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venerdì 16 settembre 2016

“Bizzarra nel processo e nella sostanza”

Commenti dagli Stati Uniti dopo la lettera del Papa ai vescovi argentini

papa-luteraniDopo la lettera che il Papa ha inviato ai vescovi di Buenos Aires a proposito della interpretazione del capitolo VIII di Amoris laetitia (vedi QUI), alcuni commentatori hanno mostrato le loro perplessità rispetto alla situazione che si è venuta a creare. Per alcuni il dibattito è finalmente concluso, per altri la nebbia si infittisce ed è tutt’altro che scomparsa.
Due autorevoli commentatori statunitensi, Robert Royal, redattore capo di Catholic Thing, e Elliot Milco, vicedirettore di First Thing, hanno mostrato la loro perplessità in due articoli intitolati rispettivamente “Una bizzarra mossa papale” e “La risposta adeguata alla lettera argentina di Francesco”.
Come sappiamo i criteri redatti dai vescovi argentini, criteri che secondo alcune voci sarebbero ancora in via di definizione, prevedono che, in alcuni casi, cattolici che sono stati validamente sposati, hanno divorziato e si sono risposati, possono ricevere l’assoluzione sacramentale e quindi accedere alla Santa Eucaristia senza praticare o risolversi a praticare l’astensione dai rapporti sessuali. Questo seguendo la logica della discussa nota 329 di Amoris laetitia in cui, citando un po’ fuori contesto Gaudium et Spes n.51, si dice che, quando la continenza è praticata con la seconda moglie, «la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli» (per una breve discussione sulle note del cap. VIII di AL vedi QUI). Il tutto nell’orizzonte dell’integrazione in un processo di discernimento caso per caso.
«La Chiesa insegna e ha sempre insegnato», scrive Elliot Milco su First Thing, «da S.Paolo al Concilio di Trento e oltre, che la grazia rafforza e ci libera dalle catene del peccato, e che, mentre non potremo mai, nella vita presente, essere perfettamente liberi dall’inclinazione di fare il male, è possibile attraverso la grazia osservare i comandamenti. (…) Il vero problema con i criteri dei vescovi argentini [nel caso specifico sopraricordato, ndr] è la deviazione da questo principio grande e fondamentale: che la grazia veramente santifica e libera, e che i battezzati sono sempre liberi di adempiere alla legge morale, anche se non riescono a farlo.»
«Più grave ancora, sostiene Milco, è lo scandalo e la confusione che l’insegnamento di Francesco su questo tema porterà nella prassi pastorale a livello parrocchiale, legittimando il lassismo nel clero poco formato, creando miti e mezze verità circa l’approccio cattolico alla legge morale, e la formazione di un sempre maggior numero di laici cattolici che non capiscono che il matrimonio sacramentale è indissolubile».
Robert Royal dice che, dopo la lettera del Papa ai vescovi argentini, finalmente “sappiamo”, anche se, in realtà, “sapevamo anche prima”. «Dopo la pubblicazione di Amoris laetitia, scrive il redattore capo di Catholic Thing, i cattolici, anzi il mondo intero, sono stati coinvolti in tumultuose e infruttuose speculazioni sul fatto che le cose fossero cambiate o no. Anche la famigerata nota 351 di Amoris laetitia, per tutte le preoccupazioni che ha causato nei cattolici tradizionali, non riusciva a dire ciò che il Papa, evidentemente, pensava. La perplessità era comprensibile. Ha mai un Papa cambiato qualcosa di tale importanza tramite note confuse, e ora tramite una lettera privata a un gruppo di vescovi regionali?»
La situazione, dice Royal, appare “bizzarra nel processo e nella sostanza”. Un Papa che ci ha abituato ad essere particolarmente deciso, capace di gesti molto forti, sembra, invece, che sul tema del matrimonio e della famiglia voglia evitare di dare “una risposta semplicistica”, preferendo reiterare il concetto di accompagnamento e discernimento, “parole che non hanno limiti chiari”. Aprendo così al rischio di un continuo caso specifico e caricando sulle spalle dei pastori e, soprattutto, dei sacerdoti una valutazione difficilissima. Perché, di fatto, in certi casi, è stato tolto il riferimento di confronto, l’elemento di riferimento, cioè l’impegno a vivere come fratello e sorella, che permetteva al sacerdote di avere un riscontro oggettivo della situazione in foro interno.
«In effetti, conclude Royal, i cattolici hanno un nuovo insegnamento ormai, non solo sui divorziati risposati. Abbiamo una nuova visione dell’Eucaristia». Questo, scrive, anche in riferimento alle parole che il Papa pronunciò a Roma nel novembre scorso incontrando la comunità luterana a proposito dell’intercomunione (vedi QUI).

Pubblicato il
  in sinodo2015.

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