Lutero:Francesca Pannuti ci aiuta a fare chiarezza.
..."L’opera della Redenzione di Cristo, invece, porta al rinnovamento profondo e completo dell’anima che decide di volgere verso il suo Creatore la sua volontà ferita e indebolita. Gesù, come annuncia nel Vangelo, realizza, con la purificazione dal peccato, una vera e propria nuova Creazione, che rende l’anima immediatamente pura dal peccato, dopo la Confessione, e la trasforma in Lui a poco a poco, “divinizzandola”, attraverso una purificazione profonda che la arricchisce delle qualità divine di bellezza, bontà, giustizia…
L’intervistatrice, dottoressa Francesca Pannuti, ci ha
inviato una sua replica, con la quale intende documentare, con altri
particolari storici e dogmatici, la correttezza della dottrina esposta da Livi.
Riproduciamo qui l’utilissimo scritto della Pannuti.
Il quotidiano online “La Nuova
Bussola Quotidiana” ha pubblicato un’intervista di Francesca Pannuti a
monsignor Antonio Livi sul tema dei “dialogo” tra cattolici e luterani. Ecco
qui il link per leggere il testo dell’intervista: http://www.lanuovabq.it/it/articoli-la-giustificazionelutero-il-sinodosulla-famiglia-16822.htm
Successivamente, un lettore luterano ha inviato a “La
Nuova Bussola Quotidiana” una vibrante protesta, alla quale rispondono il
direttore del quotidiano online, dottor Riccardo Cascioli, e lo
stesso monsignor Livi; ecco qui il link per leggere la protesta e la replica:
Dal momento che sono stata io ad
aver proposto al prof. mons. Livi l’intervista sul tema della giustificazione,
sapendo bene come la pensava e conoscendo l’argomento, e ad averla eseguita e
firmata, intendo rispondere di essa in prima persona.
Per me non sono in discussione né il rispetto per le
persone, in quanto tutte create da Dio, né quello per la sensibilità religiosa
di alcuno. Il medesimo riguardo non è dovuto, invece, all’errore, il quale è
stato, in questa occasione, denunciato correttamente, con l’intento di porre un
ineludibile servizio. Ricordo che l’inganno può essere gradito da chi lo
diffonde, ma non certo da chi ne è vittima… Pertanto, costui merita di esserne
liberato con la verità che viene ripresentata nel suo fulgore. Proprio sulla
base di questi principi imprescindibili per ogni essere umano, faccio appello
al sig. Alessandro, il quale si è permesso, invece, di scrivere giudizi
ingiusti ed offensivi, nonostante che i toni usati dal Professore e da me nell’intervista
fossero di ben altra specie. Oltre a ciò, non si è adempiuto all’onere della
prova, a mio avviso necessario, quando si manifesta un’opinione discordante.
Chiedo anche che esperienza ha lo scrivente dei preti di
campagna cattolici? Certe affermazioni del Professore, a parere del sig.
Alessandro, infatti, sarebbero da valutarsi come «calunnietta da preti di
campagna di dubbia onestà intellettuale alla peggio, o di infinita ignoranza
alla meglio». Quelli che elegantemente il prof. mons. Livi chiama “carinerie”,
io li chiamo insulti, ai quali non rispondo, ma che ritengo che non vadano
passati sotto silenzio, perché toccano realtà per me sacre. Qualunque
sacerdote, invero, è quell’alter Christus, che, con le mani unte, fa scendere
Dio dal cielo. Chi ha risposto alle mie domande, poi, è figura di alto profilo
morale e professionale e, con i Suoi scritti di carattere filosofico e
teologico, rappresenta una grande luce sia per il mondo cattolico che per il
mondo protestante, come per l’uomo sinceramente desideroso di conoscere la
verità. A ciò si aggiunge che le asserzioni del prof. mons. Livi sono
ampiamente argomentate. Nell’intervista non è stato, per di più, affermato che
Lutero sia «uno che abbia predicato di peccare di più a dimostrazione di una
maggiore grazia salvifica» come sostiene il sig. Alessandro, bensì «dice
Lutero, “pecca fortemente, ma credi ancor più fortemente” (“pecca fortiter, sed
crede fortius”), ovvero quanto più l’uomo continua a peccare tanto più dimostra
la propria assoluta fiducia nei meriti di Cristo, che hanno il potere divino di
salvare indipendentemente dal libero arbitrio del credente». Il significato
evidentemente non è il medesimo. In questo caso si afferma, con riferimenti
precisi alla dottrina di Lutero, che non ci è consentito mutare, che è l’uomo
che, peccando, dimostra vieppiù fiducia nei meriti di Cristo, che lo salverebbe
anche senza il consenso del libero arbitrio, e non invece, come dicono le
parole dello scrivente, che il peccare dimostri maggiore grazia salvifica.
Lutero, infatti asserisce: «in questa vita il peccato aderisce sempre alla
carne. Dio purga in noi questo peccato che però rimane. Non che il peccato sia
assente (come dicono i sofisti che bisogna agire bene, finché non abbiamo in
noi coscienza di non avere alcun peccato); il peccato è presente, ma Dio lo
ignora» (W XL, 1, 233, 24-27; 31-234; 12-13. Ci si riferisce all’edizione
critica di Weimar); «dobbiamo assolutamente porre come certo che noi siamo in
grazia, che noi piacciamo a Dio a causa di Cristo, che noi abbiamo lo Spirito
santo» (W XL, 1, 575, 32, 33). Il che significa appunto che Lutero considera
ammissibile la coesistenza della grazia con il peccato, nell’anima. Prego il
sig. Alessandro di verificare.
L’opera della Redenzione di Cristo, invece, porta al
rinnovamento profondo e completo dell’anima che decide di volgere verso il suo
Creatore la sua volontà ferita e indebolita. Gesù, come annuncia nel Vangelo,
realizza, con la purificazione dal peccato, una vera e propria nuova Creazione,
che rende l’anima immediatamente pura dal peccato, dopo la Confessione, e la
trasforma in Lui a poco a poco, “divinizzandola”, attraverso una purificazione
profonda che la arricchisce delle qualità divine di bellezza, bontà, giustizia…
Ecco, dunque, l’esaltante obiettivo della nostra vita cristiana, che occorre
tornare a riproporre: una ritrovata sintonia tra due volontà, quella umana e
quella divina, che tornano ad amarsi, per ricuperare un’intimità che giunga,
nella libertà, alla suprema realizzazione dell’umano nel divino, come afferma
Garrigou-Lagrange, alla «trasformazione completa nell’Amato (in virtù del
“matrimonio spirituale” e dell’“unione trasformante”, in coloro che li raggiungono):
le due parti si scambiano totale possesso l’una dell’altra per mezzo
dell’unione d’amore consumato nella misura possibile sulla terra; l’anima ne
diviene divina e Dio per partecipazione, per quel tanto che lo permette questa
vita». Ma ciò è possibile solo nella completa libertà di entrambe le volontà.
Nella verità
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