ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 14 aprile 2016

"Io non mi immischio", se mi pare


Sanders, Morales, Correa, Sachs. Il quartetto che piace tanto al papa


bernie
"Io non mi immischio", tagliò corto Francesco nell'ultima sua conferenza stampa in aereo, quando lo sollecitarono a pronunciarsi sulla corsa alla presidenza degli Stati Uniti.
Nella medesima risposta, però, prese posizione netta contro il candidato repubblicano Donald Trump.
Mentre ora ospita in Vaticano con tutti gli onori il candidato democratico di ultrasinistra Bernie Sanders.
Che il papa lo riceva in udienza non è sicuro, anche se a Sanders la cosa piacerebbe moltissimo, avendo subito dopo in agenda le cruciali primarie nello stato di New York, dove un quarto dei votanti sono cattolici.
Sta di fatto che Sanders, ebreo agnostico ma ammiratore di papa Francesco, è stato invitato in Vaticano nientemeno che per tenere una conferenza, nel pomeriggio di venerdì 15 aprile, su "la situazione politica mondiale dal 1991", cioè dall'anno di pubblicazione dell'enciclica di Giovanni Paolo II "Centesimus annus".
La pontificia accademia delle scienze sociali, infatti, ha organizzato un grandeconvegno, il 15 e il 16, per celebrare i 25 anni di quell'enciclica. E ad invitare Sanders è stato appunto il cancelliere dell'accademia, l'arcivescovo argentino Marcelo Sánchez Sorondo, arrembante membro dell'entourage del papa e suo disinvolto factotum nel campo sociale e politico.
Ma Sanders non sarà il solo a colorare politicamente il convegno. Oltre a lui prenderanno la parola i due campioni della sinistra populista latinoamericana Evo Morales, presidente della Bolivia, e Rafael Correa, presidente dell'Ecuador, entrambi molto in sintonia con la visione politica che papa Jorge Mario Bergoglio ha formulato nei due discorsi fiume da lui tenuti a Roma e aSanta Cruz de la Sierra a un'assortita accolta di "movimenti popolari" anticapitalisti e no global di tutto il mondo.
Né mancherà tra i relatori del convegno un altro prediletto di Sánchez Sorondo, l'economista neomalthusiano Jeffrey Sachs, ormai di casa in Vaticano ed etichettato come "ispiratore" dell'enciclica ecologica di papa Francesco "Laudato si'".
Che cosa abbiano a che fare Sanders, Morales, Correa e Sachs con la "Centesimus annus" di Giovanni Paolo II, così lontana dai loro teoremi anticapitalisti e ambientalisti, è l'ennesima delle trovate di Sánchez Sorondo, in questo caso evidentemente più attento ai sentimenti di papa Bergoglio che alla quadrata visione geopolitica del suo santo predecessore.
Va dato atto che tra gli oratori del convegno figurano anche due studiosi di tutt'altro segno: il sociologo Pierpaolo Donati, numerario dell'Opus Dei, e il filosofo Rocco Buttiglione, pensatore di riferimento di papa Karol Wojtyla nonché interprete autorizzato, all'epoca, del suo pensiero. Entrambi però certamente meno di richiamo, per i media, del pirotecnico quartetto bergogliano.

Settimo Cielo di Sandro Magister 13 apr   http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/04/13/sanders-morales-correa-sachs-il-quartetto-che-piace-tanto-al-papa/                                                                                                                                                 Cosa si dice in Vaticano del viaggio di Bernie Sanders a Roma

Il punto di Matzuzzi

 Bernie Sanders non incontrerà il Papa, il prossimo 15 aprile, a margine del convegno commemorativo dell’enciclicaCentesimus annus di Giovanni Paolo II. Il Vaticano l’aveva chiarito subito, fin da quando il competitor di Hillary Clinton nella corsa per conquistare la nomination democratica verso la Casa Bianca aveva manifestato l’intenzione di presentarsi al cospetto del Pontefice. Padre Federico Lombardi aveva precisato che il senatore del Vermont era “stato invitato non dal Papa ma dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali”, e che al convegno erano “state invitate anche altre personalità del mondo politico, sociale ed economico”. Oltretevere non vogliono farsi strumentalizzare in vista delle attese primarie che il 19 aprile porteranno alle urne gli elettori dello Stato di New York, dove Sanders tenta di recuperare il divario che i sondaggi gli attribuiscono dalla Clinton.
IL TEMA DEL SIMPOSIO
Nella locandina dell’evento si specifica che “sulla base dell’attenta valutazione del mondo intrapresa da Giovanni Paolo II, questo simposio proporrà la seguente domanda: quali sono stati i principali cambiamenti nella vita economica, politica e culturale degli ultimi 25 anni a cui la Chiesa oggi deve rispondere? Mentre riflettiamo sullaCentesimus annus (l’enciclica promulgata da Karol Wojtyla nel 1991, a cent’anni dalla Rerum Novarum di Leone XIII e subito dopo il crollo della cortina di ferro, ndr), in che misura le nuove realtà del mondo di oggi confermano o richiedono un ulteriore sviluppo delle intuizioni contenutevi?”.
IL MISTERO DELL’INVITO 
E’ stato il candidato “socialista” a parlare del Papa, si fa presente in Vaticano, mentre l’invito è partito a mezzo lettera direttamente dal Cancelliere dell’Accademia che organizza l’evento, e cioè mons. Marcelo Sanchez Sorondo. Nelle ultime ore è circolata la notizia che per evitare ulteriori incomprensioni, Sanders potrebbe declinare l’invito, così da evitare imbarazzi tutti romani. Imbarazzi che sono stati resi palesi dalle dichiarazioni della professoressa Margaret Archer, che dell’Accademia è il presidente (nominato da Francesco nell’aprile di due anni fa): “Il presidente dell’Accademia che organizza questo evento (cioè lei, ndr) non è stata contattata, e questa è una enorme scortesia”, ha tenuto a precisare, aggiungendo che Sanders sta solo cercando di prendersi il voto cattolico.
IL CAMBIAMENTO NELLA POLITICA AMERICANA
Un concetto che in qualche modo è stato ripreso anche da E.J. Dionne jr. sul Washington Post, il quale ha spiegato come questa tornata elettorale stia trasformando il panorama religioso della politica americana. Anche perché “è difficile immaginare un candidato presidente democratico che riceve un invito a parlare in Vaticano nel bel mezzo della campagna elettorale”.
IL PRECEDENTE DI TRUMP
Non è la prima volta, in questa tornata di caucus e primarie, che le strade del Vaticano si intersecano con quelle degli Stati Uniti. Aveva fatto molto rumore l’intervento del Papa a bordo aereo, mentre tornava dal viaggio in Messico, lo scorso febbraio. Risponendo a una domanda sulle uscite non politicamente corrette di Donald Trump, Francesco aveva detto che “una persona che pensa soltanto a fare muri, sia dove sia, e non a fare ponti, non è cristiana. Questo non è nel Vangelo. Poi, quello che mi diceva, cosa consiglierei, votare o non votare: non mi immischio. Soltanto dico: se dice queste cose, quest’uomo non è cristiano. Bisogna vedere se lui ha detto queste cose. E per questo do il beneficio del dubbio”. Il riferimento al magnate frontrunner nel campo repubblicano era chiarissimo, benché il giorno dopo da oltretevere si siano affannati a gettare acqua sul fuoco, spiegando che il Pontefice non parlava di Trump.
LA SCARSA SIMPATIA PER HILLARY
Di certo viene sottolineata una scarsa simpatia vaticana nei confronti di Hillary Clinton, non tanto per la sua visione interventista in politica estera, quanto per le sue ben note posizioni bioetiche. Da qui però a dire che ci si auguri una vittoria di Sanders, ce ne passa. Se la maggioranza dei vescovi americani guarda con favore alla possibilità che a prevalere, a novembre, sia un candidato repubblicano, dal Vaticano c’è la volontà chiara di non intervenire nell’agone elettorale.
 Matteo Matzuzzi

Chi parteciperà con Sanders e Sorondo al convegno della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali Tutti i dettagli del dibattito previsto per il 15 e 16 aprile a Roma con Sanders, mentre il Washington Post sbuffa per la "moral economy" di Papa Francesco e Sanders...

Capi di Stato socialisti, economisti e sociologi di fama internazionale, intellettuali conservatori, cardinali. Tutti alla Casina Pio IV, in Vaticano, sede della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali dove venerdì 15 e sabato 16 aprile si riuniranno personalità da tutto il mondo per un dibattito a 25 anni dalla Centesimus Annus, l’enciclica scritta daGiovanni Paolo II nel centesimo anniversario della Rerum Novarum di Leone XIII, testo cardine per la dottrina sociale cattolica.
CHI ORGANIZZA L’EVENTO
Fondata nel 1994 da Giovanni Paolo II, la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali – come si legge nel documento di presentazione dell’evento – è stata pensata affinché “il Santo Padre e tutti i dicasteri vaticani potessero avere accesso alle più moderne ricerche, rilevanti per il Magistero della Chiesa, nell’ambito delle scienze sociali”. A guidarla c’è la sociologa inglese Margaret S. Archer insieme al vescovo argentino monsignor Marcelo Sánchez Sorondo (nella foto), due personalità ritenute vicine alla corrente progressista interna al Vaticano. Se non altro per gli inviti che la Pontificia Accademia sotto la loro guida ha fatto in questi anni, destando un certo scalpore e critiche interne, come spiegato dal vaticanista dell’Espresso Sandro Magister. L’estate scorsa ad accendere la miccia era stato l’invito rivolto al segretario dell’Onu Ban Ki-moon e all’economista Jeffrey Sachs, “entrambi – scrive Magister – attivi fautori della riduzione delle nascite soprattutto nei paesi poveri, tramite la contraccezione e l’aborto promossi su larga scala”. Questa volta ci sono state meno polemiche,ma ciò non significa che nei palazzi vaticani non serpeggi una certa preoccupazione per quella che viene bollata come una “deriva terzomondista” dell’Accademia.
L’INVITO A SANDERS
E proprio a proposito di inviti a personalità di sinistra, ecco come è nata la partecipazione di Bernie Sanders al convegno di questo weekend. Il senatore socialista del Vermont, sfidante di Hillary Clinton alle primarie democratiche in Usa, ha annunciato nei giorni scorsi il suo arrivo in Italia dicendo che gli sarebbe piaciuto incontrarePapa Francesco. Peccato che questa dichiarazione abbia creato un certo scompiglio Oltretevere, con un vero e proprio giallo su chi avesse invitato il candidato americano, come ricostruito da Formiche.net (qui e qui). “Non è previsto un incontro col Papa, ma l’evento è comunque clamoroso – ha scritto RaiNews - perché accredita Sanders tra i cattolici proprio quando mancano pochi giorni al 19 aprile, giorno in cui a New York si terrà un turno decisivo delle primarie, dopo che Sanders ha vinto 8 delle ultime 9 competizioni. Nella Grande Mela i sondaggi pronosticano la vittoria di Hillary ma il risultato è sempre più incerto man mano che ci si avvicina alla data”.
Proprio a causa dell’invito a Sanders, alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali è arrivata una severa bacchettata da parte del giuslavorista Pietro Ichino, che in un intervento pubblicato sul suo sito ha spiegato come “sull’egualitarismo alla Sanders la Pontificia Accademia farebbe bene a usare qualche cautela. Perché – ha aggiunto – è proprio in nome di un egualitarismo molto male inteso che il senatore del Vermont sostiene una drastica limitazione del commercio internazionale, destinata a condannare alla fame molti milioni di lavoratori poveri dei Paesi in via di sviluppo”.
I CAPI DI STATO SOCIALISTI
Alla Casina Pio IV sono attesi anche due capi di Stato: il presidente dell’Ecuador Rafael Correa e il presidente della Bolivia Evo Morales. La loro collocazione politica è alquanto nota: sono due capi di governo latinoamericani notoriamente di sinistra, di dichiarata fede socialista. Correa, che è pure un ex missionario seminarista, ha avuto parecchi problemi in passato con la Conferenza episcopale ecuadoriana (soprattutto in occasione del referendum costituzionale del 2008), la quale è arrivata ad accusare il suo governo di essere anticlericale. Per Morales basti ricordare il suo eccentrico regalo fatto a Papa Francesco in occasione della sua ultima visita in America del Sud, quando il primo presidente indigeno della Bolivia (e fondatore del partito Movimento al Socialismo, MAS), ha regalato al Pontefice argentino una croce di Cristo con falce e martello, simbolica unione di comunismo e cristianesimo.
GLI ALTRI INVITATI
Sono attesi anche gli interventi di accademici cattolici italiani come l’economista Stefano Zamagni, il sociologoPierpaolo Donati (vicino all’Opus Dei) e il docente di Filosofia etica e sociale Rocco Buttiglione, presentato ufficialmente per come presidente del consiglio nazionale Udc. Interverranno poi studiosi internazionali come – tra gli altri – il sociologo del Berkely Center for religion, peace and world affairs di Washington, José CasanovaJeffrey Sachs, direttore del The Earth Institute Columbia University, gli economisti Mary Hirschfeld del St. Augustine Center di Villanova (Usa) e Javier Iguiniz della Facoltà di Lima, in Perù. Senza dimenticare il cardinale Oscar Andrez Rodriguez Maradiaga, arcivescovo metropolita di Tegucilgapa in Honduras e scelto da Francesco come coordinatore del Consiglio dei Cardinali per l’assistenza nel governo della Chiesa Universale e nella riforma della Curia Romana.
LA TIRATA D’ORECCHIE DA OLTRE OCEANO
Ieri è intervenuto anche The Washington Post che in un commento di Charles Lane ha criticato la “moral economy” di Papa Francesco e Sanders, sostenendo che le inclinazioni ideologiche della Pontificia Accademia sono ben descritte dagli inviti estesi a due capi di Stato della sinistra populista come Correa e Morales. Lane si augura poi che nel lungo volo che separa New York da Roma Sanders possa rivedere le sue idee in tema di politica economica internazionale, scoprendo che è stata proprio la crescita del tanto odiato (dalla sinistra socialista e da certa parte della Chiesa cattolica) capitalismo  ad aver alimentato la crescita economica, ridotto le povertà e le disuguaglianze sociali. 

Bernie Sanders in Vaticano e le mille sfumature 

di rosso di Papa Bergoglio


Ci sara’ un convegno in Vaticano, il 14 e il 15 aprile, che e’ diventato famoso dopo che si e’ saputo che Bernie Sanders si era fatto invitare. Lo stesso senatore DEM aveva detto di “essere molto eccitato” all’idea di aver ricevuto l’invito dal papa, ma il portavoce Federico Lombardi ha in seguito corretto la notizia, dicendo che l’invito “era stato fatto per conto della Accademia Pontificia delle Scienze Sociali, non da papa Francesco in persona”. E ha aggiunto che “non ci sono previsioni di incontri tra i due”. E’ ancora controversa la ricostruzione dettagliata dell’invito, perche’ la presidentessa della Accademia Margaret Archers aveva immediatamente precisato, quando il senatore ebreo ha comunicato di essere stato invitato a parlare al meeting di Roma, che “la prima mossa l’ha fatta lui, per ovvie ragioni di inseguimento del voto cattolico”. Qualche ora dopo, dal Cancelliere della stessa Accademia Sanchez Sorondo, argentino e amico di Francesco, era arrivata la contro-precisazione: “Lo nego. Non e’ andata cosi’. Lei lo sa. Sono stato io a invitarlo con il suo (della Archer NDR) consenso”. 
A questo s’e’ ridotto il bizantino Vaticano di Bergoglio, la cui mano ‘peronista-filocastrista-anticapitalista’ guida il gregge cristiano sbandato tra mille sfumatore di rosso. Da Cuba, senza vedere i dissidenti politici dietro le sbarre dopo processi farsa, o senza processo, agli Stati uniti, dove ha visitato i detenuti nelle carceri, condannati per crimini normali con regolari processi. Fino al pellegrinaggio sul confine Messico-Usa, occasione per attaccare Trump che si batte contro l’immigrazione clandestina. 
E’ una Chiesa in cui la “teologia della liberazione” di sessantottina memoria guevariana non e’ piu’ un’ala militante terzomondista periferica, ma ha un ruolo centrale nell’orientare la dottrina “sociale” cattolica romana. Quindi Sanders, auto-imbucato o genuinamente invitato che sia, e’ un partecipante piu’ che legittimo del consesso. Tra i leader presenti (sempre che il pontefice non decida di fare un’improvvisata benedicente) il senatore socialista trovera’ comunque qualche vecchio compagno di lotta anti-imperialista. Ci sara’ il presidente della Bolivia Evo Morales, fresco della sconfitta al referendum nel suo paese, in cui cercava di cambiare la costituzione per essere eletto per la terza volta quando lascera’ la carica nel 2018. Ci sara’ Rafael Correa, socialista, amico dello scomparso Hugo Chavez, presidente dal 2007 dell’Equador, paese diventato alleato del Venezuela dal 2009 nella lotta anti-USA, ma che e’ piu’ famoso perche’ ospita da tre anni nella sua ambasciata di Londra Julian Assange, il fondatore di Wikileaks. 
Purtroppo per Bernie alla rimpatriata sotto il Cupolone non potranno essere presenti altri campioni del “modello rivoluzionario” che piace sempre di piu’ ai Democratici americani, se e’ vero che propugnando apertamente la “rivoluzione politica” (lo slogan e’ suo) Sanders e’ ancora in corsa per la nomination dopo aver vinto quasi una ventina di Stati. 
Dal Sud America ci sarebbero altri monumenti marxisti che avrebbero abbracciato volentieri il compagno yankee, ma hanno ben altri pensieri. 
Dilma Roussef, presidente del Brasile, sta per subire l’umiliazione del voto della Camera che vuole il suo impeachment. Nel partito piu’ importante della sua coalizione, il PP, il terzo nel paese, la maggioranza dei dirigenti ha votato per abbandonarla al suo destino quando si terra’ il voto, alla Camera Bassa, per far avanzare il processo istituzionale per destituirla. L’accusa e’ di aver truccato i bilanci federali, oltre al peso dello scandalo per indebito arricchimento personale che ha gia’ travolto il predecessore Lula da Silva, il sindacalista comunista che l’ha preceduta nella carica di presidente e che e’ il suo padrino politico. Pochi giorni fa, per proteggerlo, Dilma ha nominato Lula capo di staff della sua amministrazione, sollevando ulteriore indignazione popolare e convincendo il PP a distanziarsi dal duo in disgrazia. Il PP e’ il secondo partito della coalizione ad aver abbandonato la barca.
Anche il compagno Nicolas Maduro e’ in Vaticano solo con il cuore, perche’ e’ troppo impegnato a strangolare la residua democrazia del Venezuela. Le recenti votazioni per l’Assemblea nazionale hanno eletto una maggioranza qualificata di oppositori al regime, intenzionata a far passare una legge di amnistia per liberare i detenuti politici e ad avviare un processo di riforma costituzionale per ripristinare il controllo parlamentare sul governo e avviare un cambio democratico di regime. Maduro, l’erede di Chavez, aveva pero’ provveduto da tempo, grazie ai superpoteri del regime, a riempire di suoi alleati la Corte Suprema, che adesso boccia ogni legge del parlamento che mina lo strapotere governativo. Il presidente comunista ha anche gia’ anticipato che e’ sua intenzione sciogliere al piu’ presto le camere come misura “per impedire un colpo di stato”. Il Venezuela ha il record mondiale di inflazione, oltre il 100%, e mancano i generi alimentari e di consumo di base, perche’ la moneta locale e’ svalutata e il governo ha sempre meno dollari per il calo del prezzo del petrolio. 
Corruzione, miseria e dittatura. Peccato che Roussef e Maduro non possano andare a raccontare le esperienze fallimentari dei loro governi rossi agli "amici in Vaticano" e al socialista del Vermont che sogna la Casa Bianca. Se Bernie ce la fara’, sara’ con partners di questo calibro che potra’ creare l’internazionale socialista del terzo millennio.

di Glauco Maggi twitter @glaucomaggi



Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.