Domenico di Guzmán ed un rogo di libri. Pannello di Berruguete, XV secolo. |
BLONDET ILLUSTRA IL TALMUD – (CAPITOLO 1)
1 – Gesù conosceva il Talmud
Talmud / Parte prima
Poiché in qualche sito ebraico mi si accusa di citare in modo falso certi passi del Talmud, provo a prendere la questione dal principio, il che richiederà molte puntate e potrebbe essere un domani oggetto di un libro. Dichiaro in anticipo che una delle mie fonti è The Jewish Religion, its influence today, lo studio capitale compiuto da Elizabeth Dilling (1894-1966) sulla Edizione Soncino del Talmud, l’unica integrale in lingua inglese. MB
Chiunque legga i Vangeli sa che Gesù polemizza con violenza – inusitata in Lui che è «mite ed umile di cuore» – contro i Farisei e gli Scribi, a questi associati nelle invettive. «Scribi e farisei ipocriti…!». Lancia loro improperi roventi: «Vostro padre è il diavolo, e voi adempite i suoi desideri», ossia l’omicidio e la menzogna («poichè è bugiardo e padre di menzogna»). Denuncia il loro ostentato zelo religioso come superficiale, e falso: «Fanno tutto per essere visti dagli uomini… Fanno sempre più larghi i loro filatterii, e più lunghe le loro frange; amano i primi posti nei conviti e le prime file nelle sinagoghe. Amano essere salutati nelle piazze e chiamati dalla gente ‘Rabbi’». Sono loro che «amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e nelle piazze per farsi notare dagli uomini», invece che «nel segreto» e nell’intimità col Padre. Sono quelli che quando fanno l’elemosina, «suonano la tromba davanti a loro, per averne gloria dagli uomini».
Ne deride le minuziose, ossessive regole e pratiche della «purità» legale e formale, aderendo alle quali si ostentano spiritualmente più «kosher» di tutti gli altri, e si credono giustificati agli occhi di Dio. «Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!» (Matteo 23, 24), allude appunto ad una di queste ossessioni: un moscerino caduto nel bicchiere andava scolato accuratamente perché avrebbe reso impuro, non-kosher, chi l’avesse ingerito accidentalmente. Grida «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno della coppa e del piatto, e dentro rimangono pieni di rapina e di immondizia!».
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La frase sul moscerino e il cammello è diventata proverbiale, come del resto quella contro coloro che additano il bruscolino nell’occhio altrui, mentre nel loro hanno una trave. Proprio perché proverbiale, rischiamo di non comprendere appieno, nel suo concreto significato offensivo, il più urticante insulto che Gesù rivolge ai farisei: «Sepolcri imbiancati, che all’esterno paiono belli e vedersi, invece dentro sono pieni di ossa di cadaveri e di sporcizia». Per un fariseo, anche inciampare accidentalmente su una tomba l’avrebbe reso impuro (taref: il contrario di kosher), e l’impurità avrebbe dovuto essere emendata con infinite abluzioni. Ora, Gesù dice loro che sono impuri «dentro» – situazione terribile, per la loro mentalità – e che non sono certo i lavaggi a porvi rimedio. Dice e ripete, Gesù, che scribi e farisei hanno usurpato la cattedra di Mosè, che siedono al suo posto, e fanno passare per dottrina mosaica, ossia rivelata da YHVH, «comandamenti di uomini», «precetti di uomini», ossia comandamenti inventati da loro. E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».
Ebbene, il Talmud è totalmente pieno di «cose simili». Qui sotto, il passo del Trattato Sanhedrin Folio 85° dell’Edizione Soncino in inglese, dice: contrariamente al primo comandamento («Onora il padre e la madre»), non è colpevole chi picchia i genitori. Basta che non li ferisca. … S’intende che quando sono morti, il pio talmudista può anche ferirne i cadaveri…
In questo, continua il testo, il divieto di maledire i genitori è «più stringente» che quello di percuoterli, perché «colui che li maledice dopo che sono morti è colpevole,mentre chi li percuote dopo morti non lo è».
Ciò vuol dire che almeno, gli ebrei si sentono obbligati a non maledire mai i genitori? Invece no, ci sono metodi per cui possono farlo senza macchiarsi di peccato. Come? A questo provvede ancora il Trattato Sanhedrin, 66 a:
«È punibile solo chi maledice il padre o la madre usando il Nome Divino (il Tetragrammaton JHVH, che non può essere pronunciato, ndr.) Ma se li maledice usando un Attributo… i saggi hanno decretato che costui è esente».
Come spiega una nota, un Attributo è uno dei nomi che indicano le qualità di Dio: per esempio il Misericordioso, l’Onnipotente. Dunque un pio ebreo può maledire sua madre dicendole: «Possa l’Onnipotente farti crepare!», ed essere mondo da colpa. Dal contesto, si intuisce che qui non si tratta solo di improperi, ma di malocchio e fatture stregonesche contro i genitori: i nomi di Dio, e specialmente il Tetragrammaton, è considerato dai rabbini «efficace» per operazioni di magia nera, nel senso che chi lo pronuncia realizza un «comando» sulla realtà. Ci sono molti racconti hassidici dove a famosi rabbini si attribuiscono poteri del genere, attraverso la manipolazione del nomi divini.
Da tutto questo si capisce perché Gesù abbia apostrofato i farisei come «voi serpenti, voi razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire alla dannazione?». Si capisce anche che Gesù conosceva bene lo spirito e la lettera del Talmud, di cui doveva già esisterealla sua epoca ben più che un germe, ma un corpus già voluminoso. Certamente «gli scribi» sempre associati ai farisei nelle invettive erano gli intellettuali addetti a scrivere sempre nuove regole e trucchi per sfuggire alla volontà divina e a far 5 crescere, a forza di proliferazioni e sottigliezze capziose, il Talmud nella titanica edizione attuale. «Di cose simili ne fate molte», li accusava Gesù. E difatti, come vedremo, il Talmud condona e rende possibile la sodomia, l’incesto, l’assassinio (dei gentili), la falsa testimonianza nei tribunali, i giuramenti falsi e il tradimento dei patti (con la sinistra recita del «Kol Nidrè», di cui parleremo), l’adulterio, il sesso con cadaveri e con bambine sotto i tre anni… E la lista delle nefandezze e delle violazioni dei comandamenti è lungi dall’essere esaustiva.
Siccome questo «monumento della letteratura» ebraica è del tutto sconosciuto ai più, e specialmente ai buoni cristiani – invitati dall’alto clero a non cadere nell’«antisemitismo», a considerare gli ebrei «fratelli maggiori», o influenzati da omelie e studi teologici dove i farisei sono invariabilmente definiti «buoni e scrupolosi» ebrei di profonda religiosità – a leggere il Vangelo si rischia giudicare Cristo alquanto esagerato nelle sue invettive contro i farisei, magari un «antisemita» fissato. Perché tanta furia per una setta religiosa che, dopotutto, non esiste più?
Errore, errore. Come spiega la Universal Jewish Encyclopedia del 1943, «La religione ebraica qual è oggi risale, senza interruzione alcuna attraverso i secoli, dai Farisei. Le loro idee e metodi hanno trovato espressione in una letteratura di enorme estensione, di cui grandissima parte è ancora esistente. Il Talmud è il più importante pezzo di questa letteratura… e il suo studio è essenziale per capire veramente il farisaismo».
Quando Gesù era fra noi, i Farisei erano solo una setta fra le altre, anche se molto influente e potente, per un motivo preciso: esisteva il Tempio, dunque si compiva il sacrificio sacramentale dell’agnello da parte dei sacerdoti, che «giustificava» (santificava) il popolo. Era questo, il tempio, il cuore dell’ebraismo. Ma quando il Tempio fu distrutto nel 70 dopo Cristo, questa religione rimase senza sacrificio, senza sacramento e senza sacerdoti. Molte delle componenti dell’ebraismo, fra cui esseni e sadducei, scomparvero. I soli che avessero una ideologia religiosa di riserva erano i Farisei: per loro, la «giustificazione» e purificazione prodotta dal sacrificio di animali nel Tempio aveva molto meno importanza delle regole di purità, dei minuziosi adempimenti alimentari e igienici, e dello «studio della Torah». Essi mantenevano severamente la «separatezza» dagli altri uomini: istruttiva è la notazione di Giovanni (18, 28) che quando la turba dei maggiorenti ebraici porta Gesù da Pilato, «essi non entrarono nel pretorio per non contaminarsi e poter così mangiare la Pasqua». È un atteggiamento che il rabbino Di Segni mantiene ancor oggi: gli altri esseri umani sono «sporchi», rendono impuro l’ebreo che ha commercio con loro. La parola «Farisei» significa infatti «separati».
Dunque, caduto il tempio, «da quel momento la vita ebraica fu regolata dai Farisei», assevera la Jewish Encyclopedia (edizione 1905), ed aggiunge una informazione della più alta importanza: «L’intera storia del giudaismo fu ricostruita dal punto di vista farisaico, un nuovo aspetto fu dato al Sinedrio del passato. Una nuova catena di tradizioni soppiantò la più antica tradizione sacerdotale. Il farisaismo diede forma al carattere del giudaismo e conformò la vita e la mentalità degli ebrei per tutto il futuro».
I primi che credettero a Gesù come il Messia atteso erano, ovviamente, tutti ebrei. Ma cessarono di essere gli ebrei del tipo moderno, e furono ferocemente perseguitati dai Farisei, fino al vero e proprio sterminio della Chiesa di Gerusalemme (quella «di Giacomo, il fratello di Gesù») durante la rivolta antiromana di Bar Kokba, istigata dai farisei. I cristiani continuano ad avere il sacrifico sacramentale di carne e sangue (l’Eucaristia), mentre gli ebrei sono più che mai un «popolo del libro»: che non è la Sacra Scrittura, la Bibbia, bensì il Talmud.
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Mitologicamente, il Talmud si fa passare per una «tradizione orale» che JHVH avrebbe comunicato a Mosè sul Sinai, insieme ed oltre alle tavole della Legge. Questa fantomatica comunicazione orale è considerata superiore alla Torah (ossia alla Bibbia ebraica) da diversi passi talmudici. Nel Sanhedrin 59 a e nel Gittin 60b si ripete che «Dio fece un’alleanza con Israele solo in grazia di quel che fu trasmesso oralmente».
E come prova di questo, si cita l’autorità del libro dell’Esodo 34:27. Ma questo passo biblico dice il contrario: «E il Signore disse a Mosè: scrivi queste parole, perché secondo queste parole ho contratto alleanza con te e con Israele». Questo metodo di trovare un significato distorto rispetto al chiaro senso letterale, è tipico del genio talmudista. Comunque sia, la tradizione orale (elaborata da scribi e farisei) è dunque considerata più importante della Bibbia. Sanhedrin 88b: «Sono più stringenti gli insegnamenti degli scribi che della Torah», sì che una legge biblica può essere trasgredita (1).
(Continua)
Note
1) Come si vede, questo condono della trasgressione biblica si trova in un passo che detta le regole sui tefillim o filatterii, quelle scatolette nere che gli ebrei si applicano al collo o sul braccio sinistro (sul destro per i mancini). Ogni scatoletta contiene i quattro brani della Torah in cui viene ricordata la Mitzvah dei tefillin: due di essi sono brani tratti dallo Shemà Israel. Da Wikipedia: «Esistono due diverse scuole di pensiero tra i maestri dell’ebraismo circa l’ordine di inserimento delle pergamene nei Tefillin: secondo la scuola di Rashi e secondo la scuola di Rabbenu Tam (nipote di Rashi): la sola differenza tra le due versioni è l’ordine di inserimento delle pergamene nella tefillah della testa. La Halachah prescrive di portare itefillin di Rashi durante la preghiera del mattino (tranne il sabato, il giorno di Kippur, e le feste di Pesach, Shavuòt e Sukkòt), e con questo si è compiuto il precetto biblico. Inoltre, essa raccomanda ai più meticolosi di porre brevemente in seguito anche quelli di Rabbénu Tam, generalmente per il tempo necessario alla lettura dei quattro brani citati in precedenza. Ambedue i pareri sono esposti tra i commenti al trattato di Menachot del Talmud Bavli».
«Il Talmud è oggi il sangue circolante nel cuore della religione ebraica. Qualunque legge, costumanza o cerimonia osserviamo – siamo noi ortodossi, conservatives, riformati oppure soltanto spasmodici sentimentali – è il Talmud che noi seguiamo. Il Talmud è il nostro codice di legge, la nostra common law». Così scriveva sul New York Times nel novembre 1959 il recensore di un saggio dell’autore ebreo Herman Wouk. Lo status di codice legale-normativo spetta precisamente al cosiddetto «Talmud di Babilonia». Esiste anche un Talmud Palestinese, relativamente innocuo: ma per i rabbini odierni è poco più di una curiosità erudita; non ha validità legale, anche perché manca della Gemara (gli inesausti commentari e discussioni rabbiniche proliferati attorno all’interpretazione della Mishnah, ossia la supposta «tradizione orale» confidata da Dio a Mosè esattamente sette settimane dopo l’uscita dall’Egitto). Il rabbino-capo britannico J. H. Hertz, nella sua prefazione alle edizione Soncino, lo conferma: «Il Talmud palestinese… è stato per secoli quasi dimenticato dalla comunità ebraica. Le sue decisioni legali non sono mai state ritenute valide, se opposte a quelle del Talmud babilonese». Ma perché si parla di Babilonia? Perché «l’inizio della letteratura talmudica risale al tempo dell’esilio babilonese nel sesto secolo dell’era pre-cristiana», afferma il succitato Hertz. Se questo è vero (ma si tenga conto che la rivendicazione di un immaginaria antichità è comune nella «narrativa» ebraica), al tempo di Gesù già esisteva da secoli il Talmud con la sua autorità normativa obbligante.
Secondo la leggenda, la «tradizione orale fu tramandata di generazione in generazione finché le persecuzioni ne misero in pericolo la corretta trasmissione». E solo allora fu messo per iscritto da rabbi Yehuda Hanassi, un colto «maestro» attivo in Galilea verso il 200 dopo Cristo, che raccolse e cercò di ordinare in qualche modo gli insegnamenti dei maestri più antichi, detti Tannaim. Nella sua forma attuale, il Talmud è fondamentalmente il risultato di quella tarda compilazione-rimaneggiamento. «L’opera è non solamente una collazione della Legge orale, ma divenne il codice ufficiale e canonico della vita giudaica».
Ciò non toglie che il rabbino Hertz esalti quel periodo, fra il 586 e il 538 avanti Cristo in cui i giudei furono deportati in Babilonai sotto Nabucodonosor II – e che nella «narrativa ebraica» passa come un periodo di sofferenza e dolore – con queste parole: «Durante l’Esilio Israele scoprì se stesso. Riscoperse la Torah e ne fece sua regola di vita».
Effettivamente è solo quando Ciro il Grande, nuovo conquistatore, consentì ai discendenti dei deportati di tornare in Palestina come esattori dell’impero persiano, che costoro si definirono come comunità gelosamente separata, accampata fra «nemici» e rigorosamente monoteista. S’intende che molti ebrei, i più, restarono a Babilonia. Non fu un popolo a tornare in Palestina, ma una setta fondamentalista ideologica, e un gruppo collaborazionista persiano. Fu allora che venne costruito il Tempio (che funzionava come centro dell’esazione tributaria, responsabile verso i persiani) e la Legge in cui JHVH ordinava la distruzione di tutti i santuari concorrenti, conobbe una nuova elaborazione. «Quando studiamo la Gemara babilonese, abbiamo a che fare con quello che i più intendono quando parlano o scrivono a proposito del Talmud. La sua sede di nascita, Babilonia, è stato un centro ebraico autonomo per un periodo più lungo che in ogni altra terra; ossia dal 586 prima dell’era cristiana al 1040 dopo l’era cristiana: 1.626 anni».
Hertz tuttavia esalta come uno dei grandi redattori del Talmud un molto più tardo «rabbi Akiva», un discepolo di Hillel, fra i più accesi promotori della rivolta giudaica del 132 e morto, in quell’anno, nella repressione romana. Hertz dà credito alla leggenda talmudica secondo cui persino Mosè fu geloso di rabbi Akiva, «quando in visione ricevette un barlume del lontano futuro».
«Akiva è stato l’autore della raccolta di leggi tradizionali da cui la Mishna effettivamente è nata. È stato il più grande dei rabbini del suo tempo e dei seguenti. Il suo acuto e penetrante intelletto lo ha reso capace di trovare una base biblica per qualunque regola della legge orale».
Si noti questa ultima frase: significa che per ogni regola, nefandezza o assurdità decisa dai rabbini, essi sono capaci di trovare un passo della Scrittura che apparentemente le conferma. Anche se il senso letterale è opposto, e per far «funzionare» le Scritture nel senso talmudico, bisogna spesso ricorrere a capziose interpretazioni, e magari al preteso «valore numerico» dell’alfabeto ebraico. In tal modo si può far dire alla Rivelazione divina il contrario di quel che afferma. Per esempio, il Talmud ripete (si vede Baba Mzia 114b) che i non-ebrei sono bestie, da opprimere e sfruttare senza pietà, mentre Mosè raccomanda «Ama lo straniero, perché anche tu sei stato straniero in terra d’Egitto» (Esodo 12:49 Levitico 24:22, Numeri 9:14, eccetera).
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Il Trattato Ketuboth 111a sostiene addirittura che lo sperma dei goym «è come quello di un asino», che i gentili sono «come asini, schiavi che son considerati proprietà del padrone» e dunque che i gentili sono asini da lavoro, da non far mai riposare giorno e notte, nemmeno il Sabato… e dà come base biblica di questa odiosa prescrizione il passo di Genesi 22:5. Ma questo passo si riferisce al doloroso momento in cui Abramo, per obbedire al Signore, è sul punto di sacrificare il suo unico figlio Isacco «sul monte». Abramo arriva fino a piedi del monte con due servi a l’asino carico della legna per il rogo, e da qui procede da solo col figlio.
«Allora disse ai suoi due servi: sedetevi e restate qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin là, faremo adorazione e torneremo da voi». Sarebbe questa la «base biblica»! I talmudisti hanno fatto anche della Bibbia il «sepolcro imbiancato» dentro cui nascondono le loro sporcizie, i loro tradimenti della Legge e l’odio coltivato verso i goym.
Il rabbino Louis Finklestein (1), direttore dello Jewish Theological Seminary in USA, negli anni ‘30 autore di un libro storico in due volumi The Pharisees, vanta: «Il farisaismo divenne talmudismo (dove) lo spirito degli antichi farisei dura inalterato. Quando un ebreo studia il Talmud, di fatto ripete le argomentazioni usate dalle accademie palestinesi. Dalla Palestina a Babilonia (in Iraq, dove esisteva ancora fino al 1950 una delle più grosse comunità giudaiche, ndr); da Babilonia al Nord-Africa, Italia, Spagna, Francia e Germania; da qui in Polonia, Russia ed Europa dell’Est, il farisaismo antico si è sparso».
Lo stesso Finklestein scrive nel suo The Jews–Their History, Culture and Religion (volume 4, pagina 1.332, Jewish Publication Society of America, 1949): «Il Talmud trae la sua autorità dalla posizione che ebbe nelle antiche accademie (farisaiche). I maestri di queste accademie, sia di Babilonia sia palestinesi, furono ritenuti i legittimi successori dell’antico Sinedrio (…). Oggi, il popolo ebraico non ha alcuna autorità centrale vigente comparabile ai membri dell’antico Sinedrio né alle accademie. Per questo, ogni decisione riguardo alla religione ebraica deve essere fondata sul Talmud in quanto compendio finale di quelle antiche autorità».
È importante sottolineare ancora che, nel giudaismo, il Talmud ha più autorità della Bibbia, e le sta al disopra sotto ogni riguardo. Una nota del trattato Nedarim 35a e 37a, attesta che «la Scrittura è stata generalmente ritenuta come un argomento di studio degno solo di bambini, mentre gli adulti investigano i il significato più profondo… Da qui deriva che era usuale insegnare la Bibbia alle ragazze, nonostante la deduzione talmudica che le figlie non necessitano di essere istruite (Kiddushin. 30 a). L’opposizione di rabbi Eliezer ad insegnare la Torah alla figlia (Sotah 20a: “Chi insegna alla propria figlia la Torah è come se le insegnasse la lascivia”) era probabilmente diretto contro l’insegnare (alle donne) la Legge Orale (il Talmud, ndr) e le branche di studi più alte».
A maggior ragione, il Sanhedrin 59a, vieta di insegnare ai goym: «Un pagano (un goy) che studia la Torah merita la morte, perché è scritto: Mosè ci ha comandato in eredità una legge;è la nostra eredità, non la loro (…). Egli è colpevole come chi violenta una vergine fidanzata (ad un altro)».
E una nota a piè di pagina precisa il vero motivo: «Si ritiene che rabbi Johanan temeva la conoscenza dei gentili in questioni di diritto (talmudico), perché l’avrebbero usata contro gli ebrei nei tribunali».
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Non è strano che i rabbini non siano mai stati interessati a far conoscere ai goym questo che considerano il più luminoso monumento del genio ebraico, anzi abbiano provato a nasconderne i dettami più velenosi, magari ricorrendo ad eufemismi?
Per esempio, i più osceni insulti contro Gesù in Gittin 57a (dove si immagina che Gesù sia immerso nell’inferno in escrementi bollenti, perché «ha deriso le parole dei Savi» di Sion), o in Sanhedrin 106 a (dove si maledice il Risorto come «colui che si rende vivo col nome di Dio», ossia con un atto di stregoneria) sono indirizzati contro un personaggio chiamato Balaam, come il biblico stregone, e infatti una nota attesta:
«Balaam è frequentemente usato nel Talmud come tipo per Gesù». Quasi non sono mai esistite traduzioni del Talmud, che è in ebraico e aramaico, in lingue moderne; se non compendi abbreviati e versioni edulcorate, e prive di indici.
Così la prima traduzione inglese del 1903, opera di tale Rodkinson (alias Levi Frumkin) è priva dei numeri dei fogli, rendendo impossibile orientarsi in quella congerie labirintica di argomenti, temi e pareri rabbinici. Solo la Edizione Soncino, iniziata nel 1934 e completata nel 1952, può ritenersi integrale: lavoro colossale di una equipe diretta da Rabbi Isidore Epstein del Jews College di Londra, che è risultata in 35 volumi, dove i passaggi censurati nelle precedenti edizioni del Talmudsono stati recuperati, i testi sono stati dotati di un apparato di note a pie’ di pagina, e vi sono state aggiunti un glossario, un indice dei riferimenti biblici e un indice generale per argomenti.
Ciò, come constaterà il lettore, non rende più agevole la comprensione: il Talmud è frutto di una mentalità tortuosa, esercitatasi nei secoli nelle sue sottigliezze autoreferenziali, che per giunta ha rifiutato deliberatamente i principii della logica greca – identità e non-contraddizione sono cose da goym – e all’adeguarsi dell’intelletto alla cosa (adaequatio rei et intellectus) che è la definizione di «verità» per San Tommaso d’Aquino. Ma almeno, è possibile ritrovare nell’immane groviglio i passi che interessano.
http://xa.yimg.com/kq/groups/24764894/1886833402/name/IL+TALMUD++CHE+DOVREBBERO+CONOSCERE+I+CRISTIANI+di+Maurizio+Blondet.pdf
SAPIENTIAE LAETITIA: PER LA PRIMA VOLTA IL TALMUD IN ITALIANO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 10 aprile 2016
Evento storico martedì scorso a Roma, presso l’Accademia dei Lincei: presentato il primo volume dell’edizione in italiano del Talmud, un testo che, più volte mandato al rogo, racchiude l’essenza dell’ebraismo. Sono i grani di una sapienza plurimillenaria cui da sempre gli ebrei fanno riferimento e che si è deciso di valorizzare traducendola per la prima volta nella lingua del sì. 37 i volumi/trattati previsti nel progetto finanziato dallo Stato italiano.
Come è noto la settimana scorsa è stata caratterizzata da diversi momenti culturalmente, spiritualmente, socialmente di rilievo, tra i quali di certo brilla la presentazione del primo volume in italiano di un libro molto particolare: il Talmud, “una specie di tempio immateriale e invisibile che ha accompagnato e non ha mai accompagnato gli ebrei durante le loro peregrinazioni”(Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane/Ucei). Casa editrice? La Giuntina.
E’ l’Accademia dei Lincei (auditorio di Villa Farnesina) ad aver ospitato martedì la cerimonia ufficiale, presente anche Sergio Mattarella cui è stata consegnata la prima copia del volume, parte di un grande progetto, ‘benedetto’ nel gennaio 2011 dal governo Berlusconi e sviluppato dall’Istituto di linguistica computeristica del Consiglio nazionale delle Ricerche di Pisa, con il sostegno dell’Ucei e sotto la guida di Clelia Piperno.
Colpisce, in tempi ‘fluidi’ come i nostri, che il mondo ebraico abbia voluto valorizzare in tal modo la propria sapienza plurimillenaria, certo con l’aiuto dello Stato italiano, delle meraviglie della tecnologia, delle proprie grandi risorse intellettuali.
Qualche informazione fondamentale sul Talmud. Il riferimento essenziale per ogni studio ebraico è la prima parte della Bibbia (Pentateuco), chiamata Torah (insegnamento), meglio ancora Torah scritta. Accanto a tale Torah si è sviluppata fin dalle origini una Torah orale, composta di norme e interpretazioni con valore autorevole e sacro. Dopo la Diaspora, i Maestri decisero di sistemare organicamente la Torah orale: nacque dunque la Mishnah, sostanzialmente un’opera di carattere giuridico. Nei secoli successivi si susseguirono i commenti alla Misnah. Il Talmud, elaborato tra il IV e il VI secolo, contiene la Misnahe i suoi commenti, la Ghemarah; si presenta come una serie di enunciazioni da parte di un Maestro, domande, risposte, obiezioni, eventuali conclusioni su argomenti non solo giuridici, ma riguardanti l’interpretazione della Bibbia, le narrazioni, gli insegnamenti morali e il buon comportamento: si passa così ad esempio dalle notazioni sulle stagioni agricole al ruolo della donna, dalla storia ebraica alla teologia e alla regolamentazione della vita quotidiana e dei rapporti sociali e di lavoro. Una vera impresa culturale sociale, condotta dai centri di studio sia in terra di Israele che a Babilonia. Si ha così unTalmud ‘di Gerusalemme’ e uno babilonese (posteriore). E’ quest’ultimo, il più completo e conosciuto, che è in fase di traduzione dall’aramaico in italiano e di cui è stato presentato il primo volume, che contiene il trattato di Ros haShanah (Capodanno ebraico). Gli altri 36 trattati dovrebbero uscire con un ritmo di una decina l’anno.
ALCUNI PASSI DAI DIVERSI INTERVENTI
Affollatissimo l’auditorio, tanto che è stato necessario aprire un’altra sala per accogliere tutti i convenuti. Nutrita perciò anche la dinamica schiera delle hostess, che ha accompagnato ai loro posti autorità istituzionali (compreso anche, oltre a quello della Repubblica, il presidente del Senato), politici e intellettuali di ogni colore, rappresentanti di ogni provenienza del mondo ebraico italiano. Hanno preso la parola per un saluto di benvenuto il presidente dei Lincei Alberto Quadrio Curzio e del Consiglio nazionale delle Ricerche Massimo Inguscio. Il già citato direttore del progetto di traduzione, Clelia Piperno, ha espresso la sua gioia per la presenza a una cerimonia non promossa “per commemorare lutti antichi e recenti, ma per condividere un tesoro che nasce dalle radici più profonde della cultura ebraica”. Il ministro dell’Istruzione, Ricerca e Università Stefania Giannini ha evidenziato il bisogno “drammatico”, anche dell’Italia contemporanea, di una conoscenza dell’ebraismo che si fondi su solide basi: “Il Talmud è stato per troppo tempo ignorato o letto male così da originare incomprensioni, malintesi e dar vita a mostri”.
Alberto Melloni (in veste di segretario della Fondazione per le Scienze religiose Giovanni XXIII, membro del Comitato d’onore del progetto di traduzione): Con la traduzione odierna si dileguano le ultime ombre delle leggi razziali del 1938 e si chiude una storia ben più antica incominciata nel 1240 a Parigi e concretizzatasi quattro anni dopo con la condanna al rogo per l’imputato, il Talmud.
Gianni Letta (in veste di presidente del Comitato d’onore): Nel Talmud c’è molto di più dell’intelligenza dei maestri ebraici del diritto e della legge. C’è l’ebreo al lavoro, il suo spirito, cuore, mente, desiderio, logica, praticità, senza alcuna astrazione ideologica, la negazione del nichilismo grazie alla presenza di un Dio che premia la ragione e non la cieca sottomissione. Perciò il Talmud è patrimonio costitutivo della nostra identità europea e italiana. Quante volte ci è giunta l’eco delle discussioni sulla parte fondativa della Costituzione dell’Unione Europea, poi sfiorita e, purtroppo, svanita. E gli esperti discettavano se fosse giusto o meno inserirvi le radici giudaico-cristiane. Alla fine esse furono negate e oggi ci accorgiamo che fu un errore storico, quasi una manifestazione di quella che il filosofo inglese Robert Scruton, anglicano, e l’accademico francese Alain Finkielkraut, ebreo, sono concordi nel definire ‘oicofobia’, rifiuto dell’eredità, quella patologia dello spirito che ci lascia senza difese in balia di proselitismi fanatici specie tra i giovani.
Renzo Gattegna (presidente dell’Ucei, membro del Comitato d’onore): Il Talmud gode di un primato, quello di aver resistito da secoli al fuoco degli innumerevoli roghi nei quali è stato gettato. (…) Negli anni tra il 1240 e il 1244 fu celebrato a Parigi un processo che vedeva sul banco degli imputati non un essere umano, ma un libro, il Talmud; la sentenza che concluse quel processo comminò la pena di morte e il libro fu bruciato. Il 9 settembre 1553, nella piazza di Campo de’ Fiori a Roma, fu acceso un grande rogo di libri nel quale furono gettati numerosi esemplari del Talmud. (…) Il Talmud,, dopo la distruzione del Tempioo e l’inizio della Diaspora, è stato considerato ed è diventato una specie di tempio immateriale e invisibile che ha accompagnato e non ha mai abbandonato gli ebrei durante le loro peregrinazioni. Un tempio nel quale è stata conservata e tenuta in vita la Tradizione orale e che quindi per tutto il popolo ebraico è stato una garanzia rispetto al rischio di scomparire, come è capitato a quasi tutte le civiltà antiche. Per chiunque visitare questo Tempio è come entrare immediatamente in diretto contatto con l’essenza stessa dell’ebraismo e persino con il subconscio ebraico.
Adin Even Israel Steinsaltz (Rabbino, fondatore del ‘The Israel Institute for Talmudic Publications’): Un’importante caratteristica che ritroviamo in questo trattato, come anche nell’intero Talmud, è il libero movimento entro i confini del tempo. Infatti certi saggi, magari vissuti a distanza di un millennio, vengono messi insieme come se stessero pensando, discutendo e raggiungendo delle conclusioni in maniera simultanea.
Riccardo Di Segni (Rabbino-capo di Roma, presidente del Progetto): Come è già stato detto, è a Campo de’ Fiori che nel 1553 tutti i libri diTalmud furono bruciati in un pubblico rogo e da quel momento fu proibito lo studio del Talmud e ogni sua copia circolante fu confiscata per essere distrutta. Quel giorno era Ros haShanah, il Capodanno ebraico, la stessa ricorrenza alla quale è dedicato il primo trattato talmudico che traduciamo in italiano. (…) Il Talmud è un testo molto difficile, per la lingua e la struttura fatta apposta per affinare l’intelletto e lo spirito critico. (…) E’ in Italia che il Talmud viene stampato per intero (NdR: nella lingua originale, nel XVI secolo). L’impresa completa (…) avviene a Venezia, poco dopo l’istituzione del Ghetto. (…) I tipografi italiani hanno inventato la veste tipografica del Talmud, e da allora ogni edizione ne deve ricalcare quella struttura originaria e la divisione in fogli e colonne. (…) Le accuse contro il Talmud erano dei pretesti; si capiva che se si voleva colpire la cultura e l’indipendenza ebraica bisognava colpire al cuore, e il cuore era il Talmud.
Il diavolo e la dottrina gnostica negli scritti di massoni ed esoteristi
Ma in questo articolo ci concentreremo non tanto sul satanismo esplicito, ma su quelle scienze esoteriche gnostiche che hanno il dovere di aiutare l’uomo a conseguire la cosiddetta“Illuminazione”, e per capirlo esamineremo alcuno scritti e dichiarazioni dei suoi stessi adepti dalla quale si evince chiaramente la filosofia luciferica di queste sette.
La parola esoterismo, dal greco esoter vuol dire interiore, dentro. Si presenta come la tensione spirituale dell’anima verso la conoscenza o gnosi e verso il risveglio della scintilla divina interiore, conoscenza totalizzante che viene trasmessa attraverso simboli e riti.L’esoterismo intende condurre l’iniziato alla divinazione o alla realizzazione di stati superiori dell’essere aldilà di qualsiasi dogma (certezza) o appartenenza religiosa.
Tra le scienze esoteriche che insegnano la necessità delladiscesa al male quale via al bene e l’unione degli oppostitroviamo la Cabala, l’Ermetismo, l’Alchimia, la Teosofia e oggi la nuova New Age. Attraverso le scienze gnostiche l’uomo dovrebbe scoprire in sé stesso il divino, la scintilla di luce di cui deve riappropriarsi. La tentazione dello gnosticismo (spesso anche “cristiano”) è la tentazione del serpente della genesi: diventerete come Dio.
LA CABALA EBRAICA
La Cabala ebraica è una scienza esoterica molto importante per la massoneria. La cabala dispone di un lato intellettuale e un lato operativo che sarebbe la magia. Secondo la Cabala il messia venturo riconcilierà con Dio anche il diavolo. In Dio vi sarebbero due principi: quello maschile e quello femminile e anche il divino e il demoniaco, la luce e le tenebre. Quindi il cabalista è tenuto ad armonizzare tutti gli opposti.
Lo gnostico ritiene di essere in possesso di una gnosi, di una conoscenza superiore. Lo gnostico è convinto di essere solo spirito divino, caduto nella prigione tenebrosa del corpo. Gli gnostici sin dai manichei consideravano il serpente come il “rivelatore della verità” e addirittura come Cristo.
Lo gnostico ritiene di essere in possesso di una gnosi, di una conoscenza superiore. Lo gnostico è convinto di essere solo spirito divino, caduto nella prigione tenebrosa del corpo. Gli gnostici sin dai manichei consideravano il serpente come il “rivelatore della verità” e addirittura come Cristo.
Henry Longfellow era un massone di rito scozzese che, nel 1847, aveva preso residenza negli Stati Uniti diventando amico stretto dell’ebreo Moses Holbrook, allora Sovrano Gran Commendatore di Charleston. La familiarità tra Longfellow e Holbrook divenne presto qualcosa di serio quando entrambi si dedicarono allo studio a fondo delle scienze occulte e al piacere delle discussioni sui misteri della Cabala.
Moses Holbrook fu quello che, tra le altre cose, aveva composto un rituale e una messa sacrilega chiamata Adonaicide Mass (= Messa che uccide Adonai, il Dio dei cristiani, N.d.R.)
SULLA MORTE E I SACRIFICI UMANI
Dal punto di vista gnostico, la morte o infliggere la morte, potrebbero assumere positività in quanto liberazione propria o altrui dal mondo tenebroso della materia. Quindi dare la morte può assumere una sinistra ambivalenza gnostica di odio alla vita fisica e di “amore” gnostico allo spirito altrui da liberare e da reintegrare nel divino impersonale. Alcuni autori di quest’area gnostica ed esoterica sulla base dei loro princìpi hanno offerto argomenti con un’esplicita giustificazione e legittimazione sacrale del sacrificio umano cruento tra cui Mario Bacchiega, Elémire Zolla e Mariano Luigi Bianca. Nei loro scritti hanno mostrato un’oggettiva simpatia e legittimazione per il sacrificio umano.
Sulla rivista massonica n. 3 Hiram del 2003 il professor Ezio Albrile, esperto di gnosticismo antico e moderno spiega che lo gnostico odia questo mondo materiale in quanto sarebbe prodotto da una entità malvagia; un dio minore, il demiurgo, che sarebbe un dio malvagio e omicida. Per lo gnostico la salvezza non consiste nel sacrificio di Cristo, bensì nell’illuminazione e nella scoperta di essere divini. Sempre nel 2003 Albrile in un convegno massonico elogiò Lucifero quale foriero di luce affermando che il regno di Lucifero sarebbe addirittura “regione di beatitudine” .
Sulla rivista massonica n. 3 Hiram del 2003 il professor Ezio Albrile, esperto di gnosticismo antico e moderno spiega che lo gnostico odia questo mondo materiale in quanto sarebbe prodotto da una entità malvagia; un dio minore, il demiurgo, che sarebbe un dio malvagio e omicida. Per lo gnostico la salvezza non consiste nel sacrificio di Cristo, bensì nell’illuminazione e nella scoperta di essere divini. Sempre nel 2003 Albrile in un convegno massonico elogiò Lucifero quale foriero di luce affermando che il regno di Lucifero sarebbe addirittura “regione di beatitudine” .
Secondo Giuseppe Papini Dio avrebbe molto sofferto a causa della caduta di lucifero. Papini oltre a sperare nella futura redenzione di lucifero, afferma che Dio non può considerarsi buono se non riconcilia a sé il diavolo o lucifero.
Arturo Reghini fu uno dei fondatori della loggia di Firenze intitolata a Lucifero. Inni espliciti a lucifero li troviamo nei testi del fondatore della loggia P1 Adriano Lemmi, negli scritti di esoteristi o presunti tali molto apprezzati negli ambienti esoterici contemporanei, scrittori quali: William Blake, il marchese De Sade, Goethe, Julius Evola, Renee Guenon, Gurdjeff, fino ad arrivare ad Albert Pike.
Nelle poesie del poeta massone, Giosuè Carducci, nei testi del mago nero Aleister Crowleyappartenente alla loggia regolare ed in seguito fondatore dell’OTO ordo templi orientis, nella testi della fondatrice della teosofia Helena Blavatsky che sosteneva che lucifero fosse l’angelo della luce la stella del mattino, che ha inoltre affermato che quando il prete bestemmia satana in realtà bestemmia Dio. oltre che all’antesignana Alice Bailey fondatrice della Lucifer Trust (oggi lucis trust) che fa parte del consiglio direttivo ed economico dell’ONU.
NEW AGE
La new Age e’ un fenomeno intrinsecamente gnostico, magico che mira a rendere l’uomo Dio. I loro sostenitori vedono Lucifero come spirito di luce, l’illuminatore che introduce nella nuova era. Il luciferismo neo gnostico ha anche affascinato l’ebreo nazista Otto Rhan, un esoterista ufficiale delle SS muore misteriosamente a 35 anni dopo esser fallito nell’impresa affidatagli dal capo delle SS Heinrich Himmler di ritrovare il Santo Graal nel sud della Francia.(guarda qui il nazismo magico ed esoterico) Il libro di Rahn, ”la Corte di Lucifero” fu molto apprezzato dai suoi contemporanei e dallo stesso Himmler. Rahn odia la chiesa romana, i cristiani, i gesuiti ed elogia il lucifero dei catari.Secondo Rahn Lucifero è un dio, il portatore di luce. Anche negli ambienti intellettuali della rivoluzione bolscevica satana viene presentato come il simbolo dell’ateismo scientifico. (guarda qui Il comunismo magico ed esoterico) Nell’epoca staliniana e poi in quella bresneviana, vi si trovano addirittura immagini di satana come “angelus sovieticus”cioè archetipo dell’uomo sovietico. Al tempo di Bresnev, nelle scuole sovietiche si insegnava che satana è l’appello alla libertà e all’uguaglianza.
La rivista del Grande Oriente negli anni 60 pubblica un articolo intitolato “la redenzione del diavolo” .
Nel 1969 la tesi sulla redenzione del diavolo è stata sostenuta anche da un certo Francois Dumas, famoso studioso di magia (fino al 1969 fu anche cavaliere dell’ordine di Malta) scrive un libro intitolato “I maghi di Dio” che sarebbero i massoni, gli esoteristi, cultori di magia, neognosticismo, e il diavolo stesso.
Nel 1969 la tesi sulla redenzione del diavolo è stata sostenuta anche da un certo Francois Dumas, famoso studioso di magia (fino al 1969 fu anche cavaliere dell’ordine di Malta) scrive un libro intitolato “I maghi di Dio” che sarebbero i massoni, gli esoteristi, cultori di magia, neognosticismo, e il diavolo stesso.
Giuseppe Abramo, esperto di esoterismo ebraico, spiega che che il serpente della genesi è un serafino di Dio che scende nel male per poi risalire e così insegnare all’uomo la via della trasgressione come via al bene.
Anche “La psicologia del profondo” del famoso psicanalista Carl G. Jung è ispirata alla gnosi e all’alchimia esoterica. Jung insegna chiaramente la necessità e la bontà del diavolo in quanto sarebbe un principio immanente al divino. Anche secondo Jung nel divino vi sarebbero tutti gli opposti tra cui Cristo e lucifero. Jung parla addirittura di “quaternità” perchè secondo Jung oltre alle tre persone ci sarebbe una quarta persona, cioè il diavolo. Quindi anche nella teoria di Jung troviamo la famosa unione di tutti i contrari alchemica e cabalista.
Anche “La psicologia del profondo” del famoso psicanalista Carl G. Jung è ispirata alla gnosi e all’alchimia esoterica. Jung insegna chiaramente la necessità e la bontà del diavolo in quanto sarebbe un principio immanente al divino. Anche secondo Jung nel divino vi sarebbero tutti gli opposti tra cui Cristo e lucifero. Jung parla addirittura di “quaternità” perchè secondo Jung oltre alle tre persone ci sarebbe una quarta persona, cioè il diavolo. Quindi anche nella teoria di Jung troviamo la famosa unione di tutti i contrari alchemica e cabalista.
L’ALCHIMIA ESOTERICA
Tra le scienza esoteriche troviamo inoltre l’alchimia. L’alchimia è una scienza esoterica attraverso simboli riguardanti la trasformazione dei metalli in oro, si tratta anch’essa di una diciplina che vorrebbe portare i propri adpti alla divinizzazione. Nella prima fase dell’opera alchemica detta “opera al nero” segue “l’opera al bianco”. La forza alchemica il cosiddetto “mercurio” è chiamato anche lucifero, lucifero viene rappresentato come materia prima: una sorta di principio universale con il quale l’alchimista deve identificarsi. La materia prima dell’alchimista è presentata sottovari simboli quali il simbolo del drago, di venere, della prostituta, del veleno ecc. Nel suo famoso libro “il mistero delle cattedrali” l’esoterista Fulcanelli, insegna che il diavolo rappresenta la materia prima dell’opera alchemica con cui si fonda l’opera. Sempre nella letteratura alchemica il diavolo custodisce i tesori celesti cercati dall’alchimista.
Un certo maestro di esoterismo contemporaneo Robert Amblain, massone del 33° del rito di Memphis martinista e “vescovo” di una delle tante chiese dello gnosticismo, nel suo libro “Adamo dio rosso” del 1941, nega i dogmi cattolici, nega l’eterntà delle pene infernali elogia la gnosi luciferiana, interpreta tutta la bibbia in senso gnostico ed esoterico elogiando il serpente della genesi.Nelle conclusioni del suo libro, Amblain spera nel ritorno alla causa prima di tutte le scintille presenti negli uomini che si avrà con l’estinzione totale della vita sulla terra, ricordiamo che gli gnostici odiano la vita fisica in quanto creata dal dio malvagio, il demiurgo.
Giuliano Kremmerz ( all’anagrafe Ciro Formisano) è stato uno dei maestri di magia sessuale. Kremmerz interpreta anch’egli lucifero come angelo di luce che è presente in ogni uomo, il cui orgoglio porterebbe il progresso.
Un altro esponente importante dello gnosticismo è Julius Evola esoterista di destra. Nel suo libro “la Tradizione Ermetica” Evola afferma che le scienze esoteriche tra cui l’alchimia, l’ermatismo ecc deriverebbero da una tradizione consegnata agli uomini dagli angeli ribelli verso la quale mostra forte simpatia i cosiddetti vigilanti scritti nel libro apocrifo di Enoch. Ovviamente Evola disprezza il cristianesimo e il Dio della Bibbia. Altra importante opera di Evola è “il cammino del cinabro” dove approva la via della mano sinistra che nel linguaggio esoterico è la via della trasgressione, della dissoluzione approvando addirittura l’incesto, secondo Evola sarebbe l’unica via possibile per uscire dalla crisi del mondo moderno.
Un altro esoterista di rilievo nel mondo dello gnosticismo moderno è lo gnostico e luciferianoGeorges I. Gurdjeff che presenta nella sua opera “I racconti di Belzebù a suo nipote” Belzebù come maestro di saggezza universale che spiega al nipotino -anche lui un piccolo diavoletto- la verità su Dio, sull’uomo e sul mondo. Gurdjeff vede con disprezzo gli uomini non illuminati.
Giuliano Kremmerz ( all’anagrafe Ciro Formisano) è stato uno dei maestri di magia sessuale. Kremmerz interpreta anch’egli lucifero come angelo di luce che è presente in ogni uomo, il cui orgoglio porterebbe il progresso.
Un altro esponente importante dello gnosticismo è Julius Evola esoterista di destra. Nel suo libro “la Tradizione Ermetica” Evola afferma che le scienze esoteriche tra cui l’alchimia, l’ermatismo ecc deriverebbero da una tradizione consegnata agli uomini dagli angeli ribelli verso la quale mostra forte simpatia i cosiddetti vigilanti scritti nel libro apocrifo di Enoch. Ovviamente Evola disprezza il cristianesimo e il Dio della Bibbia. Altra importante opera di Evola è “il cammino del cinabro” dove approva la via della mano sinistra che nel linguaggio esoterico è la via della trasgressione, della dissoluzione approvando addirittura l’incesto, secondo Evola sarebbe l’unica via possibile per uscire dalla crisi del mondo moderno.
Un altro esoterista di rilievo nel mondo dello gnosticismo moderno è lo gnostico e luciferianoGeorges I. Gurdjeff che presenta nella sua opera “I racconti di Belzebù a suo nipote” Belzebù come maestro di saggezza universale che spiega al nipotino -anche lui un piccolo diavoletto- la verità su Dio, sull’uomo e sul mondo. Gurdjeff vede con disprezzo gli uomini non illuminati.
LO GNOSTICISMO E LA MASSONERIA
Sin dalle sue origini settecentesche la massoneria moderna è indelebilmente caratterizzata da soggettivismo religioso, superamento di qualsiasi dogma o identità religiosa oltre che alla sua essenza esoterico-iniziatico. Nel linguaggio massonico, l’iniziazione massonica si presenta come una sorta di morte iniziatica, morte simbolica o addirittura discesa agli inferi. Il massone William Simpson, nel 1889 all’epoca maestro venerabile nel suo studio “The Worship of Death” (culto della morte) elogia la morte come principio propulsore e conservatore della vita; la morte viene presentata come autentico e comune oggetto di culto. Simpson spiega che la massoneria pratica rituali di morte e rinascita affermando che ogni forma di vita viene dalle tenebre, dunque dalla morte.Secondo Simpson le tenebre sono uno dei più bei simboli giunti a noi dal passato.
Al terzo grado di maestro massone dopo che il massone è simbolicamente sceso nella morte, il maestro venerabile dice al nuovo maestro massone: “ la luce di un maestro massone è l’oscurità visibile” . In un altro mio studio ho rilevato l‘analogia tra il lucifero miltoniano caduto nell’inferno e il maestro massone disceso simbolicamente agli inferi. Il rituale emulation dice appunto che il maestro massone è oscurità visibile e tale è appunto la luce che il lucifero miltoniano vede nell’inferno in cui è precipitato. Il rituale Emulation spiega che la loggia è in atmosfera di malinconia (gloom) a causa della morte del maestro Hiram a causa della perdita dei segreti massonici. Così anche nell’inferno di Milton, lucifero è immerso nella malinconia perchè ha perduto la luce divina.
La parola di passo al terzo grado del maestro massone èTubal Cain discendente di Caino, nome quello di Tubal Cain che richiama la metallurgia e il fuoco, in effetti poi nell’inferno miltoniano “la darkness visible” scaturisce dalla fornace, quindi metallurgia-fuoco-fornace. Nel libro “Paradise Lost” di Milton il satana è chiamato anche Lucifer “death bright star” la stella del mattino, e guardacaso nel rituale massonico inglese il nuovo maestro massone è invitato a guardare a quella splendente stella del mattino alla death bright morning star.
Il massone Bernard Jones afferma chiaramente che Milton scrisse il paradise lost nel 17° secolo, un’epoca in cui la massoneria cercava l’ispirazione per le proprie frasi.
Al terzo grado di maestro massone dopo che il massone è simbolicamente sceso nella morte, il maestro venerabile dice al nuovo maestro massone: “ la luce di un maestro massone è l’oscurità visibile” . In un altro mio studio ho rilevato l‘analogia tra il lucifero miltoniano caduto nell’inferno e il maestro massone disceso simbolicamente agli inferi. Il rituale emulation dice appunto che il maestro massone è oscurità visibile e tale è appunto la luce che il lucifero miltoniano vede nell’inferno in cui è precipitato. Il rituale Emulation spiega che la loggia è in atmosfera di malinconia (gloom) a causa della morte del maestro Hiram a causa della perdita dei segreti massonici. Così anche nell’inferno di Milton, lucifero è immerso nella malinconia perchè ha perduto la luce divina.
La parola di passo al terzo grado del maestro massone èTubal Cain discendente di Caino, nome quello di Tubal Cain che richiama la metallurgia e il fuoco, in effetti poi nell’inferno miltoniano “la darkness visible” scaturisce dalla fornace, quindi metallurgia-fuoco-fornace. Nel libro “Paradise Lost” di Milton il satana è chiamato anche Lucifer “death bright star” la stella del mattino, e guardacaso nel rituale massonico inglese il nuovo maestro massone è invitato a guardare a quella splendente stella del mattino alla death bright morning star.
Il massone Bernard Jones afferma chiaramente che Milton scrisse il paradise lost nel 17° secolo, un’epoca in cui la massoneria cercava l’ispirazione per le proprie frasi.
DIAVOLI E FRAMMASSONI
Un famoso massone Oswald Wirth afferma che il famoso Grande Architetto dell”Universo (il dio dei massoni) non è il Dio delle religioni o dei dogmi, l’importante è -dice Wirth- che sia creduto dai massoni come una forza attiva e operante, ma in realtà potrebbe essere anche un diavolo.
“Diavoli e frammasoni” è il titolo del libro del massoneGaetano Fiorentino, massone del 33° grado del rito scozzese. Il poema numero 7 è la parte centrale del libro di Fiorentino che da il titolo a tutta l’opera. Fiorentino col suo sarcasmo goliardico ama considerarsi satanico e ama essere chiamato Mefisto, Mefisto è il diavolo di cui parla il famoso poeta massone Goethe nel famoso Faust. In rime pittosto sarcastiche Fiorentino scrive che i massoni sono ispirati dai diavoli che possono compiere dissacrazioni, rapimenti di monache, stupri di vergini, orge, profanazioni di ostie, sacrifici umani. Dal punto di vista letterario Fiorentino dichiara di essersi ispirato allo schema del famoso “Inno a Satana” del poeta massone Giosuè Carducci di cui Forentino precisa che quest’ultimo fosse di grado 33°.
ALBERT PIKE
“Diavoli e frammasoni” è il titolo del libro del massoneGaetano Fiorentino, massone del 33° grado del rito scozzese. Il poema numero 7 è la parte centrale del libro di Fiorentino che da il titolo a tutta l’opera. Fiorentino col suo sarcasmo goliardico ama considerarsi satanico e ama essere chiamato Mefisto, Mefisto è il diavolo di cui parla il famoso poeta massone Goethe nel famoso Faust. In rime pittosto sarcastiche Fiorentino scrive che i massoni sono ispirati dai diavoli che possono compiere dissacrazioni, rapimenti di monache, stupri di vergini, orge, profanazioni di ostie, sacrifici umani. Dal punto di vista letterario Fiorentino dichiara di essersi ispirato allo schema del famoso “Inno a Satana” del poeta massone Giosuè Carducci di cui Forentino precisa che quest’ultimo fosse di grado 33°.
ALBERT PIKE
Albert Pike, nel 1871 pubblica Morals & Dogma in cui commenta 32 gradi del rito scozzese ecetto il 33°grado. Un’ opera che anche ai tempi di oggi è molto apprezzata negli ambienti massonici, in cui Pike mostra una grande simpatia per il diavolo-lucifero, inteso come principio magico necessario all’armonia universale. Pike inoltre eogia la guerra, la distruzione descritti come necessarie per rigenerare l’umanità. Nel suo comento al 30 grado (cavaliere kadosh), Pike commenta la discesa di Dante all’inferno della Divina Commedia, commento in senso gnostico ovviammente. Per Pike è necessaria una discesa agli inferi e l’inversione del dogma cristiano cattolico accettando il contrario usando il demonio come una scala mostruosa per arrivare alla luce. Questo è l’itinerario iniziatico del Kadosh massone per il Pike. Al 32° grado Pike rivela il cosiddetto “royal secret”che consisterebbe nella necessità e nell’equilibrio di tutti gli opposti: luce e tenebre, bene e male, cielo e inferno, l’errore è necessario alla manifestazione della verità.
La mistica dell’unione degli opposti è racchiusa nella leggenda di Hiram e fa parte del nucleo della gnosi esoterica custodita dalla massoneria, soprattutto quella degli alti gradi, la quale mira a guidare l’iniziato verso cosiddetti “stati superiori di coscienza” ossia, l’identificazione o la divinizzazione con l’Assoluto, qualunque nome esso abbia, che sia Dio, luce, realtà o come dice il massone Wirth potrebbe trattarsi anche del diavolo.
La mistica dell’unione degli opposti è racchiusa nella leggenda di Hiram e fa parte del nucleo della gnosi esoterica custodita dalla massoneria, soprattutto quella degli alti gradi, la quale mira a guidare l’iniziato verso cosiddetti “stati superiori di coscienza” ossia, l’identificazione o la divinizzazione con l’Assoluto, qualunque nome esso abbia, che sia Dio, luce, realtà o come dice il massone Wirth potrebbe trattarsi anche del diavolo.
La massoneria vuole dare all’uomo la luce, ma ovviamente questa luce non è il Gesù Logos.
-Basato sugli studi di P. Paolo Maria Siano F.I-
Conclusione della Redazione di Antimassoneria
IL CREATORE E LE CREATURE
Nei vangeli, in special modo quello di San Giovanni si fa continuo riferimento a Gesù quale vera ed unica luce, via, verità e vita senza la quale non vi è alternativa alla tenebre che hanno scelto invece i massoni e gli esoteristi che hanno abbandonato la verità per seguire l loro bieco orgoglio sotto la sollecitazione del principe delle tenebre
IL CREATORE E LE CREATURE
Nei vangeli, in special modo quello di San Giovanni si fa continuo riferimento a Gesù quale vera ed unica luce, via, verità e vita senza la quale non vi è alternativa alla tenebre che hanno scelto invece i massoni e gli esoteristi che hanno abbandonato la verità per seguire l loro bieco orgoglio sotto la sollecitazione del principe delle tenebre
«Io sono la via, la verità e la vita; nessuno va al Padre se non per mezzo di me”. (GV 14,6)
“Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo, la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta”.(GV 1,9)
«Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».(Gv 8,12).
“Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo». (GV9,5)
“Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre”. (GV12,46)
Gesù nel Vangelo ci da una chiara direzione da seguire; Gesù non invita all’auto-divinizzazione, bensì all’umiltà e alla carità. Egli stesso si pone come esempio lavando i piedi degli apostoli, fino ad arrivare alla passione estrema per la salvezza dei suoi figli, abbracciando il legno della Croce, e dicendo ai suoi che un servo non è più grande del suo padrone. Egli infatti, il Creatore del Mondo desidera che chiunque si decide per la salvezza si faccia piccolo affinchè Dio possa regalargli la Corona della Vita.
Gesù dice: “Io son la vite, voi siete i tralci, senza di me non potete fare nulla”(GV, 15, 3) e ancora “voi siete già mondi a causa della parola che io vi ho dato” (GV,15,3).
Gesù dice: “Io son la vite, voi siete i tralci, senza di me non potete fare nulla”(GV, 15, 3) e ancora “voi siete già mondi a causa della parola che io vi ho dato” (GV,15,3).
Spesso per bocca di gnostici si sentono frasi bibliche del tipo “voi siete dei” ma omettendo il seguito del salmo: “voi siete dei MA MORIRETE come tutti gli altri uomini; voi cadrete come qualsiasi altro regnante”.-Salmo 82:6,-
Espressioni usate a sproposito. Infatti sono frasi rivolte a chi segue il diavolo e desidera porre sè stesso come un dio
Alcuni brani della Bibbia affermano che Dio ha posto alcune persone in posizioni di autorità, per cui sono considerati come dei tra le persone. Essi devono però ricordare che, sebbene rappresentino Dio in questo mondo,(quelli che seguono Dio e non lucifero) sono mortali e dovranno rendere conto a Dio per come hanno usato quell’autorità. Quest’uso della parola “dei” riferito agli esseri umani è raro, ma si trova un po’ ovunque nell’Antico Testamento. Ad esempio, quando Dio mandò Mosè da Faraone, gli disse: “Vedi, Io ti ho stabilito come Dio per il Faraone” (Esodo 7:1). Questo significa semplicemente che Mosè, come messaggero di Dio, stava parlando le parole di Dio e sarebbe stato perciò il rappresentante di Dio per il re. La parola ebraica elohim è tradotta “giudici” in Esodo 21:6 e 22:8, 9 e 28. L’unico punto del Salmo 82 è che i giudici terreni devono agire con imparzialità e giustizia vera,dato che anche i giudici, un giorno dovranno stare di fronte al Giudice. I versi 6 e 7 mettono in guardia i magistrati umani che, anche loro dovranno essere giudicati. La parola ebraica elohim è tradotta “Giudici” in Esodo 21:6 e 22:8, 9 e 28.
E’ attraverso l’umiltà attraverso l’accettazione del proprio stato creaturale che Dio innalza la creatura. Non sorprendiamoci se l’auto-divinazzazione non ha prodotto nulla di buono in questo mondo e se le false promesse del serpente non abbiano portato nulla se non morte, malattia, pestilenza, odio, distruzione, ribellione contro la stesso creatore che nonostante la caduta di Adamo risolleva il genere umano attraverso il Suo Figlio Unigenito. Concludiamo con l’esortazione che San Giovanni ci da nella sua famosa prima lettera:
E’ attraverso l’umiltà attraverso l’accettazione del proprio stato creaturale che Dio innalza la creatura. Non sorprendiamoci se l’auto-divinazzazione non ha prodotto nulla di buono in questo mondo e se le false promesse del serpente non abbiano portato nulla se non morte, malattia, pestilenza, odio, distruzione, ribellione contro la stesso creatore che nonostante la caduta di Adamo risolleva il genere umano attraverso il Suo Figlio Unigenito. Concludiamo con l’esortazione che San Giovanni ci da nella sua famosa prima lettera:
“Questo è lo spirito dell’anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo. Voi siete da Dio, figlioli, e avete vinto questi falsi profeti, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo. Costoro sono del mondo, perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta. Ho scritto a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è fin dal principio. Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti, e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno. Ora voi avete l’unzione ricevuta dal Santo e tutti avete la scienza. E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo aver fiducia quando apparirà e non veniamo svergognati da lui alla sua venuta. Se sapete che egli è giusto, sappiate anche che chiunque opera la giustizia, è nato da lui. Voi siete da Dio, mentre tutto il mondo giace sotto il potere del maligno. Figlioli, guardatevi dai falsi dèi!”
-Redazione Antimassoneria Copyright 2016-
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