ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 5 agosto 2016

Per distruggere la Chiesa ne basta uno..?


Come ti distruggo la Chiesa con nonchalance


 (OVVERO NIENTE FATWA DEGLI EUCLIDEI SULLA TESTA LOBACEVSKIJ)

«Il fondamentalismo è una malattia che c’è in tutte le religioni»
(J. M. Bergoglio, Vescovo di Roma)

Porto una “chin curtain”. Se fosse rosso carota sembrerei Paddy, l’irlandese qualunque. De facto si può dire che è una barba islamica. Non per nulla il mio parroco mi ha sfottuto per anni con un ridacchiato «sei un talebano cattolico”. Come se potesse esistere. Certo, se fossi un buon cattolico sarei un fondamentalista cattolico, in fondo, fondamentalista è solo colui che si rifà ai fondamenti:
un fondamentalista matematico si rifà ad Euclide, la cui rigorosa teoria geometrica, gli “Elementi”, si basa su presupposti dogmatici (il punto non ha dimensioni, la retta è infinita e composta da infiniti punti, e perfino il segmento, che è finito, è composto da punti infiniti, e via discorrendo). Non per questo un euclideo anche solo abborracciato se ne va in giro a sgozzare o tirar pistolettate ai seguaci di Nikolai Lobacevskij (1792 – 1856). Il fondamentalismo religioso è l’atteggiamento di purificazione della fede tramite il ritorno ai principi fondanti la religione data. Se, nella fattispecie, prendessimo in esame la religione ebraica nella sua compiutezza messianica, e cioè il cattolicesimo, bene, i fondamenti cattolici sono Gesù e il suo Vangelo, soprattutto. Mi sento di affermare con certezza pressoché totale che Gesù Cristo è assolutamente fondamentalista riguardo a se stesso. Perciò, non è un male in sé essere fondamentalista. Un fondamentalista cattolico segue il Vangelo, ad esempio Santa Teresa di Calcutta. Male è se i fondamenti sono malvagi. O quantomeno mal posti.
Ora, aveva torto il mio parroco, che chiameremo qui “Benvoglio”, a chiamarmi talebano, intendendo quel termine come dispregiativo, per poi sostenere in un’omelia che sono santi anche i mussulmani. Un ragionamento che difetta di logica. Piaccia o no, il nostro universo funziona ancora, per ora, secondo rapporti causa effetto. Avrebbe fatto meglio a chiamarmi scemo, o ritardato. Termini che, tuttavia, nella nuova dittatura culturale benpensante in cui la sodomia è un diritto, sono diventati il culmine della bassezza morale: dire ritardato di un ritardato, e cioè dire la verità, non licet. In effetti un po’ ritardato lo sono. Vedo ogni mattina allo specchio una barba islamica e non mi è venuto in mente di spacciarmi per imam (cosa ben fattibile dato che in Egitto mi hanno più volte trattato come tale),per predicare una geremiade in chiesa. Avrei potuto magari, una volta tanto, rischiare di dire qualcosa di cattolico ai fedeli. Così, al mio posto ci sono andati dei maomettani veri per predicare a pochi gonzi cattolici o sedicenti tali: «Allah, dacci la vittoria sui miscredenti». Tanto per loro è arabo. Ma chi l’avrebbe mai detto che oggi, come in un famoso film dell’indimenticabile Peter Sellers, «Oltre il giardino», sembrar scemi sarebbe potuto diventare un traguardo? Se è così confermatemelo, perché ho una certa predisposizione naturale e potrei diventare ministro degli esteri o magari, che ne so, cardinale. A me sembra che noi cattolici siamo diventati una manica di ritardati. Allora vorrei fare una proposta: chi pensa ancora di essere un cattolico ortodosso (è una pena doverlo precisare) faccia lo sforzo di andare in parrocchia, alla Messa novus ordo, e poi in sacrestia o in canonica o in oratorio, e rompa le scatole. Se i preti fanno i finti tonti, facciamogli capire che lo sappiamo. Se sono tonti, facciamogli capire che con gli islamici in chiesa e i cattolici a casa hanno perso. Hanno fallito. Con garbata serenità d’animo e pacatezza nel parlare,rompiamo le palle. Io non credo che siano tonti, più facile che siano stati riprogrammati cerebralmente da un’entità soprannaturale extraterrestre. In ogni caso facciamo in modo che sappiano che, anche se a volte esageriamo col rum, siamo irriducibili alla Religione Unica Mondiale.
Ma, forse, il problema maggiormente diffuso non è di natura teologica, forse, ho sbagliato a credere che fosse un problema di interpretazione delle Scritture, che fossero sic et simpliciter eretici modernisti. Intendiamoci, penso ancora che siano sostanzialmente eretici. Ma non sono dei semplici eretici, la causa prima in gran parte dei casi è un difetto di logica. La quota restante è giustificabile con la piena e deliberata adesione al male, al progetto del principe di questo mondo, in cambio delle solite cose: qualche soldo, un po’ di porpora, qualche sollazzo sodomitico.
Circola da molti anni una battuta irriverente (e un po’ blasfema), della quale mai come oggi percepiamo l’amara verità: «Ci sono tre cose che non sa nemmeno lo Spirito Santo: 1. quanti soldi hanno i Salesiani, 2. cosa dicono i Gesuiti, 3. e quanti cavolo di ordini di suore esistono». Ora, all’attenzione mondiale si pone la domanda: cosa dice El Jesuita? Una volta le sparate stucchevoli le facevano i filosofi come Nietzsche: «Dio è morto». Il mio parroco Benvoglio solo domenica ha avanzato dei dubbi sul fatto che Dio risponda alle nostre domande. Ovvio, come il filosofo, ma molto meno originale, perfino Bergoglio aveva appena detto: «Dov’è Dio davanti a tutta questa violenza?». La domanda è retorica, la conclusione è la stessa: Dio è morto. Possibile che il custode della cristianità non sappia quello che dice?Che sia finito sul Soglio di Pietro come un rimbalzo impazzito di una palla da flipper? Già, ci sono i bambini che soffrono. Brutta storia. Per la verità ci sono bambini che muoiono. Quindi è una giustificazione buona per ammettere anche solo un sacerdote voltairiano credente in un dio fallace, debole, volgare ed incompetente? Un dio sadico che non vieta la morte dei bambini? Chance Giardiniere, il personaggio interpretato da Peter Sellers, ad una domanda del genere avrebbe serenamente risposto: «me ne rendo conto». E forse sarebbe la risposta migliore da dare a queste perle di insipienza teologica. Ergo, rendiamoci bene conto che un qualsiasi imam non ha nessuno di questi dubbi, euclideo o meno, carissimi ecuminestronisti, egli sa che il fuoco scotta perché così vuole Allah, e se l’avesse voluto freddo, tale sarebbe. 
D’altra parte di che preoccuparsi? L'islam non è terrorista, Dio non è cattolico. Che rimane, dunque,  di cattolico all’Occidente? Le industrie che recuperano materie prime terzomondiali, le case farmaceutiche non abortiste, i fabbricanti d’armi e quattro farisei duri di cuore, fondamentalisti col cervello rattoppato, da chiudere nelle riserve indiane della Messa in latino – in effetti, pensandoci, la mia barba è anche amish, altra riserva antropologica. Poi? Ah già, i violenti. Cattolicissimi. Sappiate che secondo la logica vaticana, se un ragazzino islamico decapita un sacerdote in chiesa al grido «Allahu Akbar!» è un povero disagiato bullizzato dai coetanei razzisti bianchi cattofarisei e la religione non c’entra un fico. Indagando bene potrebbero essere imputabili certi produttori di mannaie assetati di soldi. Lo dice Bergoglio, sofista di prim’ordine, non c’è che dire, il quale ad un’ulteriore domanda, circa le iniziative possibili per contrastare il fenomeno, ha risposto: «il terrorismo cresce anche quando non c'è un'altra opzione in un mondo che mette al centro dell'economia il dio denaro e non la persona, l'uomo e la donna. Questo è già il primo terrorismo, un terrorismo di base contro tutta l'umanità. Pensiamoci». Gli islamici ucciderebbero i cristiani a causa del loro cattivo rapporto col denaro. Quasi una liberazione dalla schiavitù dello sterco del diavolo.
Se invece un battezzato, con ogni eventualità non praticante, commette un comune omicidio è altamente probabile che la causa sia connessa all’odio religioso: «A me non piace parlare di violenza islamica. Tutti i giorni sfoglio i giornali e vedo violenze. In Italia, uno uccide la fidanzata, un altro la suocera. E questi sono cattolici battezzati, sono violenti cattolici. Se parlo di violenza islamica devo parlare anche di violenza cattolica». «Ma non tutti gli islamici sono violenti, non tutti i cattolici lo sono, non facciamo una macedonia. Una cosa è vera: in quasi tutte le religioni c'è sempre un piccolo gruppetto fondamentalista. Noi ne abbiamo. Il fondamentalismo arriva a uccidere e può farlo con la lingua, la chiacchiera (come dice l'apostolo Giacomo) o con il coltello. Ma non credo sia giusto identificare l'islam con la violenza. Non è giusto e non è vero». Ora, per quanto mi sia fatto la convinzione che non sia possibile esser buoni ed allo stesso tempo equilibrati, sono convinto che quei giovani rei di fondamentalismo secondo Mario Bergoglio, il grande accusatore dei cattolici, in quanto tali non daranno mai vita, grazie a Dio, un gruppo terroristico tipo IRA (Irriducibili Ragionevolmente Arrabbiati) per farlo fuori a causa della sistematica demolizione della Chiesa per la creazione di un futuro in cui non licet esse catholicos. Ciò anche se il vescovo di Roma predica a braccio male e razzola peggio, e la macedonia la fa e come, quando riduce il terrorismo islamico ad una sorta di faida camorristica locale. Sarebbe come definire la Grande Guerra un banale regolamento di conti mafioso per uno sgarro al picciotto del Kaiser. Invece, un fatto oggettivo è che, come tutti i sacerdoti sono Leviti, ma non tutti i Leviti sono sacerdoti, non tutti gli islamici sono terroristi, ma tutti i terroristi sono islamici. «E questo è un fatto. Fatti Ercùle, fatti!» diceva l’ispettore Clouseau, altro personaggio tragicomico di Sellers in «Uno sparo nel buio». Tuttavia, non posso nemmeno dimenticare la sentenza dell’ispettore capo Dreyfus, interpretato da Herbert Lom: «Dammi dieci uomini come Clouseau e io ti distruggo il mondo». Per distruggere la Chiesa ne basta uno. 
Brutto segno non voler vedere l’evidenza dei fatti per rifugiarsi in motivazioni ideologiche preconfezionate. Così come «Brutta copia della bontà […] è la remissività o ripugnanza a crear contrasti» (G.K. Chesterton, La Saggezza di Padre Brown). Esser remissivi non significa esser buoni, significa essere tonti o conniventi – e la botanica non c’entra. Se solo fosse Papa padre Brown, forse liquiderebbe chi la pensa come Nietzsche con una battuta: «Dio è morto? Per ora è morto solo Nietzsche». Così i fedeli non dovrebbero liquidare il vescovo di Roma così: «Dov’è Dio davanti a tutta questa violenza? Dov’è il Papa, davanti a tutta questa violenza!».
di Matteo Donadoni
http://www.campariedemaistre.com/2016/08/come-ti-distruggo-la-chiesa-con.html

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