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mercoledì 2 marzo 2016

MinCulPap

Contro la secolarizzazione “il vaccino della Tradizione”

(di Cristina Siccardi) Il tasso numerico dei cattolici in Italia diminuisce sempre più ed è impressionante la velocità con la quale, negli ultimi anni, la nazione in cui la Chiesa risiede, la secolarizzazione ha proceduto nel suo estendersi a macchia d’olio.
La Fondazione Critica liberale (dal 1969 la voce del pensiero laico e liberale italiano, che segue le linee di: Giovanni Amendola, Benedetto Croce, Piero Gobetti, fratelli Rosselli, Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi, Luigi Einaudi, il Mondo di Pannunzio, gli «azionisti» e Norberto Bobbio) ha denunciato, nei programmi televisivi, un «monopolio assoluto della confessione cattolica» rispetto alle altre religioni. Il rapporto [MinCulPap – Ministero Cultura Papista – V Rapporto sulle confessioni religiose e TV e il VI Rapporto sui telegiornali – L’informazione televisiva al servizio di francesco (scritto in minuscolo)] è stato presentato il 24 febbraio scorso alla Camera dei deputati da Critica Liberale e in essa erano contenuti questi dati: nella stagione 2014-2015, l’86,6% dei soggetti confessionali presenti nei principali talk show è di religione cattolica; nonostante ciò solo un’ora (1,7% del tempo), delle 60 complessive dedicate a temi religiosi, è stata riservata agli scandali finanziari vaticani.

Per il resto si è parlato, ad esempio, di questioni relative al terrorismo islamico (20% del tempo) o della figura di Papa Francesco (11,5%). In un anno, ha osservato Enzo Marzo, Direttore del trimestrale, sono raddoppiate le fiction religiose (da 311 a 603) trasmesse dalle principali reti: il 92% riguarda la confessione cattolica. Sono aumentate anche le ore delle trasmissioni dedicate ad argomenti religiosi: dei 732 programmi, il 70% è di carattere cattolico. In crescita anche lo spazio che telegiornali e reti all news riservano a Papa Francesco, rispetto a Benedetto XVI. Nel 2014 il tempo di parola del Pontefice nei Tg è stato di 35 ore e 32 minuti, nel 2012 il tempo di parola di Papa Ratzinger era di 16 ore e 54 minuti.
Dati molto interessanti perché dimostrano essenzialmente due cose: la prima è che i media non servono alla religione quando quest’ultima si limita ad apparire e non a nutrire di contenuti le anime; la seconda è che i cosiddetti «lontani» dalla Chiesa rimangono tali, anzi vorrebbero renderla minoranza inoffensiva o magari sopprimerla del tutto, come dimostra l’intellighènzia laica ben rappresentata da «Critica liberale»; basti leggere l’articolo dal titolo «non possono esserci interferenze così gravi della gerarchia cattolica nella vita politica» (http://www.criticaliberale.it/news/235066), a firma Comunità cristiane di base italiane, contro l’intervento del Cardinale Bagnasco a proposito delle unioni civili.
Questi «lontani», che la Chiesa da molti decenni cerca di incorporare in sé (in realtà, così facendo, ha coltivato una serpe in seno) vorrebbero raggiungere, ma con sistemi più subdoli e politically correct, gli stessi risultati di Napoleone Bonaparte con Pio VI, sulla cui povera cassa venne scritto «Cittadino Gianangelo Braschi – in arte Papa» e dal municipio di Valence fu notificata al Direttorio la morte, cui si aggiungeva la laica profezia che si era sepolto l’ultimo Papa della storia.
media, i talk show, i film, le fiction, i twitter vaticani… e financo i giubilei, dunque, non servono a ridestare la Fede, perché, sino a quando non si tornerà a ripensare secondo criteri di serietà filosofica e teologica la Verità rivelata da Gesù Cristo non si potrà essere in grado di comunicare nulla di importante, in grado di riaccendere il respiro di Dio nelle anime. «Lo studio della filosofia non mira a conoscere quello che gli uomini hanno pensato, ma quale sia la verità» (De Coelo et Mundo, 22, 8), scrisse il Dottore della Chiesa San Tommaso d’Aquino (memoria liturgia: 28 febbraio per il nuovo calendario, 7 marzo per quello della Tradizione). E «sebbene la verità della fede cristiana superi la capacità della ragione, tuttavia i princìpi naturali della ragione non possono essere in contrasto con codesta verità» (Summa contra gentiles, libro I, cap. 7).
La vita e l’insegnamento di San Tommaso d’Aquino si possono riassumere in un episodio tramandato dai primi biografi. Una mattina, mentre il Santo, come di consueto, era in preghiera di fronte al Crocifisso della Cappella di San Nicola, a Napoli, il sacrestano, Domenico da Caserta, fu testimone di un dialogo straordinario: sentì che San Tommaso chiese preoccupato a Gesù se ciò che aveva scritto fino allora sui misteri della Fede cristiana era giusto. E il Crocifisso rispose: «Tu hai parlato bene di me, Tommaso. Quale sarà la tua ricompensa?».
E questa fu la risposta del sapiente domenicano: «Nient’altro che Te, Signore!». Il Signore è Eterno, fuori dal tempo, per questo una Chiesa immanente e immedesimata nella fugacità del mondo si indebolisce tanto da svuotarsi e non può avere mordente sulle persone. Ecco perché la Tradizione è essenziale nella vita della Chiesa: «La tradizione ha, nella sua storia dell’umanità, una funzione analoga a quella dell’identità personale nella vita dell’individuo, in cui la facoltà di conservare il passato è tanto più importante quanto certe verità e valori fondamentali esigono, una volta che li si è scoperti, un attaccamento indefettibile. Se non esistesse altro valore che essere “del suo tempo”, la trasmissione della verità, degli ideali o dei tesori culturali non corrisponderebbero più a niente e la storia non avrebbe più alcun senso» (Dietrich von Hildebrand, Le Cheval de Troie dans la Cité de Dieu, Parigi 1971, pp. 206-207; inoltre M. Davies, La riforma liturgica anglicana, Editrice Ichthys, Albano Laziale 2015, pp. 104-105).
Perché la storia assuma un senso occorre che vi sia una trasmissione di idee e di opere che, grazie al loro valore intrinseco e alla loro verità, siano credibili. La Chiesa si è sempre sollevata dalle crisi grazie all’affidabilità delle sue asserzioni ancorate alla Verità della Tradizione: «Anche la tradizione culturale storica della Chiesa, benché sia totalmente distinta dalla sua tradizione soprannaturale, differisce da tutte le altre tradizioni culturali o etniche. I tesori che la Chiesa ha prodotto nel corso dei secoli sono nati dalla sua vita soprannaturale, sono delle manifestazioni di questa vita» (M. Davies, op. cit., pp. 105-106).
La Chiesa, senza questa Tradizione, potrà inventarsi mille eventi, potrà avere mille e più amici che lavorano in Tv, ma non riuscirà a catturare l’attenzione delle anime. Ormai la falla creatasi nella diga non è più gestibile: l’autodemolizione, già denunciata dai Pontefici del secolo scorso, sembra essere giunta a compimento e i dati sono impietosi.
L’Istat ha di recente fotografato la propensione alla pratica religiosa e il quadro che ne viene fuori è quello di un Paese che viaggia verso la secolarizzazione più sfrenata. La disaffezione per la Chiesa è evidente: nel 2006 una persona su tre (33,4%) dichiarava di frequentare luoghi di culto almeno una volta la settimana. La percentuale, dieci anni dopo, è scesa al 29%. Il calo tende, comunque, ad accelerare negli anni il suo andamento. Le persone che dichiaravano di non frequentare mai luoghi di culto sono passate dal 17,2 al 21,4% (una ogni cinque). Il crollo della frequentazione dei luoghi di culto ha colpito tutte le età: quella in cui si perde maggiormente la Fede è compresa fra i 20 e i 24 anni.
C’è poi la fascia dei disillusi, ovvero quella compresa fra i 55 e i 59 anni: il 30%, di loro, nell’ultimo decennio, non pratica più. Dai 60 ai 64 anni il calo è stato del 25%. La maggior parte di queste persone si sono “rifatte” una vita: i figli sono grandi, la carriera lavorativa è verso il tramonto e i nuovi impegni, sia affettivi che alternativi all’occupazione, distolgono le persone dalle riflessioni religiose, dai sacramenti, dalle preghiere. Non ci si può esimere, inoltre, dal dire che la coltivazione dei peccati non aiuta la vita spirituale così pure la carenza di pastori in grado di trasmettere certezze.
L’Istat ha preso in considerazione, nella compilazione statistica a riguardo della pratica religiosa, i giovanissimi a causa della consuetudine italiana al catechismo e all’oratorio, e dai dati risulta che, in proiezione, quest’ultimi da adulti saranno meno vicini alla Fede di quanto lo siano oggi i loro genitori e nonni. Tuttavia un bambino su dieci del 2016 non frequenta più come una volta e gli adolescenti fra i 14 e i 17 anni sono calati del 17,6%. Inoltre quelli che non frequentano mai le chiese sono aumentati del 57% tra i bambini e del 33% fra gli adolescenti. Il 15% dei diciottenni e dei diciannovenni, legati all’associazionismo cattolico, vanno in chiesa.
La Sicilia risulta la regione più religiosa (oltre il 37% va almeno una volta a settimana in chiesa), mentre la Liguria è quella più agnostica e atea (oltre una persona su tre non frequenta mai). La tendenza è quella di una religiosità soggettiva, del «fai da te», che non segue i precetti perché non li ritiene necessari. Ma il sentimento religioso non corrisponde alla Fede. Senza catechismo serio, senza dottrina seria, senza Liturgia seria, l’emorragia di fedeli proseguirà, secondo logica, inesorabilmente. Intanto la peste nera del relativismo avanza a grandi balzi… e pensare che il vaccino Tradizione, miracoloso e misericordioso, è a portata di mano. (Cristina Siccardi)
http://www.corrispondenzaromana.it/contro-la-secolarizzazione-il-vaccino-della-tradizione/

IL DECANO DEI MISSIONARI PIERO GHEDDO: «L'HO DETTO E LO RIBADISCO. L'ANTRICRISTO È GIÀ TRA DI NOI»

Il decano dei missionari Piero Gheddo: «L'ho detto e lo ribadisco. L'Antricristo è già tra di noi»

Il Blog di oggi l’ho già pubblicato nel settembre 2014, ma visto che si discute ancora in modo animato degli stessi problemi di un anno e mezzo fa, lo ripubblico per sentire il parere di un laico cattolico, che ha studiato e sperimentato, e far riflettere sulle teorie del filosofo tedesco Friederich Nietzsche, precursore del nazionalismo tedesco e del nazismo. Piero Gheddo.

 L’Anticristo è il Demonio e tutte le forze del male che si oppongono alla venuta del Regno di Dio e di Cristo negli ultimi giorni, ma anche nella storia dell’uomo (Apocalisse, I e II Lettera di Giovanni, II Lettera di Paolo ai Tessalonicesi). Ma è anche il titolo del libro di Friedrich Nietzsche (1844-1900), che un laico cattolico, Agostino Nobile, ha commentato nel volumetto pubblicato nel luglio 2014: “Anticristo superstar” (Edizioni Segno, Udine – pagg. 120). Agostino Nobile, sposato e padre di due figli, professore di storia della musica, 25 anni fa decise di lasciare l’insegnamento per studiare le culture non cristiane ed è vissuto per dieci anni nel mondo musulmano, indù e buddista (vivendo come pianista e cantante), esperienza che ha rafforzato la sua fede cattolica. Nobile vive oggi in Portogallo con la sua famiglia, si dedica agli studi per approfondire la sua fede e ha lavorato fino ad un anno fa come pianista e cantante.

Ecco le battute di partenza di “Anticristo superstar”: “Quando anni fa mi capitò di leggere L’Anticristo di Friedrich Nietzsche, pensai di trovarmi di trovarmi di fronte ad un insano di mente. Oggi l’Anticristo è diventato il Referente imprescindibile di tutti i governi occidentali. Se a Friedrich Nietzsche avessero detto che in poco più di cent’anni il suo “Anticristo” sarebbe stato una superstar, l’avrebbe considerata una ridicola provocazione” (il libro di Nietzsche è del 1888) .
E continua: “L’Anticristo ha persuaso l’uomo che potrà essere felice solo quando soddisferà liberamente i propri istinti, eliminando il concetto del bene e del male, il concetto del bene e del peccato. Il peccato, si sa, pesa, e l’idea di liberarsene una volta per tutte, oggi più che mai è diventata una vera smania. Nel secolo scorso l’Anticristo ci convinse che “Dio è morto”, per poi eliminare milioni di esseri umani (attraverso le ideologie ispirate a questa convinzione). Oggi ci ha intruppati in una nuova ideologia, per annullare la natura stessa dell’uomo. Nel suo piano muta i metodi, ma il fine è sempre lo stesso: dimostrare a Dio che la sua creatura prediletta è l’essere più idiota del creato”.
Il pamphlet di Nobile, di poche pagine ma denso di fatti e di idee e facile da leggere, è tutto un esame storico e attuale di come l’idea centrale di Nietzsche e le altre espressioni seguenti si stanno realizzando. La convinzione basilare di Nietzsche  è questa: “Io definisco il cristianesimo l’unica grande maledizione, unica grande intima perversione, unico grande istinto di vendetta, per il quale nessun mezzo è abbastanza velenoso, occulto, sotterraneo, piccino. Io lo definisco: l’unico imperituro marchio di abominio dell’umanità”.
Agostino Nobile affronta L’Anticristo a mo’ di botta e risposta. Ha estratto dal volume del filosofo tedesco le molte proposte e previsioni che riguardano la “Guerra mortale contro il vizio e il vizio è il cristianesimo” e con una carrellata storica di duemila anni dimostra con riferimenti storici e attuali, come questi sogni di Nietzsche si sono gradualmente realizzati e ancor oggi si stanno realizzando, con l’educazione dei minori, la cultura dominante, i costumi e le leggi che riportano i popoli cristiani a ridiventare pagani. Il capitolo più provocatorio per noi, uomini d’oggi, è quello finale col titolo Anticristo Superstar (che è quello del libro divulgativo), dove Agostino Nobile dimostra che nel nostro tempo la “guerra mortale contro il cristianesimo”  è giunta quasi al termine, poiché i sogni di Nietzsche stanno influenzando e orientando i governi dei paesi cristiani (cioè occidentali) e l’Onu con i suoi organismi.
Ecco un solo esempio di questa corrente della cultura e della legislazione che si sta imponendo nel nostro tempo. Noi anziani o persone di mezza età non ce ne accorgiamo, ma la massima autorità mondiale della sanità vuol imporre ai bambini delle scuole aberrazioni di questo. L’Oms dell’Onu (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha diffuso a tutti i governi europei un vademecum per promuovere nelle scuole corsi di sessuologia: “Standard dell’Educazione Sessuale in Europa” (consultabile su Internet), dove tra l’altro si legge: “ai bimbi da 0 a 4 anni gli educatori dovranno trasmettere informazioni sulla masturbazione infantile precoce e scoperta del corpo e dei genitali, mettendoli in grado di esprimere i propri bisogni e desideri, ad esempio nel gioco del “dottore”… Dai 4 ai 6 anni i bambini dovranno essere istruiti sull’amore e le relazioni con persone dello stesso sesso… Con i bambini dai 6 ai 12 anni i maestri terranno lezioni sui cambiamenti del corpo, mestruazione ed eiaculazione, facendo conoscere i diversi metodi contraccettivi. Nella fascia puberale tra i 12 e i 15 anni gli adolescenti dovranno acquisire familiarità col concetto di “pianificazione familiare” e conoscere il difficile impatto della maternità in giovane età, con la consapevolezza  di un’assistenza in caso di gravidanze indesiderate e la relativa presa di decisione”.
Leggendo questo documento dell’Onu, che suscita sgomento e paura,  mi vengono in mente i molti testi di Giovanni Paolo II e di Papa Benedetto su questo tema: “La questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica” (Caritas in Veritate, 75), in questo senso: nel secolo scorso il “problema sociale” più grave era l’equa distribuzione della ricchezza e del benessere fra ricchi e poveri; oggi il maggior “problema sociale” è la distruzione della famiglia naturale e il pansessualismo che riducono rapidamente la popolazione mondiale promuovendo l’aborto, il matrimonio fra persone dello stesso sesso, l’eutanasia e l’eugenetica e tante altre aberrazioni, fino alla clonazione di esseri umani, oggi tecnicamente possibile e già sperimentata. Benedetto XVI scrive (Caritas in Veritate, 75): “Non si possono minimizzare gli scenari inquietanti per il futuro dell’uomo e i nuovi potenti strumenti che la “cultura della morte” ha messo nelle mani dell’uomo. Alla diffusa, tragica piaga dell’aborto si potrebbe aggiungere in futuro, che è già abusivamente in atto, una sistematica pianificazione eugenetica delle nascite”.
Si giungerebbe così alla meta finale di quanto Nietzsche sognava: “Un mondo abitato e dominato da Superuomini che hanno imposto la loro volontà di potenza agli uomini inferiori, mediocri e comuni”, per cui era necessario “stabilire i valori della società e dello Stato in favore dell’individuo più forte, del Superuomo (l’uomo eletto, geniale, l’artista creatore che vince l’uomo medio) e della superiorità di razza e di cultura” (“Enciclopedia cattolica”, Città del Vaticano 1952). Non meraviglia che Nietzsche, messosi al servizio del nazionalismo tedesco, abbia profondamente influenzato il nazismo e la sua nefasta ideologia!
Ma è ancora più scandaloso che il nostro Occidente, con profonde radici cristiane, che si ritiene libero, laico, democratico, istruito, evoluto, popolare, sia incamminato, senza forse averne coscienza, sulla stessa via che conduce al nichilismo, alla distruzione della natura umana e alla morte. Come popolo, abbiamo tolto il Sole di Dio dal nostro orizzonte umano, vogliamo fare a meno di Dio e di Gesù Cristo e non abbiamo più nessuna luce di speranza nel nostro futuro.

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