La Chiesa non è Cristo
No, la Chiesa di Roma non è Cristo. Non ne ha la dignità, la divinità, l’umanità. Non ne conosce e non ne comprende il sacrificio. Non ne onora il messaggio. Non ne perpetua la semplicità e la genuinità. Non rinuncia al potere medievale. Non sa disfarsi degli ori e degli incensi. Non esalta la grandezza spirituale della Mangiatoia. Né la mansuetudine, la gentilezza, di Giuseppe. Né l’amore materno di Maria.
E’ impastata, è vero, col sangue e la carne di milioni di cristiani di tutte le contrade della Terra. La loro fiducia è colonna del tempio di Dio, nonostante il marcio che divora la solidità necessaria al clero per essere simbolo puro del divino fra gli uomini. Ma dei fedeli stessi, la Chiesa non è difensore, né madre premurosa. Né si farebbe crocifiggere per la loro salvezza. Anzi.
Roma ha, ormai, scelto La Mecca, distruggendo Gerusalemme. Abbraccia il carnefice e ne bacia i piedi, mentre espone ogni Cristo vivente in Terra alle bombe, alle lame, ai proiettili, agli insulti, agli stupri, alle derisioni, alle prevaricazioni.
Il vescovo di Roma, pastore venuto dalla fine del mondo, vescovo dei vescovi, riferimento delle preghiere e delle speranze dei credenti in Gesù Cristo, umilia la Croce dell’Uomo ed esalta la forgia dei chiodi, imponendo il farisaico buonismo verso i boia e mortificando la Bontà. Traveste da Divina Misericordia la dabbenaggine e la resa incondizionata agli infedeli, mortificando la Speranza di un mondo cristiano in un mondo cristiano. Baratta la solidarietà a rimborso con l’umile e francescana Carità.
E’ lo squillo delle trombe della Rivelazione? Indubbiamente. Cristo urla fra i suoi morti che è arrivato il tempo del Suo ritorno e ci mostra, senza manti, tutto il male e il marcio di questo nostro mondo corrotto. A partire dalle presunte sante stanze, quelle in cui la menzogna, il vizio, la lussuria e l’avidità di soldi e potere, hanno lordato e lordano i lini degli altari. Con – misericordia! – un romantico e profondo Papa costretto al silenzio e ancora un papa giocoliere e clown, secondo solo al santo subito polacco, seminatore del caos nella casa di Cristo. E non basta. Nella vergogna di quest’Ultimo Tempo, il pastore dei pastori è in ottima e corposa compagnia. Ci sono, a fianco al suo candido e non immacolato mantello, i potenti della Terra, i quali sciolgono i cani della guerra che scotennano i civili, ma paralizzano gli eserciti. I banchieri e i massoni, che accatastano oro e tirannide, mentre il popolo pesa la fame e ingoia la miseria.
Tempo di orrore e di fiaccole capovolte, in cui le sacre effigi “vengono inchinate” al cospetto delle ombre. Dio, di cui si legge distrattamente e velocemente la Parola dall’ambone, è dimenticato già nelle sagrestie, dove squillano le suonerie dei satanici cellulari del peccato e della vergogna umana.
E, infine, noi. Gli uomini.
Noi, quelli che non abbiamo i soldi per pagare i debiti del nonlavoro e della nonpensione e perdiamo le case e le libertà.Percorriamo gli irti sentieri verso la Luce di Dio, fiduciosi che non ci abbandonerà, ma moriamo dei veleni sepolti con stupida astuzia negli orti e nelle acque, nei mari e nelle bocche spente dei vulcani di un tempo. Moriamo dei nodi alla gola, che stringono la nostra impotenza contro lo Stato, che strangola i propri figli e adotta i misteriosi e sconosciuti invasori in attesa di ius soli.
Noi, quelli che crepiamo di impossibilità di acquistare farmaci troppo costosi, ricevere terapie (malandrine) in cliniche private, godere della disponibilità di medici pubblici attenti e preparati. Noi che ci accoltelliamo per difendere la dignità della zucchina vegana e dell’agnello pasquale, ci spariamo in fronte sul pianerottolo condominiale per il volume del televisore troppo alto o troppo basso, ci frantumiamo la vita e le ossa a bordo di autovetture che guidiamo col cellulare in mano e la bottiglia svuotata nelle arterie…
Sì, è lo squillo delle trombe! E lo sanno anche i sepolcri imbiancati che spargono incensi sulla tomba di Pietro.
Ma a loro poco importa. Perché questo novello sinedrio ha già la testa alla Mecca e il culo rivolto verso la nostra agonizzante Civiltà. E spera, ancora una volta, nella vittoria del sepolcro e non certo nel Trionfo del Risorto. Ma…
.. … Dio non è la Chiesa. La Chiesa non è Dio.
fra me e me
Lunedì 4 Aprile 2016 – Sant’Isidoro vescovo – Redazione SUD, Piana di Gioia Tauro
Lunedì 4 Aprile 2016 – Sant’Isidoro vescovo – Redazione SUD, Piana di Gioia Tauro
caro signor Nino Spirlì mi conceda un' unica obiezione al suo articolo:il vescovo
RispondiEliminadi Roma monsignor Bergoglio non e'Cristo,come Giuda Iscariota non era Pietro!
Sia lodato Gesu'Cristo!
Egregio dott. Spirli', il suo grido di dolore ci risuona nel profondo e denuncia quello che ogni persona sana di mente è costretta a constatare ogni giorno.
RispondiEliminaUna precisazione: per noi credenti la Chiesa cattolica (pur con tutti i suoi limiti, non a caso definita nella storia casta et meretrix) l'ha voluta Cristo stesso, conscio del rischio perché già passato dai rinnegamenti e dal darsela a gambe dei suoi.
Quindi per noi è un valore grandissimo (non assoluto, perché assoluto è solo il Signore Gesù Cristo).
È per questo motivo che dobbiamo stare con le lampade accese e non permettere ad alcun impostore, ladro, brigante e fariseo (magari, per soprammercato, sofferente di schizofrenia) di violare il deposito di Verità e Vita che Cristo ci ha lasciato in eredità, in attesa di ritrovarci nella Vita definitiva.