesco presiederà da domani i riti della Settimana santa (LaPresse)
Roma. Al termine dell'udienza generale in piazza San Pietro, il Papa ha commentato gli attentati che ieri hanno colpito Bruxelles. "Con cuore addolorato, ho seguito le tristi notizie degli attentati terroristici avvenuti ieri a Bruxelles che hanno causato numerose vittime e feriti. Assicuro la mia preghiera e la mia vicinanza alla cara popolazione belga a tutti i familiari delle vittime e a tutti i feriti", ha detto il Pontefice, aggiungendo: "Rivolgo nuovamente un appello a tutte le persone di buona volontà per unirsi nell'unanime condanna di questi crudeli abomini che stanno causando solo morte, terrore e orrore. A tutti chiedo di perseverare nella preghiera e nel chiedere al Signore in questa Settimana santa di confortare i cuori afflitti e di convertire i cuori di queste persone accecate dal fondamentalismo crudele". Quindi, dopo un'Ave Maria, Francesco ha chiesto ai presenti in piazza di "pregare in silenzio per i morti, i feriti, i familiari e per tutto il popolo belga".

ARTICOLI CORRELATI Belgio, storia di una resa senza gloria Idee per attrezzarsi contro il terrorismo che ci accompagnerà a lungo Il testamento di Brahim: "Non voglio finire in cella al fianco di Salah"Ieri, di primo mattino, il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, aveva inviato un telegramma a nome del Papa all'arcivescovo della capitale belga, mons. Jozef De Kezel, in cui si condannava ancora una volta la "violenza cieca".
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/03/23/il-papa-condanna-gli-abomini-di-bruxelles-ispirati-da-un-fondamentalismo-crudele___1-v-139751-rubriche_c262.htm

Dopo attentati deputato belga accusa servizi segreti e parla di “nuovo ordine mondiale”

Altervista
Dopo gli attentati, il parlamentare belga Laurent Louis, del partito “Debout les belges” (che significa “in piedi i belgi”, un invito a “rialzarsi”) ha affidato al suo profilo Facebook in duro sfogo, un vero e proprio atto d’accusa nei confronti del governo belga e dei servizi segreti del paese, inoltre il deputato ha affermato che secondo lui gli attentati del maledetto 11 Settembre 2001 sarebbero “false flag”, e parte di un a strategia per instaurare un “nuovo ordine mondiale”.
 Lo sfogo del deputato, in francese, lo trovate qui. Di seguito lo abbiamo tradotto in italiano, evidenziando in neretto le parti più significative.

In questo giorno buio per il Belgio, vorrei rivolgere il mio sostegno e le mie condoglianze alle famiglie delle vittime degli attentati di Bruxelles. Dopo l’aeroporto nazionale, la metropolitana di Bruxelles è stata toccata dagli attentati mortali. La situazione è grave ed è importante chiamare tutti i cittadini alla calma. Naturalmente, l’islamismo radicale sarà ancora una volta reso responsabile di questi attentati, presentati come una vendetta dopo l’arresto di Salah Abdeslam a Molenbeek, avvenuto la settimana scorsa.
Tuttavia, come passare sotto silenzio la responsabilità del governo belga in questi atti orrendi perpetrati questo martedì nella nostra capitale? Di due cose l’una:  o i nostri servizi di sicurezza sono incompetenti e incapaci di proteggere i luoghi sensibili come l’aeroporto nazionale o la rete di metropolitana di Bruxelles, o sono gli stessi servizi all’origine di questi attentati.
Vista la situazione attuale, considerato il livello di allerta, è inconcepibile che degli individui siano in grado di entrare in metropolitana o nell’aeroporto nazionale con delle bombe e li farsi saltare in aria. Non oso immaginare che i nostri servizi segreti e i nostri servizi di sicurezza non siano capaci al punto di non poter proteggere efficacemente dei luoghi di così grande importanza.
Come sapete, non ho mai nascosto che pensavo che gli attentati che sono stati perpetrati negli Stati Uniti e in Europa dall’ 11 settembre 2001 erano degli attentati “false flag”, degli attentati attribuiti a delle organizzazioni terroristiche Islamiche ma in realtà perpetrati dai nostri governi per servire gli interessi politico-economiche con sullo sfondo la destabilizzazione del mondo arabo, lo sviluppo dell’islamofobia nel mondo, la concretizzazione del progetto del grande Israele e in fine la realizzazione di un nuovo ordine mondiale che impone un governo mondiale che limita i nostri diritti e delle libertà fondamentali al fine di lottare contro il terrorismo creato da coloro che, nell’ombra, tirano le redini della politica mondiale.
Quando si conoscono le misure di sicurezza che sono messe attualmente in atto nel paese, quando si vede la sorveglianza alla quale tutti i cittadini (soprattutto arabi) sono attualmente sottoposti, è difficile credere che tali attacchi possano essere stati commessi senza l’aiuto e la complicità delle autorità belghe.
A seguito di questi attentati di Bruxelles, e perché è intollerabile che tali atti possano accadere nel nostro paese, in posti chiave ed in un momento in cui i livelli di allarme terroristico sono i più elevati, chiedo a nome del movimento Debout Les Belges le dimissioni del ministro dell’interno, del ministro della giustizia e del primo ministro. O questi ministri sono incompetenti, oppure sono complici ma hanno in ogni caso dimostrato che non meritano il loro posto al governo.
Ovviamente i media belgi e quelli di tutta Europa, si guarderanno bene dal dare risalto a queste esternazioni, perpetrate non da un “complottista” ma bensì da un parlamentare belga, che con grande coraggio, in un momento di cordoglio in cui tutti si sprecano con le classiche frasi di circosfanza, ha il coraggio di fare un attacco così duro…

Quando il ministro degli esteri belga voleva fare un "monumento" ai terroristi che partivano per la jihad in Siria

Quando il ministro degli esteri belga voleva fare un monumento ai terroristi che partivano per la jihad in Siria

In un'intervista rilasciata il 25 aprile 2014 a Silvia Cattori, alle domanda specifica se sostenendo la "ribellione" in Siria, l'Unione europea non avesse incoraggiato migliaia di giovani a partire per combattere Bashar al-Assad e se i servizi segreti dei paesi europei avessero lasciato partire questi giovani con la piena consapevolezza delle dimensioni del fenomeno, lo scrittore belga Bahar Kimyongür rispondeva:
“Del fenomeno "euro-jihad" ne parlo costantemente dall'inizio dello scorso anno. All'epoca i media tradizionali erano relativamente silenziosi sull'argomento. Essi credevano ancora che il reclutamento di giovani fosse un fenomeno marginale e benefico per i siriani.
Se i primi belgi si sono autoinvitati nel conflitto siriano nel 2011, si trattava principalmente di belgi di origine siriana. L'internazionalizzazione del jihad in Siria ha avuto come pionieri i veterani della guerra contro Muammar Gheddafi. Erdogan ha presentato questi combattenti libici come suoi ospiti d'onore. Ufficialmente, la loro presenza in Turchia è dovuta a motivi sanitari. Ma, ben presto, i libici hanno installato dei campi di terroristi lungo il confine turco-siriano. Questo è avvenuto a fine estate 2011. La proliferazione delle reti di reclutamento dall'Europa verso la Siria si è manifestata nel 2012. All'epoca, nelle strade di Bruxelles, sono circolate voci circa la partenza di questo o quel "mujahidin". Nel marzo 2013, al momento dell'annuncio della creazione della Task Force Siria del Ministero degli Interni belga, ho scritto ai genitori degli jihadisti una lettera di avvertimento denunciando la complicità delle autorità belghe nella partenza dei loro figli. 
Ricordo che in un'intervista a Bel-RTL del 26 aprile 2013, il ministro degli Esteri belga Didier Reynders aveva dichiarato a proposito dei jihadisti belgi: "Forse gli faremo un monumento come eroi di una rivoluzione". La facilità con cui questi giovani sono potuti andare ad invadere la Siria e terrorizzare la sua popolazione é sconcertante. Dopo la pubblicazione della mia lettera, diverse famiglie mi hanno contattato. Da allora, ricevo regolarmente telefonate o e-mail provenienti di famiglie disperate”.
E alla domanda specifica sulle responsabilità del Belgio, Bahar Kimyongür rispondeva:

“Sì, certamente. Non è un caso che il Belgio ospiti l'8 maggio prossimo un incontro internazionale sui combattenti stranieri in Siria. Gli esperti europei di antiterrorismo sono unanimi: il Belgio ha il maggior numero di jihadisti in Siria in rapporto al numero di abitanti. Nei quartieri popolari di Bruxelles, di Vilvoorde o di Anversa, a forte presenza musulmana, la pressione esercitata dai gruppi religiosi radicali è particolarmente sensibile. Storicamente, l'Arabia Saudita ha il monopolio della formazione religiosa dei musulmani di lingua araba in Belgio”.
Quando i primi ragazzi iniziavano a partire dalle periferie del Belgio per combattere intruppati nelle brigate islamiche contro il governo di Assad, il ministro degli Esteri belga Didier Reynders ha dichiarato: “Forse gli faremo un monumento come eroi di una rivoluzione". Se non è chiaro, e lo ripetiamo la terza volta, il giorno dei drammatici attentati di Buxelles dove a morire non è chi si diverte a fomentare il terrorismo ma lavoratori, studenti e povera genta, il governo belga voleva fare un monumento ai terroristi che partivano per la jihad in Siria per destabilizzare il paese guidato da un presidente con un'agenda politica che non piaceva agli Stati Uniti, alla Nato e quindi all'Europa. Per raggiungere quest'obiettivo si è creato, finanziato e supportato un mostro, un Fankestein che mette a nudo il Re di tutti i suoi crimini passati.
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=14921

Crozza: "Il loro è terrorismo, il nostro sono politiche umanitarie. Io preferisco chiamarle politiche monetarie"

Crozza: Il loro è terrorismo, il nostro sono politiche umanitarie. Io preferisco chiamarle politiche monetarie
Intervenendo alla copertina della trasmissione di martedì, Maurizio Crozza ha espresso alcuni concetti che sembrano scontati, ma in Italia deve essere un comico a fare informazione. Si tratta di pochi minuti che valgono molto di più delle migliaia di inutili articoli e "approfondimenti" che il gregge mediatico ha offerto al paese finora sugli attentati di Bruxelles.

“Oggi hanno attaccato loro, perché in guerra si fa un po’ per uno. Noi attacchiamo coi droni, loro coi trolley. Loro fanno attacchi terroristici, noi facciamo raid. Come un insetticida. La parola ‘raid’ è più elegante. Siamo così eleganti che sembrerebbe che i raid anti-Isis di Francia-Usa-Gran Bretagna, dal 2014 a oggi, abbiamo provocato in Siria e Iraq 1000 morti civili. Ma la politica questo non ce lo dice. La politica non ci spiega che, se porti via tutte le materie prime dai continenti e poi chiami tutto “esportare la democrazia”, prima o poi se ne accorgono anche loro che l’import-export è un ‘cicinin’ sbilanciato. Eppure c’è qualcuno che i nostri raid continua a chiamarli ‘politiche umanitarie’. Io preferisco chiamarli ‘politiche monetarie’“



Da oltre 35 anni le potenze occidentali si appoggiano a quelle arabe del Golfo che utilizzano, armano e finanziano l’estremismo islamico. Alberto Negri

Da oltre 35 anni le potenze occidentali si appoggiano a quelle arabe del Golfo che utilizzano, armano e finanziano l’estremismo islamico. Alberto Negri

"Il delirio terrorista del jihadismo ha una sua logica alla quale non siamo per niente estranei"


"Con la guerra del 2003, scrive Alberto Negri sul Sole24ore,  con cui dei leader approssimativi volevano ridisegnare il Medio Oriente, gli Usa hanno scoperchiato il vaso di Pandora è non l'hanno più richiuso. Al Qaeda, da cui in seguito è nato l’Isis, dall’Afghanistan si spostò in Mesopotamia. I gruppi jihadisti si sono moltiplicati e dopo il Califfato ci sarà qualche cosa d’altro, soprattutto se andremo a bombardare in Libia come nel 2011 senza sapere davvero cosa fare e con chi. La Tunisia sta già pagando l’instabilità nordafricana del post-Gheddafi che ha contagiato tutto il Sahel e le frontiere europee da un pezzo sono sprofondate di alcune migliaia di chilometri a Oriente e Occidente: l’Europa di Bruxelles è stata l’ultima ad accorgersene finendo con l’arrangiare un dubbio accordo sui profughi con la Turchia.
Il Califfato non aveva inizialmente come obiettivo l’Occidente ma in primo luogo il governo sciita di Baghdad e poi quello filo iraniano di Assad: lo scopo era la rivincita dei sunniti in Mesopotamia e nel Levante, un proposito condiviso dalla Turchia e dalle monarchie del Golfo, Arabia Saudita in testa.
Con l’evidente menzogna di sostenere un’opposizione moderata quasi inesistente, gli Stati Uniti hanno dato via libera alla Turchia per aprire “l’autostrada della Jihad” con l’afflusso di migliaia di jihadisti da tutto il mondo musulmano, Europa compresa.
La risacca sanguinosa di un conflitto con 250mila morti e milioni di profughi da qualche tempo è tornata e vive accanto a noi. Il delirio terrorista del jihadismo ha una sua logica alla quale non siamo per niente estranei. Ma oggi versiamo lacrime, stringiamo i denti, paghiamo i nostri errori e magari anche qualche promessa mancata.
Gli Stati Uniti e la Francia progettavano nel2013 di bombardare il regime di Damasco e fino a ieri hanno continuato a proclamare che Assad doveva andarsene: quando non è avvenuto i jihadisti hanno deciso di vendicarsi. Nel 2014, prima che tagliassero la testa a un cittadino americano, gli Usa non avevano fatto una piega quando Mosul era caduta in mano all’Isis, assistendo alla rotta di Baghdad senza intervenire. Poi è iniziata una guerra al Califfato tra le più ambigue della storia militare recente.
Lo stesso è accaduto con i militanti dell’Isis in Turchia. Ankara ne ha fatti passare migliaia, li ha anche usati contro i curdi siriani, poi con l’intervento della Russia a fianco di Assad ha dovuto rinunciare a entrare in Siria per pendersi Aleppo e Mosul in Iraq grazie agli accordi con l’Isis: anche qui i jihadisti si vendicano del loro sponsor Erdogan a colpi di attentati.
Sono oltre 35 anni che le potenze occidentali si appoggiano a quelle arabe del Golfo che utilizzano, armano e finanziano l’estremismo islamico - è avvenuto anche in Bosnia - per scaricarlo quando non serve più. Questo spiega pure quanto accade sul fronte interno europeo dove legioni di sociologi si affanneranno a spiegare come mai intere periferie sono diventate roccaforti del radicalismo.
I jihadisti hanno portato la guerra del Siraq nelle nostre case, che poi sono anche le loro, perché i nostri alleati gli hanno fatto credere che l’avrebbero vinta.
Nella lotta al terrorismo si intersecano piani differenti ma non così incomprensibili. Per fare la lotta al terrore ci vuole una polizia informata, ad alta penetrazione sociale, come avrebbe detto un grande agente come Calipari, ma l’aspetto più controverso e decisivo è districare i nodi che tengono avviluppato l’Occidente ai complici del jihadismo, ai loro mandanti materiali e ideologici. Prima ancora del fallimento dell’intelligence c’è stato quello della politica".
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=14926

Componetevi da soli il vostro articolo complottista


(Qui sotto un po’ di materiale)

Un giornalista americano aveva annunciato un attentato a Bruxelles fra il 16 e il 23 marzo

David  Chase Taylor, redattore capo di The Thruter, aveva scritto il 16 marzo  che la Cia avrebbe realizzato un false flag nella capitale belga fra il 16 e il 23.

Russian Security Official: One Hand is Feeding Terrorism While Another One Is Fighting It

(Franz Klintsevich, comitato sicurezza della Federazione Russa)


Computer containing Brussels suicide bomber’s note found in trash can


Ha buttato il computer nel bidone. Col suo testamento
Ha buttato il computer nel bidone. Col suo testamento

In un bidone della spazzatura uno degli attentatori suicidi,  Ibrahim El Bakraoui  ha gettato il suo computer,  dove ha lasciato un appunto,  che è il suo “testamento”.
Ibrahim El Bakraoui  has left a note on a computer found in a trash can during an anti-terrorist raid, Belgium’s federal prosecutor said. The terrorist reportedly wrote that he felt increasingly unsafe, didn’t know what to do and feared going to prison.
Ancor meglio del passaporto di uno dei kamikaze trovato intatto sotto le Twin Towers, meglio della carta d’identità dimenticata in auto da uno dei massacratori di Charlie Hebdo.

Poteva mancare l’esercitazione profetica?

Un exercice catastrophe a été organisé à la gare Schuman de Bruxelles il y a moins d’un mois


la giornalista israeliana
la giornalista israeliana

Un’esercitazione simulante una catastrofe era stata organizzata alla stazione Schuman di Bruxelles
Il 25 febbraio scorso.  La stazione si trova a 400 metri dalla fermata del metrò di Maelbeek. L’esercitazione ha coinvolto vigili del fuoco,   personale sanitario, Croce Rosa  del Belgio, Polizia. Lo scenario simulava il soccorso a  150 persone bloccate nel tunnel fra cui una quarantina di feriti – Un incendio in sotterraneo…leggetevi il resto qu:

La prima a dare la notizia dell’attentato è stata Anna Ahronheim, giornalista israeliana, corrispondente per la Difesa di i24 (network israeliano) e anche membro influente del B’nai B’rit Canada
Anna Ahronheim, Coordinator of Community and Government Relations at B’nai Brith Canada  (http://defendingthetruth.com/current-events/25505-increase-anti-semitic-incidents-quebec.html)

Possible Signs Of False Flag In Brussels Now Emerging


http://www.maurizioblondet.it/componetevi-vostro-articolo-complottista/

NATO a Bruxelles: a febbraio ha riunito 49 alleati. Tema: invadere la Siria


Bruxelles. L’11 febbraio scorso, al quartier generale della NATO, il capo del Pentagono ha convocato i colleghi ministri della Difesa di 49 paesi. Scopo: discutere una invasione terrestre della Siria.
Nessuna informazione sull’incontro è stata   diffusa alla stampa alla fine.  La notizia è stata taciuta da tutti i media europei.  Unica eccezione, il britannicoGuardian. Da cui apprendiamo le poche cose che son filtrate.
Arabia Saudita, Bahrein ed Emirati  (sono questi adesso i nostri alleati) si son detti pronti a fornire truppe di terra. I sauditi, pronti a spaziare del programma minimo: un drappelli di forze speciali da aggregare a 50 teste di cuoio Usa, fino  all’intervento su grande scala attraverso la Turchia, per creare un santuario per i ribelli  che combattono contro Assad e il suo regime.
La rapidità dell’avanzata delle truppe governative sostenute di bombardamenti aerei russi nel Nord della Siria e dalle milizie appoggiate dall’Iran, ha preso la coalizione  americana di sorpresa”, scriveva il Guardian. Ecco il motivo della riunione.
Il capo del Pentagono, Ashton Carter, lo ha detto chiaramente quell’11 febbraio: la riunione è importante “perché abbiamo bisogno di accelerare la campagna – e noi abbiamo un piano operativo molto chiaro sul modo di farlo”.  Non ha escluso l’invasione di terra, ma non c’è  bisogno di truppe saudite, che possono aiutare in tanti altri modi.   “Adesso – disse – abbiamo  solo bisogno di risorse e di forze per proseguire”.
Forze europee NATO, mica  i mercenari della Casa di Ryad. Chi darà “risorse e forze per proseguire” la guerra per rovesciare Assad, oggi rafforzato dall’intervento  aereo russo che ha rovesciato la situazione a sfavore della coalizione, di Erdogan e dei Saud?
Basta aspettare “l’evento catalizzatore” che fu già auspicato da un documento del PNAC un anno prima dell’11 Settembre: “un evento traumatico, catalizzatore, come una nuova Pearl Harbor”.  Che spinga le opinioni pubbliche europee a chiedere a gran forza di “farla finita con i jihadisti”, e a dare uomini e mezzo per l’incursione di terra in Siria.
Se fosse necessario, la NATO può mobilitare le sue organizzazioni stay-behind (leggi: Gladio) per provocare, che so, un attentato islamico con strage nella sede stessa della UE e della NATO.

"Gladio"
“Gladio”

Ma  un momento: non  è la Russia che, appoggiando militarmente Assad, sta già debellando i jihadisti del Califfato e di Al Qaeda, sosenuti invece da sauditi e turchi e Cia? Ovviamente. Ma l’intervento sarà venduto  come “la spallata finale all’ISIS”.
E’ esattamente ciò che ha detto Obama subito dopo l’attentato di Bruxelles: “La mia priorità numero 1 è sconfiggere l’ISIS” (anche se per un anno e mezzo non pareva proprio).  “Già abbiamo tolto all’Isis il 40% del loro territorio e la sua leadership è stata colpita. Continueremo a spingerli fuori dalle loro roccaforti fino a quando saranno distrutti».  Quando si dice menzogna,  pochi lo  superano: Obama s’è attribuito insomma i successi che invece sono delle forze russe e delle truppe iraniane, o curde.
Ma Obama e chi guida sanno di poter mentire  quanto vogliono, fidando della memoria corta delle masse ben terrorizzate da un mega-attentato. Queste masse hanno già dimenticato, per esempio,  che Erdogan ha fatto affari con l’ISIS, comprandone il petrolio che poi raffinava in Turchia; un affare miliardario in cui è coinvolto suo figlio, fino a quando i bombardamenti di Putin sulle  colonne di autocisterne non gliel’hanno rovinato.  E giustamente, vuole recuperarle perdite. Continuando la mira adesso bloccata: Assad must go.
Si tratta di costruire la “narrativa” giusta, che i media si stanno già applicando a diffondere.  Per esempio: Bashar Assad è il “facilitatore  massimo del Califfato”; il Califfato esiste solo perché esiste il regime di Assad;   rovesciato Assad, il  Califfato scompare e arrivano le forze democratiche.
Dite  che questa è troppo grossa perché le masse la  bevano? Ma è proprio quello che ha scritto  Frederic C. Hof, già consigliere del segretario di Stato della Clinton nel 2012, e prima, di Bush jr: un neocon collegato agli israeliani, che attualmente è membro di una entità che si chiama Atlantic Council – Consiglio Atlantico – e che è evidentemente un think-tank collegato alla NATO, con sede a Washington. Dentro l’Atlantic Council c’è un organo, palesemente pagato dai sauditi, che si chiama “Rafik Hariri Center for the Middle East”  (in memoria del miliardario libanese, capo della componente sunnita,  ucciso in un celebre attentato che invano l’Occidente ha cercato di attribuire alla Siria).
Ebbene, questo Hof, pochi minuti dopo  l’attentato di Bruxelles, a  cadaveri ancor caldi, ha postato la sua “soluzione” sul sito del Council:  una  massiccia invasione di terra della Siria; “mettere assieme una coalizione diretta dagli americani, composta da una solida forza europea e regionale che entri in Siria per farla finita con lo Stato Islamico. (…) Il tempo non gioca a favore dell’Occidente. L’idea che Bashar Assad, facilitatore massimo dell’IS, dia le dimissioni  nel quadro di negoziati, è cosa buona in teoria. Le operazioni russe e iraniane in appoggio al loro cliente siriano hanno chiuso la porta a questa possibilità”.

Un bambolotto, non un bambino (“narrativa” aiutata da video falsi)
Ecco costruita la “narrativa”,  che poi andrà ampliata e riempita di particolari, finchè tutti crederete: sì, finché resta Assad, il jihadismo non sarà sconfitto.
Interessante quel che aggiunge Hof: “… Perché attendere? Perché non formare questa coalizione solida che è stata raccomandata da mesi e uccidere questi criminali sanguinari più presto che tardi? Bruxelles dimostra ancora una volta che il tempo è nemico”.
La coalizione solida a guida americana è stata “raccomandata da mesi”: nella riunione NATO a Bruxelles dell’11 febbraio, evidentemente.  Magari Hof   era presente.
Vedete quanto bene  questi poteri sanno approfittare dell’evento catalizzatore. Per esempio istruiscono i media: “i servizi segreti europei hanno fallito perché non condividono l’intelligence; bisogna formare uno spionaggio europeo che li unifichi tutti”.  Nel concreto, vogliono mettere le mani sulla intelligence che i nostri servizi (e l’ENI) hanno sulla Libia; vogliono toglierci l’autonomia. In cambio, credete che i servizi di Parigi e Berlino, e la Cia, condivideranno le loro informazioni con noi?  Se ci credete, ho la Fontana di Trevi da vendervi  per una cifra ragionevole.
Per intanto, toglieranno quel che resta di sovranità al Belgio (“Uno stato fallito!”, strillano; l’hanno scoperto di colpo) onde diventi un puro protettorato degli eurocrati non votati.  “Ci vuole più Europa”, e ve la daranno. “Bisogna rinunciare alla libertà per avere sicurezza”, è stato il tema di una trasmissione di Oscar Giannino su Radio 24. Hanno  invitato  un israeliano dello Herzliya – l’università del Mossad – per chiederli consigli su come difendersi dai terroristi. Un business in cui Sion non teme concorrenti.
Altri hanno già riportato le parole del deputato belga Laurent Louis, del partito “Debout les belges” : “Come sapete, non ho mai nascosto che pensavo che gli attentati che sono stati perpetrati negli Stati Uniti e in Europa dall’ 11 settembre 2001 erano degli attentati “false flag”, degli attentati attribuiti a delle organizzazioni terroristiche islamiche ma in realtà perpetrati dai nostri governi per servire gli interessi politico-economiche con sullo sfondo la destabilizzazione del mondo arabo, lo sviluppo dell’islamofobia nel mondo, la concretizzazione del progetto del grande Israele e in fine la realizzazione di un nuovo ordine mondiale che impone un governo mondiale che limita i nostri diritti e delle libertà fondamentali al fine di lottare contro il terrorismo creato da coloro che, nell’ombra, tirano le redini della politica mondiale”.
Questa è la sintesi realista. Verrà chiamata “complottismo”.  Mentre  sarà  creduta per vera la “narrativa” che stanno già facendovi ingollare a palate. E di cui Matteo  Renzi è uno dei piccoli esponenti: “Viviamo in un momento dove la ‘generazione Erasmus’, che fra l’altro è rappresentata al governo, ha conosciuto il sogno degli Stati Uniti d’Europa come concretezza, ha conosciuto l’euro come moneta unica” (sic).  Questa generazione chiede “una prospettiva di futuro e non di vivere di rimpianti e di ricostruzioni fasulle del passato”.
Il passato “fasullo” sarebbe quello delle identità e delle  culture storiche europee, delle  sue articolate diversità. Come è stato scritto in un saggio monumentale sul tradimento della Sinistra e il suo accodamento al capitalismo globale, il “futuro che Renzi fa’ balenare “non è che l’auspicio dei liberali postmoderni alla avvenuta estinzione degli Stati, delle sovranità dei  popoli, e dei popoli stessi – nell’indistinto magma globalista della Erasmus Society, della Fun Generation e della Selfie Generation virtualizzate, de-territorializzate  ed omologate nel modus pensandi, negli stili di vita e nei desideri di consumo, alla classe media globale liberal newyorkese e californiana” (Paolo Borgognone – L’Immagine sinistra della globalizzazione . Critica del radicalismo  liberale – Zambon  Editore).  Non ci dicono già che dobbiamo resistere ai jhadisti per difendere il nostro stile di vita?

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