ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 12 aprile 2016

Capo-mammana

E comincia la persecuzione dei cristiani. Dai medici.


I medici saranno obbligati a procurare aborti.  Sarà cancellato il diritto all’obiezione di coscienza.  E quelli che non vorranno uccidere, saranno espulsi dal Servizio Sanitario Nazionale, ossia perderanno il lavoro. E’ questo a cui mira la “pronuncia” del Consiglio d’Europa, che ha dato ragione ad un ripetuto ricorso – ebbene sì – della CGIL.  L’ex sindacato comunista “dei lavoratori”, avendo  abbandonato allo sfruttamento ipercapitalistico questi ultimi,  si ricicla come Mammana  Collettiva.  “Una sentenza importante”, ha plaudito la capo-mammana Camusso. La madama, a nome del suo sindacato, ha denunciato  l’Italia perché, dato l’alto numero di “medici obiettori”,  alle “donne” viene negato “il diritto all’interruzione di gravidanza – e questa è una “violazione della legge 194”  e del  loro “diritto alla salute” sancito dalla Carta Sociale europea (Art.11, diritto alla salute).
Per di più,  la Camusso ha denunciato che i medici  e infermieri abortisti soffrono di “discriminazione”.  Una tesi accolta come vera dal Consiglio UE, il quale  fa notare “che i medici che praticano l’aborto si limitano a rispettare la legge, per questa ragione ogni disparità di trattamento nei loro confronti è da ritenersi immotivata”.  Le “donne” poi, “costrette a recarsi in strutture distanti decine di km da casa o a rivolgersi al servizio privato”,  poverine, mettono “In pericolo la salute”.  Peggio: “ In molti casi la donna che intende esercitare un suo diritto abortendo viene dissuasa o spinta a desistere per via dei numerosi ostacoli”.



buon-medico-non-obietta
Un manifesto per la persecuzione

Si tratta di pure e semplici menzogne, come  è costante da parte di questo organo ideologico che promuove il  totalitarismo della dissoluzione, ossia a  un sistema giuridico  chiuso e totale che renda obbligatorie per legge tutte le pratiche aberranti (dai “diritti”degli invertiti al gender) e  proibisca per legge. “l numero dei punti Ivg [interruzione volontaria della gravidanza, ndr.] paragonato a quello dei punti nascita, mostra che mentre il numero di Ivg è pari a circa il 20% del numero di nascite, il numero di punti Ivg è pari al 74% del numero di punti nascita, superiore, cioè, a quello che sarebbe rispettando le proporzioni fra Ivg e nascite. Confrontando poi punti nascita e punti Ivg non in valore assoluto, ma rispetto alla popolazione femminile in età fertile, a livello nazionale, ogni 5 strutture in cui si fa un`Ivg, ce ne sono 7 in cui si partorisce”. Così Avvenire: “Le interruzioni di gravidanza volontarie vengono effettuate nel 60% delle strutture disponibili”.Se gli aborti calano, è per la diffusione universale dei contraccettivi  e anche per lì isterilimento di una popolazione vecchia, o che non si può più sposare per la precarietà del  lavoro.  O che  non ha più motivi per riprodursi, avendo perso le risorse interiori   essenziali.





Genova, 14 05 2008 davanti all'ospedale galliera protesta di alcune associazioni e dei centri sociali per le parole del papa contro l'aborto e per la culla per la vita messa al galliera foto a&g
Femministe contro i medici obiettori

Ma  che importa?  Quel che dà veramente fastidio al sistema totalitario  è che in Italia ’80 per cento dei medici sono obiettori”:  son questi che vanno “obbligati” a   commettere il delitto che   rifiutano.  Il “diritto” all’aborto delle “donne”   vale di più del diritto dei sanitari all’obiezione.  Essi stanno violando “una legge dello Stato”! Ecco una “situazione gravissima” che deve finire.  Il loro preteso “diritto”deve essere calpestato. Non verrà più riconosciuto.
Naturalmente questa non è ancora una “sentenza”, come ha detto un po’ troppo presto la  Mamma Camusso non essendo il Consiglio un tribunale, né un ente chiaramente definibile. Ma è chiaro che si punta a quello: vietare per legge la reazione normale dello normali coscienze, e obbligarle a compiere l’atto aberrante che è un diritto delle “donne”.  Più indiscutibile e cogente del “diritto” di un’anima a non fare il male.
E  non è un caso che questa pseudo-“sentenza” sia stata diffusa  – e strombazzata dai media-  nel momento stesso in cui El Papa  emana la sua  “Amoris Laetitia”, anch’essa  laudatissima dai media.  In essa non si tratta  solo di ammettere all’Eucarestia i divorziati risposati;   come ha detto  un cardinale, Caffarra, “Si introduce una consuetudine che a lungo andare determina questa idea nel popolo non solo cristiano: non esiste nessun matrimonio assolutamente indissolubile” .  Già  in sé la questione è tale, che la maggior parte della popolazione  – non esclusa la maggioranza dei cattolici attuali –   non ne capisce la pericolosità, e plaude alla misericordia e alla carità di El Papa contro gli arcigni “farisei dal cuore chiuso”,  controllori “della lettera delle Legge contro lo spiritoLo si fa’ con un trucco di vecchia data, risalente al Concilio: si ribadisce la dottrina, in astratto, ma poi si ammette che “in certi casi”  concreti  sia possibile violarla; casi che nemmeno  vengono indicati, perché “ non ci si deve aspettare [ dalla Chiesa]  una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi”. Tutto è lasciato al discernimento personale, “al foro interno”; ciascuno giudichi da sé  se la sua convivenza   gli consenta di fare la Comunione. Ci sono un  sacco “di casi difficili e famiglie ferite”  che sono attenuanti.  E  «A causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa» (§305),
Secondo un cardinale, questa è  “una porta secondaria abilmente occultata per profanare il Sacramento del Matrimonio e dell’Eucaristia”.  Secondo un altro, Schonborn l’ultra modernista (e grande elettore di Bergoglio),  «La mia grande gioia per questo documento  sta nel fatto che esso  supera l’artificiosa, esteriore, netta divisione fra regolare e irregolare».
Ma è esattamente ciò che vogliono e promuovono le centrali del totalitarismo della dissoluzione  come il Consiglio d’Europa e i suoi complici ‘democratici’, dalla Cirinnà alla Camusso: “cancellare la distinzione fra regolare e irregolare”, per poi obbligare all’irregolare anche chi non vuole.  In pratica, l’attitudine che ha indotto El Papa a dire:  la dottrina sul matrimonio è riconfermata, ma   sono possibili eccezioni, si applica – a maggior ragione – all’aborto.  Quanti “casi dolorosi”, “situazioni particolari” da giudicare”nel foro interno”  giustificano l’uccisione del bambino nel ventre dalla madre? Da giudicare “con misericordia” sapendo che Cristo non condanna mai  nessuno?
Per i medici credenti,  questo significa una cosa precisa quando verrà l’ordine di “obbedire alla 194 che è una legge dello Stato”,  altrimenti si sarà  espulsi dal Servizio Sanitario, non avranno da sperare in una difesa da parte della Chiesa Cattolica, ai cui comandamenti fanno  riferimento per legittimare la loro disobbedienza  civile.   Il loro diritto  (all’obiezione) diventa inferiore al “diritto delle donne all’aborto”; la libertà dei medici può venir conculcata in nome della  “libertà” di queste.  L’arbitrio ha il primato sul comandamento El Papa stesso potrà ritorcere contro i medici obiettori l’argomento che ha già fulminato contro i preti che esitassero a dare la Comunione ai risposati: “Un Pastore non può sentirsi soddisfatto solo applicando leggi morali a coloro che vivono in situazioni “irregolari”, come se fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone”. Così un medico sarà invitato a procurare aborti,  come  gli chiede la legge e la Camusso, “Perché è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato,  non si sia oggettivamente colpevoli”, a causa di “fattori attenuanti”  (sto citando frasi del  documento bergogliano).
Se la convivenza adulterina viene definita dal documento papale «la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti, benché non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo» (Amoris laetitia, 303),  non si vede perché  anche l’aborto non sia “ciò che Dio sta chiedendo” alla ragazza-madre  rimasta incinta.
Ovviamente lo stesso vale per l’eutanasia. E perché non per la pedofilia?
Su questo comincerà la persecuzione dei medici e sanitari obiettori . Persecuzione per la fede.  Saranno discriminati e si farà pressione  si di loro, minacciandone la carriera e l’emolumento,  perché commettano gli atti che nella loro coscienza sono delitto e omicidio.  Del resto,i credenti sono ormai così pochi, che la loro testimonianza e le loro sofferenze non incontreranno alcuna simpatia nella società.  Anzi l’opinione pubblica sarà contro di loro in massa –  non c’è  nulla  di cui i poteri totalitari non possono convincere l’opinione pubblica con apposite tecniche, come si è visto nel caso delle “nozze gay”  e nella teoria del gender –  anche perché “disubbidiscono a Francesco”, che è così buono.
O forse non  se ne accorgerà nemmeno, l’opinione pubblica. Perché non si creda che il Totalitarismo della Dissoluzione  perseguiterà i cristiani  coi vecchi metodi, il colpo alla nuca o mandandoli a farli divorare  dalle belve al circo; non sono così ingenui. I nuovi martiri non avranno la gloria di spargere il sangue.  Del resto, come disse Hitler proprio dei cattolici, “non voglio dei martiri, preferisco degli apostati”.  Gli atti di apostasia potranno essere  innumerevoli, e ignorati, nell’apostasia generale dei popoli europei giunti al capolinea della loro storia. La  loro storia è infatti cristiana; finita quella, saranno calpestati come il sale divenuto insipido.  Un  continente che sé voluto liberare dalla sottomissione alle leggi di Dio, sarà sottomesso dai wahabiti,   e da loro riceverà la legge.





© Roberto Monaldo / LaPresse 08-03-2008 Roma Interni Manifestazione organizzata da Cgil, Cisl, Uil, in occasione della Festa della Donna Nella foto Manifestanti
Manifestazione Cgil, Cisl, Uil

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http://www.maurizioblondet.it/comincia-la-persecuzione-dei-cristiani-dai-medici/

Diktat europeo all’Italia: “Migliorate i servizi abortivi!”. E le pecore belano obbedienti 

Assistiamo alla totale mancanza di ogni resistenza, anche solo formale, di fronte al male assoluto truccato con il cerone del benessere e della legalità. La ministra rassicura: da noi si abortisce bene. Le incredibili dichiarazioni del presidente dei ginecologi cattolici. Dobbiamo, senza indugio e senza lasciarsi scoraggiare dalla disparità delle forze in campo, tornare a distinguere il bene dal male.

di Elisabetta Frezza
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zzzzlrnznMentre siamo tutti distratti dagli effetti speciali del circo di Santa Marta, accadono altre cose, cose tremende, alle quali nessuno reagisce come si dovrebbe reagire. Cose che, a ben vedere, appaiono in perfetta armonia con il vero spirito delloshow circense e del suo impresario, ma questo è un altro discorso.
La scandalosa acquiescenza generalizzata di cui ci tocca essere spettatori sul fronte dell’attacco alla vita non è altro che l’effetto perverso della pax bioetica firmata per tappe successive dal proteiforme blocco democristiano, da cui è stato partorito il monstrum tutto italiano dell’ “abortismo pro life”, poi della provetta pro life, dell’eutanasia pro life, e così via di ossimoro in ossimoro. Un ircocervo dai molti nomi ma dall’unica natura ibrida, ingannevole, suggestiva e malefica.
I maggiori quotidiani di regime, oggi, raccontano della resa unanime e senza condizioni alla necrocultura massiva secondo agenda mondialista applicata diligentemente dai burocrati europei. Infatti l’Europa (nella specie, la Commissione per i diritti umani del Consiglio d’Europa), accogliendo un ricorso della Cgil, intima all’Italia di migliorare i servizi abortivi e di omogeneizzarli sul suolo nazionale in nome del diritto della donna alla salute, nonché di colmare le discriminazioni esistenti sia tra le pazienti (disuguaglianze riscontrate nell’accesso all’ivg a seconda delle località) sia tra gli operatori sanitari obiettori e non obiettori (svantaggi di carriera e sovraccarico di attività lavorativa a danno dei primi). In pratica, un’ingerenza prepotente contro l’esercizio dell’obiezione di coscienza. E l’Italia come risponde? Risponde sostanzialmente in due modi, di fatto convergenti: o plaudendo alla reprimenda, o tentando di giustificarsi. Il che significa che in entrambi i casi il contenuto della censura, di per sé, è ritenuto corretto; cioè che va garantito il pronto esercizio del diritto della donna ad abortire e che ad esso vanno subordinati gli scrupoli di coscienza, veri o fittizi, delle truppe in camice bianco.
Ora, quello che si vuole qui evidenziare – senza nemmeno entrare nel merito di una statuizione sovranazionale coerente con il sistema totalitario dei falsi diritti (dis)umani – è la totale mancanza di ogni resistenza, anche solo formale, di fronte al male assoluto truccato con il cerone del benessere e della legalità. L’altra faccia della questione, ossia la faccia vera, cruenta e criminale – l’ecatombe senza fine di creature innocenti – è ormai digerita e assimilata anche da chi dovrebbe rigettarla in automatico, se non per naturale reazione immunitaria, almeno per dovere “professionale”. Il mondo pro life ufficiale, pagato dai soldi del contribuente con l’otto per mille episcopale, è oramai tanto organico al pensiero unico che i giornali si permettono di trascurarlo del tutto e di risolvere l’immancabile “dibattito” delle idee all’interno del mondo abortista tout court: Repubblica mette a confronto l’abortista milanese della Mangiagalli con l’abortista romana del San Camillo (dal nome pare che sia femmina, dalla foto non si sa), il Corriere concede una colonnina esilarante al presidente dei medici cattolici che – leggere per credere – offre consigli per risolvere felicemente l’annoso problema della carenza di obiettori (vedi, in calce, entrambi gli articoli). Dappertutto, Avvenire compreso, spicca la autorevole presa di posizione del ministro della salute Lorenzin che adotta, a beneficio del proprio Paese redarguito, una linea difensiva di indubbio spessore: ci informa che la decisione del Consiglio europeo si basa su dati obsoleti, e oggi in realtà la situazione in Italia è molto migliorata. Vale a dire, si ammazza di più e si ammazza meglio, in modo anche più uniforme sul territorio.
E siccome la quota dei morti innocenti è assolta, merita di essere assolto di conseguenza anche lo Stato, assassino a sufficienza e con sufficiente efficienza. In attesa di dare di più.
È evidente che è completamente sparita dalla scena ogni traccia del discorso sulla vita, sulla maternità e sul nascituro, che non siano le solite formule di facciata eufoniche e vacue, utili ad abbindolare, panem et circenses (dove il circo è sempre quello di cui sopra), la massa sedicente cattolica narcotizzata da decenni di lotta simulata.
Il baco penetrato nel cervello unico nazionale plasmato dalla propaganda mediatica, politica, medica, giudiziaria, scolastica, sinanco ecclesiale, è che tutto ruota intorno al falso tema della salute della donna, unica vera martire della modernità. Ne discende, secondo logica, che la mancata prestazione abortiva diventa un caso di malasanità (un nome, una garanzia), oltre che perfino di violazione dei diritti umani (altro nome, altra garanzia).
Il garbuglio della matassa italiana è quindi avvolto intorno all’aporia della ospedalizzazione dell’aborto e dell’aborto di stato, il che significa assassinio per cura e legalizzato, come sancito dalla famigerata 194 e difeso da tutti, compresi i simil-pro life fieri della loro creatura, la più bella del mondo. Basta leggere i commenti dei vari Gigli, Roccella, Binetti, docili pedine dell’apparato episcopale avvinghiato al potere governativo – e, per la proprietà transitiva, ai suoi mandanti europei – in un amplesso adulterino tanto remunerativo quanto suicida.
L’aver inglobato il servizio della c.d. interruzione volontaria di gravidanza tra le prestazioni garantite dalle strutture ospedaliere pubbliche ha determinato la blindatura socio-sanitaria dell’omicidio dell’innocente, perché così la soppressione del bambino nel grembo della madre da trasgressione privata si fa pubblica opportunità, riguardante per giunta la sfera sacra della salute: sparisce il catartico senso di vergogna che lascia il posto alla cupa indifferenza gonfiata dalla boria dell’autodeterminazione, sicché l’aborto diventa un’opzione come un’altra, prima neutra, poi appetibile e alla fine virale. Come teorizzava de Sade, una cosa oscena mostrata in pubblico perde la sua carica negativa; se poi è lo Stato stesso a finanziarla e realizzarla, l’effetto pedagogico è completo e dirompente.
È incredibile e tragico insieme che nessuno levi un grido contro la mistificazione sanguinaria che la decisione europea ha portato alla ribalta, né un MpV inadempiente e infingardo, né un vescovo né – figuriamoci – qualche suo superiore. Tutti asserviti a un altro padrone. Il padrone del mondo.
L’orgoglio dei cosiddetti pro life italioti e degli obiettori per convenienza è quello di non disturbare i serial killer che svolgono il loro onesto lavoro nel box accanto.
Finché il bene non verrà separato dal male, sia fisicamente sia nella testa delle persone che abbiano conservato una scintilla di ragione, non sarà mai possibile vincere la guerra perché non è dato identificare il nemico contro cui si deve combattere. Questa è l’opera prodromica che ciascuno di noi è chiamato a compiere senza indugio e senza lasciarsi scoraggiare dalla disparità delle forze in campo: tornare a distinguere il bene dal male.
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REPUBBLICA
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CORRIERE DELLA SERA
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ABORTO, PER IL CONSIGLIO D'EUROPA L'ITALIA DISCRIMINA DONNE E NON-OBIETTORI. IL MINISTRO: GIÀ PROVVEDUTOAborto, per il Consiglio d'Europa l'Italia discrimina donne e non-obiettori. Il ministro: già provveduto

di Valentina Santarpia
Le donne in Italia continuano a incontrare «notevoli difficoltà» nell’accesso ai servizi d’interruzione di gravidanza, nonostante quanto previsto dalla legge 194 sull’aborto. L’Italia viola quindi il loro diritto alla salute. Lo ha affermato il Consiglio d’Europa, pronunciandosi su un ricorso presentato dalla Cgil. «Le donne che cercano accesso ai servizi di aborto -si legge nelle conclusioni- continuano ad avere di fronte una sostanziale difficoltà nell’ottenere l’accesso a tali servizi nella pratica, nonostante quanto è previsto dalla legge ». Una sentenza «importante - commenta la segretaria della Cgil, Susanna Camusso - perché ribadisce l’obbligo della corretta applicazione della legge 194, che non può restare soltanto sulla carta. Il riconoscimento di queste violazioni secondo la Cgil è una «vittoria per le donne e per i medici, ma anche per l’Italia».
I non obiettori discriminati
Secondo il Consiglio d’Europa, l’Italia discrimina medici e personale medico che non hanno optato per l’obiezione di coscienza in materia di aborto. Questi sanitari, in base alle rilevazioni effettuate, sono vittime di «diversi tipi di svantaggi lavorativi diretti e indiretti».
Il ministro Lorenzin: «Dati vecchi, ora è diverso»
Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin si dice stupita dal pronunciamento del Consiglio d’Europa. «Mi riservo di approfondire con i miei uffici - dice - ma dalle prime cose che ho letto mi sembra si rifacciano a dati vecchi che risalgono al 2013. Il dato di oggi è diverso». Secondo il ministro «non c’è alcuna violazione del diritto alla salute» e non è stato tenuto conto del corso di formazione organizzato dal dall’Istituto superiore di sanità sul sistema di sorveglianza dell’Ivg e l’applicazione della legge 194, organizzato il 24 febbraio scorso. Ma immediata è arrivata la replica della Cgil: «I dati sono aggiornati all’ultima udienza davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo il 7 settembre 2015 e non sono mai stati smentiti dal ministero della Salute e dal governo italiano». Nonostante le sollecitazioni e la documentazione di tutti i casi di malfunzionamento, «il ministero della Salute - precisa la responsabile politiche di genere della Cgil, Loredana Taddei - non ha fornito la prova di aver superato le criticità che sono state quindi accertate dal Comitato Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d’Europa».
Le ragioni del ricorso
La Cgil aveva presentato il ricorso nel febbraio del 2013, sostenendo che l’articolo 9 della legge 194, che regola il diritto all’obiezione di coscienza del personale medico ma allo stesso tempo sancisce che gli ospedali e le regioni devono assicurare sempre il diritto di accesso ai trattamenti interruttivi della gravidanza, viola la Carta sociale europea perché non precisa quali misure specifiche devono essere prese per garantire una adeguata presenza di personale medico non obiettore in tutte le strutture ospedaliere pubbliche. Questo vuoto normativo, unito all’alto numero di medici obiettori di coscienza, secondo la Cgil, finisce per avere effetti negativi sia sulle donne che vogliono o devono ricorrere all’aborto, sia sul personale medico non obiettore di coscienza che si ritrova a dover sostenere tutto il carico di lavoro necessario a garantire sempre l’accesso all’interruzione di gravidanza. Nella documentazione presentata, la Cgil elencava anche una serie di dati relativi al numero di medici obiettori e non obiettori, rivelando che a livello nazionale gli obiettori variavano tra un minimo del 67% al nord e l’80,5% al sud, mentre le realtà locali erano ancora più in difficoltà, ricordava la Cgil. Percentuali che non sono cambiate negli ultimi anni, secondo quanto testimonia la deputata Pd Roberta De Agostini, che ha presentato diverse interrogazioni al governo sul tema: «In alcune regioni - spiega- le percentuali di obiezione tra i ginecologi sono superiori all’80 per cento: in Molise (93,3 per cento), in Basilicata (90,2 per cento), in Sicilia (87,6 per cento), in Puglia (86,1 per cento), in Campania (81,8 per cento), nel Lazio e in Abruzzo (80,7 per cento). Quattro ospedali pubblici su dieci, di fatto, non applicano la legge 194 e continuano ad aumentare gli aborti clandestini». E ci sono anche ospedali dove c’è l’obiezione di struttura, ovvero il 100% dei medici rifiuta di applicare la legge. Secondo De Agostini, «è del tutto evidente - come in Italia si stia violando il diritto alla salute delle donne e quanto sia urgente garantire il servizio di interruzione volontaria di gravidanza in ogni struttura e su tutto il territorio nazionale, nella piena applicazione della legge 194 del 1978». Con quali risultati? «Le estreme conseguenze di questa situazione sono il ritorno al cosiddetto aborto clandestino `mascherato´- incalza il Movimento Cinque Stelle - il maggiore rischio di complicazioni per le donne fino alle estreme conseguenze di drammatici decessi».
I rischi per la salute delle donne
Nelle motivazioni, il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa denuncia una situazione in cui «in alcuni casi, considerata l’urgenza delle procedure richieste, le donne che vogliono un aborto possono essere forzate ad andare in altre strutture (rispetto a quelle pubbliche, ndr), in Italia o all’estero, o a mettere fine alla loro gravidanza senza il sostegno o il controllo delle competenti autorità sanitarie, oppure possono essere dissuase dall’accedere ai servizi di aborto a cui hanno invece diritto in base alla legge 194/78». Secondo il Comitato, questo tipo di situazioni possono «comportare notevoli rischi per la salute e il benessere delle donne interessate, il che è contrario al diritto alla protezione della salute».Come dimostrano alcune esperienze drammatiche.
Cosa succede adesso
«L’Italia non può più rinviare un intervento legislativo sia per normare l’obiezione di coscienza per gli obiettori sulla 194 e sia per un albo pubblico dei medici obiettori- - evidenzia l’avvocatessa Filomena Gallo, segretaria dell’associazione Luca Coscioni, associazione che ha contribuito al ricorso con le sue osservazioni - Questa è infatti già la seconda decisione dell’Europa a favore di un ricorso sul tema: il primo lo avevano presentato le associazioni che fanno capo all’International Planned Parenthood Federation, e nel 2014 il comitato europeo dei diritti sociali che fa capo al Consiglio d’Europa si era pronunciato parlando di violazione nell’applicazione della legge 194. Questa volta si fa un passo in avanti, perché si profilano due elementi di danno: uno nei confronti delle donne, che sempre più sono costrette a ricorrere a strutture o procedure non autorizzate, rischiando non solo la salute ma anche multe salatissime, da 5 a 10 mila euro, e l’altro nei confronti dei medici, che quando non sono obiettori sono costretti a turni massacranti in cui effettuano solo interruzioni di gravidanza». Ma in che modo può intervenire concretamente il ministero della Salute? «Con l’AIED avevamo proposto che le Regioni monitorassero la situazione negli ospedali come previsto dalla l.194 e, laddove ci sono più medici obiettori, che ci fosse una deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di IVG sono scoperti, concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG, e utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori», spiega Gallo. Conferma l’ex ministra alla Sanità Livia Turco: «Ci deve essere una vigilanza concreta e vanno attivate tutte le azioni pratiche possibili per una regolamentazione efficace dell’obiezione di coscienza, di cui indicazioni efficaci sono contenute nella relazione della commissione di bioetica della Presidenza del Consiglio presieduta da Casavola».
I numeri
Secondo i dati ufficiali presentati dal ministero della Salute le interruzioni volontarie di gravidanza negli ultimi decenni sono diminuite: nel 2014, secondo l’ultima relazione che risale al 2015, per la prima volta il numero di IVG è stato inferiore a 100mila, con un decremento del 5,1% rispetto al 2013 e un dato più che dimezzato rispetto alle 234 mila del 1982, l’anno in cui si è riscontrato il valore più alto in Italia. A questo dato, rileva il ministero, «corrisponde un valore sostanzialmente costante dei ginecologi non obiettori: 1607 nel 1983, e 1490 nel 2013, con un conseguente dimezzamento del numero di IVG settimanali, a livello nazionale, a carico dei ginecologi non obiettori, che nel 1983 effettuavano 3.3 IVG a testa a settimana (su 44 settimane lavorative), e ne effettuano 1.6 nel 2013». Ma secondo le stime delle associazioni dei medici, sono in crescita i dati relativi agli aborti clandestini, molti più dei 15 mila stimati dal ministero. Secondo molti ginecologi, dietro gli aborti spontanei (cresciuti del 40%) dal 1993 si nasconderebbero anche molti aborti clandestini, iniziati magari a casa con farmaci comprati online e finiti in ospedale per evitare la tagliole dei medici obiettori. E, sul trattamento riservato ai medici non obiettori, conferma Silvana Agatone, presidente della Laiga (Associazione italiana ginecologi per l’applicazione della legge 194): «Sempre più primari ormai sono obiettori», ma ci sono anche «portantini e ferristi» mentre quelli che «praticano l’interruzione stanno andando in pensione». Appellarsi all’obiezione, spiega la dottoressa, «rende la vita sicuramente più tranquilla». Insomma si opera, di fatto, in un ambiente ostile. «Molti colleghi che fanno aborti dopo i 90 giorni, quindi per motivi medici, vengono puntualmente denunciati. Per non parlare del fatto che i non obiettori non fanno carriera, e che ci sono stati casi in cui è stato tolto loro addirittura l’insegnamento».

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