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“Sconfiggere il nemico senza combattere è la massima abilità”- Sun Tzu.

Il Gender può entrare in crisi attuandolo.

Su Repubblica del 28 aprile è stato pubblicato un articolo dal titolo “Carolina del Nord: bambina transgender in posa contro discriminazione sessuale“, un servizio che parla di una protesta contro la recente legge dello stato della Carolina del sud che consente l’accesso ai bagni pubblici secondo il proprio sesso biologico e non in base a quello di “genere”, si tratta di 4 fotografie accompagnate dal seguente testo:
La foto di una bimba transgender per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla controversa legge della Carolina del Nord che introduce restrizioni sulla libera scelta dei transesessuali nell’utilizzo dei bagni pubblici.
“Se fosse vostra figlia, vi sentireste a vostro agio a mandarla in un bagno per uomini?”, comincia così il post che la fotografa Meg Bitton ha condiviso sulla sua pagina Facebook superando le 10mila condivisioni. “Siate corretti, siate cordiali, siate empatici. Trattate gli altri come vorreste essere trattati voi”, continua la Bitton, che realizzò lo scatto a Corey Mason, questo il nome della bambina, circa un anno fa. A chiedere alla fotografa di riproporre l’immagine è stata la stessa madre della giovane, contraria all’approvazione della legge restrittiva nei confronti di gay, lesbiche, bisessuali e transgender approvata dalla Carolina del Nord.
La prima cosa che va detta è che la scelta di Corey Mason, il bambino transgender, è un’operazione di spin in quanto presenta un caso ideale che svia dal vero problema, ecco una foto che spiega a quali situazioni aprirebbe la strada una legge che permettesse l’accesso ai bagni femminili a chi si “sente donna”:
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Jason Pomare, 33 anni diceva di sentirsi donna ma è stato fermato in California nel 2013 perché entrato in un bagno per donne indossando un reggiseno e una parrucca, come riferito da NBC4. Senza una legge come quella in vigore nella Carolina del Nord il sig. Pomare avrebbe avuto pieno diritto ad entrare nel bagno delle donne o, analogamente, in uno spogliatoio femminile di una palestra. La cosa non verrebbe presa molto bene, anche se solo una minoranza arriverebbe a minacciare gesti estremi come ha fatto la Sig.ra Anita Staver (The Independent):
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Per protestare contro la legge della Carolina del Nord Bruce Springsteen, il Boss, quello di “born in the USA”,ha annullato la tappa del suo concerto, ma la cosa raggiunge anche toni decisamente surreali nel momento in cui per ritorsione contro la legge “omofoba” un sito porno ha messo in atto un “embargo economico” nei confronti dello stato:
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Ma a parte le intemperanze della Sig.ra Staver, il problema sembra scoppiare tra le mani di chi si è frettolosamente allineato all’ultimo risultato della finestra di Overton, i magazzini Target ad esempio dopo aver aperto i bagni “inclusivi” si sono visti sommergere da una petizione tsunami da un milione di firme per il boicottaggio dei magazzini, come riportato da Fortune. Questo significa che quando le politiche gender escono fuori dall’ambito privato la società non è passiva.
Un altro campo in cui la reazione non mancherebbe a tardare è quello dello sport, il primo caso in Italia di un’atleta transgender si è verificato in una squadra di Volley sarda come riportato da Repubblica:
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Una teoria sociale sbagliata può non manifestare le proprie conseguenze quando applicata in piccole percentuali, ma se l’applicazione diventa massiccia rivela le sue contraddizioni. Finché uno “zero virgola qualcosa” per cento genera una contraddizione il sistema lo assorbe, ma se le percentuali salgono si genera una criticità.
Cosa succederebbe allora se tutti decidessero di far valere la teoria del gender spingendola alle sue estreme conseguenze?
Ipotizziamo che domani nei centri commerciali o negli uffici pubblici tutti i maschi entrassero nel bagno delle donne sostenendo che sentendosi donne quello è un loro diritto. Semplice: il sistema esploderebbe.
E mettiamo che da domani chiedessimo in massa di iscriverci alle federazioni sportive femminili, cosa accadrebbe? Accadrebbe che di fatto scomparirebbe la divisione tra squadre e gare maschili e femminili e le donne verrebbero penalizzate. Basta guardare la classifica dei record italiani sui 100m piani per vedere che se i maschi avessero corso con le femmine le avrebbero rubato la possibilità di vincere.
E se inoltre nelle nostre palestre insistessimo in massa per spogliarci negli spogliatoi femminili cosa accadrebbe?
Succederebbe che la “battaglia” del gender sarebbe persa non perché affrontata e persa ma perché insostenibile dal sistema, per gli avversari sarebbe una vittoria senza combattere, proprio come pensava Sun Tzu.
Un esperimento sociologico che potrebbe avere inizio in qualsiasi momento.