ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 25 giugno 2016

“Personalità Uelettronica”

A proposito di Unione Europea ovvero l'impero dell'assurdo non conosce limiti




Hans Memling, Trittico del Giudizio Universale (1467-71)
Museo Narodowe, Gdańsk, Polonia


Il sito francese reinformation.tv ha pubblicato, il 22 giugno 2016, l'articolo che riportiamo a parte: I robot:  “persone elettroniche”? Una mozione in corso d’esame al Parlamento Europeo, relativo ad una proposta parlamentare che dovrà essere esaminata dal Parlamento Europeo.

Se la recente decisione degli Inglesi di “uscire dall'Europa Unita” avesse bisogno di essere giustificata, basterebbe una notizia come questa per avere la certezza che questa Europa è meglio perderla che guadagnarla.


Di fronte a notizie come questa, tutte le disquisizioni più o meno dotte sulla ricaduta negativa per le nazioni europee della decisione degli Inglesi, diventano ragionamenti da immaturi, salvo considerare che tutti i “commentatori” non siano altro che gli utili agenti di un piano complessivo che, nell'ambito della globalizzazione voluta dal Nuovo Ordine Mondiale, mira a ridurre gli uomini a mere cose, azzerandone ogni residua capacità cognitiva.
Che cos'è infatti una notizia come questa del riconoscimento di una “personalità elettronica” ai robot se non la prova che il primo elemento che caratterizza l'uomo moderno, europeo e non, è la definitiva rinuncia all'uso dell'intelligenza, unita alla devastante tendenza a gloriarsene?

Discutere sugli aspetti apparenti della problematica moderna, come il “no” degli Inglesi, serve solo a distogliere l'attenzione dalla vera cancrena che affligge il mondo contemporaneo: la perdita del senso di Dio a favore della sensibilità per ogni particolare che riguarda l’uomo e il mondo in cui vive.

Partiti in termini di sovversione dall’invenzione dei cosiddetti “diritti dell’uomo”, con esclusione di ogni “dovere” nei confronti del Creatore e dell’uomo stesso, si è passati inevitabilmente ai “diritti” della donna, dei bambini, dei diversi, degli anormali, per giungere ai “diritti” degli animali e oggi ai “diritti” delle macchine. Un processo di perdita del senso della realtà vera a favore della realtà immaginaria o “virtuale”, come si chiama oggi. Un processo che, spacciato per progressione positiva, riflette tutta la regressione negativa lungo la quale si muove questo mondo moderno votato in tal modo alla inevitabile deflagrazione.

Qualcuno si illude ancora che si tratterebbe di un insieme di relativi rimediabili errori, e non si accorge che quanto accade corrisponde ad un disegno complessivo che ha come approdo la totale aberrazione dell’uomo come creato da Dio, presentata però come il migliore dei destini possibili in un mondo che, avulso da Dio, vivrebbe gioiosamente e orgogliosamente di se stesso e per se stesso: come se una pur infima realtà del creato potesse vantare una vita propria senza la scintilla divina che la fonda, la regge, la giustifica e la finalizza.
Chi il suggeritore di tanta irrealtà, di tanto disconoscimento della verità dell’esistenza, se non il mentitore per natura: il demonio?
Ma a fare discorsi del genere, tutti si rivoltano e si appellano alla capacità di comprensione dell’uomo, che sarebbe in grado di intendere e di volere in libertà e coscienza, come se potessero esistere comprensione, volontà, libertà e coscienza, vere, prescindendo da Dio.

Già 700 anni fa, Dante ricordava che l’uomo non è fatto per vivere come un bruto, ma per seguire virtù e conoscenza, e Dante stesso premetteva che non è l’uomo che ha fatto se stesso, ma che altri lo ha fatto, Dio: “Considerate la vostra semenza:
 / fatti non foste a viver come bruti,
 / ma per seguir virtute e canoscenza” (Inf. XXVI, 118-120), dice Dante; Dio vi fece per vivere correttamente, da uomini, non da bruti, e vi fece a Sua immagine e somiglianza, non a somiglianza della polvere da cui trasse l’elemento materiale dell’uomo, perché lo volle non un essere inferiore, ma un essere superiore, in grado di correttamente volere e saggiamente vivere. Concetti questi che si colgono in Dante soprattutto accostando i suoi versi alla Sacra Scrittura e alla Patristica, come validamente suggerisce il mirabile lavoro dell’amico Prof. Pranzetti (1).

Dopo 700 anni, quello che Dante paventava in negativo oggi è pensiero corrente e dominante, per il quale più l’uomo vive da bruto, più è meritevole di fronte a stesso e al mondo: si tratta del prodotto della suggestione del demonio che fin dall’inizio cercò di far credere che rinunciando a Dio e ribellandosi ai suoi comandi, l’uomo sarebbe diventato come Dio: eritis sicut dii – diventereste come Dio (Gn. 3, 5). Palese e smaccata contraddizione, tipica del mentitore per natura, ma che oggi spadroneggia e fa strame delle anime umane conducendole in massa nel regno della perdizione, nell’aldilà, dopo averle fatte passare per il regno dell’assurdo nell’aldiqua.

E se fino a qualche lustro fa questo lavoro di appoggio all’opera sovvertitrice del demonio veniva condotto in modo discreto in ambienti supposti “intellettuali”, del tipo delle logge massoniche o dei circoli “trilaterali”, oggi, accantonata ogni remora e deposta ogni maschera, esso viene condotto alla luce del sole nei consessi cosiddetti “democratici”, come il Parlamento Europeo; a riprova che le moderne strutture che reggono il vivere sociale odierno non sono altro che le fucine della sovversione del mondo e dell’abbrutimento dell’uomo. 
Altro che voto referendario per “uscire dall’Europa”, qui urge un vasto e profondo lavoro di repulisti, volto a dare una drastica svolta a questo andazzo demenziale che sta conducendo l’uomo verso il baratro e che è destinato a condurre rovinosamente l’umanità in una disastrosa deflagrazione in cui tutto si risolverà in mille scintille.

Dies irae dies illa / 
solvet saeclum in favilla / 
teste David cum Sybilla, scriveva otto secoli fa Tommaso da Celano e cantava un tempo la liturgia cattolica in corrispondenza del trapasso dei fedeli, quando i pastori cattolici erano ancora dediti alla cura delle anime e non alla cura dei corpi come avviene da cinquant’anni a partire dal Vaticano II.
Eppure, quanto ci sarebbe bisogno, oggi più di ieri, di pastori d’anime che contrastino il moderno andazzo distruttivo del mondo moderno dedito alla guerra contro Dio.
E se non ci sono più pastori in grado di condurre il gregge, l’unico rimedio possibile è che le pecore del Signore, laici e chierici, si lascino guidare dai suoi comandi e dagli insegnamenti della Tradizione cattolica, indipendentemente dai pastori e attenti solo a rimanere fedeli fino in fondo a Nostro Signore Gesù Cristo, nelle loro case, nei loro circoli, nei loro pur angusti spazi, quasi in un novello stato catacombale, preoccupandosi solo, per se stessi: di pregare e di accedere ai sacramenti, per gli altri: di tenere il minimo dei contatti per sostenersi e confortarsi vicendevolmente.

NOTA

1 – Luciano Pranzetti, Dante - La Divina Commedia tra Sacra Scrittura, Patristica e Scolastica, tre volumi (Inferno, Purgatorio, Paradiso), Edizione in proprio, aprile 2016, presso l’Autore: lucianopranzetti@alice.it

Nel primo volume: Inferno, a pag. 47, ai versetti sopra riportati, l’Autore accosta i passi seguenti, nel modo che riportiamo:

Considerate la vostra semenza:
 
fatti non foste a viver come bruti,
 
ma per seguir virtute e canoscenza (Inf., vv. 118-120)

L’uomo nell’abbondanza non intende, ma
Simile ai bruti egli scompare 
(Ps. 48, 21)
Conoscere è una funzione più nobile che essere
conosciuti. Infatti, non possono conoscere
che gli esseri superiori 
(San Tommaso d’Aquino, Summa contro i Gentili, III, XXIX, 3)

di Belvecchio

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