ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 22 aprile 2016

Che se ne farà l'Europa di tutto questo odio?

L'accoglienza che porta odio

I migranti sono il nuovo proletariato europeo di oggi e di domani. Ci odieranno più di quanto i poveri hanno odiato i ricchi


Una marea di milioni di esseri umani in stato di estremo bisogno preme ai confini dell'Europa. Non si possono moralmente respingere. Non si possono socialmente accettare.
Anche l'etica deve fare i conti con i limiti fisici e sociali. A mia moglie, che quotidianamente tuona in perfetta innocenza contro chi prova a dire che non c'è posto per tutti questi profughi e migranti, ho dovuto rispondere dicendo la cosa estrema che avrei preferito non dire: e cioè che ha diritto di dichiarare che bisogna accogliere sempre e mai respingere i migranti soltanto chi è disposto a ospitare almeno uno di loro in casa propria a tempo indeterminato, offrendo vitto, alloggio e quotidiana assistenza.

Accogliere, accoglienza. Diritto di essere accolti. Dovere di accogliere. Quando si vedono persone malate, affamate, impaurite, donne con bambini, vecchi mal ridotti, nessuno di noi mentalmente, moralmente, in cuor suo, sente di poter dire: no, tu non entri, torna indietro. Eppure nessuno o quasi, mi sembra, è disposto ad aprire la porta di casa propria per ospitare, assistere, curare, mantenere e avere con uno di loro rapporti di quotidiana prossimità fisica.
Non faccio e di proposito non voglio fare un discorso politico. La mia non è una dichiarazione di voto per una politica o per un'altra. Il mio è solo un elementare e credo doveroso esercizio di immaginazione. La coscienza morale non può nutrirsi di sogni, di ipotesi, di deduzioni in linea di principio, di dichiarazioni corrette, di affermazioni umanitarie per le quali non si paga di persona nessun prezzo.
Se è una colpa il fatto che in Europa, ormai da mezzo secolo, ci siamo abituati non dico all'agio e al lusso, ma ad un certo livello di benessere, comodità, comfort e sicurezza, allora bisogna dire che siamo sempre colpevoli. La civiltà acquisita per via di crescita economica e stabilità politica è o appare una colpa se a pochi chilometri da dove viviamo le regole della civiltà e le stesse possibilità di sopravvivenza sono sospese, esseri umani muoiono e affrontano di continuo, in massa, il rischio di morte pur di fuggire dai Paesi in cui sono nati e cresciuti. È questa una disperazione che non riusciamo a capire. Del resto è difficile capire (ha detto qualcuno) perfino il mal di denti di un caro amico, o lo stato d'animo di nostri parenti stretti che stiamo aiutando a lasciare l'abitazione e l'ambiente in cui vivono da decenni per trasferirsi in una «casa di riposo» in cui aspetteranno una fine prossima.
E comunque l'Europa sta accogliendo profughi e migranti. Nelle strade dei nostri quartieri cittadini, che siano elegantemente centrali o infelicemente periferici (ma è vero anche il contrario: forse si vive più comodi a Centocelle che a Campo de' fiori) ogni giorno incontriamo un numero crescente di mendicanti provenienti dall'Africa, dall'Asia e dall'Europa orientale. Li accogliamo. Ma che accoglienza è la nostra? Che cosa diamo loro? Che cosa potremo dare? Casa? Lavoro? Garanzie? Una vita decente e degna? No, non credo, se non in misura minima. Noi accogliamo dei mendicanti che probabilmente resteranno tali. E mendicare non lascia indenni coloro che sono costretti a farlo. Ogni giorno ci vedono, ci guardano, si aspettano qualcosa da noi. Sperano di scalfire per alcuni secondi la nostra indifferenza, il nostro evidente fastidio, la nostra voglia di ignorarli e di girare la testa dall'altra parte. Quelli di noi che sono meno distratti, o più distratti, o cedevoli, o comprensivi, possono dare in elemosina anche quattro euro al giorno, cioè centoventi euro al mese e senza che questo risolva niente, né sia di vero conforto per nessuno di loro. Non sono pochi ormai in Italia coloro che non possono permettersi una spesa che a qualcun altro potrà sembrare misera. E che brutta cosa, poi, fare i conti così. Facendo l'elemosina siamo seccati, allunghiamo la mano con impazienza o condiscendenza. La cosa ci disturba e immancabilmente questo si vede. Se invece ci sentiamo fieri di noi, questo è perfino peggio.
Siamo superiori. Loro sono inferiori. Lo sanno, lo vedono, lo vivono. E in futuro è molto probabile che loro o i loro figli impareranno a detestarci, a odiarci. Una volta, solo qualche decennio fa, la classe operaia odiava la borghesia. La disprezzava, la invidiava e la odiava. Lo so perché vengo da quella classe inferiore e l'odio di classe per chi stava più in alto l'ho respirato in famiglia fin dall'infanzia. È anche per questo che non sono riuscito a fare carriera. Non ce l'ho fatta, non me la sono sentita. Non volevo essere odiato da chi sta più in basso.
I migranti sono il nuovo proletariato europeo di oggi e di domani: o meglio il nuovo proletariato degli straccioni e dei mendicanti, dei senza casa e dei senza lavoro. Ci odieranno più di quanto le classi sociali più povere hanno odiato i ricchi di una volta. E noi odieremo chi ci odia venendo da lontano a casa nostra. Che se ne farà l'Europa di tutto questo odio?
Dietro certa immigrazione un nuovo giacobinismo?

  • I giacobini espropriarono beni alla Chiesa per poi rivenderli a coloro che in futuro sarebbero stati i loro migliori alleati. E se qualcuno oggi stesse facendo altrettanto?
L’imam somalo che progettava di fare il kamikaze alla Stazione Termini lo abbiamo visto, al tiggì, nella «sua stanza» che passava le ore su internet wi-fi e gratuito a guardare i filmati daesh. La sua posizione di fondamentalista islamico gli impediva di fumare, sennò le sigarette gliele avrebbe passate gratis l’«accoglienza», quella stessa che fa pagare a me diecimila lire un pacchetto e mi multa salato se butto la cicca per strada.
I leghisti mostrano la foto di un vecchietto italiano che fruga nel cassonetto attorniato da «profughi» nullafacenti che lo guardano compatendolo. Ma miglior foto è quella del villaggio «Happy Family» di Campomarino Lido, (cito) «un’elegante struttura turistica con piscina» diventata «centro di accoglienza» per richiedenti asilo e che oggi ospita circa 200 migranti. Tra cui il nostro imam che intendeva farsi esplodere a Roma.
Uno potrebbe chiedersi: com’è che «un’elegante struttura turistica con piscina» decide di trasformarsi in un albergo a una stella che, dati gli ospiti, richiederà, alla fine di tutto (se e quando tutto finirà) una ristrutturazione ab imis? La risposta è semplice: chi glielo fa fare, a un albergatore, di stare ad aspettare che la clientela si decida a scegliere il suo albergo? Dover fare i conti con le alte e basse stagioni, svenarsi in pubblicità, competere con la concorrenza? Basta riciclarsi nel nuovo trend tutto italiano et voilà: trentacinque euri quotidiani a chiorba di ospite, per sfamare il quale ne bastano cinque. Paga Pantalone.
Un mio amico imprenditore siciliano mi ha raccontato quanto segue: aveva acquistato anni fa, per (farlocco) investimento, un immobile molto ampio che nessuno voleva, e nessuno ha continuato a volerlo fino a poco tempo fa. Non avendone necessità, lo teneva lì dov’era, senza impiego (anche perché non avrebbe saputo come impiegarlo). Ora, qualcuno, in confidenza, gli ha detto: ma perché non ci fai un  «centro di accoglienza»? Ci cavi un sacco di soldi e ci sistemi anche, a stipendio, tuo zio, tuo cognato, tua nipote e altri disoccupati siculi. Lui, che è già benestante, ha fatto spallucce. Per ora. Ma la tentazione è forte. L’aneddoto è esemplare e potete benissimo moltiplicarlo da soli. Se ne sono accorti anche i famosi centri sociali, che in più luoghi si stanno buttando sull’italian business del terzo millennio.
Allo studioso di storia, qual io sono, viene in mente quel che accadde al tempo dei giacobini, anticipati da Enrico VIII in Inghilterra: espropriarono i beni della Chiesa (alla quale erano stati donati dal popolo) e, per far cassa, li (s)vendettero a quelli che avevano disponibilità economica immediata. Si accorsero poi che, così facendo, si erano guadagnati i migliori sostenitori possibili del loro regime, gente che, da quel momento, avrebbe combattuto la loro battaglia anche dopo la loro dipartita. Oggi, in Italia, il regime catto-comunista sta facendo la stessa cosa [....]
Rino Cammilleri

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Soldati turchi alla frontiera Turco-Siriana uccidono 8 siriani che fuggivano dall’ISIS. La UE finanzia la Turchia per il programma di “accoglienza”

Soldati turchi fronteggiano profughi alla frontiera
Le guardie di frontiera turche hanno ucciso a colpi di mitra 8 civili siriani -fra di loro varie donne e bambini – che tentavano di attraversare la frontiera turco-siriana per sfuggire dal gruppo terrorista dell’ISIS.
Secondo le informazioni trasmesse dal giornale britannico “The Times”, l’incidente ha avuto luogo il 17 di Aprile nella fontiera fra Turchia e Siria, quando un gruppo di rifugiati siriani tentava di attraversare il percorso, abitualmente utilizzato dai contrabbandieri per entrare nel territorio turco.
Le guardie di frontiera turche che hanno scorto i fuggiaschi hanno aperto il fuoco senza preavviso contro i rifugiati; sono rimasti uccisi otto di questi e sono rimasti feriti diversi altri, ha indicato il giornale.

Non è la prima volta che accade questo tipo di eventi sulla frontiera fra Turchia e Siria. Lo scorso 31 Marzo, The Times, citando l’Osservatorio Siriano per i dirittti Umani (OSDH), ha informato che le guardie di frontiera turche sparano frequentemente contro i rifugiati quando questi cercano di scappare dal conflitto siriano.
Negli ultimi quattro mesi 16 migranti, tre bambini fra di loro, sono stati assassinati dalle guardie di frontiera quando tentavano di attraversare la frontiera, ha comunicato l’OSDH.  Vedi: Syrian children shot dead by Turkish border guards

Profughi siriani colpiti dalle guardie turche
Profughi siriani colpiti dalle guardie turche

Di recente più di 30.000 siriani sono fuggiti verso al frontiera Turca per sfuggire alle persecuzioni dell’ISIS, tuttavia non hanno potuto attraversare la frontiera e mettersi in salvo per la minaccia del fuoco delle guardie turche.
A questo proposito, lo scorso Venerdì, l’organizzazione a Difesa dei Diritti Umani, la Human Rights Watch (HRW), ha denunciato l’estrema disperazione che si chiude sui cittadini siriani che fuggono per le recenti avanzate dell’ISIS, nelle zone controllate dal gruppo terrorista al nord di Aleppo, visto che, tanto i terroristi che le guardie di frontiera turche, sparano a brucia pelo contro di loro.
Anche Amnesty International ha denunciato in varie occasioni le forze militari turche per il fatto che queste aprono il fuoco giornalmente contro i profughi siriani alla frontiera.

Bimbo siriano ferito dai turchi alla frontiera
Bimbo siriano ferito dai turchi alla frontiera

La cosa tuttavia non turba le autorità dell’Unione Europea che hanno sottoscritto l’accordo con il Governo turco, nella persona del primo ministro Ahmet Davutoglu, per mettere in moto un programma di aiuti finanziari (sei miliadi di euro ) alla Turchia per “l’accoglienza” dei profughi siriani.
“Il governo turco viola ogni diritto umano e uccide le persone inermi per il solo fatto che questi si trovano in fuga verso la sua frontiera, pur essendo in molti casi donne e bambini inermi”, hanno rilevato le organizzazioni internazionali conme Amnesty Int. e HRW.
Per i governi europei, in particolare per quello di Berlino, visto che la Angela Merkel è stata la prima a voler sottoscrivere l’accordo con i turchi, anche senza l’assenso di tutti gli altri paesi della UE (contrari i paesi dell’Est Europa), l’importante è che la Turchia si assuma l’impegno di trattenere e fornire accoglienza ai profughi ed è stato promesso allo stesso presidente Recepit Erdogan, che presto la Turchia potrà entrare nell’Unione Europea se soddisferà tutti i requisiti richiesti.
Non c’è dubbio che la Turchia si stia attivando per fornire una “buona accoglienza” ai profughi siriani, si parla di “accoglienza alla maniera turca”, con buona pace dei funzionari dell’Unione Europea.
Il presidente Erdogan ha dichiarato lo scorso Martedì: “L’Ue ha più bisogno della Turchia di quanto la Turchia abbia bisogno dell’Ue”. Il presidente turco Recepp Tayyip Erdogan non ha usato mezze misure per intervenire nella discussione tra Ankara e Bruxelles dopo che ieri il premier turco Ahmet Davutoglu aveva minacciato di cancellare l’accordo sui rifugiati se l’Unione europea non rispetterà gli impegni presi sui visti liberi per i cittadini turchi, entro giugno. Vedi: Aska News
Nel frattempo il responsabile delle operazioni dello Stato Maggiore russo, tenente general Serguéi Rudskói, ha dichiarato che la Turchia continua ad inviare armi e combattenti al gruppo terrorista Fronte al-Nusraattraverso le zone dove operano i gruppi ribelli controllati da Washington. I militari e diplomatici russi avevano dichiarato in più occasioni che i gruppi terroristi in Siria ricevono dalla Turchia armi e combattenti e che, nel senso opposto, si muovono tutti i giorni carovane di camion cisterna carichi di petrolio sottratto illegalmente.
La scorsa settimana il ministro degli esteri russo Serguei Lavrov ha chiesto ufficialmente alla Turchia di chiudere la frontiera ed ha ricevuto un netto rifiuto dal governo di Ankara.
Le autorità della UE si sono del tutto astenute da qualsiasi intervento sul governo turco su tali questioni, al contrario la NATO ha provveduto a fornire le basi in Turchia di ulteriori armamenti ed equipaggiamenti vari per fronteggiare quella che il comando NATO definisce “la minaccia russa”.
Fonti: Hispan Tv
Traduzione e sintesi: Luciano Lago

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