Il prof. Seifert critica Amoris laetitia: “Si faccia chiarezza”
Amoris laetitia è “sbagliata e (in alcuni casi) anche oggettivamente eretica”. Questa l’opinione del noto filosofo cattolico austriaco Josef Seifert, riportata in un lungo intervento pubblicato su katholisches.info lo scorso 3 agosto.
Caro amico di Giovanni Paolo II e fondatore dell’Accademia Internazionale di Filosofia, Seifert è una delle voci più critiche del testo papale, insieme a quella del filosofo tedesco Robert Spaemann. Nelle 28 pagine di critica il filosofo chiede al Santo Padre di rifiutare anche la “falsa interpretazione e una totale inversione del senso di AL”.
L’errata interpretazione, in particolare, sarebbe quella che apre l’accesso alla Santa Comunione per tutte le coppie cosiddette “irregolari”. Questa interpretazione che, scrive Seifert, è “contraria e assolutamente opposta all’insegnamento tradizionale” della Chiesa, è promossa ai più ai più alti livelli, come, ad esempio, il P. Antonio Spadaro SJ, direttore de La Civiltà Cattolica, e il cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn.
L’arcivescovo austriaco, indicato dal Papa come il più autorevole interprete dell’esortazione, secondo Seifert ha fatto, tra l’altro, “l’incredibile dichiarazione che AL ha completamente eliminato la distinzione tra coppie regolari e irregolari”.
Secondo il filosofo AL non può cambiare nulla della disciplina sacramentale, tuttuavia “ha cercato di cambiare qualcosa dell’ordine sacramentale come conseguenza logica del fatto che la nota 351 ammette alcune coppie alla ricezione dei sacramenti”. La disciplina della Chiesa, scrive Seifert, che vieta di ricevere la Comunione “senza previa conversione, confessione e decisione di cambiare vita”, è basata “sull’immutabile verità radicata nella Rivelazione” ed è parte della “dottrina costante e immutabile della Chiesa” fissata nel Catechismo della Chiesa Cattolica e nel Codice di Diritto Canonico.
Anche il paragrafo 303 dell’esortazione è criticato dal filosofo. Si tratta di quel passaggio in cui pare che l’adulterio, in alcuni casi, possa essere compreso come “la volontà di Dio” e quindi come un “bene possibile” in quel momento. D’altra parte, scrive Seifert, se le coppie di divorziati risposati “possono sapere che il loro atto di adulterio è un grave peccato e nello stesso tempo possono vivere in stato di grazia”, ciò è in contraddizione con la Sacra Scrittura e l’insegnamento della Chiesa.
La dura critica al documento post-sinodale non è stata fatta da Seifert con “l’intenzione di attaccare il Papa, per danneggiarlo o negare la sua legittimità”, ma ritiene che i laici “hanno il dovere – per amore di Dio e del prossimo e di misericordia per tante anime – di criticare i vescovi e anche il Papa se li vediamo allontanarsi dalla Verità o danneggiare le anime. Questo compito è stato riconosciuto dalla Chiesa fin dalla sua origine”. Egli spera che il Papa possa chiarire quei punti che lui ritiene “sbagliati”, e tale dichiarazione, a suo giudizio, è necessario “al fine di evitare una catastrofe spirituale e un sacrilegio senza limiti nel Santuario di Dio e per evitare la totale confusione tra sacerdoti e fedeli”.
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