Processo pubblico al cardinale che s’è scagliato contro l’ideologia gender
Le associazioni lgbt denunciano l'arcivescovo di Valencia, mons. Antonio Cañizares Llovera: “Odia i gay”
L'arcivescovo di Valencia, cardinale Antonio Cañizares Llovera (LaPresse)
Roma. Le Cortes valenciane, cioè il parlamento regionale della Comunità valenciana, voterà presto una mozione di condanna dell’arcivescovo cardinale Antonio Cañizares Llovera, reo d’aver preso posizione contro la diffusione dell’ideologia gender in una lectio magistralis tenuta nei giorni scorsi presso la sede spagnola dell’Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia.
Nel suo intervento, il presule – che per un quinquennio ha operato in Vaticano in qualità di prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, chiamato da Benedetto XVI – aveva sottolineato come fosse in atto il tentativo “di imporci una ideologia di genere con leggi inique alle quali non dobbiamo obbedire”. Cañizares aveva anche criticato “l’escalation contro la famiglia da parte di dirigenti politici, aiutati da altri poteri come l’impero gay e certe ideologie femministe”. Immediata la reazione dell’associazione Lambda, che assieme ad altre cinquantacinque sigle a difesa della comunità lgbt ha presentato una denuncia penale contro l’arcivescovo per “incitamento all’odio contro omossesuali e femministe”. Fani Boronat, coordinatore generale di Lambda, aveva da subito definito “odiose, omofobe e razziste” le parole del cardinale, che a suo giudizio sarebbe arroccato nella difesa “di modelli arcaici difesi dalla gerarchia cattolica”, annunciando al contempo una raccolta firme da inviare al Papa affinché condanni “le dichiarazioni omofobiche” dell’arcivescovo.
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di Matteo Matzuzzi | 07 Giugno 2016
Spagna, anche il cardinale Cañizares vittima del “gender diktat”
(di Rodolfo de Mattei su Osservatorio gender) Da alcune settimane l’Arcidiocesi di Valencia si trova sotto un serrato e violento fuoco di fila delle lobby LGBT e dei poteri laicisti per “colpa” di alcune “scomode” dichiarazioni pronunciate dalla sua guida, l’arcivescovo e cardinale Antonio Cañizares Llovera, ex prefetto della Congregazione del Culto divino.
Arrivato nel 2014 in una Spagna già profondamente sconvolta dallo tsunami Zapatero, da tempo il cardinal Cañizares mette in guardia i cattolici di fronte alla pericolosità sociale dell’ideologia del gender, ricevendo in cambio attacchi e insulti da parte delle potentissime organizzazioni LGBT. Come riporta il vaticanista Giuseppe Rusconi sul suo sitorossoporpora.org, nelle ultime settimane la situazione è però improvvisamente precipitata e l’arcivescovo di Valencia si trova ora al centro di un vero e proprio processo popolare, orchestrato dai suoi nemici politici e dall’attivissima lobby omosessualista.
LA PRIMA DICHIARAZIONE INCRIMINATA
La prima delle dichiarazioni “incriminate” è datata 10 maggio ed è stata pubblicata sul quotidiano “La Razon“, in un editoriale dal titolo La ideología más insidiosa in cui il cardinale ha ribadito la sua ferma condanna dell’ideologia del gender, descritta come “una delle ideologie più insidiose nella storia dell’umanità e della cultura (…), che si nasconde in orientamenti e legislazioni, per esempio, sotto il titolo di riconoscimento del diritto alla identità e espressione di genere”. Cañizares, visti i rischi e i pericoli insiti in tale ideologia, non ha utilizzato giri di parole, precisando come essa costituisca
“una sovversione in piena regola (…) una vera rivoluzione culturale con conseguenze di grandissima portata per il futuro dell’uomo e della società”.
L’OMELIA “IN DEFENSA Y APOYO DE LA FAMILIA”
Ma le affermazioni che hanno fatto divampare la polemica sono state quelle fatte nel corso dell’omelia “In defensa y apoyo de la familia”, tenuta il 16 maggio scorso presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II di Valencia. La gravissima colpa del porporato, a detta degli accusatori, è stata quella di aver osato mettere in rilievo come negli ultimi anni l’istituto della famiglia sia stato sottoposto ad un violento attacco senza precedenti “da parte di dirigenti politici, coadiuvati da altri poteri come l’ ‘impero gay’ e certe ideologie femministe”, esortando l’istituzione universitaria a reagire e “non rimanere inerte davanti agli attacchi”.
Sono bastate queste potremmo dire “banali” e scontate dichiarazioni di un principe della Chiesa cattolica per provocare un’indignata ed aggressiva alzata di scudi da parte della maggioranza governativa e delle organizzazioni LGBT volta ad ottenere la testa dell’autorevole arcivescovo.
LE REAZIONI
Per Isabel Lozano, responsabile delle politiche di uguaglianza e inclusiva della Giunta valenciana, le affermazioni di Cañizares rappresentano un’inaccettabile
“attentato contro il modello odierno di società desiderabile: aperta, inclusiva e diversa. (…) Queste dichiarazioni sono molto gravi perché possono provocare discriminazione, odio o violenza contro collettivi o associazioni, per motivi ideologici”.
Sulla stessa linea il collettivo LGBT Lambda che ha fatto sapere di essere subito messo in moto per adire alle vie legali contro il cardinale. Anche il presidente socialista valencianoXimo Puig si è unito al coro di proteste, rimproverando l’arcivescovo di aver, con le sue imprudenti affermazioni , “fomentato l’odio tra le persone”; accuse a cui hanno fatto eco quelle della portavoce del Governo, Monica Oltra, esponente del partito valenciano “Compromis”, la quale ha rimproverato Canizares, intimandolo a “non lanciare messaggi di odio” e chiedendo in proposito un intervento ufficiale della Conferenza episcopale spagnola di condanna delle dichiarazioni dell’arcivescovo. Ancora più dure ed astiose le affermazioni di Juan Carlos Monedero, ideologo di Podemos, per il quale: “Cañizares è una persona piena di ossessioni, che danneggiano e limitano la nostra democrazia e promuove un tipo di comportamento paragonabile a quello utilizzato dalla Chiesa durante la dittatura del franchismo”.
LA LEGGE SULLA TRANSESSUALITA’ DIETRO LO SCONTRO POLITICO
Giuseppe Rusconi ricorda come tale scontro vada letto all’interno dell’attuale acceso dibattito politico che vede il governo della Comunità autonoma Valenciana preparare una propria legge sulla transessualità, le cui inquietanti premesse sono state riportate lo scorso 24 maggio dal quotidiano Las Provincias, edizione di Valencia:
“Nel testo, che pone un’attenzione particolare all’insegnamento dell’ideologia gender nelle scuole, si espropriano i genitori del diritto di educare i figli anche affettivamente e, all’articolo 51, ci si concentra sugli eventuali renitenti all’accettazione e applicazione della legge. Nel caso di una “grave infrazione” alla legge stessa le persone fisiche o giuridiche saranno multate di 3mila euro, non potranno ricevere nessun tipo di aiuto pubblico dal Governo per un anno e per lo stesso periodo di tempo non potranno stipulare nessun tipo di contratto con l’ente pubblico. Nel caso di una “infrazione molto grave” la multa salirebbe a 45mila euro e il lasso di tempo in cui non si potrebbe ricevere alcun aiuto dall’ente pubblico né stipulare alcun tipo di contratto con esso a tre anni”.
IL CARDINALE RIBADISCE IL SUO NO AL TOTALITARISMO GENDER
Il cardinale Canizares attaccato su più fronti, non si è però lasciato intimidire ed ha ribadito il suo pensiero in tema “gender” in due successive occasioni, il 20 maggio per il “Giubileo delle famiglie” e il 30 maggio per il “Corpus Domini”.
Nella giornata del “Corpus Domini” l’arcivescovo di Valencia ha ricordato come la teoria del gender sia un’ideologia devastante e contro l’uomo, appoggiata e subdolamente imposta da potenti lobby mondiali:
“Senza il Creatore la creatura evapora. Questo accade con l’ideologia del gender, la più insidiosa e distruttrice mai conosciuta nella storia dell’umanità, portata avanti da poteri mondiali che cercano di imporcela più o meno occultamente dappertutto con legislazioni inique cui non si deve obbedire (…) Valencia non si merita una legislazione ispirata a quella ideologia, non si merita questo, non può essere apripista nell’applicazione di tale ideologia insidiosa e distruttrice dell’umanità”.
L’ARCIDIOCESI RISPONDE
Le accuse e i violenti attacchi subiti hanno però costretto l’Arcidiocesi a rilasciare delle comunicazioni ufficiali datate 3 e 4 giugno tutt’ora presenti bene in vista e consultabili sulla home page del sito dell’Arcidiocesi.
Nella prima, intitolata “Lettera a tutta la diocesi”, il cardinal Cañizares, firmatario della missiva, si rivolge appunto ai fedeli della sua diocesi, denunciando come egli sia stato sottoposto a un vero e proprio processo pubblico in violazione dei più elementari principi di libertà religiosa e sana laicità:
Nella prima, intitolata “Lettera a tutta la diocesi”, il cardinal Cañizares, firmatario della missiva, si rivolge appunto ai fedeli della sua diocesi, denunciando come egli sia stato sottoposto a un vero e proprio processo pubblico in violazione dei più elementari principi di libertà religiosa e sana laicità:
“Ignorando il diritto fondamentale di libertà religiosa e quello di una sana laicità in una democrazia pluralista, sono stato sottoposto, di fatto, a un giudizio senza che mi si sia ascoltato e senza una mia difesa, in mia assenza; e sono stato condannato conculcando ogni diritto in una società democratica fondata sul diritto (…) Le Cortes sono state trasformate in un Tribunale popolare, il che rimanda a tanti cattivi ricordi storici”.
Nella lettera l’arcivescovo di Valencia fa notare come il vero odio sia stato quello riversato nei suoi confronti da importanti soggetti istituzionali attraverso accuse infamanti e calunniose:
“Tanto il presidente di Compromis che il presidente del Consiglio si sono permessi alcuni giudizi sopra la mia persona veramente infamanti, falsi e calunniosi, che incitavano all’odio e hanno strappato l’applauso dei loro compagni ideologici che hanno ratificato, applaudendo, la vergogna che stava succedendo in loro presenza. (…) Mi si è insultato gravemente, mi si è accusato – dando lezioni di cristianesimo…che assurdità! – di non essere per niente cristiano; (…) si è utilizzato e manipolato il Papa contro di me per screditarmi; ma il Papa non si merita di essere utilizzato così, è a un altro livello molto più degno e elevato. (…) Mi ha particolarmente addolorato l’accusa di incitare all’odio contro omosessuali, lesbiche di cui apprezzo la dignità come persona e con cui mi confronto con il massimo rispetto. (…) Non sono né omofobo, né xenofobo, né sessista. Forse disturbo, sono molesto, vogliono farla finita con me?”
Nella seconda comunicazione, è il Consiglio dell’Arcidiocesi a prendere posizione in difesa del proprio pastore, ricordando anche le parole più volte pronunciate da papa Francesco contro l’ideologia del gender e sottolineando come l’omelia al centro della polemica, “In difesa e appoggio della famiglia” del 16 maggio, “non contiene in nessun momento nessuna intenzione di offendere persone”. Per questo, si legge nel testo, “il vescovo ausiliare e il Consiglio che presiede all’Arcidiocesi vogliono mostrare di essere in comunione con il loro Arcivescovo in difesa della famiglia e condividono il suo dolore e la sua preoccupazione per la diffusione di ideologie che distruggono la persona umana”.
La terza ed ultima delle tre notizie in bella vista sul sito dell’arcidiocesi di Valencia è unalettera aperta del cardinal Cañizares nei confronti dei politici socialisti Manuel Mata Gomeze Rosa de Falastin Mustafá Avila, promotori di una “dichiarazione istituzionale” di condanna delle dichiarazioni del cardinale che sarà votata nei prossimi giorni dalle Cortes valenciane. In essa l’arcivescovo risponde alle accuse di
“essere il leader dell’opposizione; di continuare a chiamare alla disobbedienza contro le leggi di violenza di genere; di essere contro l’uguaglianza tra uomo e donna; (…) di ingerenza permanente nella politica”, replicando che le sue dichiarazioni provengano semplicemente dalla sua ferma e legittima opposizione all’imposizione dell’ideologia del gender: “Mantengo una posizione conforme al Diritto, che presumo si possa esporre liberamente in un Paese democratico che tutela l’obiezione di coscienza quando determinate norme toccano gravemente la condizione umana”.
IL CARDINALE DENUNCIATO ALL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA
Alle parole di minacce hanno seguito i fatti e il 3 giugno stesso la coordinatrice dell’associazione Lambda (LGBTI) ha presentato, a nome di altri 55 collettivi, sindacati e partiti una denuncia all’autorità giudiziaria contro il cardinal Cañizares reo di delitto di “odio” contro gay e femministe. Cañizares, si legge nell’atto di accusa, “deve pentirsi pubblicamente di quanto detto e pronunciarsi chiaramente e fermamente in favore della diversità e delle leggi connesse, tanto in materia lgbt che per le femministe”. Assieme alla denuncia è stata lanciata su internet anche una raccolta di firme con cui si chiede all’arcivescovo di Valencia di “ritrattare e discolparsi”, sollecitando inoltre lo stesso papa Francesco a prendere una posizione chiara in tema di gender e condannare “questo tipo di messaggi da parte del clero”.
Il linciaggio mediatico che si è scatenato contro l’arcivescovo di Valencia, Cañizares, esprime ancora una volta, emblematicamente, il surreale clima culturale nel quale siamo immersi. Un clima che in nome della non discriminazione e della tolleranza zittisce e punisce violentemente chiunque osi esprimere un seppur legittimo dissenso riguardo il diktat etico dominante, fosse anche un autorevole esponente della Chiesa cattolica. In nome di una malintesa laicità i cosiddetti poteri forti e le lobby LGBT pretendono di imporre prepotentemente il loro modello ideologico di società, tappando la bocca e mettendo alla gogna pubblica gli oppositori. Sono loro, le lobby laiciste e LGBT, a condurre una vera e propria intollerante campagna di odio da denunciare con tutte le forze. (di Rodolfo de Mattei su Osservatorio gender)
http://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/spagna-anche-il-cardinale-canizares-vittima-del-gender-diktat/
Il caso Valencia, un monito per tutti i cattolici
Sono soltanto i fatti più gravi, ma ormai di casi del genere ne avvengono a centinaia nell’indifferenza delle autorità, molto più preoccupate di cancellare ogni rimasuglio di presenza cattolica. Peraltro, a parte la presa di posizione di singoli e solitari vescovi, non sembra proprio che ai vertici della Chiesa europea ci sia la minima preoccupazione per questo fenomeno: altro segnale non propriamente incoraggiante.
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il-caso-valenciaun-monito-per-tutti-i-cattolici-16401.htm
Il caso Valencia, un monito per tutti i cattolici
Nel caso qualcuno non se ne fosse ancora accorto, questo è ormai lo schema che si sta affermando in Europa. L’approvazione di leggi che legittimano le nozze gay si accompagna all’istituzione di un Nuovo Ordine che impone il pensiero unico, iniziando dalla scuola dove l’ideologia gender è inculcata fin dai primissimi anni per passare dai media e arrivare fino a sindacati e partiti. Vietata ogni manifestazione di dissenso, con particolare accanimento nei confronti di quella parte di cattolici – sempre meno in verità – non disponibili a rinunciare alla verità.
Il cardinale Canizares, la cui definizione “ratzingeriano” è già una sentenza di condanna, non ha pronunciato alcuna parola di odio né di mancanza di rispetto per le persone: ha solo difeso l’unicità della famiglia naturale e denunciato la violenza dell’ideologia di genere, come per ogni vescovo sarebbe normale fare. Già, ogni vescovo. Ma è proprio per questo motivo che con Canizares ci vanno giù duri: colpirne uno per educarne cento, è un principio che va sempre di moda. E siccome di cuor di leone in giro non ce ne sono molti – e anzi, ora gli ignavi si possono nascondere dietro alla necessità proclamata di “costruire ponti” – possiamo essere abbastanza certi che la lezione avrà i suoi effetti (felicissimi se i vescovi spagnoli o altrove in Europa volessero smentirci). Del resto anche in Italia stiamo vedendo benissimo come ci sia una progressiva conversione delle gerarchie al verbo omosessualista (la chiamano “accoglienza”).
Il cardinale Canizares, la cui definizione “ratzingeriano” è già una sentenza di condanna, non ha pronunciato alcuna parola di odio né di mancanza di rispetto per le persone: ha solo difeso l’unicità della famiglia naturale e denunciato la violenza dell’ideologia di genere, come per ogni vescovo sarebbe normale fare. Già, ogni vescovo. Ma è proprio per questo motivo che con Canizares ci vanno giù duri: colpirne uno per educarne cento, è un principio che va sempre di moda. E siccome di cuor di leone in giro non ce ne sono molti – e anzi, ora gli ignavi si possono nascondere dietro alla necessità proclamata di “costruire ponti” – possiamo essere abbastanza certi che la lezione avrà i suoi effetti (felicissimi se i vescovi spagnoli o altrove in Europa volessero smentirci). Del resto anche in Italia stiamo vedendo benissimo come ci sia una progressiva conversione delle gerarchie al verbo omosessualista (la chiamano “accoglienza”).
Ma i segnali che arrivano dalla Spagna si sommano ad altri che arrivano da altre parti d’Europa e parlano di crescenti violenze e intimidazioni nei confronti dei cattolici, non necessariamente legate alla vicenda omo. Nelle ultime settimane, ad esempio – riporta Catholic News Agency - Francia e Belgio sono state teatro di aggressioni e violenze, comprese una chiesa bruciata, l’aggressione a un prete, la dissacrazione di un tabernacolo e l’hackeraggio di un centinaio di siti web cattolici. Due settimane fa il fuoco è stato appiccato alla chiesa di St. Madeleine-de-l’Ile a Martigues, nel sud della Francia. Nella stessa regione, a Jonquieres, il 15 maggio è stato anche forzato il tabernacolo da cui sono state asportate le ostie consacrate e la settimana scorsa il parroco della stesso paese è stato aggredito da sconosciuti penetrati in chiesa, forse per rubare. Il quotidiano La Croix ha poi denunciato l’oscuramento di un centinaio di siti di parrocchie e congregazioni da parte di hacker appartenenti a una associazione jihadista tunisina chiamata Fallaga Team. In Belgio, il 24 maggio due incendi hanno seriamente danneggiato la chiesa a Mont Saint Genevieve.
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il-caso-valenciaun-monito-per-tutti-i-cattolici-16401.htm
Dai “transgender” ai “transspecies”: la comunità degli uomini-cane
di Rodolfo de Mattei su Osservatorio gender) Mercoledì 25 maggio è andato in onda su Channel 4, canale televisivo del Regno Unito, un documentario intitolato “Secret Life of the Human Pups” i cui protagonisti sono i membri di una comunità molto particolare sorta negli ultimi anni in un certo ambiente della sottocultura britannica. “La Vita segreta dei cuccioli umani”, come riporta il quotidiano The Guardian, ha raccontato infatti la storia della comunità degli “uomini-cane”, un movimento, che oggi conta ben 10mila persone, sorto inizialmente all’interno dell’ambiente del sadomasochismo omosessuale e diffusosi rapidamente negli ultimi quindici anni attraverso la facilità di comunicazione resa possibile dall’avvento di internet.
I membri di questa, a dir poco bizzarra e folle, comunità tendono ad essere di sesso maschile e omosessuali, amano vestirsi con costumi integrali di pelle che li facciano prendere le sembianze di cani, godono nell’assumere comportamenti e atteggiamenti “animaleschi”, come farsi accarezzare a pancia in su, afferrare i giocattoli con la bocca, mangiare a quatto zampe nelle scodelle e hanno spesso una relazione sessuale con i loro “padroni” umani.
Nel documentario si vede Tom, aka “Spot”, uno degli uomini-cane intervistati, affermare che per lui scegliere di trasformarsi in un animale significa semplicemente tornare a uno stadio primordiale e più libero: “Non devi preoccuparti dei soldi, del cibo o del lavoro. Ti godi semplicemente la compagnia di una persona“, ovvero la compagnia del proprio padrone. In un’altra scena del filmato si vedono due cuccioli (umani) attraversare Londra fingendo di fare pipì su pali della luce per aumentare la consapevolezza della propria identità ed altri uomini-cane “zompettare”, abbaiando e scodinzolando le loro code meccaniche.
Più avanti l’uomo-cane Tom precisa come la scoperta di questo “gioco da cucciolo” sia avvenuta in maniera graduale. Sapeva che gli piaceva dormire con un collare al collo e provava un sentimento feticista per l’abbigliamento aderente in gomma di Lycra, ma è stato l’acquisto su E-bay di un costume da cane dalmata ad aprirgli le porte di questo nuovo inesplorato mondo. L’episodio chiave è avvenuto in un locale sadomaso – racconta Tom – quando vestito con il suo costume da dalmata venne avvicinato da un uomo che gli sussurrò: “Oh, bene, quindi tu sei un cucciolo”. Una dichiarazione che si è rivelata per lui “illuminante” e che lo ha portato in breve tempo a rompere i rapporti con la sua ex fidanzata Rachele e ad instaurare una relazione gay con Colin, il suo nuovo padrone.
Questa “è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso” – spiega Tom – “poi ho avuto un momento di panico, perché un cucciolo senza un collare è un randagio; non ha nessuno che si prenda cura di lui. Così ho iniziato a chiacchierare on-line con Colin che si è offerto di prendersi cura di me. E’ una cosa triste da dire, ma non c’è amore dentro di me per Colin, ma quello che ho ottenuto è qualcuno che è lì per me e sono felice di questo“.
Per David, uno scrittore che lavora nel mondo accademico, il “gioco da cucciolo” è una fuga dal mondo reale, rappresentando per lui una sorta di “seconda vita”, lontano dalla monotonia e dalla normalità di tutti i giorni: “E’ così totalmente non verbale (…) E’ pre-razionale, pre-cosciente. Si tratta di uno spazio emotivo istintivo. Ma all’interno di ogni cucciolo c’è una persona. Questo fa parte della mia identità, ma è solo una parte. Ma poi c’è altro nella mia vita: sono anche vegetariano, suono il pianoforte, coltivo pomodori… Posso stare anche mesi senza giocare a fare il cane”.
David spiega come l’attrazione e i rapporti tra gli uomini-cane ed i loro padroni rispecchino esattamente quelle che esistono nella realtà tra i cani e i loro padroni. Uomini-cane e padroni sono tra loro dei “fedeli compagni” e ogni uomo-cane è geloso e protettivo nei confronti del suo amato padrone:
“Alcuni cuccioli sono soli, ovviamente, ma per me l’identità cucciolo si concentra sul legame tra me e Sidney, il mio padrone. Sono stato al suo collare per 10 anni. Se qualcuno gli si avvicina ringhio come un piccolo bull terrier”.
Nonostante la pratica degli uomini-cane sia solitamente connotata sessualmente e relativa agli ambienti gay, una delle persone intervistate cerca di prendere le distanze da tale rappresentazione, sottolineando come al suo “branco”, composto da ben nove cani, piaccia semplicemente giocare e stare insieme al proprio padrone:
“La gente arriva automaticamente alla conclusione che si tratti di costumi che indossiamo per avere rapporti sessuali. Mi sono state rivolte domande terrificanti, come se mi piacesse fare sesso con i cani. Ma naturalmente non ha niente a vedere con tutto questo, e non è sempre qualcosa di sessuale. I membri del mio branco passano un sacco di tempo insieme a casa, semplicemente facendo i cani. Siamo nove, e il mio compagno è il nostro padrone. C’è un grande senso di famiglia e di appartenenza; siamo lì per prenderci cura l’uno dell’altro“.
In conclusione, Tom invita gli spettatori ad accettare e comprendere la loro identità come è stato già fatto con tanti altri modelli fuori dalla “norma” a cominciare dalla comunità LGBT:
“Ci si sente come può sentirsi un gay, un etero, un bisex, un trans ed essere accettati. (…) Tutto quello che voglio è che la comunità dei cuccioli sia accettata nella stessa maniera. Non stiamo cercando di causare dolore al pubblico, o di causare dolore ai rapporti. Siamo proprio come qualsiasi altra persona sulla strada”.
Il movimento degli “uomini-cane” rappresenta l’approdo logico e coerente del processo di abbattimento di ogni tipo di barriera in nome dell’illimitata libertà dell’individuo. Esso costituisce solamente, per cosi dire, un azzardato ed inedito “salto di specie”. Se infatti la comunità LGBTQ teorizza e rivendica la transizione di genere attraverso il passaggio dal genere maschile al genere femminile, negando l’esistenza di una natura umana, la comunità degli uomini-cane teorizza e rivendica la transizione di specie, con il passaggio dall’uomo all’animale, negando, in una visione antispecista, l’esistenza di una specie umana distinta da quella animale.
Entrambe le comunità fondano il loro pensiero sulla negazione dell’esistenza di una specifica natura umana e sulla promozione di un nuovo rivoluzionario paradigma antropologico contro l’uomo stesso. Entrambe, in una visione evoluzionista, antigerarchica e ugualitaria, celebrano la devianza in ogni sua forma e proclamano la “liberazione dell’uomo”, intesa come l’abolizione di ogni norma e limite sociale, dissolvendo la sessualità e la specie per tornare utopisticamente allo stato di caos originario. La prossima frontiera dei diritti umani sarà la “normalizzazione” sociale degli uomini-cane ? (di Rodolfo de Mattei su Osservatorio gender)
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