ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 21 agosto 2016

Mamma ho perso il PIN


Sulla Chiesa-bancomat, il sentimentalismo ottuso e un bel libro in onore di Biffi

    La signora è veramente contenta, direi raggiante. Ci fa sapere che sua figlia presto si sposerà.
Complimenti e auguri!
Ma la signora ha voglia di raccontare. Dice che il futuro marito non sarà quello di cui ci ha parlato una volta, tempo fa. No, quella storia è finita. La figlia sposerà un altro, con il quale convive da tempo, come del resto aveva convissuto con l’altro.
Complimenti e auguri!
Ma il racconto non è terminato. La sposa indosserà un bellissimo vestito bianco, naturalmente. Il suo sogno di sempre. «È costato un po’, ma se non si fa una pazzia in questi casi, quando la si può fare?»
Complimenti e auguri!
«Ma la location… Ah, la location! Davvero fantastica. In mezzo alla natura, e davanti alla distesa del mare. Un posto incantevole. Con una carica mistica, verrebbe da dire».
Complimenti e auguri!
«E poi, e poi… C’era quel problema: la cresima. Mia figlia non l’aveva mai ricevuta, quindi non avrebbe potuto sposarsi con il rito religioso. Ma tutto si è risolto per il meglio».
Complimenti e auguri!
«Sì, mia figlia aveva quel problema, un po’ assurdo, a dire il vero: niente cresima, niente matrimonio religioso. Ma dove siamo rimasti? Però poi abbiamo conosciuto quel prete: tanto bravo, tanto misericordioso! Ha detto: ci penso io. E in poco tempo le ha dato la cresima. Non è meraviglioso?»
Complimenti e auguri!
«Un prete che ha capito l’esigenza di mia figlia: non è stato fiscale, ma veramente buono e accogliente. Un prete cattolico incontrato quasi per caso. Una bellissima persona».
Complimenti e auguri!
La signora se ne va, felicissima, e noi siamo felici per lei e la figlia.
E ora qualche pensierino a margine.
Sorvoliamo sulle convivenze plurime, l’abito bianco e l’importanza data al posto (anzi, scusate, la location) dal significato «mistico». E veniamo a quella cresima amministrata «in poco tempo», giusto per avere il via libera verso il matrimonio religioso.
Bella questa Chiesa cattolica – bancomat, non è vero? Che fare se nel mio itinerario umano, generalmente del tutto alieno da contenuti religiosi, nasce un’esigenza che richiede una risposta da parte della Chiesa? Semplice: basta cercare il prete giusto, ovvero «buono» e «accogliente»,  premere il pulsante e in quattro e quattr’otto ecco il sacramento richiesto.
La Chiesa – bancomat è ovviamente quella preferita da chi, in genere, della Chiesa e dei sacramenti non avverte alcun bisogno. È tanto comoda! Essendo al passo con i tempi, è una Chiesa che ha capito benissimo una cosa: l’esigenza religiosa, se e quando si manifesta, attiene non alla fede e alla ragione, ma al sentimento, anzi al sentimentalismo. Riguarda il benessere psicofisico, non la salvezza. Fa parte, in poche parole, della location. Tutto il resto è solo intralcio.
L’altra Chiesa, quella che invece pretende di assegnare un significato preciso a ogni scelta e ad ogni gesto, quella che raccomanda la coerenza e perfino (orrore!) il sacrificio, è quindi vissuta come un intralcio, un anacronismo, un residuo del passato.
Meno male che c’è sempre qualche prete «buono e accogliente». Potremmo anche dire accomodante, ma la parola non suona bene. Diciamo un prete che ha capito come vanno le cose in questo mondo sentimentale. Che fa rima con superficiale.
Se incontri un prete così, ministro della Chiesa-bancomat, allora puoi veramente dirti fortunato. Altrimenti è una gran seccatura. Magari ti tocca pure andare al catechismo!
Se fossi un uomo generoso e paziente, avrei chiesto alla signora: «Scusi tanto, ma per lei che cos’è la Chiesa? Qualcosa che riguarda la Verità o un problema di location? E chi è Dio? E Gesù?».
Purtroppo non sono né generoso né paziente. Al contrario, più invecchio più divento impaziente e, temo, sempre meno generoso. Così in certi casi mi limito a fare i complimenti e gli auguri e poi me ne vado meditabondo.
Però la Provvidenza non si stanca di farmi incontrare, sotto forma di persone e di libri, esempi che mi lasciano senza fiato per la Verità che esprimono.
È il caso di Ubi fides ibi libertas (Cantagalli), libro che raccoglie scritti in  onore del cardinale Giacomo Biffi (1928 – 2015), quel grande prete ambrosiano che divenne arcivescovo di Bologna. Nel testo, che ha per titolo il motto del cardinale, c’è una paginetta che Biffi scrisse nel 1972 per il bollettino della parrocchia Sant’Andrea di Milano: I fondamenti dell’esistenza, un piccolo tesoro sulla relazione stretta e irrinunciabile fra Dio, Gesù e la Chiesa.
Dice così: «Nel progetto predisposto da Dio per la salvezza degli uomini, ci sono tre pilastri che reggono tutto l’edificio della nostra esistenza. Se essi cedono, il crollo di tutti i valori è immancabile. Sono anche le verità che è indispensabile accogliere, se ci si vuol chiamare cristiani. Queste verità sono: Dio, nostro Padre e amico; Gesù Cristo, inviato e Figlio di Dio; la Chiesa, come popolo dei salvati e comunità di coloro che sono in attesa del regno di Dio. Queste tre verità sono tra loro così legate che se una si smarrisce, o presto o tardi anche le altre si perdono. La storia di questi ultimi secoli lo dimostra . Quattro secoli fa per la prima volta in Europa si mise in discussione l’idea di Chiesa, pur conservando una profonda fede in Cristo, Dio e salvatore. Dopo qualche secolo, però, dove si era persa l’idea di Chiesa, si finì per scoronare Cristo della sua divinità e pensarlo come un puro uomo, sia pure grande e geniale. E divenne un luogo comune pensare a lui solo come al “primo socialista”, a un liberatore degli oppressi, a un predicatore di giustizia terrestre. Affascinanti idiozie: se Gesù non fosse veramente il Figlio di Dio, sarebbe solo un esaltato e un uomo fallito. Corrosa la fede in Cristo, anche l’idea di Dio, che sembra vivissima, a poco a poco cominciava a sbiadire. E, per la prima volta nella storia, fece la sua comparsa l’ateismo di massa».
«Sembrò in principio che anche senza l’idea di Dio si potessero salvare gli ideali umani di giustizia e di moralità. Qualcuno, più intelligente, vide invece dove si andava a finire: “Se Dio non esiste, tutto è lecito”, dice un personaggio di Dostojevski e arriva a giustificare l’omicidio. Oggi ce ne stiamo convincendo a nostre spese. Questa società presuntuosa, che ha demolito i suoi fondamenti, non riesce più a stare in piedi: niente sembra avere significato, nessun valore sembra sostenersi. Siamo di fronte a un mondo senza senso, che si avvia inesorabilmente alla disperazione».
«Naturalmente alla disperazione noi non arriviamo, perché a noi è stata data una grande speranza e ogni celebrazione pasquale ce ne ripropone il motivo e ce ne ridona la freschezza e la vitalità. Purché restiamo ben consapevoli dei tre “pilastri” e della loro necessaria concatenazione: non si riesce a salvare un’esistenza umana degna di questo nome senza la fede in Dio; non si riesce a credere in Dio che ci è Padre e non ci abbandona, senza la contemplazione di Gesù crocifisso e risorto, nel quale l’amore di Dio si è rivelato; non si arriva a conoscere veramente chi è Gesù, se non ci si mantiene nella Chiesa, “colonna  fondamentale della verità”, “sposa senza macchia e senza ruga”, come dice san Paolo. Coi fondamenti della nostra esistenza non si può scherzare: chi ci verrà a tirar fuori dalle macerie dei nostri pretenziosi castelli?».
Ecco qua. Aggiungo due brevissime riflessioni. La prima è che, in mezzo a tutta l’ammirazione che sta venendo fuori per Lutero in occasione dell’anniversario della Riforma, il sottoscritto è molto contento di essere cattolico. La seconda è che forse oggi, a differenza di come la vedeva Biffi, la mancanza di fondamenti ci sta lasciando in sorte non tanto la disperazione (sentimento che presuppone comunque una domanda di senso), quanto un’ottusa inconsapevolezza, quel sentimentalismo condito di edonismo che si preoccupa del contorno, dell’apparenza, della location, e non della sostanza e dei perché.
Se fossi generoso, girerei dunque con il libro di Biffi per donarlo a tutti gli ottusi sentimentalisti che incontro. Invece sto diventando un vecchio barbogio, e il libro di Biffi me lo tengo stretto.
Per fortuna c’è mia moglie, Santa Subito, che fa anche la mia parte.
Fine dei pensierini.
Ancora tanti complimenti e auguri.
Aldo Maria Valli

2 commenti:

  1. E siccome al peggio non c'è fine c'è anche caso che quel prete à la carte, tanto accogliente-buono-e-misericordioso, potremmo anche ritrovarcelo nominato vescovo alla spiccetta.

    Giusto per insegnare dalla cattedra a tutti i fedeli come si fa ad essere dei veri accoglienti-buoni-e-misericordiosi à la carte.

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  2. Jade

    questo scritto?: "Un peu de soleil dans l'eau froide" ,parafrasando, ma solo il titolo, di un libro degli anni'60.

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