Perché nella valle della pace il piccolo loto è più Socrate che Confucio
Kai: “Chi
sei tu?”
Po: “Mi
sono chiesto la stessa cosa... Sono il figlio di un panda?...
Il figlio di
un'oca?... Un allievo?...Un'insegnante?... Alla fine...Sono tutti loro
...Io sono il Guerriero
Dragone»
(Po a Kai, prima del loro
ultimo scontro)
di Matteo Donadoni
(CONTIENE ANTICIPAZIONI SULLA TRAMA)
A parte che ho amato il panda Po fin da subito, non per futili questioni animaliste (se una specie che non ama fare sesso e per giunta per sopravvivere deve ingurgitare quotidianamente il corrispondente del 45% del proprio peso corporeo in germogli di bambù ad un certo punto poi si estingue, posso candidamente ammettere che se l’è cercata?), ma perché, e chissà perché, mi ricorda maledettamente Gilbert K. Chesterton.
Ne parliamo onestamente? Onestamente, per quanto sia scarso il mio rispetto intellettuale per gli scritti non letti del signor Fabio Volo, devo proprio dire al caro Mario Adinolfi che: o non ha visto il film, o non ha capito una “cazza e una cucchiaia” di Kung Fu Panda 3. Nel cartone animato non esiste nessunissimo tentativo di fare il lavaggio del cervello ai nostri figli. Io l’ho visto al cinema con i miei figli. Avevo apprezzato i primi due lungometraggi, e, avendo due bambini, che, come tutti i genitori sanno, a volte s’ammalano, ho visto perfino le serie tv. Perciò mi sento di affermare che la polemica è a dir poco speciosa. Me l’ero legata subito al dito appena letto i primi Tweet: «Eh no! Adesso non toccatemi Kung Fu Panda!». Il cartone è un grande prodotto dell’animazione contemporanea, ricco di autoironia e non scevro da una spruzzata di saggezza, argomento che, se proprio vogliamo ragionare un pochino seriamente, è totalmente assente sia a scuola che in parrocchia.
Certo l’ispirazione è orientale, non si sentiranno motti dei Padri del Deserto (ma perché, a Messa sentite citare i motti dei Padri del Deserto, cari i miei cattoliconi? Io mai), come orientale l’arte marziale (mandate i vostri figli al judo o alla grecoromana?). Però si possono sentire sentenze supercattoliche come: «Il caso non esiste (Oogway) », o comunque di veneranda saggezza, che è il primo passo della filosofia: «Mollare, non mollare... Spaghetti, non spaghetti... Ti preoccupi troppo per ciò che era e ciò che sarà. C'è un detto: ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi... è un dono. Per questo si chiama presente» (Oogway) e «Spesso ci si imbatte nel proprio destino sulla strada presa per evitarlo» (sempre lui).
Poi, sempre onestamente parlando, anche io ero inizialmente perplesso, e curioso, su come sarebbe andata a finire con il simpatico personaggio del signor Ping – l’oca cuoco padre adottivo di Po – e sono rimasto sorpreso. Positivamente sorpreso. E’ vero, una volta, una sola volta, viene utilizzato in modo da poter essere interpretato in modo ambiguo il termine “famiglia”, ma non nell’accezione letterale del termine! O vorrete forse venirmi a dire che se parlo ad esempio di “famiglia umana” sto parlando di un utero in affitto di proporzioni cosmologiche?
Nella Valle della Pace, Po ritorna al ristorante del suo padre adottivo, il sig. Ping, dove scopre che qualcuno sta battendo il suo record di mangiata di ravioli al vapore. Il misterioso individuo si rivela essere un panda di nome Li Shan, che non è altro che il suo vero padre, creduto morto. Da ciò una polemica sugli uteri in affitto? Inconcepibile.
Ora, tralasciando i semplici fatti che:
1 – i bambini vedono chiaramente che esiste per certo un Aldilà (non come vien loro insegnato a scuola), anche se chiamato Mistico Regno degli Spiriti.
Da cui deriva 1.1 – Le anime sono, tutte, sempre, immortali, infatti si vede subito il venerabile maestro Oogway, la tartaruga, nella sua vita beata ed eterna goduta sotto un pesco eternamente in fiore. Nonché il cattivo Kai, uno yak, conosciuto anche come la Bestia della Vendetta, il Maestro del Dolore ed il Crea Vedove.
2 – a proposito di cattivi: i cattivi, a dispetto dell’andazzo di rovinar fiabe adottato ultimamente dalla Disney, sono veramente cattivi, Kai si era corrotto in vita, tradendo l’amico Oogway, mai pentitosi, rimane per sempre cattivo anche nell’aldilà, dove riesce momentaneamente ad avere la meglio sul Maestro Tartaruga, che però gli fa una profezia: se mai fosse tornato sulla terra l'unico a poterlo sconfiggere sarebbe stato il "Maestro del Chi". Ora, non si pretenda il catechismo cattolico da un cartone animato che parla di un’arte marziale orientale, lo si pretenda, se mai, dai catechisti cattolici, che in otto anni di insegnamento matto e disperatissimo sfornano legioni di atei battezzati!
Da cui deriva 2.1 – E’ vero, non si parla di anima, ma di Ci/Ki/Chi, concetto per me di non immediata interpretazione: il Ci sarebbe il germe, la forza vitale di una persona, la sua individualità, potremmo definirlo aristotelicamente essenza. E Kai ruba il Ci di tutti i grandi maestri, intrappolandolo in amuleti di giada, per aumentare la propria forza distruttrice (ma perché il Satana non cerca di carpire e intrappolare le anime dei mortali all’inferno?).
Cosa è invece più importante sottolineare senza cadere in sincretismi ereticali? Ho sempre saputo che dal piccolo maestro Shifu, il panda minore, personaggio a tratti incomprensibilmente considerabile un maestro di carta o di facciata (Shifu l’idiota?), sarebbe arrivata la scintilla unificante. Shifu, saggio in ricerca, simbolo di devozione al maestro sapiente Oogway e di Tradizione (l’ortodossia del Kung Fu), lascia, va in pensione: il nuovo maestro del Tempio di Giada è Po. L’incapace. Il quale infatti fallisce.
Ma Shifu, che ne era certo dall’inizio, e nonostante ciò ha compiuto il proprio passo, ribatte al panda piagnucoloso: «se fai solo quello sai fare non sarai mai più di quello che sei già» – Po: «Ma a me piace chi sono!» – Shifu: «Tu non sai per niente chi sei!».
Già, sapere chi siamo. Esiste qualcosa di più occidentale del socratico «gnothi sauton» scolpito sul frontone del tempio di Delfi e sulla fronte di ogni mente pensante al di qua dell’Eufrate?
Il fatto è che il grosso, goffo, maldestro panda può scoprire chi è solo fra i suoi simili, la sua specie, la sua razza, il suo popolo. Avrebbe un bel ripetere il padre adottivo, che lo ama come un figlio vero, e giustamente: «Noi siamo spaghettinari! Il brodo ci scorre dritto nelle vene!». Suo figlio, però, non è un’oca, è un panda, non ha gli spaghetti nel sangue, se mai il Kung Fuuuuuuu! E la cosa era stata chiara già dal primo episodio.
Una volta arrivati al villaggio, Po viene iniziato dal suo vero padre agli usi e costumi dei panda (mangiare smisuratamente, rotolare invece di camminare e le arti del divertimento, del riposo e della bella vita), simpatizzando subito con i vari panda, soprattutto con Mei Mei, la danzatrice col nastro del villaggio. Nonostante la sua missione, Po viene contagiato dalla vita serena dei panda sentendosi per la prima volta accolto da persone come lui. Cosa che sarebbe stata disperatamente impossibile nell’inadeguato multi-culti Villaggio della Pace, microcosmo micro-globalizzato.
Po, all'inizio scettico, capisce che lui non può insegnare il kung fu ai panda contro la natura dei panda, ma sfruttando le loro abilità e le loro abitudini, elaborando un piano per salvare il loro villaggio.
Nel frattempo il terribile Kai, dopo circa 500 anni in esilio, riesce a tornare nel regno dei mortali. Ha ormai sconfitto tutti i maestri, dal maestro Pollo allo stesso Shifu, e conosce l’ubicazione del villaggio nascosto dei panda. Po elabora un piano non originale, ma è il meglio che possa fare – non calcolando chissà perché, le 7 leggendarie mosse impossibili –, riesce ad avvicinarsi a Kai per poterlo finire con la famigerata "Presa del dito Wuxi" (la stessa mossa utilizzata per sconfiggere Tai Lung, nel primo film). Tuttavia, il piano fallisce poiché la mossa funziona solo sui mortali, mentre Kai è uno spirito. Questo permette allo Yak Spirituale di avere un momentaneo sopravvento, ed è allora che Po concepisce l’inconcepibile cristiano, dare la vita per i propri amici: per salvare tutti decide di usare la stessa Presa del dito Wuxi su se stesso, stringendo a sé Kai, per riportarlo nel Regno degli Spiriti.
Lo spirito malefico, furioso, si scaglia su Po e riesce quasi a rubargli il Ci, ma grazie al sostegno spirituale di tutti i panda e dei suoi amici, che riscoprono il potere di donare il Ci (che poi è la preghiera) Po si libera e dopo aver capito cosa voglia veramente dire essere il Guerriero Dragone, diventa anche "Maestro del Chi".
Rimanendo nel Regno degli Spiriti come maestro, incontra Oogway, che finalmente svela il motivo per cui Po è stato scelto come Guerriero Dragone: Oogway aveva visto i suoi antenati panda usare benevolmente il Chi e capito che solo un loro discendente avrebbe potuto accomunare passato e futuro, (orientaleggiando: yin e yang), mettere ordine negli opposti, e rivelandosi il suo vero e unico successore. Se vogliamo vederla in termini occidentali ci basta guardare Parmenide ed Eraclito, Pitagora e Socrate, Talete ed Anassimandro. Non è forse la vera filosofia dell’occidente espressa in forma di panda? E se volessimo forzare ancora un pochino (perché no?)… a questo punto avete riconosciuto benissimo chi è morto per i propri amici, è sceso agli Inferi per poi tornare alla vita…
http://www.campariedemaistre.com/2016/04/un-santo-in-salsa-di-soia.html
Io mi informerei meglio sulla "teologia orientale" noi con i nostri occhiali possiamo interpretare così tuttavia non è questo l'intento di chi ha realizzato questi seudo-manga... Okkio... Anche ai tempi di abramo erano presenti molti dei poi rivelTisi dei demoni!
RispondiEliminaindubbiamente portatore di dottrine contrarie al cristianesimo ....paragonare ai padri del deserto poi....babilonia...babilonia
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