ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 2 giugno 2016

Amoris self service

Mons. Schneider: la necessaria analisi critica di Amoris laetitia

Il 9 maggio, in  una lettera aperta a mons. Athanasius Schneider, a firma di Christopher Ferrara, la rivista cattolica americana The Remnant ha chiesto al Vescovo ausiliare di Astana se l’Esortazione apostolicaAmoris laetitia sia suscettibile, di una «interpretazione autentica» conforme alla Tradizione.Il 26 maggio Mons. Schneider ha risposto a tale domanda con questa lettera, a The Remnant, da noi tradotta

Caro signor Christopher Ferrara,
il 9 maggio 2016 Lei ha pubblicato sul sito di The Remnant una lettera aperta, riguardante la questione relativa all’Esortazione apostolica Amoris laetitia. In quanto Vescovo, provo riconoscenza ed allo stesso tempo mi sento incoraggiato nel ricevere da un laico cattolico una manifestazione tanto chiara e bella di sensus fideiin relazione alla verità divina sul matrimonio e sulla legge morale. Sono d’accordo con le sue osservazioni circa le espressioni dell’Amoris laetitia (AL), specialmente nel suo ottavo capitolo, espressioni che sono fortemente ambigue e fuorvianti. Seguendo il suo filo logico ed attenendosi al senso esatto delle parole, difficilmente si possono interpretare certe espressioni dell’AL in modo conforme alla Tradizione santa ed immutabile della Chiesa.
In AL, ci sono ovviamente espressioni conformi alla Tradizione. Ma non è questo ad essere in causa, ora. Ad essere in causa sono le conseguenze naturali e logiche delle espressioni ambigue di AL. In verità, esse contengono un autentico pericolo spirituale, che provocherà confusione dottrinale, una diffusione rapida ed agevole di dottrine eterodosse riguardanti il matrimonio e la legge morale, così come l’adottare e consolidare la prassi, che autorizza i divorziati risposati ad accedere alla Santa Comunione, prassi che avrà come effetto quello di banalizzare e di profanare, per così dire, in un solo colpo tre Sacramenti: i Sacramenti del matrimonio e della penitenza e quello della Santissima Eucarestia.
In questi nostri tempi bui, nei quali l’amatissimo Nostro Signore sembra dormire nella barca della Santa Chiesa, tutti i Cattolici, dai vescovi al più semplice dei fedeli, che prendano ancora sul serio i propri voti battesimali, devono ad una sola voce (una voce) fare una professione di fedeltà, enunciandone concretamente e con chiarezza tutte quelle verità cattoliche che in alcune espressioni di AL risultino compromesse o sfigurate dall’ambiguità. Ciò potrebbe prender la forma di un «Credo» del popolo di Dio.
AL è evidentemente un documento pastorale (il che significa che ha per sua natura un carattere temporale) e senza alcuna pretesa di carattere definitivo. Noi dobbiamo evitare di «rendere infallibile» ogni parola ed ogni gesto di un Pontefice regnante. Ciò è contrario all’insegnamento di Gesù ed a tutta la Tradizione della Chiesa. Un tale timore, una tale applicazione totalitaria dell’infallibilità pontificia non sono cattoliche, bensì in ultima analisi mondane, come sotto una dittatura; ciò va contro lo spirito del Vangelo e dei Padri della Chiesa.
Oltre a questa possibile professione di fedeltà comune che menzionavo prima, deve essere allo stesso modo fatta, a mio parere, da specialisti competenti in Teologia dogmatica e morale, un’analisi solida di tutte le espressioni ambigue ed oggettivamente erronee contenute in AL. Una tale analisi scientifica deve essere condotta senza livore, né parzialità (sine ira et studio) e con filiale deferenza verso il Vicario di Cristo. Sono convinto che negli anni a seguire i Papi saranno riconoscenti del fatto che delle voci si siano levate da parte di alcuni Vescovi, teologi e laici, in tempi di estrema confusione. Viviamo per l’amore della Verità e dell’eternità, pro veritate et aeternitate.
+Athanasius Schneider, Vescovo ausiliare di Santa Maria d’Astana
http://www.corrispondenzaromana.it/mons-schneider-la-necessaria-analisi-critica-di-amoris-laetitia/

Nullità matrimoniali. In Bolivia i vescovi fanno tutto da soli

bolivia
Nell'assemblea generale di maggio, la conferenza episcopale italiana ha discusso anche dell'applicazione delle nuove norme introdotte da papa Francesco per le cause di nullità dei matrimoni canonici.
Applicazione che non appare semplice. Ma al confronto con altre Chiese nazionali, la Chiesa italiana è tra le più fortunate. Ha da tempo una rete di tribunali ecclesiastici ben distribuiti e funzionanti, con processi semigratuiti.
Niente di paragonabile con ciò che avviene in altre regioni del mondo, ad esempio in America latina, il continente da cui proviene il papa.

Prendiamo ad esempio la Bolivia. Una recente intervista di Austen Ivereigh al presidente della conferenza episcopale boliviana, il vescovo di Potosí Ricardo Centellas, apre uno squarcio desolante sul trattamento giuridico del matrimonio cattolico in quel paese:
Intanto, premette monsignor Centellas, "la maggior parte delle coppie si sposa dopo quattro, cinque, anche quindici-vent'anni di vita assieme. Ci sono anche giovani che che si sposano prima di fare vita comune, ma sono rarissimi".
Centellas riconduce questo uso alle tradizioni dei popoli Aymara, Quechua, Guaraní, ove a costituire un matrimonio è il consenso dei genitori e l'approvazione delle autorità, con frequenti pressioni che limitano la libertà della scelta e quindi inficiano la validità del vincolo. Solo dopo si chiede la benedizione della Chiesa.
Almeno la metà dei matrimoni finisce comunque con un divorzio. Ma quasi a nessuno viene in mente di accedere a un tribunale ecclesiastico per accertare la validità o no del proprio matrimonio.
"Sono vescovo di Potosí da dieci anni – dice Centellas – e ricordo solo uno o due casi che, non essendovi qui un tribunale, sono stati trasmessi a Sucre. Oggi, con tutte le novità introdotte da papa Francesco, qualcosa sta cominciando nell'area centrale del paese, a La Paz, Santa Cruz, Cochabamba. Qui negli ultimi mesi c'è stato un aumento delle cause".
"Come Chiesa boliviana nel suo insieme – prosegue – stiamo cominciando a istituire dei tribunali in tutte le diocesi, che dovrebbero entrare in funzione in luglio. In maggio abbiamo tenuto un corso a La Paz per preparare i processi di forma abbreviata, che dovrebbero svolgersi ovunque. Non abbiamo esperti in diritto canonico, né giudici preparati, e quindi al momento possiamo solo offrire processi di forma abbreviata, che richiedono solo il vescovo e uno che lo assiste".
Naturalmente con tutti i rischi che questa sbrigativa soluzione introdotta da papa Francesco può comportare, già denunciati da autorevoli esperti.
Un'ultima e argomentatissima analisi critica della riforma è quella pubblicata in tre puntate da Geraldina Boni sulla rivista telematica specialistica statochiese.it:
Geraldina Boni è ordinario di diritto canonico e storia del diritto canonico all'Università di Bologna ed è consultore del pontificio consiglio per i testi legislativi.
Scrive, a proposito dei processi brevi di nullità affidati ad ogni singolo vescovo, in alternativa alla procedura giudiziaria normale:
"Personalmente non avremmo alcuna avversione teorica al rilancio della giustizia diocesana: ma pensiamo che ciò andasse per lo meno dipanato per tappe susseguenti, oltre che, naturalmente, meglio confezionato. Infatti, non può essere messa a repentaglio la possibilità del giudice di approdare all’accertamento della verità, per il quale duemila anni di storia hanno tuzioristicamente additato quella giudiziaria come la via più sicura. Se essa non è più percorribile, diviene difficile sostenere la natura dichiarativa delle pronunce, le quali finiscono per ‘costituire’ la nullità del matrimonio, compromettendone irreparabilmente l’indissolubilità: ciò che neppure il papa, in virtù della sua 'plenitudo potestatis', può fare".

Settimo Cielo 

 di Sandro Magister 

02 giu 

2 commenti:

  1. mah! molto pacato ma almeno è un inizio ....la voce di un vescovo....ma gli altri?....cardinali?....sacerdoti?non è ancora tempo di venire allo scoperto per esprimere forte e chiaro la parola in difesa delle leggi di Dio e non sotto pseudonimi?alzate il capo e ritemprate lo spirito affranto da questi tempi di tenebra!renderete conto a Dio dei talenti seppelliti sotto terra....il Signore vi benedica!Amen!

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  2. Nella risposta di mons. Schneider si sente finalmente la voce di Cristo.

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