ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 11 aprile 2016

A causa dei nostri peccati

Amoris laetitia. Perle Sacerdotali : "sono fedele a Cristo!"

Non ci piacciono troppo i copia-incolla su internet sulle analisi dell'Esortazione Apostolica Amoris laetitia
Per questa particolarissima occasione, "storica" secondo qualcuno, preferiamo pubblicare le opinioni dei diretti interessati: i Sacerdoti che dovrebbero sorbire nella propria persona lo stile pastorale che il recente documento di Papa Francesco ha intronizzzato.
"Parleranno" dunque  dei giovani Sacerdoti che ci hanno scritto e la cui identità abbiamo ovviamente secretato.


Noi manteniamo la medesima impressione espressa nel (fortunato) post scritto sabato mattino ( a caldo): l'attuale leadership ecclesiale che trema ad ogni starnuto del feroce Imperatore padrone assoluto mondo scristianizzato e scristianizzante  è afflitta da patologie tendenti alla schizofrenia, di non essere cioè al passo con i tempi. 
Questo terrore schizofenico attuale leadership ecclesiale  sta producendo rovine su rovine nella Città di Dio.
Sia chiaro che ci meritiamo tale leadership a causa dei nostri peccati.
Consideriamo l'attuale situazione che stiamo vivendo come la giusta punizione che meritiamo.
Preghiamo per la Chiesa e per il Papa.
AC

***
Ti confesso che nutro in cuore una generale confusione e disorientamento (ma penso che questo lo stai vivendo anche te).
Tra le diverse problematiche relative all'Esortazione, due sono certamente gravi:
a) l'introduzione di un atteggiamento relativo all'interno della morale;
b) la generale confusione nella concessione dei Sacramenti (Confessione ed Eucaristia) alle persone divorziate e risposate.
Cerco di spiegarmi meglio:
1) Affermare che chi vive in modo oggettivo e permanente il peccato mortale può incamminarsi nella grazia e che il suo peccato va reinterpretato in una situazione soggettiva, è lentamente vanificare il significato stesso di peccato.
Sabbiamo già come Francesco, in questi tre anni, sta facendo di tutto per togliere il concetto di peccato (ma no... è tutta un'invenzione di Scalfari ... spero N.d.R.).
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno fatto di tutto per aiutare i Cristiani a riconoscere il peccato presente e ad accusarlo per favorire la grazia.
Qui, invece, siamo ad un processo inverso.
2) Mai nell'Esortazione si dichiara la possibilità di accesso all'Eucaristia e Confessione delle persone divorziate e risposate.
Ne fa ombra solo una nota delle oltre 250 presenti, una nota che non parla anch'essa direttamente di tale concessione, e cita, in modo del tutto improprio, s. Tommaso d'Aquino (l'Eucaristia per i deboli e non per i forti).
In sintesi, se prima si era nella confusione, ora, grazie a questo documento, tale confusione diventa oggettiva. 
Lo stesso articolo di Famiglia Cristiana ( ce ne occuperemo dettagliatamente avendo, per caso, scoperto che il teologo che ha scritto il primo "commento" è più papalino del papa ... N.d.R.) infatti, anch'esso non afferma in modo esplicito la possibilità per costoro dell'assoluzione dei peccati e dell'Eucaristia (sul presentarsi una volta l'anno, più che una confessione, sembra indicare una guida spirituale).
Temo però che tale confusione non sia casuale, ma indotta.
Solo così è possibile far passare dei messaggi nella stessa prassi pastorale.
In modo più schematico: vanificando l'oggettività del peccato mortale di chi è divorziato risposato, annulla, per conseguenza, lo stesso peccato, e quindi, essendo nella grazia, l'accostarsi tranquillamente al sacramento della Confessione e all'Eucaristia.
La Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II afferma proprio il contrario, tanto da permettere solo a coloro che vivono senza rapporto sessuali la possibilità dei Sacramenti.
Ora cosa accadrà?
Che sull'onda della confusione tanti Vescovi e Presbiteri concederanno tranquillamente l'Eucaristia a costoro (magari neanche non pentiti in quanto non posti più sotto il peccato mortale), o, invece, chi si opporrà a tali persone (come me), saranno accusate di non aver misericordia, di non obbedire al S. Padre e, magari, essere anche richiamati dai propri Vescovi.
Non importa, il martirio è sempre l'opzione più bella per seguire il Signore Gesù Cristo.
Pubblicato da Andrea Carradori 

Amoris leatitia: la sacralità del matrimonio in discussione?


di Alfredo Incollingo

Molte polemiche ha suscitato la presentazione ufficiale di “Amoris laetitia” l'8 aprile, l'esortazione post - sinoidale di Papa Francesco che chiude i due anni di lavoro del Sinodo sul ruolo della famiglia nel mondo moderno. Un'assise pastorale del tutto straordinaria si potrebbe affermare. Sono stati necessari due anni di discussioni per definire la pastorale sulla famiglia. Dibattiti e tensioni, delezioni e colpi di scena hanno animato i lavori, segno della confusione in cui versa la Chiesa Cattolica nel rapportarsi al mondo. Non una relazione serena, come è evidente, ma un continuo dibattersi tra conformismo e sano anticonformismo. La Verità del Vangelo è stata oggetto di relativizzazioni e continue deroghe. Papa Francesco con questo documento ha chiarito ufficialmente “cosa ne pensa” il Pontefice, il Vicario di Cristo, sulla missione della famiglia. Le sorprese non sono certamente mancate. Si ribadiscono gli insegnamenti del Magistero sui temi “caldi”: rifiuto dell'aborto, dell'eutanasia e delle tante “diavolerie” fatte passare per diritti insostituibili. Fin qui i cattolici possono star tranquilli: la Chiesa è ancora fedele al Vangelo.

La famiglia cristiana è l'unico modello familiare accettato, fondamento della Chiesa e della società. Anche qui non si riscontrano “rivoluzioni” di alcun genere. Le “famiglie omosessuali” sono “out”, ma, come giusto che sia, gli omosessuali non devono essere discriminati.
Eppure queste certezze cattoliche collidono con i paragrafi 296 – 312 sulla questione dei divorziati risposati. Le parole d'ordine sono “integrazione” e “discernimento”. E' chiaro che nessuno deve essere discriminato, ma ciò non toglie che il “peccato mortale” sia tale e lo sia al di là dei singoli sentimentalismi. Ci sono vittime e “carnefici” in queste tristi storie. E' bene riconoscere e consolare gli afflitti e scagliare anatemi contro chi offende. Il cardinale Giacomo Biffi lo ricordava. La Chiesa ha il dovere di guidare e di biasimare così come quello di consolare. Non può prescindere da questi ruoli. La Misericordia non la si concede senza la remissione e la richiesta di perdono. Il “peccato” però se è “mortale”, non lo si può cancellare con deroghe. Piuttosto è necessario chiarire come poter affrontare la condizione dei “divorziati sposati” che oggi non sono casi eccezionali. Equiparare le prime nozze con le seconde (e le terze?) è un passo controproducente. Va bene fare “discernimento”, chiarire i toni e le responsabilità del “fattaccio”, ma integrare con indifferenza è tutto fuorché cattolicità. E' vero che il documento non indica chiaramente la possibilità dell'Eucarestia per i divorziati, ma sono tuttavia paragrafi molto labili nel significato. Travisare non sarà fatto con grandi difficoltà.

Nel pieno relativismo erotico e affettivo la Chiesa dovrebbe ribadire la forza dell'amore come il Vangelo stesso lo ricorda. Il cattolicesimo non ha bisogno di adattarsi al mondo, essa deve sviluppare le Verità del Vangelo. Sviluppo che non deve portare al conformismo, ma all'esplicitazione degli insegnamenti cristiani.Cristo sulla famiglia nel Vangelo di Marco è stato molto chiaro: “L'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola”, “Quello dunque che Dio ha unito, l'uomo non lo separi”.
Il cattolicesimo ha ulteriormente definito questi insegnamenti nel suo Magistero. Una lunga riflessione che ha portato nell'XI secolo a stabilire il Sacramento matrimoniale come noi ancora lo celebriamo. Non è solo un patto civile, verso la società, secondo il diritto romano, ma un legame d'amore, egualitario, consensuale e santo. Il matrimonio diviene l'immagine dell'unione mistica tra l'uomo e Dio, tra il fedele e la Chiesa. L'uomo e la donna divisi divengono nel matrimonio una cosa sola. Il collante è l'amore e questo non è egoistico e “privato”, ma aperto alla vita, quindi alla procreazione.
Dunque la Chiesa, invece che “ergersi in piedi tra le rovine”, come faro di speranza, tende a “trasformarsi in rovina”? 

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