Avviene talvolta, nella dinamiche commerciali, che una società decida di assorbire un'altra, non tanto per acquisirne le professionalità e le competenze, quanto piuttosto per eliminare un fastidioso concorrente. Ovviamente, specialmente nella fase in cui sono in corso i colloqui tra le due società, quella che formula l'offerta di fusione afferma l'esatto contrario: ossia che lo scopo dell'acquisizione miri a potenziare il valore del concorrente, fondendo due realtà in modo da non disperdere il patrimonio, le tecnologie, le conoscenze e la clientela di entrambe. In realtà, nel volgere di breve tempo, la fusione si rivela semplicemente un modo per aumentare la posizione dominante della società più forte, facendo scomparire quella più debole. Anche la dirigenza ed i dipendenti, cui inizialmente vengono date garanzie e per i quali si ipotizza il sostanziale mantenimento delle condizioni contrattuali preesistenti, si trovano presto in condizioni di mobilità o addirittura licenziati.
Anche in ambito ecclesiale, a decorrere dal Concilio, pare che la Chiesa Cattolica sia stata oggetto di un'offerta di fusione da parte della società moderna, o quantomeno della parte conciliare della Chiesa stessa. All'inizio, le assicurazioni di valorizzare la plurisecolare esperienza dottrinale, morale, spirituale, liturgica della Chiesa Preconciliare sono servite per non allarmarne il management, consentendo la fusione con la Chiesa Postconciliare, entità recente e senza alcuno skill, ma dotata di ingentissimi capitali messi a disposizione dai suoi azionisti. Gli amministratori della Nuova Chiesa hanno saputo trarre in inganno la buonafede del CdA della Chiesa Cattolica, anche grazie ad un accordo che, per stessa ammissione dei suoi estensori, conteneva volutamente delle espressioni ambigue, interpretabili in senso cattolico da parte di chi doveva accettare la fusione.
Nell'arco di pochi anni il management della Chiesa Cattolica è stato sostituito con nuovi manager fedeli alla Nuova Chiesa; si è potuto addirittura impedire la nomina di Amministratore Delegato ai Consiglieri anziani, adducendo presunti limiti di età. Nel contempo, la formazione dei dirigenti, così come l'assunzione di nuovi dipendenti, hanno di fatto estromesso tutta la dirigenza e le maestranze della società acquisita, cancellandone le peculiarità e sostituendole con professionisti fedeli alla Nuova Chiesa Conciliare. A poco sono valse le proteste dei vecchi dipendenti, fatti oggetto di vero e proprio mobbing, quando non licenziati, costretti alle dimissioni o pensionati anzitempo.
Ma nel grande progetto monopolista anche la Nuova Chiesa Conciliare - che pure manteneva almeno formalmente parte delle finalità della Chiesa Cattolica - doveva esser tolta di mezzo, perché rappresentava comunque un fastidioso concorrente per la Chiesa Ecumenica ed il Nuovo Ordine. Gli Amministratori Delegati ed il Consiglio di Amministrazione della Chiesa Conciliare che si sono avvicendati negli ultimi anni, nonostante i tentativi di adeguamento alle nuove strategie commerciali, la dismissione di reparti ritenuti non produttivi - quali ad esempio le Missioni e le Università Cattoliche - e la riduzione di altri comparti non strategici - Seminari ed Istituti Religiosi - si sono trovati a dover improvvisamente nominare, dopo le inaspettate dimissioni di Benedetto XVI, un liquidatore.
Nonostante la clientela fosse rimasta fedele al brand a dispetto del palese impoverimento dell'offerta, della scarsa qualità dei nuovi prodotti e del fallimento delle strategie di comunicazione e marketing, il bilancio della Nuova Chiesa ha rivelato una voragine incolmabile, determinata dalla sconsiderata amministrazione, dall'abbandono del know-how che aveva determinato il clamoroso successo della Chiesa Cattolica e dalla dispersione di capitali in operazioni fallimentari: tra queste, vanno annoverate le speculazioni ecumeniche e gli investimenti in fondi ad alto rischio quali il dialogo con la Sinagoga, la libertà religiosa, i rapporti con la Massoneria.
Il disastro - paventato da alcuni illustri membri del CdA della Chiesa Cattolica già in seno all'Assemblea dei Soci tenuta a Roma - era evidentemente stato programmato e voluto sin dall'inizio, quale mezzo per condurre alla liquidazione della società, alla dismissione del patrimonio immobiliare, alla vendita dei beni societari ed alla finale chiusura. La Magistratura sta valutando l'opportunità di procedere contro gli AD degli ultimi decenni per il reato di bancarotta fraudolenta.
Con la messa in liquidazione, la società Nuova Chiesa Conciliare, pur continuando a sopravvivere, ha uno scopo diverso da quello per cui fu costituita, ossia non più quello di svolgere un'attività di imprenditrice, ma quello di liquidare i risultati della precedente attività sociale. E con il CdA del Marzo 2013 è stato nominato liquidatore il rag. Jorge Marco Bergoglio, la cui analoga esperienza in Argentina è stata ritenuta, quantomeno dalla maggioranza dei Consiglieri, elemento determinante per la sua designazione.
Quale liquidatore, Bergoglio è tenuto al compimento dei soli atti utili per la liquidazione della società: è quindi normale che egli si astenga dallo svolgimento delle attività proprie del CEO. E stupisce che alcuni analisti continuino a considerare il liquidatore della Nuova Chiesa Conciliare come se dovesse tenere in vita la società, mentre il suo ruolo è esattamente quello di portarla alla cessazione.
Alcune sigle sindacali, tra cui la CCT (Confederazione Cattolici Tradizionalisti), la UCAR (Unione Cattolici Apostolici Romani) e la CGPC (Congregazione Generale Prelati Cattolici) paiono intenzionate a proclamare una mobilitazione per sensibilizzare l'opinione pubblica circa le modalità con cui la liquidazione viene condotta. I ChiBas (Chierici di Base) mettono addirittura in discussione la validità della nomina di Bergoglio a liquidatore della Nuova Chiesa Conciliare.
I mercati hanno risposto con entusiasmo alle iniziative di Bergoglio: il patrimonio della Chiesa Cattolica, a suo tempo confluito nelle casse della Nuova Chiesa, ora verrà smembrato, venduto all'asta o all'incanto; i dipendenti, peraltro ridotti significativamente dopo la fusione, saranno licenziati; alcune società del gruppo - tra cui i Francescani dell'Immacolata - sono già commissariate ed hanno sostanzialmente interrotto ogni attività. Altre società, pur nate da pochi anni ed in ottime condizioni quanto a patrimonio e penetrazione del mercato, verranno parimenti liquidate. La vendita di prodotti di consumo, quali ad esempio la Messa Riformata ed i Sacramenti, sarà attiva fino al termine delle riserve di magazzino. E' comunque già in atto una riconversione della Comunione, estesa anche alle coppie concubinarie a seguito della riformulazione del Matrimonio e dell'introduzione del Divorzio Cattolico, nuovo gadget di cui proprio Bergoglio è testimonial.
La liquidazione della Nuova Chiesa Conciliare - secondo gli operatori delle principali borse - consoliderà ulteriormente l'asset delle realtà concorrenti, tra cui la Setta Protestante, i Neocatecumenali, i Pentecostali e le altre denominazioni ereticali presenti sul mercato.
Terminato il proprio mandato di liquidatore, secondo indiscrezioni, il rag. Bergoglio verrà assunto quale AD della Nuova Religione Mondiale, multinazionale della Massoneria Internazionale. Il suo ruolo, auspicato dai più influenti membri del Gruppo Bildelberg e della Trilaterale, apre nuove ed interessanti prospettive all'instaurazione del regno dell'Anticristo.
...."Dalla prima pagina del giornale":
RispondiEliminaIL BUIO 24ore" !!!!