ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 2 aprile 2016

Celebrare l’inizio della Riforma protestante ?

Müller, Riforma: nulla da celebrare per i cattolici
Non c’è nessuna ragione, per un cattolico, per celebrare l’inizio della Riforma protestante. Questa è l’opinione espressa dal Prefetto della Congregazione della Fede, il card. Gerhard Müller.
Non c’è nessuna ragione, per un cattolico, per celebrare l’inizio della Riforma protestante. Questa è l’opinione espressa dal Prefetto della Congregazione della Fede, il card. Gerhard Müller, in una lunga intervista-libro “Informe sobre la Esperanza”. I cattolici, ha detto il porporato “non hanno nessuna ragione per celebrare” l’inizio della Riforma.  

Il 31 ottobre 1517 è la data, normalmente considerata l’inizio del movimento protestante; l’anniversario verrà celebrato con particolare solennità quest’anno. “Noi cattolici non abbiamo nessuna ragione per celebrare il 31 ottobre 1517 la data che è considerata l’inizio della Riforma che avrebbe condotto alla rottura della cristianità occidentale”. Fu allora che Martin Lutero rese pubbliche le sue 95 tesi, affisse alla porta della chiesa di Wittemberg. In esse non veniva proposta una separazione dalla Chiesa, ma le tesi ne furono certamente il punto di inizio.  


Afferma il card. Müller: “Se siamo convinti che la divina rivelazione è custodita intera e immutata nella Scrittura e nella Tradizione, nella dottrina della Fede, nei sacramenti, nella costituzione gerarchica della Chiesa per diritto divino, fondato sul sacramento dei sacri ordini, non possiamo accettare che esistano ragioni sufficienti per separarsi dalla Chiesa”.  

E’ probabile che le sue affermazioni faranno rumore, dal momento che fra qualche mese verrà celebrato il primo mezzo millennio dalla Riforma. Fra l’altro, il Pontefice si recherà in Svezia a ottobre per una commemorazione ecumenica insieme con i rappresentanti della Federazione Luterana mondiale e altre confessioni cristiane. Il cardinale ricorda che molti esponenti della Riforma definirono il papa come Anticristo per “giustificare la separazione” dalla Chiesa cattolica. 
MARCO TOSATTI

01/04/2016



http://www.lastampa.it/2016/04/01/blogs/san-pietro-e-dintorni/mller-riforma-nulla-da-celebrare-per-i-cattolici-HyLz9RPFdibLh6MM3GqAhL/pagina.html


Martin Lutero e quel che non si dice 


Vi sono molte testimonianze sia protestanti che cattoliche su quale fu l’ultimo e insano gesto disperato di Lutero. Una di quelle, per la quale la si può considerare la più credibile, è la testimonianza del suo servo personale, Ambrogio Kuntzell. Egli, confuso nell’animo per la fine orribile del suo padrone, confessò ciò che aveva visto.Ecco la sua testimonianza:

Martin Lutero, la sera prima della sua morte, si lasciò vincere dalla sua abituale intemperanza e con tale eccesso che noi fummo obbligati a portarlo via del tutto ubriaco e coricarlo nel suo letto. Poi, ci ritirammo nella nostra camera, senza presagire nulla di spiacevole. All’indomani, noi ritornammo presso il nostro padrone per aiutarlo a vestirsi come d’uso. Allora – oh, quale dolore! - noi vedemmo il nostro padrone Martino appeso al letto e strangolato miseramente. Aveva la bocca contorta, la parte destra del volto nera, il collo rosso e deforme… ”Costoro (prìncipi suoi convitati) colpiti dal terrore come noi, ci impegnarono subito, con mille promesse, e coi più solenni giuramenti, ad osservare il massimo silenzio in quanto nulla fosse fatto trapelare. Ci ordinarono di staccare il cadavere da quel capestro e di metterlo sul letto e di divulgare in seguito al popolo, come il “ maestro Lutero” aveva improvvisamente lasciato questa vita.- Questo fu il racconto del suo servo Kuntzell (o Kudtfeld) pubblicato ad Aversa nel 1606, dallo storico Henricus Sèdulius (1549-1621)

Un certo dottor De Coster, constatò che la bocca di Lutero era contorta, che la parte destra del suo viso era nera e che il collo era rosso e deforme, come se fosse stato strangolato. A tal prova, esiste un ritratto, effettuato con la tecnica dell’incisione, che venne eseguito, il giorno dopo la morte di Lutero, da Lucas Fortnagel, documentando così l’anatomica deformazione del suo volto. (Questa incisione fu pubblicata da Jacques Maritain nella sua opera: “ Tre Riformatori” a pag. 49).

Quindi Lutero non morì di morte naturale come i protestanti hanno scritto falsamente sui loro libri, ma morì suicida e Maritain, inoltre, elenca una serie di nomi relativi ad amici e suoi primi discepoli che si suicidarono anche loro.
Altra testimonianza fu quella dell’oratoriano Th. Bozio, che nel suo “De signis Ecclesiae” del 1592, scrisse di aver appreso da un servo di Lutero della sua morte, avendolo trovato impiccato alle colonne del suo letto.
Un’altra ancora fu quella del dott. G. Claudine, che nella “Cronaca Medica” del 1900 a pag.99, pubblicò il testo di quella deposizione.
Certo non è bello parlare di un personaggio storico così noto iniziando dalla sua morte, ma personalmente l’ho trovato così, diciamo…liberatorio…Perché…!? Perché è stato cacciato dalla finestra e ora lo vogliono far rientrare dalla porta.

PRIME FALSITA’
Lutero, nacque a Eisleben, in Sassonia il 10 di novembre 1483. Trascorse i suoi primi quattordici anni a Mansfeld, frequentando le scuole private locali.Per un anno frequentò la scuola dei canonici a Magdeburgo, successivamente la scuola di S.Giorgio a Eisenach. A 18 anni entrò nell’università di Erfurt dove studiò filosofia e diritto. Nel 1505 era già dottore in Filosofia. Ora, la motivazione della sua entrata in convento degli “Eremiti Agostiniani”, avvenuta il 17 di luglio 1505, così come la raccontò lo stesso Lutero, risultarono essere molto difformi dalla realtà. Egli, nella sua versione, disse che vi entrò, non perché attratto, quanto invece ne fu trascinato per la paura di una morte improvvisa (“non tam tractus quam raptus”). Nel suo racconto vuole far credere che in seguito ad un violentissimo uragano, nei pressi di Stotternheim, subì un forte trauma per lo spavento in quanto stava per morire. In realtà, secondo quanto fu pubblicato da un giurista di nome Dietrich Emme, sul suo libro “Martin Luther, Seine jugend unde studienzeit 1483-1505. Eine dokumentarische darstelleng ( La giovinezza e gli anni di studio dal 1483 al 1505. Bonn 1983), Lutero entrò in convento per non cadere sotto gravi sanzioni giuridiche per aver ferito a morte, durante un duello, un suo collega di studi.

Jérom Buntz, è il nome del suo collega di studi, che dopo aver superato insieme l’esame di “Magister”, venne ferito a morte dallo stesso Lutero. Per sfuggire alla condanna, oltre che incorrere in due scomuniche, andò dal suo protettore e amico Johannes Braun, vicario collegiale a Eisenach, per chiedergli consiglio, il quale , per evitare un processo giudiziario, lo sollecitò ad entrare in un ordine religioso.

Fu così che entrò nel convento degli “Agostiniani”, in quanto lo stesso convento era coperto dal diritto di asilo. In seguito fattosi “frate”, anche se reo confesso del suo delitto, rimase sempre inquieto e turbato. Lo dirà lui stesso durante una predica nel 1529: “ Ego fui, ego monachus , der mit ernst fromm wolt sein. Sed je tieffer ich hin ein gangen bin, yhe ein grosser bub et homicida fui”. (Io fui, io Monaco, che voleva essere seriamente pio. Invece, sprofondai ancor di più: io sono stato un grande mascalzone e omicida. WA W 29,50,18). In un altro discorso conviviale trascritto dal filosofo e teologo protestante Veit Jakobus Dieterich si legge: "Per un singolare consiglio di Dio, sono diventato monaco affinchè non mi arrestassero, altrimenti lo sarei stato facilmente e così non poterono, poiché tutto l’Ordine si occupava di me "(WA tr 1,134,32)

Non si può fare a meno di pensare che la sua chiamata divina, più che un bisogno interiore di solitudine di preghiera e di servizio, fu causata da una paura piena di angosce e lotte morali, con continui periodi di crisi e mancanza di pace interiore per evitare un processo ed una condanna, sicuramente a morte.

Fu dopo questo tormentato e travagliato approcciarsi alla fede che cominciò probabilmente, con sofisticati ragionamenti, a teorizzare sulla “giustificazione mediante la sola fede” senza le opere, grazie al sacrificio del Cristo che ha portato su di sé i peccati degli uomini. Infatti sul suo testo “ In Esaiam prophetam scholia”:…”i miei peccati non sono miei, perché essi non sono in me, ma sono in un altro, cioè nel Cristo, per cui non possono nuocermi…bisogna che essi (i peccati) siano allontanati dal tuo sguardo, in modo che tu abbia a guardare non quello che tu hai fatto, non la tua vita, non la tua coscienza, ma il Cristo…

Estrapolando alcuni episodi della sua vita, racconta un suo amico, Filippo Schwarzerde detto Melantone (14947-1560), collaboratore di Lutero nell’opera della Riforma protestante, che spesso, quando Lutero pensava con profonda attenzione alla collera di Dio, o ai clamorosi esempi di castighi divini, egli veniva colpito da un terrore tale da perdere quasi i sensi. Ripeteva frequentemente “Dio ha rinchiuso gli uomini nel peccato per usare misericordia a tutti.” (conclusit omnes sub peccatum ut omnium misereatur). Come se cercasse di far ricadere su Dio la responsabilità dei peccati degli uomini.

Il teologo e umanista Iohann Cochleus (1459-1552) racconta a sua volta di una crisi che colse Lutero quando era monaco. Mentre assisteva ad una lettura del vangelo di san Marco e precisamente un passo che riguardava un indemoniato, Lutero cadde a terra gridando:”Non sono io! Non sono io!…

In un frammento del “Propos de Table “, vi è un dialogo tra Lutero e il pastore di Guben, M.Leonardt avvenuto nel 1551. Lutero racconta che una volta il diavolo lo aveva malvagiamente tormentato e spinto fino al punto di non essere più capace di recitare il Padre Nostro e i salmi. In altre occasioni lo aveva istigato ad uccidersi nel momento in cui,sentendosi deriso, aveva preso un coltello in mano. In seguito a questo episodio, tutte le volte che si presentava l’occasione di prendere in mano un coltello, lo gettava via lontano da sé.

“Si racconta”, anche, che una volta Lutero parlando con sua madre, lei gli chiese se doveva cambiare religione. Lui le rispose: ”No, restate cattolica, perché io non voglio ne ingannare ne tradire mia madre”. Alcuni credono che non può averlo detto, però “si dice”, che questo documento, pare che si trovi nella biblioteca del Convento di Santa Maria della Minerva a Roma.

Il Papa Pio VI, il 9 di marzo del 1793 definì Lutero “eretico insensato”. E ne aveva tutte le ragioni. La sua vita fu macchiata fin dalla età giovanile, da un omicidio e terminò miseramente e tragicamente suicida. Fra le bestemmie, le ubriacature e gozzoviglie varie, (doctor plenus); tra spergiuri e sacrilegi, ebbe l’arroganza anche di sposarsi, con nozze sacrileghe, una monaca, una certa Caterina Bora che convinse a spogliarsi degli abiti monacali.

Si manifestò come un apostata a causa della sua “Riforma”; una vera sovversione della fede, della morale e della costituzione divina della Chiesa. Nemico mortale del Papa, fu un diabolico affossatore della Messa. “Io dichiaro che tutti i postriboli, gli omicidi, i furti, gli assassinii,e gli adulteri, sono meno malvagi di quella abominazione che è la Messa papista.”

Prima di vedere come oggi la Chiesa ha rivisitato e rivalutato questo personaggio oscuro definito eretico dalla Chiesa da sempre, sarebbe bene conoscere alcuni suoi pensieri deliranti e decisamente anticattolici:

Io non posso più pregare senza maledire!…

Maledetto! Sia dannato il nome del papista!…

Maledetto! Che sia dannato e annientato il papismo!

Maledetto! Che siano dannati i piani dei papisti!…

Ecco la mia preghiera!


Ancora…

Prima di me, non c’è stato nessuno che abbia saputo che cos’è il Vangelo, il Cristo, il Battesimo, la Penitenza, che cos’è un Sacramento, la Fede, lo Spirito, le buone opere, i 10 Comandamenti, il Pater Noster, la preghiera, la sofferenza, il Matrimonio, la consolazione, l’autorità civile, i genitori, i figli, il padrone, il servo, la donna, la serva, il diavolo, l’Angelo, il mondo, la vita, la morte, il peccato, il diritto, la remissione dei peccati; chi è Dio, che cos’è un vescovo, un parroco, la Chiesa, la Croce. (…) Ma ora, grazie a Dio uomini e donne, giovani e vecchi, sanno il loro catechismo, cioè il “Deutsch Catechismus”, ossia “Il Grande Catechismus” scritto da me Martinus Luther”.

Quando la Messa sarà stata rovesciata, io sono convinto che avremo rovesciato con essa il papato (…). Io dichiaro che tutti i postriboli, gli omicidi, i furti, gli assassinii e gli adultèri sono meno malvagi di quella abominazione che è la Messa dei papi”.

Eppure, nonostante tutto, oggi qualche cardinale ha definito Lutero con estrema impudenza: “Il nostro comune maestro”. Il cardinale Willebrands, segretario per l’unità dei Cristiani affermò già nel lontano 1970 durante L’Assemblea plenaria della “Lega Mondiale Luterana a Evianne in Svizzera che: “nel corso dei secoli, la persona di Martin Lutero non è stata apprezzata rettamente e la sua teologia non è stata sempre resa in modo giusto?” Ma ciò che lascia impietriti è una lettera di Giovanni Polo II indirizzata al cardinal Willebrands nel cinquecentesimo anniversario della nascita di Lutero. In questa lettera firmata dallo stesso Papa si vuol riconoscere a Lutero una “profonda religiosità”.

Non so quale religiosità avrebbe riconosciuto in Lutero, sapendo, o forse no, il che sarebbe meglio, che l’eretico derideva la preghiera mentale e il raccoglimento interiore con affermazioni tipo: “esto peccator et pecca fortifer”?

Ma bisogna riconoscere a qualcun’altro la quasi “beatificazione” di Lutero. Entra in scena il cardinale tedesco Walter Kasper, emerito teologo modernista presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, che afferma: ”Da Lutero abbiamo molto da imparare, a cominciare dall’importanza attribuita alla parola di Dio. Da tempo nella Chiesa cattolica si sta affermando una visone più positiva, una concenzione meglio articolata di Lutero come figura che ha anticipato aspetti che la Chiesa ha nel tempo riscoperto e inscritto nel proprio percorso”. Insomma…un vero profeta!?

L’allora cardinal Ratzinger rifletteva, e seriamente, su ciò che c’era, nel frate agostiniano di grande e su ciò che c’era da salvare nella sua teologia. Mentre da Papa Benedetto XVI si sorpassava affermando: “Non sbagliava quando sosteneva che ci si salva solo per fede…ancora: “LUTERO AVEVA MOLTE IDEE CATTOLICHE” !

In conclusione, non ci rimane che confermare, purtroppo, ciò che noi cattolici vigili e confortati dalla Tradizione, pensiamo da moltissimi anni. In nome di un distorto ecumenismo di natura massonica Lutero, già cacciato fuori dalla Chiesa da cinque secoli di storia e dal Concilio di Trento, lo si sta facendo rientrare dalla porta lodato ed elogiato pubblicamente.


https://gloria.tv/article/kXJoffVjwe7

4 commenti:

  1. Beh allora che informi anche Bergoglio...

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  2. Eminenza Reverendissima, mons. Muller, noi poveri cattolici piccoli piccoli ci aspettiamo, da un Principe della Chiesa quale lei è, di vederla ammonire il suo principale, l'esimio VdR, circa l'errore madornale che farebbe andando, in ottobre, a commemorare l'infausto evento definito Riforma Protestante; meglio farebbe, il suo capo, a cogliere l'occasione per celebrare la Controriforma, San Carlo Borromeo e Sant'Ignazio di Loyola, ricordando il famoso motto "Extra Ecclesia Nulla Salus". Perché, diciamocelo apertamente, se tutti si salvano (Luterani, Anglicani, Ebrei, Musulmani, Buddisti, ecc.), perché tale salvezza dovrebbe essere negata solo a noi cattolici amanti della Chiesa preconciliare, del VOM, del Catechismo di S. Pio X e del magistero bimillenario di papi, santi e martiri cristiani? Con osservanza, un cattolico "bambino".

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  3. Prima chiamavano il Papa anticristo. Ora che l'anticristo fa il papa ci fanno merenda assieme. Poveri protestanti.

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  4. E Bergoglio andrà a celebrare ecumenicamente per commemorare questo demoniaco personaggio?

    “Pietà quanta se ne vuole, ma non lodate le cattive azioni: date loro il nome di male”.
    (F. Dostoevskij)

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