ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 22 giugno 2016

La rapida “maturazione” dei bambini d’oggi!

INNOCENZA E CRIMINE PIU' ODIOSO

    Il crimine più odioso della modernità: la distruzione dell’innocenza infantile. Stupisce vedere come un tacito patto sia stato stretto fra le principali agenzie educative per sottrarre ai bambini una visione incantata del mondo 
di Francesco Lamendola  


I bambini non sono degli angioletti; questo lo si sa, nessuno più lo mette in dubbio, ammesso e non concesso che i nostri nonni o bisnonni lo credessero davvero, solo perché ritenevano giusto non dare scandalo davanti ad essi e proteggere, in qualche modo, la loro innocenza; e non è nemmeno vero che la “scoperta” della amoralità infantile risalga a Sigmund Freud: basta leggere un qualsiasi scrittore che abbia rappresentato nelle sue opere il mondo dell’infanzia, per esempio Ippolito Nievo, con la celebre figura della Pisana neLe confessioni di un italiano, oppure Charles Dickens (David Copperfield), o Victor Hugo (I miserabili), o Ferenc Molnár (I ragazzi della Via Pàl), o Mark Twain (Tom Sawyer e Huckleberry Finn), per rendersi conto che, già prima di Freud, erano ben pochi quelli che ancora credevano alla favola del bambino tutto innocenza, purezza e candore, esposto alla cattiveria del mondo degli adulti.
Da qui a indulgere nella esagerazione opposta, secondo la quale il bambino sarebbe naturalmente malizioso, intrigante, bassamente astuto, e che non sia necessario proteggerlo in alcun modo dai cattivi influssi che potrebbero venirgli dai grandi, anzi, prima imparerà a diventare adulto lui stesso, e tanto meglio sarà, tuttavia, ce ne corre assai:
di fatto, gli scrittori che hanno descritto un mondo infantile perverso, o, almeno, terribilmente ambiguo - come Henry James ne Il giro di vite, Vladimir Nabokov in Lolita, Richard Hughes in Un ciclone sulla Giamaica, Mircea Eliade in Signorina Cristina, fino all’ammiccamento pedofilo di William Harrison in Pretty Baby e all’orrore cannibalesco di William Golding ne Il signore delle mosche – hanno accentuato ed esagerato, in modo a volte perfino grottesco, certi aspetti della pur complessa psicologia del bambino, allo scopo di ottenere effetti sorprendenti o di stuzzicare lati oscuri nell’animo del pubblico.
Ad ogni modo, basta confrontare un libro di lettura per le scuole elementari di pochi decenni or sono, con i libri, o i fumetti, o i programmi televisivi, cartoni animati compresi, dei nostro giorni (e non parliamo del cinema), oppure, per chi non è più giovanissimo, basta confrontare i ricordi della propria infanzia, con il modo in cui gli adulti si pongono, ai nostri giorni, verso chi abbia l’età dei suoi nipotini, diciamo quattro anni, sette, dieci, e apparirà evidente come di tutto ci si occupi e ci si preoccupi, dall’educazione sessuale (magari per veicolare la cosiddetta filosofia gender), allo sport, alla danza, all’informatica, alla musica, alle lingue straniere, tranne che di preservare l’innocenza dei bambini e di evitare che essi giungano troppo presto, e in maniera troppo cruda, a comprendere il modo di vivere che è proprio del mondo degli adulti; e ciò con la scusa che i bambini, oggi, sono molto svegli e che non tollerano finzioni, né bisogna mostrare loro il mondo “reale” (come se il mondo infantile fosse irreale) in maniera eccessivamente edulcorata.
Stupisce vedere come un tacito patto sia stato stretto fra le principali agenzie educative – la famiglia e la scuola, innanzitutto – per sottrarre ai bambini la visione del mondo incantato, propria della loro etàe sostituirla con una visione precocemente smaliziata, cinica e utilitaristica, quasi che gli adulti abbiano fretta di vedere che il bambino non crede più alle fiabe, né ai buoni sentimenti, né al mito, né alla famiglia, né all’amicizia, né all’onestà, e nemmeno a Dio; come se molti adulti, a cominciare dagli stessi genitori, ardano dall’impazienza di ridurre i bambini simili a se stessi, senza più sogni, senza più fantasia, senza più fede in qualcosa di bello, di vero, di santo, in qualcosa di elevato per cui valga la pena di lottare e affrontare dei sacrifici, per cui valga la pena vivere. Dopo di che, essi hanno anche la sfacciataggine di compiacersi per la rapida “maturazione” dei bambini d’oggi!
L’agenzia educativa che, più di tutte (famiglia a parte) avrebbe dovuto tener fermo su questo punto, cioè sul dovere, da parte di ciascuno, di proteggere l’infanzia da una immersione prematura e traumatizzante nel mondo adulto, con le sue logiche e con le sue regole amorali e, non di rado, spietate, e che invece, sorprendentemente, non lo ha fatto, molto spesso, o, quanto meno, in un grandissimo numero di casi, è la Chiesa cattolica, nelle persone dei suoi sacerdoti, dei catechisti, degli operatori nel campo dell’associazionismo e del volontariato cattolico, degli insegnanti di religione cattolica nella scuola pubblica e privata, nonché nella stampa periodica, nella letteratura, nel cinema d’ispirazione religiosa, o che si presentano come tali.
Basta dare un’occhiata alla stampa e all’editoria rivolte all’educazione cristiana dei bambini, o alla letteratura pubblicata per essi dalle case editrice cattoliche; e, più ancora, alla concezione grafica dei libri e dei giornalini, al tipo di illustrazioni, alla filosofia da cui sono guidati i direttori editoriali nelle loro scelte, nelle cose da dire e in quelle da non dire, e nel modo di dirle; e confrontarle, ripetiamo, con la “buona” stampa cattolica dei tempi andati, o con le gloriose, intelligenti e ben curate collane di libri dedicate all’infanzia, delle vecchie Edizioni Paoline (e per “vecchie”, intendiamo, guara caso, anteriormente alla stagione del Concilio Vaticano II): La 500 EPIl filo d’erbaClassici della Gioventù (nelle quali erano anche tradotti per la prima volta romanzi di autori polacchi, bulgari, romeni, eccetera): la differenza è enorme, abissale! Allora, c’erano idee; c’era discernimento (intellettuale e spirituale); c’era buon gusto; c’era, soprattutto, una chiara e coerente concezione educativa. Il libro destinato al bambino deve unire, manzonianamente, il vero, l’utile e il dilettevole (o l’interessante), e tutto, illustrazioni comprese – che meraviglia quelle di Carlo Nicco, o di Carla Ruffinelli -, era diretto a quel fine. Oppure si prenda La Bibbia dei piccoli, dell’olandese Piet Worm, tradotta in italiano dall’Editore Salani di Firenze, altra storica casa editrice cd’ispirazione cattolica, originalissima nella concezione e soprattutto nell’apparato iconografico. La stessa cosa si dica per i romanzi pubblicati dal La Scuola Editrice di Brescia, oppure dalla S.A.I.E. di Torino: quale distanza dalle pubblicazioni odierne! Nelle quali non si riesce a vedere né una concezione educativa coerente, né una capacità di agire sulla mente e sul cuore del giovane lettore allo scopo di elevarlo e di aprirgli orizzonti di Fede, Speranza e Carità, e non, semplicemente, il desiderio di vezzeggiarlo e assecondarlo nelle tendenze, intrinsecamente sbagliate e disordinate, che tutta la società profana, con il peso schiacciante dei mass-media e dei modi di vita consumisti, tende a trasmettergli ogni santi giorno.
L’attacco all’innocenza del bambino – intendendo la sua “innocenza” in senso relativo e non assoluto; ma senza negare che, comunque, una “innocenza” del bambino esista, se non altro per la sua ovvia ignoranza di certe realtà della vita, che solo l’esperienza può colmare – si svolge secondo due direttrici: da un lato, per mezzo della demolizione sistematica, e, peggio, della svalutazione e della irrisione di ciò che, nell’infanzia, costituisce un alone numinoso, fiabesco, poetico, che avvolge le cose e le filtra attraverso la particolare sensibilità del bambino, fatta in primo luogo di immaginazione, sensibilità, stupore; dall’altro, nella esplicita e diretta offensiva contro i valori morali e religiosi, nella volontà di estirpare in lui, da parte delle stesse famiglie, ma anche della scuola e (duole dirlo) perfino di certi indegni sacerdoti, ciò che gli adulti ritengono sciocche “superstizioni” e “credenze irrazionali”, alle quali bisogna sostituire lo spirito pratico, il Logos strumentale e calcolante, e, soprattutto, una fiducia incondizionata, per non dire una fede pagana e sacrilega, nella Scienza e nella Tecnica, innalzate al rango di “valori” supremi.
Vi sono genitori, ad esempio, i quali per trasmettere ai propri figli le loro idee “avanzate” e “moderne”, non esitano a compare e leggere loro dei libri di fiabe, nei quali si parla tranquillamente di amori e di coppie omosessuali, quando non li portano addirittura con sé nelle manifestazioni pubbliche a favore dell’aborto, dell’eutanasia, del matrimonio omosessuale o come la giornata del cosiddetto Gay Pride; e vi sono insegnanti i quali, per la stessa ragione, denigrano sistematicamente la tradizione e l’identità del proprio Paese e della propria religione, e innalzano fino alle stelle i valori delle altre civiltà, quasi che tutto il bene del mondo fosse unicamente fuori dall’Europa e fuori dal cristianesimo, e tutto il male si trovasse al loro interno; quasi che i popoli europei di tradizione cristiana avessero, loro soltanto, una serie infinita di colpe storiche da farsi perdonare.
Allo stesso modo, vi sono dei sacerdoti “impazziti” (e perfino dei vescovi) i quali, per un malinteso senso di rispetto nei confronti delle altre religioni, professate dagli immigrati giunti di recente nei Paesi europei, non esitano a suggerire che si possa o che si debba fare a meno del Presepio, dei canti di Natale, e persino del Crocifisso; che bisogni liberarsi alla “strana” idea che il Cristianesimo è il solo depositario della Verità soprannaturale; anzi, che bisogna smetterla di contrapporre la vita divina, soprannaturale, alla vita del “mondo”, perché tutto ciò che viene dalla natura, anche gli istinti più bassi, è intrinsecamente buono: ultima versione, aggiornata e corretta, della demenziale filosofia “buonista” di J. J. Rousseau, la quale, a distanza di due secoli e mezzo, non ha ancora finito di provocare danni incalcolabili, offuscando la vera immagine dell’uomo e sostituendo a ciò che il buon senso, l’evidenza e la pratica esperienza di vita ci mostrano tutti i giorni, una ideologia astratta, velleitaria, fumosa, che vede nell’uomo una specie di angelo decaduto, capace, nondimeno (e non si sa come) di innalzarsi di nuovo fino al Cielo con le sue sole forze, e di costruire, chi sa come, un nuovo Paradiso in terra, un Eden ritrovato.
Per il cristiano, in particolare, il rispetto, la delicatezza, l’attenzione piena di riguardi dovuta all’innocenza infantile, non vengono da un caramelloso sentimento buonista; non vengono dalla sciagurata e balorda filosofia di Rousseau, né dai folli esperimenti della pedagogia libertaria, fondati su una presunta capacità “istintiva” del bambino di agire nel modo giusto, senza bisogno dell’esempio e dell’insegnamento dell’adulto; vengono direttamente dal Vangelo. Basta rileggersi le parole di Gesù in Matteo, 18, 1-10:

In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: “Chi dunque è più grande nel regno dei Cieli?”. Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: “In verità vi dico: se  non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei Cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei Cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata dall’asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo! Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco. Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro Angeli nel Cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei Cieli.

Sono parole chiarissime, pur nella loro ruvida severità; parole che dovrebbero incutere quasi paura, perché da esse traspare la gravità della condanna che pende sul capo di chi dà volontariamente scandalo ai “piccoli”, sia che si intenda questi ultimi come i bambini, sia che li si intenda come le persone adulte, ma semplici ed umili di cuore, e perciò simili, appunto, a quei bambini che Gesù portava ad esempio della naturale vicinanza dell’uomo a Dio. È molto strano che parole così chiare, concetti così espliciti, siano stati, di fatto, dimenticati e trascurati dai membri della società moderna, e non solo da quanti hanno abbracciato le filosofie del “mondo” - edoniste, materialiste, relativiste, libertine – ma anche, e non di rado, sia pure velatamente, da coloro i quali dicono di ispirarsi al Vangelo, e da una parte dello stesso clero cattolico. Questo è un momento storico difficilissimo per ciò che riguarda l’educazione dell’infanzia e della gioventù: si direbbe proprio che il Diavolo in persona stia dispiegando tutte le sue forze per sedurre i bambini e i loro stessi educatori, e così travolgere e spazzare via le ultime difese che ancora proteggono le anime dal suo furioso assalto. Fra tutti i crimini della tenebrosa modernità, questo è, senza dubbio, il più odioso: l’aggressione contro l’innocenza infantile. Si pensi a quelle mamme sciagurate, le quali vorrebbero trasformare le loro figlie, ancora giovanissime, e perfino bambine, in provocanti modelle, capaci di sedurre uomini maturi. Come non vedere in tale cecità, amoralità e incoscienza, l’opera malefica del gran Nemico?


Il crimine più odioso della modernità: la distruzione dell’innocenza infantile

diFrancesco Lamendola

http://www.ilcorrieredelleregioni.it/index.php?option=com_content&view=article&id=9000:il-crimine-piu-odioso&catid=130:nuovo-umanesimo&Itemid=161

Corrompere per irregimentare

Tra i tanti problemi che si stagliano in questi nostri tempi di confusione e falsità alla stato sommo, non è possibile lasciare che passi in secondo piano quello relativo alla scuola e ai seri rischi che corrono i ragazzi, persino i bambini, a causa dell'insegnamento perverso imposto da una classe politica che ha venduto l'anima al demonio.
Purtroppo non è un caso che leggi che gridano vendetta al cospetto di Dio vengano attuate senza trovare resistenza. Quella resistenza competerebbe certamente alla Chiesa cattolica che dovrebbe tuonare contro simili scandali e combattere il Maligno in difesa del gregge a Lei affidato.
Ma oggi proprio l'assordante silenzio di un clero che ha perduto la Fede e che si è reso connivente dello sfacelo della società in atto, permette al Male di propagarsi a macchia d'olio riuscendo persino a rapire l'innocenza dei nostri bambini. Di seguito proponiamo una breve riflessione sullo stato della scuola oggi, comparsa tratta dal sito della FSSPX (sanpiox.it). Urge una riflessione profonda e urgente per trovare soluzioni concrete (scuole parentali?), che mettano al sicuro i nostri figli.   
La Redazione

 
Parlare male della scuola oggi è come sfondare una porta aperta; pensiamo tuttavia sia necessario elevarsi dalle frasi di circostanza, dai piccoli disagi per questo o quello, e riflettere sulla radice del problema-scuola (a), sui concetti capitali erronei (b), sui mali che oggi si vogliono inculcare (c), sul fine incompatibile con la Dottrina di Gesù Cristo (d).
a - Con la fondazione dello "Stato Unitario" in Italia, la scuola emerse come mezzo necessario non solo per istruire bensì per "fare gli italiani", ossia per inculcare nelle menti dei giovani i nuovi valori unitari e massonici: quelli di Cavour, Mazzini, Garibaldi etc.
E' la scuola del libro "Cuore" di Edmondo de Amicis, guarda caso pubblicato a Torino nel 1886, il libro per ragazzi che, in un Italia sostanzialmente Cattolica, esalta i soli "valori civili", ove si sostituiscono la religione cattolica degli italiani con la religione laicista della Patria, la Chiesa con lo Stato, il fedele col cittadino, i Comandamenti coi Codici, il Vangelo con lo Statuto, i martiri con gli eroi, al punto che i ragazzi del libro non festeggiano neppure il Natale.
L'operazione riuscì solo in parte, grazie all'opposizione della Chiesa che, incapite e corpore (Papi, gerarchia e popolo), denunciò, condannò, ammonì, riuscì a ri-prendersi i suoi spazi educativi ed istruttivi.
Riuscì dunque solo in parte, ma la fisionomia della scuola italiana nacque e successivamente resterà: laicista, liberale, massonica. 

b - Che la scuola si presenti "laica", nel senso moderno del termine, non è certo un valore per il Cattolico! Essa sottende infatti:
_ un' antropologia materialista ove non c'è spazio per l'anima, né per la vita spirituale, né per il fine sopranaturale dell'educando;
il relativismo religioso, che considera le religioni, tutte le religioni, espressioni culturali, folcloristiche senza alcuna presa circa la verità bensì da relegarsi all'ambito delle "credenze";
_ un' etica laica, che non cerca, né può, né vuole, la Volontà di Dio, il Comandamento di Dio, ma piuttosto un minimo comune denominatore per la convivenza sociale là dove, proprio la morale Cattolica deve essere combattuta;
_ una sociologia statalista, che relega la Chiesa Cattolica tra la varie associazioni culturali e religiose, meno sopportabile delle altre perché potenzialmente più invasiva;
_ una falsa uguaglianza tra maschi e femmine, che non tiene conto dei diversi tempi e modalità di apprendimento;
_ un insegnamento falsato e ateo di storia, filosofia, biologia, letteratura, sessualità.
Ecco dunque svelato cosa si nasconde dietro alla "scuola delle educazioni": "mandaci il pargolo per istruirlo ... e te lo educhiamo noi!" E' la semplice constatazione che molti dei nostri stessi genitori facevano dicendo di non capire come la scuola, che dovrebbe insegnarti a leggere, scrivere e far di conto, sia diventata in realtà un carrozzone che impegna i bimbi gran parte delle ore del giorno.

c - La situazione contemporanea non è cambiata, la radice è la medesima e, scrivevamo più sopra, l'opera rimase incompiuta; ai vecchi mali se ne aggiungono di nuovi: la "dis-educazione sessuale" prima, l'ideologia del "gender" oggi vanno semmai a portare l'affondo.
E' quanto emerge dal documento dell'Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS e BZgA: "Standard per l’Educazione Sessuale in Europa - Quadro di riferimento per responsabili delle politiche, autorità scolastiche e sanitarie, specialisti". Si vuole inculcare nei ragazzi la perversione dei costumi, scandalizzandoli nell'intimo; "educarli" senza alcun riferimento alla morale Cattolica, né ai Comandamenti di Dio; si parla di "educazione olistica" che avrebbe per scopodi "liberare dai retaggi della dipendenza per arrivare a una nuova visione e consapevolezza dell'uomo e del mondo"  ma si dimentica la sua anima, le conseguenze del peccato originale e la concupiscenza del peccato.
Il "gender" è l'ultimo arrivato nelle strategie distruttive della sovversione; non paghi di attaccare la sovrannatura, con esse si vuole distruggere anche la natura umana così come Dio l'ha voluta ... e si inizia, come sempre, dalla scuola, dalla scuola Primaria: "Educare alla diversità a scuola".
E' in questo documento che ai docenti dei bimbi si spiega che, purtroppo "Nella società occidentale si dà per scontato che l’orientamento sessuale sia eterosessuale. La famiglia, la scuola, le principali istituzioni della società, gli amici si aspettano, incoraggiano e facilitano in mille modi, diretti e indiretti, un orientamento eterosessuale. A un bambino è chiaro da subito che, se è maschio, dovrà innamorarsi di una principessa e, se è femmina, di un principe". Certo, a parte la scarsità di principi e principesse, il documento vuole andare decisamente oltre!
Tra gli esempi di domande e risposte per la discussione in classe, a pagina 23, vi è la seguente: domanda - "I rapporti sessuali omosessuali sono naturali?" risposta: - "Sì. Il sesso tra le persone dello stesso sesso è presente in tutta la storia dell’umanità, sin dall’antica Grecia. Inoltre, molti eterosessuali possono avere sporadiche fantasie omosessuali, così come molti omosessuali possono avere sporadiche fantasie eterosessuali. Unpregiudizio diffuso nei paesi di natura fortemente religiosa è che il sesso vada fatto solo per avere bambini. Di conseguenza tutte le altre forme di sesso, non finalizzate alla procreazione, sono da ritenersi sbagliate. Un altro pregiudizio è che con l’omosessualità si estinguerebbe la società. In realtà, come afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la sessualità è un’espressione fondamentale dell’essere umano. L’unica cosa che conta è il rispetto reciproco dei partner coinvolti nel rapporto. Quindi potremmo ribaltare la domanda chiedendoci: “i rapporti sessuali eterosessuali sono naturali?”.
Ognuno comprende da sé che qui si è va oltre il rispetto dell'altro, oltre la prevenzione del bullismo ... e siamo solo alle elementari.

 d - Ma possibile che ce l'abbiano proprio con la Chiesa Cattolica? Da molti fatti e "detti" si direbbe proprio di sì.
Riportava il 3 maggio 2015 il quotidiano spagnolo "La Gaceta, de los negocios" un articolo titolato "Hillary Clinton delata la agenda oculta del nuevo orden mundial", una lunga riflessione sulle intenzioni della concorrente alla presidenza degli USA, così come emergono da un pubblico convegno abortista della stessa; ad un certo essa punto afferma:
"I codici culturali profondamente radicati, le credenze religiose e le fobie strutturali devono essere modificate. I governi devono utilizzare i loro strumenti e le risorse coercitive per ridefinire i dogmi religiosi tradizionali".
"Riformare coercitivamente le Religioni [...] Modificare le identità culturali" ? Che cosa rimane dunque alle persone ... semplicemente la libertà di esistere? E visto il contesto abortista ... se ci arrivi ad esistere!
Siamo chiaramente di fronte ad un progetto politico di ingegneria sociale e culturale; potremmo "laicamente" chiederci: "ma chi le impedisce di fare ciò, di fare quello che vuole"? "Qual'è lo scoglio? Con chi cel'ha?" Lo dice: con i dogmi delle religioni tradizionali, non certo quindi con le miriadi di sette protestanti USA, dedite allo zerbinaggio culturale, nè con quelle stesse che essi sovvenzionano per invadere l'America del Sud besì con la Chiesa Cattolica.
La Chiesa Cattolica è in effetti l'unica che può dare filo da torcere alla Clinton e al "nuovo ordine mondiale"; essa è in qualche modo, senza voler sminuire la Chiesa Cattolica ovviamente, parallela ed opposta ai loro progetti; essa è unitaria, ordinata al soprannaturale, per tutti gli uomini, tendente a diffondersi nel mondo.
Questi "signori", che spingono la Chiesa nel baratro del progressismo, inteso alla loro maniera, in qualche modo sanno che, anche in tempo di crisi, essa può sempre tornare alle radici dogmatiche e soprannaturali della sua Identità.
Del resto è chiaro che gli avversari ed il loro maestro, l'Avversario, si scagliano contro la Dottrina di Nostro Signore ed il fine stesso della vita umana:
_ contro il Creatore, prima domanda del Catechismo: "Chi ci ha creati? Ci ha creati Dio": instillando sin dalle elementari il dubbio e la teoria dell'evoluzione dal caos. E hanno un bel parlare i cattolici liberali di "progetto intelligente" e di "conciliazione con" Avete mai insegnato a scuola? Avete mai visto gli effetti sui bambini quando il maestro di geografia gli insegna queste cose? E poi di nuovo alle medie e quindi alle superiori? 
_ contro la Legge Naturale, che il Creatore nel creare ha messo in ogni cosa, ed in particolare contro la Genesi che dice: "maschio e femmina li creò" e non aggiunge: "andate e divertitevi" bensì: "crescete e moltiplicatevi". Contro la Legge Naturale con le teorie sulla sessualità e sul gender .
_ contro la Regalità sociale di Nostro Signore, di cui si è ampiamente scritto: con la "sana laicità", che diffonde la "laicità", che porta al "laicismo", moderno nome dell'ateismo. Poco importa se il termine, "sana laicità" è supportato da influenti ecclesiastici, è la realtà che si deve considerare.
_ contro il Fine dell'uomo, ricordate: "Amare e servire Dio su questa terra e goderlo nella prossima" e per arrivarci, come giustamente dicevano i nostri nonni, con linguaggio analogico: "Salvarsi l'anima". Contro il Fine dell'uomo con il materialismo ed i bisogni indotti: che ti salvi, chi se ne importa! Compra e consuma, bevi e fuma ... vedrai che il problema non te lo poni più!

LA CIVILTA' DELL'ANIMA

    L’anima di ogni civiltà è la civiltà dell’anima. Nessuna civiltà può esistere senza Dio. Perché, senza Dio, l’uomo non è più nemmeno uomo. Una civiltà senz’anima non è più civiltà, ma soltanto una forma di barbarie di Francesco Lamendola  




È possibile una civiltà che non si curi dell’anima, che punti solo ed esclusivamente al progresso materiale, economico e tecnologico; che neghi a Dio il posto dovutogli, e che veda nell’uomo una creatura puramente  biologica e null’altro, evoluta fin che si vuole, ma nata dal caso e sviluppatasi in senso esclusivamente naturalistico? Oppure si tratta di un concetto assurdo, di una contraddizione in termini, perché la civiltà, non questa o quella civiltà storicamente manifestata, ma la civiltà in se stessa, altro non può essere che la civiltà dell’anima, che rivolge lo sguardo verso Dio, e che vede nell’uomo la creatura fatta a Sua immagine e somiglianza, e destinata a tornare a Lui, così come da Lui essa, insieme a tutte le altre creature, ha tratto origine?
Il cardinale Michael von Faulhaber (1869-1952), arcivescovo di Monaco e Frisinga per trentacinque anni – anni terribili, dal 1917 al 1952: dalla Prima guerra mondiale al secondo dopoguerra, passando attraverso gli orrori del regime nazista, del quale fu coraggioso e fermissimo oppositore – ha espresso questo concetto con una mirabile capacità di sintesi, nella formula: Die Seele aller Kultur bleibt die Kultur  der Seele: l’anima di ogni cultura è la cultura dell’anima (tenendo presente che, in tedesco, Kultur non è la nostra “cultura”, ma corrisponde al concetto di “civiltà”). Pertanto, una civiltà senz’anima non è più civiltà, ma soltanto una forma di barbarie.
L’aforisma di monsignor Faulhaber (l’uomo a cui si deve la vocazione religiosa e, poi, la consacrazione sacerdotale del futuro Benedetto XVI) era ben presente alla mente di un altro prelato che ha vissuti in prima persona le tragiche vicende europee del XX secolo: monsignor Alojzije Viktor Stepinac (1898-1960), cardinale, che fu arcivescovo di Zagabria dal 1937 al 1960 e che, dopo la caduta del regime ustascia di Ante Pavelic – del quale fu considerato, ma a torto, un fiancheggiatore - subì una durissima persecuzione da parte del regime comunista jugoslavo del maresciallo Tito. Arrestato nel 1946, fu processato, condannato per reati politici in un processo farsa, durante il quale le sue dichiarazioni furono manipolate e la maggior parte dei testimoni chiamati dalla difesa, non vennero ascoltati, e imprigionato. Dal carcere e dai lavori forzati, in cui la sua salute venne irrimediabilmente rovinata (pare che gli venisse somministrato anche del veleno), passò in seguito agli arresti domiciliari; tuttavia, creato cardinale da Pio XII, nel 1953, rimase sempre nella sua Croazia e continuò ad essere, ufficialmente, il legittimo arcivescovo di Zagabria, fino al termine della sua vita, senza peraltro mai ricevere il permesso di recarsi a Roma.
Nel 1998 Giovanni Paolo II lo ha beatificato, riportando di attualità la sua figura semi-dimenticata di martire silenzioso della persecuzione anticristiana nei Paesi comunisti, durante i decenni della Guerra fredda: un destino parallelo a quello del Primate d’Ungheria, cardinale e arcivescovo Jozsef Mindszenty (1892-1975), anch’egli imprigionato, dopo la Seconda guerra mondiale, dalle autorità comuniste del suo Paese, e ufficialmente riabilitato solo nel 2012, mentre è in corso, anche per lui, la causa di canonizzazione. Entrambi, Mindszenty e Stepinac, rappresentano ancora oggi, e assai più rappresentarono in vita, un elemento ideologicamente scomodo e un segno di contraddizione all’interno della stessa Chiesa cattolica; entrambi, infatti, furono visti da certi cattolici “progressisti”, che poi erano - e sono – dei marxisti sotto false vesti, come il fumo negli occhi, a causa della loro irriducibile opposizione al comunismo, cosa che li fece automaticamente etichettare come “conservatori”, o “reazionari”, o, peggio ancora, “filo-nazisti”. E questo benché sia provato che entrambi si opposero ai rispettivi regimi totalitari di tipo fascista: Mindszenty a quello ungherese, che lo fece gettare in carcere nel 1944-45, e Stepinac a quello croato, per la sua esplicita condanna del razzismo e dell’antisemitismo, che gli valse, a guerra finita, il riconoscimento delle autorità ebraiche (Nessun capo di una Chiesa nazionale parlò del genocidio in modo così esplicito, come fece Stepinac, scrisse Michael Phayer, uno dei maggiori storici viventi dell’Olocausto).
Le lettere che Stepinac scrisse agli amici ed a svariate personalità, laiche e religiose, durante i lunghi anni del suo silenzioso martirio, sovrabbondano di espressioni di fede incondizionata nella volontà di Dio, di umiltà, perdono, amore per tutti gli uomini, compresi i nemici, e una sconfinata, illimitata fiducia nella Provvidenza; sono lettere quanto mai edificanti, nelle quali si respira una atmosfera di spiritualità semplice, ma possente, simile a quella che caratterizza la letteratura relativa alle persecuzioni dei primi martiri cristiani, durante l’Impero romano. Esse rappresentano una lettura che fa bene all’anima e che ricorda che il cristiano deve essere sempre pronto ad affrontare le difficoltà della vita con animo fermo e sereno, confidando non nelle sue povere forze umane, ma nella forza soprannaturale che viene dallo Spirito, per intercessione dei Santi e di Maria Vergine: e, inoltre – anche se questo discorso non piace ai catto-comunisti e ai nipotini di Dossetti e La Pira, né ai teologi della “liberazione” - che il comunismo è radicalmente, costituzionalmente incompatibile con l’ordine cristiano del mondo e con i principi della vita cristiana, perché pretende di escludere Dio dalla società e di sradicare il sentimento religioso dall’anima umana, gettando così il mondo non in una nuova forma di civiltà, ma in una civiltà senz’anima, che equivale alla barbarie più sfrenata, ove, chiamandoli “compagni” (suprema forma d’ipocrisia), si mandano a morte o nei campi di concentramento milioni di esseri umani.
Scriveva, dunque, monsignor Stepinac al professor Petar Grgec, scrittore croato, suo commilitone durante la Prima guerra mondiale e, al termine di essa, suo compagno nei campi di prigionia (da: Luigi Stepinac, Lettere dal martirio quotidiano, pref. del card. Josip Bozanic, testo a cura di Alberto Di Chio e Luciana Mirri Vigodarzere, Padova, Associazione  Editoriale Promozione Cattolica, 2009, anno 1956, lettera n. 21, pp. 200-202):

Stimatissimo signor Professore!
Le restituisco con riconoscenza il libro “Atom-Waffen oder isotope” (“Atomo-Armi o isotopi), che Lei m ha imprestato in occasione della sua ultima visita a Krasic. L’ho letto davvero con grande interesse. Un tempo restavamo meravigliati dalla fantasia di Giulio Verne.
Durante la Prima guerra mondiale, nelle trincee del fronte italiano, ho letto il romanzo del convertito inglese Benson, sotto il nome di “Gospodar Svijeta”(“Il padrone del mondo”) il quale, alla fine del romanzo, descrive che dall’aereo gettavano un esplosivo, in forma di pillole d’argento, per distruggere una parte della Palestina.
Ed ora, ecco che questa fantasia un po’ alla volta, diventa realtà.
Opportunamente il titolo del libro ha la forma interrogativa: “Atom-Waffen oder Isotope?”. Io oserei dare una risposta a questa domanda; questa risposta suonerebbe pressappoco così: “Se l’atomo sarà nelle mani dell’uomo, sarà isotopo; se in mano a belve, sarà Waffen (Armi), doppia guerra lampo, annientamento”.
Penso, infatti, che non sia senza fondamento quella parola dello scrittore francese Alain [Emile Chartier Alain, 1868-1944, filosofo e pedagogista], il quale scrive: “Le pouvoir rend fou” (il potere rende folli). “Docet” Nerone, imperatore romano, ma insegnano anche i vari Neroni e i Neronetti durante i secoli, fino ai giorni nostri, quando milioni e milioni di uomini hanno sperimentato sulla loro pelle la veracità di quelle parole di sopra, e non in un caso solo.
Il Nerone romano, per esempio, fece cospargerei cristiani di resina, li fece legare a pali e poi, di notte, fece dar fuoco, perché diventassero quali torce notturne: poi egli correva, rivestito come cocchiere, tra quelle torce viventi. Egli fece condurre in una barca lussuosa anche la propria madre in mezzo al lago di Nemi, per divertimento; e poi vi aprì una falla, perché tutti annegassero. Quando poi si uccise, fuggendo dai pretoriani insorti, esclamò: “Quale artista sta morendo!”.
Spesso mi ritornano in mente le parole dello scrittore francese: “Il potere rende folli!”. Non potrebbero forse un giorno questi moderni Neroni contemplare, magari da un aereo, a sangue freddo, come bruciano gli uomini sulla terra e considerarsi artisti, liberatori dell’umanità dall’oscurantismo medioevale?
Infatti, a che servono questa tanto decantata civiltà, il progresso e la tecnica più perfetta, se manca la cultura dell’anima, se non viene riconosciuto l’uomo, come il primo valore dopo Dio?
Un giorno disse il cardinale Faulhaber: “Die Seele aller Kultur bleibt die Kultur der Seele (“L’anima di ogni cultura è la cultura dell’anima”) [invece, come si è detto, Kultur non è la cultura, ma la  civiltà]. E questa cultura[sic]  è oggi regredita paurosamente.
E nonostante che siamo ad ogni passo abituati a sentire la parola “compagno”, è un fatto che oggi vale più la definizione degli antichi pagani: “homo homini lupus” (l’uomo è il lupo dell’uomo).
E questo è del tutto coerente con la negazione di Dio. Infatti, chi non riconosce Dio Creatore, sarebbe strano che riconoscesse l’essere umano mortale, senza eliminarlo dalla faccia della terra, quando lo considerasse utile a se stesso.
E non suona forse fin troppo paradossale che questo lo facciano in nome della libertà, coloro che negano la libera volontà umana?
Tuttavia, il Cristianesimo non ha mai perso al speranza. Non si è scoraggiato di fronte alla situazione disperata degli antichi pagani, ma si è messo al lavoro e nella lotta con i vari Neroni, ha trasformato tanta parte della società umana in modo che l’uomo non vedeva più, nel suo simile, un lupo e nemmeno solo un compagno, ma molto di più: un fratello, perché tutti e i neri in Africa e i cannibali della Nuova Guinea e gli esquimesi del Polo Nord e i progrediti europei dicono con lo stesso diritto:  “Padre nostro, che sei nei cieli!”.
I socialisti e i comunisti si sforzano di conquistare il monopolio di essere considerati i liberatori del proletariato dalla schiavitù del capitalismo, ma non sanno che il primo manifesto in relazione all’abolizione della schiavitù lo ha già pubblicato San paolo apostolo oltre 1900 anni fa, quando scrisse quella stupenda letterina a Filemone, al quale, nello spirito delle condizioni sociali di allora,riconosce i diritti sullo schiavo Onesimo, che era fuggito, ma insieme lo ammonisce di riceverlo “non più come schiavo, ma piuttosto cime fratello amato” (Lettera a Filemone, 16).
E come il Cristianesimo non ha perso allora la speranza, così non dispera neppur oggi, ma procede verso l’avvenire con sereno ottimismo, anche se a volte va incontro al’era atomica.
Il Sovrano e assoluto Signore di tutti gli avvenimenti è ancora oggi solo Dio e nessun altro. Se vogliono, possono anche considerarsi padroni del mondo, in realtà sono solo piccole pedine sulla scacchiera del mondo che la mano di Dio muove dove vuole, quando vuole e finché vuole.
“Io sono il Signore e non ce n’è alcun altro”, dice Dio onnipotente.

Come sono vere queste parole, e come farebbe bene a tutti i cristiani, e non ad essi soltanto, leggerle e rileggerle con calma, con serenità, meditandole a lungo, senza pregiudizi ideologici di sorta. Non sono le parole di un uomo vinto e amareggiata, né le parole di un uomo bramoso di vendetta o animato da sentimenti di rivalsa nei confronti dei suoi persecutori. Sono parole pacate e ponderate, profondamente umane, profondamente sagge: le parole di un uomo che, in pieno regime ustascia, aveva osato tuonare contro il razzismo, contro la persecuzione antiebraica e contro la divinizzazione della nazionalità, al punto che un alto ufficiale tedesco, udendolo, aveva commentato, rivolto ai capi del regime di Ante Pavelic: Da noi, in Germania, se un sacerdote avesse parlato in questo modo durante la Messa, non sarebbe sceso vivo dall’altare!; e che mantenne la stessa fierezza, la stessa fedeltà a Dio, lo stesso rifiuto della statolatria, quando salirono al potere i comunisti. Ed è questo che dà, e che dava, tanto fastidio ai cattolici “progressisti”, segretamente affascinati dal Capitale di Marx quasi quanto dal Vangelo di Gesù Cristo (e, a volte, neanche tanto segretamente, soprattutto prima della caduta ingloriosa del comunismo), e per i quali figure come quella di Stepinac – e di Mindszenty, come si è detto – rappresentano e rappresentavano una specie di rimorso segreto, di pungolo nella carne viva del loro sedicente progressismo.
Eppure, il concetto che emerge da questa lettera, così come da tutte le altre del suo epistolario, è chiarissimo, e non può non essere pienamente condiviso da chiunque sia realmente animato dalla fede cristiana: niente e nessuno, né idoli di sorta – la classe, la razza, lo Stato -, né promesse di paradisi in terra, potranno mai sostituirsi ai diritti di Dio e al dovuto sentimento filiale, della creatura verso il suo Creatore, da parte dell’uomo. Nessuna civiltà può esistere senza Dio. Perché, senza Dio, l’uomo non è più nemmeno uomo. Come diceva Jean-Marie Vianney, il santo curato d’Ars: Lasciateli vent’anni senza il loro parroco, e gli uomini si metteranno ad adorare le bestie

L’anima di ogni civiltà è la civiltà dell’anima

di Francesco Lamendola


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