ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 6 marzo 2016

Interdetti?

Gesuitica ostpolitik

I Gesuiti di un tempo erano andati in Russia per convertirla. Dato che lo zar non aveva applicato il decreto di soppressione di Clemente XIV, fu grazie a loro che l’ordine, nel 1814, poté rinascere per volontà di Pio VII. Paradossalmente, un governo ortodosso aveva mantenuto in vita un’istituzione cattolica eliminata dal Romano Pontefice, ma utilissima allo Stato russo per le sue rinomate scuole, nonostante la capillare infiltrazione nell’aristocrazia. Oggi la politica di Mosca è ancora una volta contraria, nei fatti e nelle parole, all’orientamento assunto da Roma con un tradimento più o meno esplicito della sua missione di origine divina. Come si spiega allora l’abbraccio di Cuba e l’ostinato silenzio papale sulla sorte dei greco-cattolici ucraini?

Nel discorso rivolto al Pontefice in occasione della visita ad limina, lo scorso 20 febbraio Svjatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore dei cattolici ucraini di rito bizantino (titolo inventato ad hoc per non concedergli quello troppo impegnativo di patriarca, di fatto utilizzato nella loro liturgia), si è fatto voce del grido di dolore del suo popolo, che si sente ancora una volta tradito dal Vaticano. In Crimea e nel Donbass i cristiani slavi uniti al Papa, dopo l’annessione o l’occupazione russa, sono di nuovo duramente perseguitati e molti loro sacerdoti scompaiono misteriosamente. Su questo il supremo Pastore, pur ripetendo commoventi formule di vicinanza, non ha speso una parola; al contrario, ha trattato le parti in guerra come se ne avessero pari responsabilità.
La politica filorussa dei massoni Villot e Casaroli non faceva mistero: la rivoluzione bolscevica e il regime sovietico erano creature delle logge, responsabili dell’assassinio di Stolypin e dell’ascesa di Kerenskij e di Lenin. Nella presente congiuntura storica, invece, tutta questa apparente propensione verso Mosca lascia inizialmente interdetti in un contesto di smaccato filoamericanismo. Anche se la dichiarazione scritta è stata subito destituita di qualsiasi importanza dalle esternazioni verbali dello stesso Bergoglio, l’incontro è unanimemente riconosciuto come un fatto epocale. Qualcuno sussurra che esso sia stato concesso da Kirill in cambio di una contropartita ben precisa: che sia proprio il silenzio sugli uniati dell’Ucraina e l’astensione da interventi concreti in loro favore?
Indubbiamente, lo sbilanciamento di Kiev verso l’Occidente e l’apertura alla NATO costituiscono un errore madornale per il Paese che è la culla della civiltà e della cristianità russe e che per secoli ha formato con lo sconfinato vicino un unico Stato; era quindi impensabile che Mosca rimanesse indifferente, così come sarebbe stato inaccettabile che la massoneria euro-americana si espandesse tanto ad Oriente. La strategia di accerchiamento della Russia doveva essere comunque arrestata, senza per questo negare le legittime rivendicazioni del martoriato popolo ucraino, strumentalizzate dalla propaganda filoccidentale, ma di fatto frustrate da un regime tanto inefficiente quanto corrotto.
Come valutare dunque l’attuale Ostpolitik romana? Dall’altra parte non ci sono più gli amici di un tempo, ma una salda alleanza trono-altare che sta promovendo l’unica opposizione politico-militare efficace all’espansione del mondialismo massonico. Se veramente Kirill ha ottenuto a Cuba quel che voleva, che cosa ha inteso raggiungere Francesco in quel colloquio di due ore sul quale, con i giornalisti, ha mantenuto il più stretto riserbo? Ha forse tentato di rivolgersi a Putin per interposta persona, a sua volta incaricato da qualcuno? Ciò che è certo, in ogni caso, è che il loro abbraccio ha commosso il mondo intero – almeno quello che sogna un futuro di totale armonia fra religioni, fondata sulla rinuncia alle pretese veritative di ognuna e circoscritta alla “buona volontà”.
In questo senso – mondialistico e relativistico – l’incontro è stato sicuramente un grande successo. Pazienza per i greco-cattolici: sono ben abituati a soffrire e morire fin dai tempi di san Giosafat, il rapitore di anime assassinato dagli ortodossi; nel senso deteriore del termine, li si è gesuiticamente liquidati rassicurandoli in pari tempo di stare “spalla a spalla” con loro. Ma l’urlo di dolore trasmesso dal loro attuale Pastore non è un’opinione personale né può essere sottoposto ad ermeneutica di sorta: al contrario, non poteva essere più univoco ed esplicito. Come si giustifica allora, nei loro confronti, un’insensibilità tale da rasentare il cinismo? Si direbbe che il bene del popolo cristiano sia posposto alla causa del falso ecumenismo, quello che non cerca di ricondurre i “fratelli separati” all’unità cattolica dell’unica Chiesa, ma mira piuttosto a compiacere il più possibile la loro acuta suscettibilità in nome delle buone relazioni, lasciando tutto sostanzialmente com’è.
Il problema degli uniati, del resto, era già stato sbrigativamente accantonato, giusto all’indomani del crollo sovietico, con la dichiarazione congiunta di Balamand del 1993, secondo la quale l’uniatismo (cioè lo sforzo da parte cattolica di unire a Roma delle comunità ortodosse) è un metodo del passato da non più imitare in futuro. D’accordo: ma questo comporta forse l’abbandono al proprio destino di milioni di anime che, in tempi recenti, hanno patito l’indicibile per rimanere fedeli al Papa? Visto come stanno le cose, allora, abbiamo un motivo in più per pregare per la conversione della Russia, in modo che non solo sia finalmente resa giustizia ai fratelli ucraini, ma che anche il suo enorme potenziale religioso e geopolitico possa essere pienamente utilizzato, ai fini della salvezza del mondo e dell’avvento del Regno, da Colei che ha promesso che, infine, il Suo Cuore Immacolato trionferà: a Roma, a Mosca e su tutta la terra.
BY  · 6 MARZO 2016
Don Giorgio Ghio
Sacerdote, nato a Roma il 12 luglio 1964, attivo in Sabina.
http://www.civiltacristiana.com/gesuitica-ostpolitik/

Il grazie del Papa ai greco-cattolici ucraini, “testimoni di fede nelle tribolazioni”

  • “Settant’anni or sono, il contesto ideologico e politico, nonché le idee contrarie all’esistenza stessa della vostra Chiesa, portarono all’organizzazione di uno pseudo-sinodo a Lviv, provocando nei Pastori e nei fedeli decenni di sofferenze. Nel ricordo di tali eventi, chiniamo il capo con profonda gratitudine di fronte a coloro che, anche a prezzo di tribolazioni e persino del martirio, nel corso del tempo hanno testimoniato la fede, vissuta con dedizione nella propria Chiesa e in unione indefettibile con il Successore di Pietro”.
Sono le appassionate parole che Papa Francesco rivolge in un messaggio a Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, in occasione della commemorazione del 70° anniversario dello pseudo-Sinodo di Lviv che, nel marzo 1946, mise fuori legge la Chiesa greco-cattolica ucraina. La missiva è stata consegnata all’arcivescovo da mons. Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, dopo l’udienza di ieri, in Vaticano, con i membri del Sinodo Permanente della Chiesa greco-cattolica ucraina.
Come credenti ci rifugiamo sotto ‘le ali’ protettrici del Signore, perché siamo portatori, sì, della grazia divina, ma lo siamo come dei vasi di creta” scrive il Papa, che sottolinea che “in alcune circostanze, la nostra condizione umana viene resa ancora più fragile a causa delle difficili situazioni storiche, le quali segnano la vita del Popolo di Dio, della Comunità che Gesù Cristo nostro Signore si è acquistato con il Suo Sangue”.
È quanto avvenuto con i “tristi avvenimenti” del 1946, appunto. Tuttavia, il Pontefice esorta “con occhi illuminati dalla stessa fede”, a guardare al Signore Gesù Cristo “riponendo in Lui, e non nella giustizia umana, ogni nostra speranza. È Lui – sottolinea – la fonte vera della nostra fiducia per il presente e per il futuro, essendo noi certi di essere chiamati ad annunciare il Vangelo anche in mezzo a qualsiasi sofferenza o difficoltà”.
“Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” aggiunge il Santo Padre, raccomandando che “questo sia fatto con dolcezza e rispetto…”.  Facendo sue le parole dell’Apostolo Pietro, esprime quindi la “profonda riconoscenza per la vostra fedeltà” e l’incoraggiamento “a farvi instancabili testimoni di quella speranza che rende più luminosa l’esistenza nostra e di tutti i fratelli e sorelle intorno a noi”.
Il Papa rinnova pure la solidarietà a Pastori e fedeli “per quanto fanno in questo tempo difficile, segnato dalle tribolazioni della guerra, per alleviare le sofferenze della popolazione e per cercare le vie della pace per la cara terra ucraina”. “Nel Signore – afferma – stanno il nostro coraggio e la nostra gioia. È a Lui che mi rivolgo, attraverso l’intercessione della Beata Vergine Maria e dei martiri della vostra Chiesa, perché la consolazione divina illumini i volti delle vostre comunità in Ucraina e in altre parti del mondo”.
Papa Francesco imparte, quindi, “di cuore” a vescovi, sacerdoti, consacrati e fedeli della Chiesa greco-cattolica ucraina “una speciale Benedizione Apostolica, quale segno del mio costante affetto e ricordo”.
[S.C.]
https://it.zenit.org/articles/il-grazie-del-papa-ai-greco-cattolici-ucraini-testimoni-di-fede-nelle-tribolazioni/
Sala stampa della Santa Sede
Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Francesco ha inviato a Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč, e che gli è stato consegnato ieri da S.E. Mons. Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati:
Messaggio del Santo Padre
A Sua Beatitudine
Sviatoslav Shevchuk
Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč
“Quanto è prezioso il tuo amore, o Dio! Si rifugiano gli uomini all’ombra delle tue ali!” (Sal 36[35],8).
Come credenti ci rifugiamo sotto “le ali” protettrici del Signore, perché siamo portatori, sì, della grazia divina, ma lo siamo come dei vasi di creta (cf. 2 Cor 4,7). In alcune circostanze, la nostra condizione umana viene resa ancora più fragile a causa delle difficili situazioni storiche, le quali segnano la vita del Popolo di Dio, della Comunità che Gesù Cristo nostro Signore si è acquistato con il Suo Sangue.
La Chiesa greco-cattolica ucraina in questi giorni commemora i tristi avvenimenti del marzo 1946. Settant’anni or sono, il contesto ideologico e politico, nonché le idee contrarie all’esistenza stessa della vostra Chiesa, portarono all’organizzazione di uno pseudo-sinodo a Lviv, provocando nei Pastori e nei fedeli decenni di sofferenze.
Nel ricordo di tali eventi, chiniamo il capo con profonda gratitudine di fronte a coloro che, anche a prezzo di tribolazioni e persino del martirio, nel corso del tempo hanno testimoniato la fede, vissuta con dedizione nella propria Chiesa e in unione indefettibile con il Successore di Pietro. Al contempo, con occhi illuminati dalla stessa fede, guardiamo al Signore Gesù Cristo, riponendo in Lui, e non nella giustizia umana, ogni nostra speranza. È Lui la fonte vera della nostra fiducia per il presente e per il futuro, essendo noi certi di essere chiamati ad annunciare il Vangelo anche in
mezzo a qualsiasi sofferenza o difficoltà.
“E chi vi potrà farvi del male, se sarete ferventi nel bene? Se poi doveste soffrire per la giustizia, beati voi! (…) Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto…” (1 Pt 3,13-15).
Facendo mie le parole dell’Apostolo Pietro, esprimo la mia profonda riconoscenza per la vostra fedeltà e vi incoraggio a farvi instancabili testimoni di quella speranza che rende più luminosa l’esistenza nostra e di tutti i fratelli e sorelle intorno a noi. Rinnovo anche la mia solidarietà ai Pastori e ai fedeli per quanto fanno in questo tempo difficile, segnato dalle tribolazioni della guerra, per alleviare le sofferenze della popolazione e per cercare le vie della pace per la cara terra ucraina.
Nel Signore stanno il nostro coraggio e la nostra gioia. È a Lui che mi rivolgo, attraverso l’intercessione della Beata Vergine Maria e dei martiri della vostra Chiesa, perché la consolazione divina illumini i volti delle vostre comunità in Ucraina e in altre parti del mondo. Al contempo, di cuore imparto a Lei, ai Vescovi, ai sacerdoti, ai consacrati e ai fedeli della Chiesa greco-cattolica ucraina una speciale Benedizione Apostolica, quale segno del mio costante affetto e ricordo.
FRANCISCUS
http://ilsismografo.blogspot.it/2016/03/vaticano-messaggio-del-santo-padre-sua.html

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