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giovedì 15 settembre 2016

Cupio serviendi


WEIGEL: I VESCOVI USA SONO CONFESSORI, NON CULTURE WARRIORS.

Culture warriors, guerrieri culturali, per identificare chi si oppone alla cultura dominante in materia, per esempio, di aborto o di eutanasia o di matrimonio fra uomo e donna, è diventato un insulto, nella Chiesa di oggi. Impugnato all’interno della Chiesa da chi magari fino a qualche tempo fa era un paladino dei valori non negoziabili e adesso parla solo di migranti e misericordie varie. Ma tant’è…gli esseri umani non sono molto cambiati negli ultimi diecimila anni, comprese alcune caratteristiche quali il cupio serviendi.
L’accusa, o il rimprovero, viene brandito in particolare contro i vescovi USA, che nella loro maggioranza appoggiano battaglie pro-vita (il loro presidente è stato fotografato mentre recitava il rosario davanti a una clinica abortista, chissà che succederebbe se lo sapesse mons. Galantino…).
A questo proposito ho letto ieri, e ve lo passo volentieri un articolodello scrittore americano Georg Weigel, grande biografo di san Giovanni Paolo II. Ecco l’articolo in originale, di cui ho tradotto alcuni passi.
weigel
Weigel prende spunto da una massiccia opera storica di Francis Parkman sugli Stati Uniti, pubblicata alla fine del XIX secolo, e apprezza il suo “acuto insight nel futuro…la sua prosa è un po’ vecchio stile, ma il messaggio è esattamente contemporaneo nella stagione elettorale”.
In particolare Weigel sottolinea questa frase: “(Gli americani)..sono diventati una nazione che può sfidare ogni nemico, a parte il più pericoloso dei nemici, se stessa, destinata a un futuro maestoso se eviterà gli eccessi e le perversioni dei principi che l’hanno fatta grande…”.
A questo punto Weigel entra nel tema che ci interessa: “Per alcuni anni ormai vescovi cattolici coraggiosi hanno affrontato una sfida simile: evitare una ‘perversione dei principi’ su cui riposa la democrazia americana”. Nel fare ciò, continua Weigel, questi vescovi hanno seguito la chiamata del Vaticano Secondo. “Il loro è stato un reale servizio pubblico, nello sfidare i cattolici a dare al Paese una nuova nascita di libertà rettamente compresa”, compresa la dignità della persona umana.
“Per le loro fatiche questi vescovi ora sono derisi in alcuni ambienti come ‘culture warriors’. E’ un titolo che Sant’Agostino, San Carlo Borromeo e San Giovanni Paolo II (quando era arcivescovo a Cracovia) avrebbero visto come una descrizione adeguata delle loro responsabilità nel momento in cui fronteggiavano aggressioni culturali di vario tipo. Ma il termine giusto per i vescovi americani che hanno lanciato una sfida simile a quella di Francis Parkman è un altro, che potrebbe essere applicato ad Agostino, Borromeo e Wojtyla: ‘confessori’, un sinonimo per difensori della fede”.
Marco Tosatti

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