Dal 25 sl 28 giugno ad Anzère, nelle Alpi svizzere, Mons. Bernard Fellay e i suoi due assistenti, gli abati Pfluger e Nely, si sono riuniti con gli altri due vescovi della Fraternità Sacerdotale S. Pio X, Tissier de Mallerais e de Galarreta, e con tutti i superiori maggiori della Fraternità fondata da Mons. Marcel Lefebvre. Da questo incontro è scaturito un comunicato ufficiale che è immediatamente collegato alle voci che si rincorrono dall'aprile scorso, quando il Superiore generale, il vescovo Fellay, si era incontrato con il Papa e i rumors su di un possibile ritorno della Fraternità ad una piena comunione nella Chiesa Cattolica erano insistenti.
La proposta della Santa Sede, rispetto a quanto veniva prospettato ai tempi di Benedetto XVI, si mostrava essere sostanzialmente senza condizioni di carattere dottrinale: una regolarizzazione canonica della Fraternità in una Prelatura personale internazionale, sul tipo di quella in essere per l'Opus dei. Sebbene si procedesse con tutte le cautele del caso, molte voci, anche dentro la Fraternità, davano per molto probabile la realizzazione dell'accordo, sebbene non imminente. Lo stesso Fellay è senz'altro da annoverare tra quelli propensi ad arrivare alla regolarizzazione. Ma il recente comunicato mostra un raffreddamento della situazione.
Il punto in questione è che, scrive Fellay nel comunicato del 29 giugno, la Fraternità S. Pio X «non è alla ricerca di un riconoscimento canonico prima di ogni cosa», perché si evidenzia una «grande e dolorosa confusione che regna attualmente nella Chiesa, la proclamazione della dottrina cattolica esige la denuncia degli errori penetrati al suo interno, incoraggiati purtroppo da numerosi pastori, fino al Papa stesso». Quindi, la Fraternità «ha un solo desiderio: portare fedelmente il lume della Tradizione bimillenaria che indica la sola strada da seguire in quest’epoca di tenebre in cui il culto dell’uomo si sostituisce al culto di Dio, nella società come nella Chiesa».
Pare di capire che le priorità, secondo gli stati maggiori dei lefebvriani, sono ben altre rispetto a quella di una regolarizzazione canonica, anche se, si legge ancora nel comunicato, «la Fraternità San Pio X ha l’intenzione di raddoppiare gli sforzi per stabilire e diffondere, con i mezzi che le dà la Divina Provvidenza, il regno sociale di Nostro Signore Gesù Cristo». Si potrebbe, forse, leggere in quel “con i mezzi che le dà la Divina Provvidenza”, una sorta di spiraglio che non chiude completamente la porta ad una possibile regolarizzazione, ma è abbastanza chiaro che nel complesso il comunicato può essere interpretato con un “non conviene”. Oppure: “Adesso non ci sono le condizioni”.
D'altra parte nel comunicato si fa un riferimento al fatto che la “restaurazione di ogni cosa in Cristo” (voluta da S. Pio X seguendo ciò che dice S. Paolo), «non potrà realizzarsi senza l’appoggio di un Papa che favorisca concretamente il ritorno alla Santa Tradizione». E allo stesso tempo si assicura che «la Fraternità San Pio X prega e fa penitenza perché il Papa abbia la forza di proclamare integralmente la Fede e la Morale».
E' chiaro che la situazione di confusione che loro vedono nella Chiesa è imputata in gran parte all'azione di Papa Francesco, e quindi non possono che allontanarsi dalle proposte fatte. Perchè, apprende la Bussola da alcune fonti, un eventuale accordo d'emblée non sarebbe mai compreso al loro interno, sopratutto in Usa e in Francia. Sia l'esortazione post-sinodale Amoris laetitia, sia, ad esempio, la questione dei “due papi” e della confusione che si è recentemente creata sul tema, sono macigni ritenuti difficilmente “digeribili” per la Fraternità.
In definitiva, per ora, dell'accordo non se ne fa nulla. E forse un sospiro di sollievo lo tirano anche dentro ai sacri palazzi dove, non è un segreto per nessuno, dalle parti della Congregazione per la Dottrina della Fede non vedevano di buon occhio una sorta di regolarizzazione facile, quasi by-passando le famose questioni dottrinali. I dialoghi continueranno tra Fraternità S. Pio X e la Santa Sede, ma si procede con una rotta “avanti (molto) piano”, che suona tanto come un “to go back”.
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