Francesco: la misura è colma!
Francesco ha infine trovato la tiara pontificia che gli si addice (1)
«Ed a rompere senza più gl’indugi Ci spinge anzitutto il fatto, che i fautori dell’errore
già non sono ormai da ricercarsi fra i nemici dichiarati;
ma, ciò che dà somma pena e timore, si celano nel seno stesso della Chiesa,
tanto più perniciosi quanto meno sono in vista.
Alludiamo, o Venerabili Fratelli, a molti del laicato cattolico e, ciò ch’è più deplorevole, a non pochi dello stesso ceto sacerdotale,
i quali, sotto finta di amore per la Chiesa, scevri d’ogni solido presidio di filosofico e teologico sapere,
tutti anzi penetrati delle velenose dottrine dei nemici della Chiesa,
si dànno, senza ritegno di sorta, per riformatori della Chiesa medesima;
[…]
Per verità non si allontana dal vero chi li ritenga fra i nemici della Chiesa i più dannosi.
Imperocché, come già abbiam detto, i lor consigli di distruzione non li agitano costoro al di fuori della Chiesa, ma dentro di essa;
ond’è che il pericolo si appiatta quasi nelle vene stesse e nelle viscere di lei,
con rovina tanto più certa, quanto essi la conoscono più addentro.
Di più, non pongono già la scure ai rami od ai germogli;
ma alla radice medesima, cioè alla fede ed alle fibre di lei più profonde.» (2)
(San Pio X, Enciclica Pascendi, 1907, 2-3)
già non sono ormai da ricercarsi fra i nemici dichiarati;
ma, ciò che dà somma pena e timore, si celano nel seno stesso della Chiesa,
tanto più perniciosi quanto meno sono in vista.
Alludiamo, o Venerabili Fratelli, a molti del laicato cattolico e, ciò ch’è più deplorevole, a non pochi dello stesso ceto sacerdotale,
i quali, sotto finta di amore per la Chiesa, scevri d’ogni solido presidio di filosofico e teologico sapere,
tutti anzi penetrati delle velenose dottrine dei nemici della Chiesa,
si dànno, senza ritegno di sorta, per riformatori della Chiesa medesima;
[…]
Per verità non si allontana dal vero chi li ritenga fra i nemici della Chiesa i più dannosi.
Imperocché, come già abbiam detto, i lor consigli di distruzione non li agitano costoro al di fuori della Chiesa, ma dentro di essa;
ond’è che il pericolo si appiatta quasi nelle vene stesse e nelle viscere di lei,
con rovina tanto più certa, quanto essi la conoscono più addentro.
Di più, non pongono già la scure ai rami od ai germogli;
ma alla radice medesima, cioè alla fede ed alle fibre di lei più profonde.» (2)
(San Pio X, Enciclica Pascendi, 1907, 2-3)
Tavola delle materie
Introduzione.
1. L’omosessualismo non più condannato, ma «integrato».
2. Il laicismo va nel senso della «Storia».
3. Chiesa e Sinagoga, una pari dignità.
4. Eresie caratterizzate.
5. Amoris laetitia: la distruzione del matrimonio e l’abolizione del peccato tramite la falsa misericordia.
6. Il mondialismo e la «conversione ecologica».
7. L’«eco-enciclica» Laudato Si’.
8. Spaventose bestemmie.
9. Sostegno all’islam e all’immigrazione musulmana in Europa.
10. Francesco, Teilhard de Chardin e il panteismo.
11. Francesco, parossismo dell’ecumenismo conciliare.
12. La questione della pena di morte.
13. Verso un governo mondiale.
Conclusione.
Diamo adesso uno sguardo all’enciclica Laudato Si’ (47), il manifesto ecologico bergogliano, in cui Francesco fa sua una duplice impostura scientifica: il surriscaldamento climatico e la sua supposta causalità umana. Il documento si basa infatti su dei dati scientificamente molto contestabili e di fatto molto contestati, cosa che annulla in radice la sua ragion d’essere. Se a questo si aggiunge il fatto che i dibattiti di tipo scientifico non attengono al magistero, si ha la misura dell’assurdità di questo testo.
«Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di una conversione che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti. […] Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale.» § 14.
«Se “i deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi”, la crisi ecologica è un appello a una profonda conversione interiore. […] Manca loro [ai cristiani] dunque una conversione ecologica, che comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda. Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana.» § 217.
Secondo Francesco, dunque, saremmo chiamati ad una «conversione ecologica (48)»; è così che riusciremmo a costruire «l’avvenire del pianeta», lavorando insieme con tutti quelli che fanno parte della nostra «umanità comune», per stabilire una «nuova solidarietà universale». E questa grottesca parodia della conversione cristiana, egli osa presentarla come un elemento essenziale del Vangelo. Devo confessare che quando riesco a mettere da parte l’aspetto tragico della situazione, non posso impedirmi di considerare alquanto comico un discorso del genere, impregnato di una sfumatura di umore surrealista alla quale non sono insensibile…
Dal momento che qui tutto è di una ridicolaggine inqualificabile, perché privarsi di citare l’autorità di un «Patriarca» scismatico, in questo caso di quello di Costantinopoli, Bartolomeo, primo della serie come sua controparte e apostolo zelante dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, ardente partigiano dell’entrata della Turchia nella UE, e che considera la difesa dell’ambiente come facente parte della sua missione religiosa. Ecco le parole di Francesco:
«Il Patriarca Bartolomeo si è riferito particolarmente alla necessità che ognuno si penta del proprio modo di maltrattare il pianeta, perché “nella misura in cui tutti noi causiamo piccoli danni ecologici”, siamo chiamati a riconoscere “il nostro apporto, piccolo o grande, allo stravolgimento e alla distruzione dell’ambiente”. Su questo punto, egli si è espresso ripetutamente in maniera ferma e stimolante, invitandoci a riconoscere i peccati contro la creazione: “Che gli esseri umani distruggano la diversità biologica nella creazione di Dio; che gli esseri umani compromettano l’integrità della terra e contribuiscano al cambiamento climatico, spogliando la terra delle sue foreste naturali o distruggendo le sue zone umide; che gli esseri umani inquinino le acque, il suolo, l’aria: tutti questi sono peccati”. Perché “un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio”». § 8.
Davvero strepitoso. Grazie «Papa» Francesco, grazie «Patriarca» Bartolomeo per questo momento esilarante. Fa bene rilassarsi un po’ grazie alle vostre stravaganze ecologiche. E confesso di aver sghignazzato a lungo e a più riprese nel leggere i tantissimi paragrafi di questa improbabile «eco-enciclica».
Parigi, Sommet des consciences, 20 luglio 2015 - Ecumenismo moderno
Io spero che i lettori non mi rimproverino se, per prolungare questo momento di divertimento, approfitto della loro pazienza e riporto l’inizio del discorso pronunciato da Bartolomeo al Vertice delle coscienze [non invento niente!] di Parigi del luglio 2015, alla presenza di più di quaranta personalità morali e religiose del mondo intero, radunate per rispondere alla domanda: Il clima, perché occuparsene?, e per lanciare insieme un Appello alle coscienze per il clima, convegno svoltosi quattro mesi prima della COP21 (Conferenza sul clima) organizzata a Parigi dall’ONU.
«… Caro Nicolas Hulot, inviato speciale del Presidente della Repubblica per la protezione del pianeta, Eminenze, Eccellenze, Signore e Signori rappresentanti dei culti, Signore e Signori: Noi tutti, individualmente e collettivamente, siamo chiamati ad agire in favore del clima da un appello vibrante lanciato congiuntamente dalle autorità francesi e filippine da Manila nel febbraio 2015. Oggi più che mai noi ricordiamo l’urgenza di una giustizia globale, di una solidarietà finanziaria e tecnologica mondiale. L’appello concludeva dicendo: “Noi chiamiamo […] tutti i protagonisti, gli Stati […] e i cittadini a svolgere pienamente il loro ruolo nella lotta contro il cambiamento climatico e in particolare contro i suoi effetti, nonché nella riduzione dei rischi di catastrofi naturali legate al clima, tramite degli sforzi individuali o delle iniziative in cooperazione”» (49).
E verso la fine, ecco il pezzo forte, che vale tanto oro quanto pesa. I cardiopatici stiamo attenti a sghignazzare con moderazione…
«Per convertire, bisogna che si comprenda la conversione interiore come il punto di partenza di una conversione esteriore. Gli scienziati mettono instancabilmente in evidenza la necessità di un cambiamento radicale dei nostri modi di vita, allo scopo di limitare le attività inquinanti che influenzano i cambiamenti climatici. Si tratta di una realtà che il cristianesimo chiama metanoia, un’inversione totale dell’essere. Essa, nella tradizione patristica dei Padri del deserto -questi spirituali che hanno forgiato in secoli di esperienza ascetica una visione reale dell’umanità- incoraggia a interrogare costantemente la necessità dei nostri bisogni, al fine di dissociare ciò che deriva dalla brama da ciò che deriva dal bene. L’etica e la morale non se ne distaccano e devono permettere l’emergere dei diritti della stessa terra.»
Dalla metanoia cristiana alla conversione ecologica, con l’appoggio dei Padri del deserto e passando per l’emergenza dei «diritti della terra», non v’è che un passo, ci si assicura senza scherzare. Non siamo forse al cospetto di due identici matricolati falsi profeti: Francesco e Bartolomeo? Come dice il proverbio: «chi si assomiglia, si piglia». Sembra che «proteggere il pianeta» e lottare «contro il cambiamento climatico» sia divenuta la nuova ricetta per salvarci. Se io fossi al posto di Francesco e di Bartolomeo, quantomeno mi farei curare…
Ed ecco che Francesco si fa il cantore della Carta della Terra, documento ecolo-mondialista di iniziativa onusiana lanciato nel 2000 ed oggi diventato un riferimento giuridico internazionale moralmente vincolante per i governi, nell’attesa che diventi vincolante politicamente. Si tratta di un prodotto delle logge illuministe, un misto di socialismo, panteismo, laicismo e femminismo… come dire uno strumento del tutto corrosivo, sulla scia delle diverse dichiarazioni dei Diritti dell’Uomo. Leggiamo che ne dice Francesco:
«La Carta della Terra ci chiamava tutti a lasciarci alle spalle una fase di autodistruzione e a cominciare di nuovo, ma non abbiamo ancora sviluppato una coscienza universale che lo renda possibile. Per questo oso proporre nuovamente quella preziosa sfida: “Come mai prima d’ora nella storia, il destino comune ci obbliga a cercare un nuovo inizio […]. Possa la nostra epoca essere ricordata per il risveglio di una nuova riverenza per la vita, per la risolutezza nel raggiungere la sostenibilità, per l’accelerazione della lotta per la giustizia e la pace, e per la gioiosa celebrazione della vita» § 207 (50).
E si dovrebbe aggiungere: nuovo punto di partenza per un’umanità senza Dio e per la celebrazione della vita senza Gesù Cristo. Ecco dunque una sorta di nuovo «vangelo» illuminista in vista della costituzione del Nuovo Ordine Mondiale che garantirà la «giustizia» e la «pace» ad un’umanità che ha girato definitivamente le spalle al suo adorabile Redentore ed è piombata completamente nelle spire di Satana, di cui Francesco è incontestabilmente un devoto servitore ed un insigne rappresentante. Ecco allora quattro brevi passi di questo documento mondialista di cui Francesco si fa campione nella sua enciclica:
«L’umanità è parte di un grande universo in evoluzione. La Terra, nostra casa, è viva e ospita un’unica comunità vivente. Le forze della natura fanno dell’esistenza un’avventura impegnativa e incerta, ma la Terra ha fornito le condizioni essenziali per l’evoluzione della vita.»
«Eliminare le discriminazioni in ogni forma, come quelle basate su razza, colore della pelle, sesso, orientamento sessuale, religione, lingua e origine nazionale, etnica o sociale.»
«Affermare i diritti dei popoli indigeni alla propria spiritualità, conoscenza, terre e risorse e alle relative pratiche di vita sostenibili.»
«Per poter costruire una comunità globale sostenibile, gli Stati del mondo devono rinnovare l’impegno preso con le Nazioni Unite, adempiere ai propri obblighi in base agli accordi internazionali in vigore e sostenere l’applicazione dei principi della Carta della Terra attraverso strumenti vincolanti a livello internazionale in tema di ambiente e sviluppo.»
«Eliminare le discriminazioni in ogni forma, come quelle basate su razza, colore della pelle, sesso, orientamento sessuale, religione, lingua e origine nazionale, etnica o sociale.»
«Affermare i diritti dei popoli indigeni alla propria spiritualità, conoscenza, terre e risorse e alle relative pratiche di vita sostenibili.»
«Per poter costruire una comunità globale sostenibile, gli Stati del mondo devono rinnovare l’impegno preso con le Nazioni Unite, adempiere ai propri obblighi in base agli accordi internazionali in vigore e sostenere l’applicazione dei principi della Carta della Terra attraverso strumenti vincolanti a livello internazionale in tema di ambiente e sviluppo.»
Ecco gli obiettivi che si prefigge la Carta della Terra, al pari dell’«eco-enciclica» Lautato Si’: innanzi tutto l’instaurazione di un governo mondiale incaricato di fare applicare su scala mondiale le misure richieste per «salvare il pianeta» dal «cambiamento climatico», e poi il perseguimento dell’adulterazione del cristianesimo dall’interno, allo scopo di integrarlo alla fine con le altre «nobili tradizioni religiose», così da costituire una religione universale, mostruosa parodia del cattolicesimo, il cui ruolo sarà di avallare moralmente il Nuovo Ordine Mondiale anticristico. Ciò che vuole Francesco, lavorando mano nella mano con le , non è altro che la realizzazione del mondialismo politico e religioso che prepari l’avvento dell’Uomo del Peccato.
Francesco ritorna sull’argomento nel suo video sull’intenzione di preghiera del mese di febbraio scorso; in cui ha detto:
«La relazione tra la povertà e la fragilità del pianeta richiede un altro modo di gestire l’economia e il progresso immaginando un nuovo stile di vita. Perché abbiamo bisogno di una conversione che ci unisca tutti: liberarci dalla schiavitù del consumismo. Questo mese ti rivolgo una richiesta speciale: che ci prendiamo cura della creazione, perché l’abbiamo ricevuta come dono da coltivare e proteggere per le generazioni future. Prendersi cura della nostra casa comune» (51).
E ve ne aggiunge un pezzo nel suo tweet dello scorso 8 giugno, in cui dice:
«Proteggiamo gli oceani, che sono beni comuni globali, essenziali per l’acqua e la varietà di esseri viventi!» (52).
Se tutto questo non fosse tragico, ci sarebbe dal morire dal ridere, talmente tali dichiarazioni sono assurde: la società contemporanea rigetta in massa Dio e la Chiesa, si abbandona ad ogni sorta di aberrazione che grida vendetta al Cielo (aborto, pornografia, «matrimonio» gay, eutanasia, ecc.) ed ecco che Francesco pietisce per la protezione degli oceani. Qualcosa non va…
(torna su)
Quello che ho detto nel paragrafo dedicato alle eresie, sono obbligato a ripeterlo a proposito delle bestemmie, poiché trattando delle parole e dei gesti di Francesco ci si accorge di trovarsele dappertutto, quale che sia l’argomento. Ciò nonostante, ho deciso di dedicare una sezione alle bestemmie perché questo mi permette di metterne in risalto alcune particolarmente detestabili. E mi sembra importante aggiungere un’ulteriore precisazione: se vi è un tratto distintivo nel pontificato di Francesco, un marchio di fabbrica nel suo stile, un denominatore comune che dà coerenza alle sue parole e alle sue azioni, uno sfondo che si ritrova permanentemente in tutto quello che quest’uomo dice e fa: è esattamente la bestemmia. Francesco bestemmia come respira, erutta i suoi insulti contro tutto ciò che è sacro con una abilità prodigiosa, un entusiasmo diabolico e un’impudenza straordinaria.
Ecco dunque alcuni pezzi scelti delle multiformi ed incessanti eruttazioni bergogliane:
Questa sola frase, pronunciata sei mesi dopo la sua elezione e che logicamente è stata ripresa da tutta la stampa mondiale, sarebbe sufficiente a suscitare una condanna senz’appello del prodigioso oltraggiatore argentino. Ma non essendo accaduto, questo prova, se ce ne fosse bisogno, l’incredibile stato di deliquescenza spirituale, intellettuale e morale dei cattolici. E se si verifica che qualcuno trovi che questa frase di Francesco sia suscettibile di ricevere una interpretazione benevola, ortodossa, conforme al magistero, e non vi colga una colossale empietà, l’odio parossistico per Dio e per la Chiesa insieme con la malizia del demonio che parla per bocca di quest’uomo insensato, mi dispiace dirlo, è perché c’è un grave problema…
Secondo Francesco, Gesù ha dovuto chiedere perdono ai suoi genitori per la sua «scappatella» al Tempio di Gerusalemme. E i suoi genitori gli avrebbero espresso il loro «rimprovero». Decisamente, Francesco ha il senso dell’opportunità, visto che ha voluto esprimere questo delicato complimento a Gesù, Giuseppe e Maria proprio nel corso della sua omelia per la festività della Sacra Famiglia, il 27 dicembre 2015, nella Basilica di San Pietro. Mi si perdoni la lunghezza della citazione, ma lo faccio per cogliere appieno la gravità della dichiarazione:
«Al termine di quel pellegrinaggio, Gesù tornò a Nazareth ed era sottomesso ai suoi genitori. Anche questa immagine contiene un bell’insegnamento per le nostre famiglie. Il pellegrinaggio, infatti, non finisce quando si è raggiunta la meta del santuario, ma quando si torna a casa e si riprende la vita di tutti i giorni, mettendo in atto i frutti spirituali dell’esperienza vissuta. Conosciamo che cosa Gesù aveva fatto quella volta. Invece di tornare a casa con i suoi, si era fermato a Gerusalemme nel Tempio, provocando una grande pena a Maria e Giuseppe che non lo trovavano più. Per questa sua “scappatella”, probabilmente anche Gesù dovette chiedere scusa ai suoi genitori. Il Vangelo non lo dice, ma credo che possiamo supporlo. La domanda di Maria, d’altronde, manifesta un certo rimprovero, rendendo evidente la preoccupazione e l’angoscia sua e di Giuseppe. Tornando a casa, Gesù si è stretto certamente a loro, per dimostrare tutto il suo affetto e la sua obbedienza. Fanno parte del pellegrinaggio della famiglia anche questi momenti che con il Signore si trasformano in opportunità di crescita, in occasione di chiedere perdono e di riceverlo, di dimostrare l’amore e l’obbedienza.» (54).
Il 15 agosto 2013, Francesco si è recato in visita presso le Clarisse contemplative del monastero di Albano. Qui ha spiegato alle religiose, con un tono preteso umoristico, che Maria si sarebbe ribellata a San Pietro, gli aveva disobbedito e che nascostamente, durante la notte, lontano dagli sguardi, sarebbe riuscita a fare in modo che chiunque si salvasse:
Radio Vaticana (55) ha interrogato due delle religiose che hanno partecipato all’incontro di 45 minuti con Francesco; la Madre Vicaria, Suor Maria Concetta, ha detto che: «lui era tranquillo, disteso come se non avesse alcun pensiero o nulla da fare. Ci ha parlato -in un modo che ci ha colpito tanto- di Maria, in questa Solennità dell’Assunta. La donna consacrata è un po’ come Maria. Ha raccontato una cosa simpatica, bella che ha fatto sorridere tutti, lui compreso: Maria sta all’interno della porta del Paradiso; San Pietro non sempre apre la porta quando arrivano i peccatori e allora Maria soffre un po’, però rimane lì. E la notte, quando si chiudono le porte del Paradiso, quando nessuno vede e nessuno sente, Maria apre la porta del Paradiso e fa entrare tutti.»
E’ evidente che Francesco prova un piacere maligno nell’ingiuriare la Madre di Gesù. Secondo lui, la Madonna, ai piedi della Croce, si sarebbe rivoltata contro Dio, dandoGli del mentitore. Ecco le sue parole, pronunciate il 20 dicembre 2013 nel corso di un’omelia a Casa Santa Marta:
«Era silenziosa, ma dentro il suo cuore, quante cose diceva al Signore! ‘Tu, quel giorno -questo è quello che abbiamo letto -mi hai detto che sarà grande; tu mi ha detto che gli avresti dato il Trono di Davide, suo padre, che avrebbe regnato per sempre e adesso lo vedo lì!’. La Madonna era umana! E forse aveva la voglia di dire: ‘Bugie! Sono stata ingannata!’» (56).
Francesco ripete questa odiosa bestemmia a più riprese: ecco ciò che ha detto il 29 maggio 2015, sempre a Santa Marta, durante l’incontro con alcuni bambini malati:
«Tante volte io penso alla Madonna, quando le hanno dato il corpo morto di suo Figlio, tutto ferito, sputato, insanguinato, sporco. E cosa ha fatto la Madonna? “Portatelo via?”. No, lo ha abbracciato, lo ha accarezzato. Anche la Madonna non capiva. Perché lei, in quel momento, ha ricordato quello che l’Angelo le aveva detto: “Egli sarà Re, sarà grande, sarà profeta…”; e dentro di sé, sicuramente, con quel corpo così ferito tra le braccia, con tanta sofferenza prima di morire, dentro di sé sicuramente avrebbe avuto voglia di dire all’Angelo: “Bugiardo! Io sono stata ingannata”. Anche lei non aveva risposte.» (57).
Cerchiamo di decifrare l’insegnamento presentato da Francesco sulla Madre di Dio e Regina degli Angeli. Secondo lui, Maria non capisce quello che accade a Gesù, Maria non comprende il senso della sua sofferenza, Maria ai piedi della Croce in cuor suo si rivolta contro Dio, Maria ritiene che sia stata ingannata dall’angelo Gabriele al momento dell’Annunciazione, Maria non acconsente liberamente e lucidamente al sacrificio redentore di suo Figlio, Maria non è dunque la Madonna dei Sette Dolori, né la Regina dei Martiri, Maria non ha capito la profezia di Simeone al momento della presentazione al Tempio del Bambino Gesù, Maria non sa perché è là e misconosce il senso della sua missione, Maria non sa qual è il ruolo che le è stato attribuito nel piano della salvezza. Ecco la versione bergogliana del ruolo svolto dalla Madonna il Venerdì Santo, sul Golgota, ai piedi della Croce, mentre si operava la Redenzione del genere umano. Tale versione è propriamente luciferina e il non accorgersene è dovuto puramente e semplicemente all’accecamento spirituale.
Ma l’ossessione blasfematoria di Francesco non si ferma qui. E perché dovrebbe? Visto che nessuno lo contrasta e che lui stesso è privo di ogni timore di Dio?
Secondo Francesco, non sarebbe stata solo la Santissima Vergine Maria a bestemmiare Dio, ma anche il suo divino Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo. Ecco le sue parole pronunciate nel corso dell’omelia del 3 settembre 2015 a Santa Marta:
«Gesù, quando si lamenta -‘Padre, perché mi ha abbandonato! - bestemmia? Il mistero è questo. Tante volte io ho sentito persone che stanno vivendo situazioni difficili, dolorose, che hanno perso tanto o si sentono sole e abbandonate e vengono a lamentarsi e fanno queste domande: perché? Perché? Si ribellano contro Dio. E io dico: ‘Continua a pregare così, perché anche questa è una preghiera’. Era una preghiera quando Gesù ha detto a suo Padre: ‘Perché mi ha abbandonato!’» (58).
Così, secondo Francesco, Gesù e Maria si sarebbero rivoltati contro Dio. E nella loro angoscia, avrebbero bestemmiato. D’altronde, per loro si trattava di una vera preghiera, sia chiaro; quindi egli incoraggia le persone che soffrono a seguirne l’esempio, rivoltandosi a loro volta contro Dio e a bestemmiare quest’essere crudele e malvagio a cui non importa della sofferenza umana, gratuita e incomprensibile…
Così Francesco ci spiega che, nel momento stesso in cui il nostro divino Salvatore compiva la Redenzione del genere umano col sacrificio volontario della sua vita sull’altare della Croce, avrebbe bestemmiato contro suo Padre, rivoltandosi contro il Suo disegno salvifico. Mentre contemporaneamente la Madonna, ai piedi della Croce, invece di associarsi lucidamente e liberamente al sacrificio redentore di suo Figlio, avrebbe anche lei bestemmiato contro la volontà di Dio, ritenendosi ingannata dalla promessa fattale dall’Angelo al momento dell’Annunciazione sulla missione di Gesù.
Il momento centrale della storia della salvezza diventa dunque, secondo la ricostruzione inaudita che ne fa Francesco, un atto di rivolta e di blasfemia contro Dio. Così che il Nuovo Adamo e la Nuova Eva, al Calvario, non si sarebbero comportati meglio dei nostri primi genitori che in Paradiso agirono su istigazione del Demonio e commisero il peccato originale. Tale che allora la salvezza non si sarebbe differenziata dalla caduta, avendo come comune denominatore la rivolta contro la volontà di Dio, con Satana all’origine di entrambi questi decisivi momenti della storia dell’umanità.
Ecco dunque l’insegnamento che propone Francesco ai cattolici: un luciferismo allo stato puro. Ecco il vero volto di questo falso profeta che la massa dei cattolici continua a chiamare ingenuamente «Santo Padre», considerandolo come il Vicario di Nostro Signore Gesù Cristo. Da stropicciarsi gli occhi. E lo dico di nuovo: non accorgersi del carattere diabolico di quest’uomo è prova dell’accecamento spirituale.
Ma, in definitiva, c’è da sorprendersi? Nostro Signore stesso ci aveva avvertiti, nel suo discorso escatologico, che la potenza ingannatrice dei falsi profeti che avrebbero preceduto la sua seconda venuta, sarebbe stata di una natura tale da ingannare anche gli eletti, se possibile!
Nell’udienza generale dell’11 settembre 2013, Francesco ha detto che Maria e la Chiesa «hanno dei difetti», ma che bisogna saperli «scusare» ed amare «per quello che sono». Ecco le sue parole:
«La Chiesa e la Vergine Maria sono mamme, ambedue; quello che si dice della Chiesa si può dire anche della Madonna e quello che si dice della Madonna si può dire anche della Chiesa! […] Amiamo la Chiesa come si ama la propria mamma, sapendo anche comprendere i suoi difetti? Tutte le mamme hanno difetti, tutti abbiamo difetti, ma quando si parla dei difetti della mamma noi li copriamo, li amiamo così. E la Chiesa ha pure i suoi difetti: la amiamo così come la mamma, la aiutiamo ad essere più bella, più autentica, più secondo il Signore?» (59).
Nella sua conferenza stampa in volo verso Manila, il 15 gennaio 2015, Francesco ha spiegato, imperturbabile, che grazie alla «Pentecoste» conciliare, la Chiesa è riuscita a superare il suo vecchio oscurantismo ed è diventata rispettosa delle altre religioni:
«Ma credo che la Chiesa sia cresciuta tanto nella coscienza del rispetto -come ho detto loro nell’Incontro interreligioso, a Colombo-, nei valori. Quando leggiamo quello che ci dice il Concilio Vaticano II sui valori nelle altre religioni -il rispetto- è cresciuta tanto la Chiesa in questo. E sì, ci sono tempi oscuri nella storia della Chiesa, dobbiamo dirlo, senza vergogna» (60).
Il 10 ottobre 2014, Francesco, rivolgendosi ai capi della Comunione delle Chiese Evangeliche Episcopali, in Vaticano per rendergli visita, ha esordito con una battuta terribilmente oltraggiosa per la Chiesa, che lascia intravedere il terribile disprezzo che egli nutre per essa:
«Anzitutto, mi congratulo per il vostro coraggio. Ieri all’ingresso dell’aula del sinodo mi sono imbattuto in un vescovo luterano e gli ho detto: “Lei qui? Che coraggio!”. Perché in un’altra epoca i luterani li bruciavano vivi… [risate].» (61).
Da notare che la visita degli evangelici aveva lo scopo di onorare un «vescovo» episcopale deceduto poco tempo prima in un incidente stradale, Tony Palmer, grande amico di Francesco che aveva pensato seriamente di convertirsi al cattolicesimo, ma che da lui era stato dissuaso dal farlo quand’egli era ancora il cardinale Bergoglio, il quale ebbe a spiegargli che sarebbe stato più utile per il dialogo ecumenico se fosse rimasto nell’anglicanesimo.
Francesco dispose poi, alla morte dell’amico, che fosse seppellito col rito funerario episcopale cattolico, nonostante non si fosse convertito ufficialmente al cattolicesimo e quindi fosse solo un semplice laico. Fu Leone XIII che, nella sua enciclica Apostolicae Curae del 18 settembre 1896 (62), rispose negativamente alla domanda relativa alla validità delle consacrazioni anglicane.
Il 9 luglio 2015, Francesco ha rinnovato i suoi insulti alla Chiesa nel suo discorso ai Movimenti Popolari della Bolivia, un’accozzaglia di organizzazioni di sinistra e anticlericali della peggiore risma.
Ecco le sue parole:
«Qui voglio soffermarmi su una questione importante. Perché qualcuno potrà dire, a buon diritto, “quando il Papa parla di colonialismo dimentica certe azioni della Chiesa”. Vi dico, a malincuore: si sono commessi molti e gravi peccati contro i popoli originari dell’America in nome di Dio. Lo hanno riconosciuto i miei predecessori, […] e lo voglio dire anch’io. Come san Giovanni Paolo II, chiedo che la Chiesa “si inginocchi dinanzi a Dio ed implori il perdono per i peccati passati e presenti dei suoi figli”. E desidero dirvi, vorrei essere molto chiaro […]: chiedo umilmente perdono, non solo per le offese della propria Chiesa, ma per i crimini contro le popolazioni indigene durante la cosiddetta conquista dell’America.» (63).
Si sarà notato che, oltre alla inaccettabile blasfemia proferita contro la Chiesa per i cosiddetti «molti e gravi peccati» che essa avrebbe commesso contro i popoli originari dell’America «in nome di Dio», Francesco si fa ancora una volta portavoce dei nemici della Chiesa, facendo sua la leggenda nera anticattolica e antispagnola confezionata di sana pianta dai nemici giurati del cattolicesimo e della Spagna cattolica: i protestanti, i «filosofi» e i massoni…
L’ultimo esempio di blasfemia che ho scelto è quello della negazione del miracolo della moltiplicazione dei pani. Bisogna tenere presente che si tratta di un luogo comune del «magistero» bergogliano, perché, a quanto ne so, egli lo ha espresso più volte fin dal giorno della sua elezione.
Eccone tre: la prima in data 16 maggio 2013, nel suo discorso al Comitato Esecutivo della Caritas Internationalis:
«Non si moltiplicarono. No, non è la verità: semplicemente non finirono, come non finì la farina e l’olio della vedova. Non finirono. Quando uno dice ‘moltiplicare’ può confondersi e credere che faccia una magia… No, semplicemente è la grandezza di Dio e dell’amore che ha messo nel nostro cuore, che -se vogliamo- quello che possediamo non termina» (64).
La seconda è tratta dall’Angelus del 2 giugno 2013:
«Poi prende quei pani e i pesci, alza gli occhi al cielo, recita la benedizione -è chiaro il riferimento all’Eucaristia-, poi li spezza e comincia a darli ai discepoli, e i discepoli li distribuiscono… e i pani e i pesci non finiscono, non finiscono! Ecco il miracolo: più che una moltiplicazione è una condivisione, animata dalla fede e dalla preghiera. Mangiarono tutti e ne avanzò: è il segno di Gesù, pane di Dio per l’umanità.» (65).
E infine la terza, tratta dall’omelia del 9 luglio 2015 a Santa Cruz de la Sierra, in Boliva:
«E’ un invito che oggi risuona con forza per noi: “Non è necessario escludere nessuno, non è necessario che alcuno se ne vada; basta con gli scarti, date loro voi stessi da mangiare”. Gesù continua a dircelo in questa piazza. Sì, basta con gli scarti, date loro voi stessi da mangiare. La visione di Gesù non accetta una logica, una visione che sempre “taglia il filo” a chi è più debole, a chi ha più bisogno. Accettando la “scommessa”, Lui stesso ci dà l’esempio, ci indica la strada. Un’indicazione racchiusa in tre parole: prende un po’ di pane e qualche pesce, li benedice, li divide e li consegna perché i discepoli lo condividano con gli altri. E questa è la strada del miracolo. Certamente non si tratta di magia o idolatria. Gesù, per mezzo di queste tre azioni, riesce a trasformare una logica dello scarto in una logica di comunione, in una logica di comunità.» (66).
Francesco nega dunque esplicitamente il carattere miracoloso della moltiplicazione dei pani, che egli chiama in modo blasfemo «magia», e nega anche, in maniera implicita, la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, lasciando intendere che il crederlo equivarrebbe puramente e semplicemente all’«idolatria»…
Per concludere, riporto un passo tratto dall’omelia di Francesco a Santa Marta del 15 giugno 2013, appena tre mesi dopo la sua elezione:
«E quando noi andiamo a confessarci, per esempio, non è che diciamo il peccato e Dio ci perdona. Noi troviamo Gesù Cristo e gli diciamo: questo è tuo e io ti faccio peccato un’altra volta. E a lui piace, perché è stata la sua missione: farsi peccato per noi, per liberarci. […] Cristo si è fatto peccato per me e i peccati sono là, nel suo corpo, nel suo animo. Questo è da pazzi, ma è bello: è la verità.» (67).
A nessun devoto cristiano verrebbero in mente simili parole, senza alcun dubbio. Propositi così spaventosi nei confronti di Nostro Signore possono venire in mente solo ad uno spirito infernale che vomita il suo totale e irrevocabile odio per il nostro adorabile Redentore.
Considerate le spaventose bestemmie proferite senza posa da Francesco, io posso solo concludere che siamo al cospetto di una grave possessione diabolica… mi sembra proprio che nessun’altra possibilità possa spiegare un tale fenomeno straordinario consistente nell’oltraggiare da tre anni e mezzo, senza soluzione di continuità, tutte le realtà sacre, con la circostanza pesantemente aggravante che questo viene fatto da chi è il Vicario di Nostro Signore Gesù Cristo, almeno agli occhi della maggioranza dei cattolici.
Sono convinto che sia tempo di alzare la voce e di osare chiamare le cose col loro nome. Col permesso dei lettori io qui approfitto dell’occasione per dichiarare pubblicamente e solennemente, con la piena coscienza della gravità estrema di ciò che dico, ma con la più ferma certezza morale, che Jorge Mario Bergoglio, alias «papa Francesco», che meglio sarebbe fosse indicato come il Sommo Bestemmiatore del Vaticano, è posseduto dagli spiriti maligni, che gli ispirano tutte queste abominevoli bestemmie contro Dio, Nostro Signore, la Madonna e la Santa Chiesa.
San Giovanni, nell’Apocalisse, parla di una bestia che ha «due corna simili a quelle di un agnello, ma che parla come un drago», che egli descrive anche come un falso profeta, cioè come chi metterà il potere spirituale deviato al servizio del governo mondiale dell’Anticristo, per così conferirgli legittimità agli occhi del mondo. Queste parole profetiche del veggente di Patmos, si applicano letteralmente all’ignobile personaggio che si fa chiamare Francesco? Io non lo so, ma devo confessare che prendo in considerazione questa possibilità sempre più seriamente…
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Ecco alcune citazioni che permettono di inquadrare la posizione di Francesco nei confronti dell’islam.
La prima è tratta da un discorso rivolto a degli immigrati clandestini a maggioranza musulmana, nella parrocchia romana del Sacro Cuore di Gesù, in cui erano stati alloggiati, il 19 gennaio 2014, per la Giornata Mondiale dei Migranti:
«Condividere la nostra esperienza portando la croce per svellere dai nostri cuori la malattia che avvelena le nostre vite: è importante che voi facciate questo nelle vostre riunioni. Quelli che sono cristiani con la Bibbia, quelli che sono musulmani con il Corano. La fede che i vostri genitori vi hanno inculcato vi aiuterà sempre ad andare avanti. … condividere da fede a fede, perché uno solo è Dio, lo stesso…» (68).
La seconda è tratta dall’omelia dell’8 luglio 2013 a Lampedusa, ove erano dei migranti clandestini musulmani:
«Un pensiero lo rivolgo ai cari immigrati musulmani che oggi, alla sera, stanno iniziando il digiuno di Ramadan, con l’augurio di abbondanti frutti spirituali.» (69).
La terza fa parte dell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium:
«…è ammirevole vedere come giovani e anziani, donne e uomini dell’Islam sono capaci di dedicare quotidianamente tempo alla preghiera e di partecipare fedelmente ai loro riti religiosi.» § 252.
Per Francesco, dunque, il Corano aiuta la gente andare avanti nelle difficoltà della vita, il Ramadan è fonte di frutti spirituali e la partecipazione ai riti religiosi musulmani è qualcosa di ammirevole. Con tali affermazioni, Francesco non fa altro che confermare questa povera gente nelle tenebre dell’errore maomettano. Questa, da parte sua, è una cosa caritatevole, per delle persone che sfortunatamente non si trovano sulla via per la salvezza? Ed è questa la missione del Vicario di Cristo: fare l’elogio delle false religioni che distolgono da Nostro Signore Gesù Cristo? C’è bisogno di precisare che queste sue parole rivolte ai musulmani sono ingannevoli e non conformi al Vangelo? Tutto nelle Sacre Scritture e nel Magistero della Chiesa contraddice le affermazioni bergogliane. Basta aver letto San Paolo per saperlo.
Ma ai giorni nostri ecco che bisogna ricordarlo! Poiché il Vaticano II, con la sua dichiarazione Nostra Aetate, ha voluto cambiare la realtà e ciò che da sempre è stata un’evidenza per i cattolici oggi non lo è più: basta pensare ai molteplici assembramenti interreligiosi organizzati da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI ad Assisi, per rendersi conto dello sconvolgimento che s’è prodotto negli spiriti a partire dalla rivoluzione operata dal Vaticano II.
Ma bisogna essere molto chiari: Francesco non ha inventato niente. Su questo punto, come su quelli relativi al falso ecumenismo, alla libertà religiosa, alla laicità dello Stato, alla rivendicazione dei Diritti dell’Uomo e del progetto mondialista onusiano, egli non fa che proseguire fedelmente l’opera devastatrice iniziata da più di mezzo secolo da Giovanni XXIII e da Paolo VI, e portata poi avanti da tutti i loro successori con una perseveranza diabolica.
Ed è lo stesso Francesco che ce lo dice, dapprima nella sua intervista con Padre Spadaro dell’agosto 2013:
«Il Vaticano II è stato una rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea. Ha prodotto un movimento di rinnovamento che semplicemente viene dallo stesso Vangelo. I frutti sono enormi. Basta ricordare la liturgia. Il lavoro della riforma liturgica è stato un servizio al popolo come rilettura del Vangelo a partire da una situazione storica concreta. Sì, ci sono linee di ermeneutica di continuità e di discontinuità, tuttavia una cosa è chiara: la dinamica di lettura del Vangelo attualizzata nell’oggi che è stata propria del Concilio è assolutamente irreversibile.» (70).
E poi nella sua intervista con Eugenio Scalfari del settembre dello stesso anno:
«Il Vaticano II, ispirato da papa Giovanni e da Paolo VI, decise di guardare al futuro con spirito moderno e di aprire alla cultura moderna. I padri conciliari sapevano che aprire alla cultura moderna significava ecumenismo religioso e dialogo con i non credenti. Dopo di allora fu fatto molto poco in quella direzione. Io ho l’umiltà e l’ambizione di volerlo fare» (71).
Ma ritorniamo alla questione dell’islam e dell’immigrazione musulmana. Francesco, al pari dei suoi predecessori, mette in risalto il valore spirituale della religione di Maometto, ma si spinge oltre rispetto a loro: egli favorisce apertamente l’islamizzazione dell’Europa, propugnando l’arrivo in massa degli immigrati musulmani. Egli, con le sue parole e i suoi atti, fa l’apologia dell’immigrazionismo. Circa i suoi atti, ricordiamo subito che al suo rientro in Vaticano dal suo viaggio all’isola greca di Lesbo ha voluto portare con sé nell’aereo privato dodici immigrati musulmani. Circa le sue parole, incomincio col citare il videomessaggio del 19 aprile scorso inviato al Centro Astalli per rifugiati, a Roma:
«Troppe volte non vi abbiamo accolto! Perdonate la chiusura e l’indifferenza delle nostre società che temono il cambiamento di vita e di mentalità che la vostra presenza richiede. Trattati come un peso, un problema, un costo, siete invece un dono.» (72).
A detta di Bergoglio, l’immigrazione in massa dei musulmani sarebbe un dono per l’Europa e il loro arrivo richiederebbe da parte degli Europei un «cambiamento di vita e di mentalità»; in più, dal momento che certuni si rifiutano di sparire sotto l’alluvione islamica, Francesco li stigmatizza e chiede perdono ai cosiddetti «rifugiati» per la «chiusura» e l’«indifferenza» dimostrata dai cattivi recalcitranti all’invasione islamica. Con tali parole, Francesco demonizza pubblicamente gli Europei che si battono per la loro sopravvivenza e attizza l’odio e il disprezzo degli invasori musulmani nei confronti della popolazione bianca e cristiana, «razzista e xenofoba», che riserva loro una così cattiva accoglienza.
La sua azione sovversiva è di un valore simbolico estremamente potente. Il gesto bergogliano di Lesbo è agli antipodi di quello compiuto dal Papa San Pio V a Lepanto, che impedì la conquista della Cristianità da parte dell’islam. San Pio V, papa di Trento, protesse l’Europa dagli invasori musulmani. Francesco, papa del Vaticano II, li porta lui stesso a Roma col suo aereo privato davanti agli occhi del mondo intero, mostrando così a tutti qual è l’esempio da seguire…
Ma non v’è alcunché di sorprendente in questo. Francesco aveva già esposto il suo progetto nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, documento programmatico pubblicato qualche mese dopo la sua elezione:
«I migranti mi pongono una particolare sfida perché sono Pastore di una Chiesa senza frontiere che si sente madre di tutti. Perciò esorto i Paesi ad una generosa apertura, che invece di temere la distruzione dell’identità locale sia capace di creare nuove sintesi culturali.» § 210.
Interrogato sugli ultimi attentati islamici, sul volo di ritorno dalla GMG di Cracovia, Francesco ha risposto minimizzandoli e asserendo fallacemente che bisogna parlare anche della «violenza cattolica» (!!!) e che vi sono anche dei gruppi di «cattolici fondamentalisti»:
«A me non piace parlare di violenza islamica, perché tutti i giorni quando sfoglio i giornali vedo violenze,[…] quello che uccide la fidanzata, un altro che uccide la suocera… E questi sono violenti cattolici battezzati! Sono violenti cattolici… Se io parlassi di violenza islamica, dovrei parlare anche di violenza cattolica. […] credo che in quasi tutte le religioni ci sia sempre un piccolo gruppetto fondamentalista. Fondamentalista. Noi ne abbiamo. […] si può uccidere con la lingua, e questo lo dice l’apostolo Giacomo e non io» (73).
E già aveva parlato del suo progetto di instaurare una «nuova umanità» mondialista e multiculturale, nella sua omelia dello scorso 31 luglio scorso alla GMG di Cracovia:
«Potranno giudicarvi dei sognatori, perché credete in una nuova umanità, che non accetta l’odio tra i popoli, non vede i confini dei Paesi come delle barriere e custodisce le proprie tradizioni senza egoismi e risentimenti.» (74).
E’ sempre la stessa utopia umanista che si ritrova nel già citato videomessaggio del 19 aprile scorso inviato alCentro Astalli per rifugiati, a Roma:
«Siete la testimonianza di come il nostro Dio [!!!] clemente e misericordioso sa trasformare il male e l’ingiustizia di cui soffrite in un bene per tutti. Perché ognuno di voi può essere un ponte che unisce popoli lontani, che rende possibile l’incontro tra culture e religioni diverse, una via per riscoprire la nostra comune umanità.» (75).
Qui Francesco, non solo usa la «basmala», formula rituale islamica con cui iniziano le sure del Corano: «In nome di Dio clemente e misericordioso», ma si permette di parlare del «nostro Dio», lasciando intendere che musulmani e cristiani credano nello stesso Dio. E a ben riflettere, egli lascia pure intendere che la sola cosa che conti è la scoperta della nostra «comune umanità», con le «religioni diverse» che sarebbero le sue aleatorie manifestazioni in epoche diverse e in contesti culturali diversi.
Siamo in presenza del modernismo allo stato puro: tutto parte dall’immanenza vitale e dall’esperienza religiosa del «credente», indipendentemente dalla formulazione dogmatica utilizzata per renderne conto sul piano concettuale.
C’è bisogno di ricordare che il fondamento dell’immanenza religiosa non è altro che il monismo panteista, espresso, per esempio, da Teilhard de Chardin, il gesuita gnostico «guru» di Francesco, secondo il quale lo spirito emerge dalla materia attraverso il processo evolutivo?
Nel volo di ritorno da Lesbo, un giornalista ha posto a Francesco una bella domanda sui dodici immigrati che portava con sé a Roma: sul perché avesse scelto delle famiglie esclusivamente musulmane. Ed ecco la risposta:
«Non ho fatto la scelta fra cristiani e musulmani. Queste tre famiglie avevano le carte in regola, i documenti in regola e si poteva fare. C’erano, per esempio, due famiglie cristiane nella prima lista che non avevano le carte in regola. Non è un privilegio. Tutti e dodici sono figli di Dio. Il “privilegio” è essere figli di Dio: questo è vero.» (76).
Ora, com’è sua abitudine, Francesco inganna la gente con una sfrontatezza straordinaria. Infatti, non si è figli di Dio per nascita, ma per adozione divina, attraverso la ricezione del Santo Battesimo e la fede in Nostro Signore Gesù Cristo. Il che è cosa ben nota o almeno lo era fino al Vaticano II…
E qui tengo a sottolineare che Francesco ha espresso questa eresia fin dall’inizio del suo pontificato, sotto gli occhi di tutti, in occasione della benedizione «silenziosa» che rivolse ai rappresentanti dei media presenti nell’aula Paolo VI in Vaticano per l’incontro con i giornalisti, il 16 marzo 2013, e quindi appena tre giorni dopo la sua elezione. Ecco le sue parole, che pronunciò in spagnolo:
«Dato che molti di voi non appartengono alla Chiesa cattolica, altri non sono credenti, imparto di cuore questa benedizione, in silenzio, a ciascuno di voi, rispettando la coscienza di ciascuno, ma sapendo che ciascuno di voi è figlio di Dio.» (77).
Solo queste parole avrebbero dovuto essere ampiamente sufficienti a suscitare una generale levata di scudi nel mondo cattolico, talmente sono eretiche e blasfeme: siamo in presenza dell’indifferenza in tema di religione accoppiata al culto della coscienza umana, in nome della quale si passa sotto silenzio il nome delle tre Persone Divine e si omette di fare il segno della Croce col pretesto di non urtare la «coscienza» dei non cattolici. E non c’è bisogno di precisare che il fallace rispetto della coscienza, di cui dà prova Francesco, ha le sue radici nei «filosofi» dei «Lumi» e fa parte integrante dell’insegnamento illuminista della massoneria...
Nella sua enciclica Mirari vos (1832), Gregorio XVI dice:
«Da questa corrottissima sorgente dell’indifferentismo scaturisce quell’assurda ed erronea sentenza, o piuttosto delirio, che si debba ammettere e garantire a ciascuno la libertà di coscienza: errore velenosissimo, […] non mancando chi osa vantare con impudenza sfrontata provenire da siffatta licenza qualche vantaggio alla Religione» (78).
Ora, questo culto dell’uomo e della sua coscienza non è un’invenzione bergogliana, esso fu proclamato fieramente da Paolo VI nel suo discorso di chiusura del Vaticano II. Ecco le sue parole:
«L’umanesimo laico profano alla fine è apparso nella terribile statura ed ha, in un certo senso, sfidato il Concilio. La religione del Dio che si è fatto Uomo s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? uno scontro, una lotta, un anatema? poteva essere; ma non è avvenuto. L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. […] Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell’uomo.» (79).
Questa frase del cardinale Montini costituisce un buon elemento di transizione al punto successivo.
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Questo culto dell’uomo, concepito come un dio in divenire per via evolutiva, è proprio della gnosi luciferina. Io mi permetto di citare qui un passo poco conosciuto del cardinale Montini, tratto dalla conferenza intitolata Religione e lavoro, tenuta il 27 marzo 1960, reperibile a pagina 764 della Documentation Catholique dell’anno 1960; ci tengo a fornire la referenza esatta, a beneficio di coloro che avessero difficoltà a credere ai loro occhi, e giustamente, visto quant’è incredibile questa dichiarazione del cardinale Montini. Ma ecco le parole di colui che diverrà papa tre anni dopo e promulgherà i documenti del Vaticano II nel 1965:
«Non capiterà forse all’uomo moderno, mano mano che i suoi studi scientifici progrediscono, e si vengono scoprendo leggi e realtà sepolte nel muto volto della materia, di ascoltare la voce meravigliosa dello spirito ivi palpitante? Non sarà codesta la religione di domani? Einstein stesso intravide la spontaneità d’una religione dell’universo.» (80).
Lo spirito «palpitante» nella materia, la «religione di domani», che sarebbe una «religione cosmica», una «religione dell’universo»: ecco le fondamenta della gnosi evoluzionista teilhardiana, col culto dell’uomo in via di divinizzazione. E come se non bastasse, ecco un cardinale della Chiesa che in materia religiosa invoca l’autorità di un ebreo socialista che rivendicava una «religiosità cosmica» fondata sulla contemplazione della struttura dell’Universo, compatibile con la scienza positivista e rigettante ogni dogma o credenza… c’è da rimanere allibiti!
Quando nel 1929 il rabbino Herbert S. Goldstein chiese ad Einstein: «Crede in Dio?», questi rispose:
«Io credo nel Dio di Spinoza che si rivela nella ordinaria armonia di ciò che esiste, non in un Dio che si preoccupa del fato e delle azioni degli esseri umani» (81).
In una lettera indirizzata all’ebreo Eric Gutkind, nel 1954, Einstein scriveva:
«…Per me, la parola Dio non è niente di più che un’espressione e un prodotto dell’umana debolezza, e la Bibbia è una collezione di onorevoli ma primitive leggende, che a dire il vero sono piuttosto infantili. Nessuna interpretazione, non importa quanto sottile, può farmi cambiare idea su questo. Per me la religione ebraica, come tutte le altre, è un’incarnazione delle superstizioni più puerili…» (82).
Il che significa che il dio di Eistein non era altro che il Deus sive natura del filosofo ebreo Baruch Spinoza, il quale, nella sua dottrina panteista, identificava Dio alla natura. Questa è la «religione dell’universo» che professava Einstein e che evocava con ammirazione il cardinale Montini nella sua conferenza e alla quale si ispirava per predire una «religione dell’avvenire» destinata un giorno a prendere il posto del cristianesimo.
Quando si pensa che quest’uomo in seguito è diventato «papa» e che come tale ha promulgato i documenti novatori del Vaticano II, ha abolito la Messa cattolica, ha inventato di sana pianta una nuova Messa (83) col contributo di «esperti protestanti» e ha modificato i rituali di tutti i sacramenti… c’è davvero da rimanere impietriti…
Ecco un’altra dichiarazione di Paolo VI che segue la stessa scia, espressa all’Angelus del 7 febbraio 1971 in occasione di uno dei viaggi sulla luna, e che è un vero inno all’uomo in via di divinizzazione:
«Onore all’uomo! Onore al pensiero! Onore alla scienza! Onore alla tecnica! Onore al lavoro! Onore all’ardimento umano! Onore alla sintesi dell’attività scientifica e organizzativa dell’uomo, che, a differenza di ogni altro animale, sa dare strumenti di conquista alla sua mente e alla sua mano. Onore all’uomo, re della terra ed ora anche principe del cielo.» (84).
Questo culto dell’umanità e del progresso è stato condannato molte volte dal magistero. Ecco un passo dell’enciclica Qui Pluribus di Pio IX dell’anno 1846, seguito da una proposizione condannata nel suo Syllabus del 1864:
«Né con minore fallacia certamente, Venerabili Fratelli, questi nemici della divina rivelazione, con somme lodi esaltando il progresso umano, vorrebbero con temerario e sacrilego ardimento introdurlo perfino nella Religione cattolica; come se essa non fosse opera di Dio, ma degli uomini, ovvero invenzione dei filosofi, da potersi con modi umani perfezionare.» (85).
«V. La rivelazione divina è imperfetta, e perciò soggetta a processo continuo e indefinito, corrispondente al progresso della ragione umana.» (86).
Pio IX è molto chiaro riguardo ai «progressisti»: egli impiega l’espressione «nemici della rivelazione divina». Quale migliore qualifica si potrebbe trovare per indicare un cardinale e arcivescovo della Chiesa che approfitta della sua eminente dignità ecclesiastica per diffondere l’idea blasfema ed eretica che una pretesa «religione dell’avvenire» un giorno finirà col soppiantare il cattolicesimo? E costui si chiamava Giovanni Battista Montini. Ed è a lui che si deve il Vaticano II, la distruzione della liturgia romana e la terribile crisi che affligge la Chiesa da più di mezzo secolo. Ed io mi chiedo: davvero c’è da stupirsi di tutto questo, visto quanto abbiamo esposto qui su di lui?
Ma torniamo a Francesco e alle sue affermazioni secondo le quali gli uomini sarebbero tutti «figli di Dio». Non è la prima volta che egli propone una simile menzogna. A titolo d’esempio ecco le parole pronunciate nel Video del Papa dello scorso mese di gennaio, nel quale apparivano dei simboli cattolici, ebraici, musulmani e buddisti, mentre la voce di Francesco fuori campo spiegava che:
«Molti pensano in modo diverso, sentono in modo diverso, cercano Dio o trovano Dio in diversi modi. In questa moltitudine, in questa ampia gamma di religioni, c’è una sola certezza per noi: siamo tutti figli di Dio.» (87).
Queste affermazioni sono talmente grottesche che si fa fatica a credere che un video simile non abbia suscitato una spontanea e vibrante levata di scudi su scala mondiale, neanche da parte dei conciliari «conservatori». Ma è ben evidente che bisogna farsene una ragione: il lavaggio dei cervelli operato in maniera sistematica sia dal «magistero» sia dalla «prassi» post-conciliari (si pensi per esempio ad Assisi I, II e III) per più di mezzo secolo, ha neutralizzato le ultime speranze di vedere insorgere un giorno un soprassalto pubblico e determinato in difesa della fede cattolica da parte dei membri del clero di qualsivoglia tendenza.
Ora, se si è figli di Dio per natura, se la vita divina si ritrova in tutti gli uomini per il solo fatto che esistono, se non si è elevati alla vita della grazia per un dono divino che viene ad aggiungersi alla nostra condizione di creature, allora la differenza tra l’ordine naturale e l’ordine soprannaturale sparisce, la distinzione fra Creatore e creatura svanisce e si piomba nel panteismo.
Nel corso di questo lavoro l’ho già accennato a più riprese, adesso lo dico formalmente: Francesco non è altro che uno gnostico panteista sulla scia di un Teilhard de Chardin. E’ un fatto certo. E anche se egli evita di affermarlo nero su bianco, di certo non lo nasconde.
Ecco un’altra frase, di cui ho già citato l’inizio, in cui Francesco esibisce il suo credo:
«E io credo in Dio. Non in un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico, esiste Dio. E credo in Gesù Cristo, sua incarnazione. Gesù è il mio maestro e il mio pastore, ma Dio, il Padre, Abbà, è la luce e il Creatore. Questo è il mio Essere.» (88).
Occorre decriptare ciò che Francesco ha inteso dire con questa breve frase, poiché è davvero inconcepibile. Essa si spinge così oltre nella menzogna e nell’empietà che vengono i brividi e, per un riflesso di auto-difesa comprensibile ma illusorio, la grandissima maggioranza dei cattolici o ha girato lo sguardo o ha cercato di darne un’interpretazione «ortodossa». D’altronde, guardare in faccia una realtà così terribile non è facile e la gran parte delle persone preferiscono mettersi in pace girando la testa.
Per prima cosa, Francesco ha negato l’esistenza della Santissima Trinità, ricusando l’esistenza di Dio cattolico. Poi è ovvio che dicendo questo egli ha anche negato il carattere soprannaturale e la missione divina della Chiesa. E ancora, ha negato la divinità di Nostro Signore, affermando che Gesù è il suo maestro e il suo pastore «ma» che Dio è la luce e il suo Creatore. Infine fa una professione di fede panteista, dichiarando che il suo essere è quello di Dio: «questo è il mio essere» egli dice.
Francesco è uno gnostico evoluzionista travestito da cattolico e si trova lì dov’è giusto per ingannare, né più né meno; e per servirsi della struttura della Chiesa per mettere in essere il suo progetto luciferino di unificazione globale del genere umano al di fuori di Cristo e della Sua Chiesa. In altri termini: Francesco è là per portare a compimento la mondializzazione rivoluzionaria e piazzarla sotto l’egida dell’Anticristo e della contro-chiesa di Satana. Questo è ciò che si dice essere un falso profeta al servizio del Nuovo Ordine Mondiale.
La tattica dei modernisti è ben nota: rimanere in seno alla Chiesa per trasformarla dall’interno, surrettiziamente, impercettibilmente, allo scopo di farne uno strumento adeguato e una leva potente in favore della loro causa sovversiva. Non invento niente: è San Pio X che l’ha detto, nella sua enciclica Pascendi:
«E così continuano il loro cammino, continuano benché ripresi e condannati, celando un’incredibile audacia col velo di un’apparente umiltà. Piegano fintamente il capo: ma la mano e la mente proseguono con più ardimento il loro lavoro. E così essi operano scientemente e volentemente; sì perché è loro regola che l’autorità debba essere spinta, non rovesciata; sì perché hanno bisogno di non uscire dalla cerchia della Chiesa per poter cangiare a poco a poco la coscienza collettiva; il che quando dicono, non si accorgono di confessare che la coscienza collettiva dissente da loro, e che quindi con nessun diritto essi si dànno interpreti della medesima.» § 37.
Nel suo discorso ai partecipanti all’Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari, del 28 ottobre 2014, Francesco ha utilizzato una delle sue espressioni feticcio per esprimere la sua visione olistica o totalizzante della realtà umana: la metafora del poliedro, figura che integrerebbe armoniosamente la «diversità» dei suoi componenti:
«So che tra di voi ci sono persone di diverse religioni, mestieri, idee, culture, paesi e continenti. Oggi state praticando qui la cultura dell’incontro, così diversa dalla xenofobia, dalla discriminazione e dall’intolleranza che tanto spesso vediamo. Tra gli esclusi si produce questo incontro di culture dove l’insieme non annulla la particolarità, l’insieme non annulla la particolarità. Perciò a me piace l’immagine del poliedro, una figura geometrica con molte facce diverse. Il poliedro riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso conservano l’originalità. Nulla si dissolve, nulla si distrugge, nulla si domina, tutto si integra, tutto si integra.» (89).
Rivolgendosi in video-messaggio, il 21 novembre 2013, al Terzo Festival della Dottrina Sociale della Chiesa, tenutosi a Verona e intitolato “Meno disuguaglianze, più differenze”, Francesco sviluppa questa nozione completamente estranea al magistero della Chiesa:
«La sfera può rappresentare l’omologazione, come una specie di globalizzazione: è liscia, senza sfaccettature, uguale a se stessa in tutte le parti. Il poliedro ha una forma simile alla sfera, ma è composta da molte facce. Mi piace immaginare l’umanità come un poliedro, nel quale le forme molteplici, esprimendosi, costituiscono gli elementi che compongono, nella pluralità, l’unica famiglia umana. E questa sì è una vera globalizzazione. L’altra globalizzazione - quella della sfera - è una omologazione.» (90).
Ed ecco una terza ed ultima citazione su questo concetto guida del pensiero bergogliano, tratta questa volta dal suo discorso al Consiglio d’Europa, del 25 novembre 2014:
«Parlare della multipolarità europea significa parlare di popoli che nascono, crescono e si proiettano verso il futuro. Il compito di globalizzare la multipolarità dell’Europa non lo possiamo immaginare con la figura della sfera -in cui tutto è uguale e ordinato, ma che risulta riduttiva poiché ogni punto è equidistante dal centro-, ma piuttosto con quella del poliedro, dove l’unità armonica del tutto conserva la particolarità di ciascuna delle parti. […] In tale prospettiva accolgo con favore la volontà del Consiglio d’Europa di investire nel dialogo inter-culturale, compresa la sua dimensione religiosa, attraverso gli Incontri sulla dimensione religiosa del dialogo interculturale. Si tratta di un’occasione proficua per uno scambio aperto, rispettoso e arricchente tra persone e gruppi di diversa origine, tradizione etnica, linguistica e religiosa, in uno spirito di comprensione e rispetto reciproco.» (91) .
Per Francesco, le diverse «tradizioni» religiose sono tutte rispettabili, perché non fanno che manifestare il fondo comune dell’umanità, che risiede nella sua immanenza vitale, nella sua esperienza religiosa, che ci collega alla «vita», più importante delle «spiegazioni» e delle «interpretazioni», e che ci permette di integrare in un sano pluralismo di superficie le diverse espressioni particolari, equidistanti rispetto al loro centro che le unifica come il tronco di un albero unifica la moltitudine dei suoi rami.
Ecco un’altra dichiarazione di Francesco, tratta dalla sua intervista con Eugenio Scalfari, nella quale esprime senza infingimenti la sua credenza panteista:
«Osservo dal canto mio che Dio è luce che illumina le tenebre anche se non le dissolve e una scintilla di quella luce divina è dentro ciascuno di noi. Nella lettera che le scrissi ricordo d’averle detto che anche la nostra specie finirà [!!!] ma non finirà la luce di Dio che a quel punto invaderà tutte le anime e tutto sarà in tutti» (92).
Lasciamo stare l’eresia propriamente inconcepibile, stupefacente e mostruosa secondo la quale un giorno la nostra specie «finirà», come le altre, cosa che sfida ogni immaginazione ed ogni buon senso, per poco che si conoscano le Scritture. E tralasciamo -e scusate se mi ripeto- il fatto che anche qui non ci sono state massicce proteste contro tali inaudite affermazioni. E andiamo alla questione del panteismo: Francesco lo afferma a chiare lettere, evitando che si debba ricorrere ad una qualche ermeneutica complicata per capire ciò che intende dire: «una scintilla di quella luce divina è dentro ciascuno di noi» e questa luce un giorno «invaderà tutte le anime e tutto sarà in tutti». Dal che si comprende anche che la salvezza sarebbe universale, che nessuno si dannerebbe, che nessuno rischierebbe di andare all’Inferno. E in effetti è del tutto logico: Francesco, non sarà cattolico, ma almeno è coerente con le sue idee, perché come si potrebbe concepire la dannazione eterna che implica una separazione irreversibile dagli eletti e da Dio, in una logica panteista in cui, per definizione, niente potrebbe sfuggire all’unica sostanza divina e nella quale è esclusa ogni dualità - Creatore-creatura, grazia-natura, bene-male, Cielo-Inferno -?
Ma se non vi è il male né la possibilità della dannazione, significa che in fondo non vi è neanche il peccato, né bisogno di Redenzione, la quale, a rigore, consisterebbe solo nel «prendere coscienza» della nostra vera natura col fare sparire la dualità e la divisione, sole fonti del male nell’uomo. E allora si comprende meglio anche quella sorta di mantra conciliare che comporta il medesimo significato: «l’inalienabile dignità della persona umana». Comprensione che, ovviamente, non vuol dire che tutti quelli che lo utilizzano ne siano coscienti.
La logica è stringente: se la dignità della persona umana è inalienabile, allora è inconcepibile una punizione eterna, e se nessuno potrà mai separarsi da Dio, questo si può spiegare solo con una necessità di ordine metafisico e cioè col monismo. La religione modernista, la religione conciliare, non è altro che una gnosi luciferina dissimulata sotto le apparenze del cristianesimo, e cioè la deificazione dell’uomo attraverso un’ineluttabile evoluzione, un necessario progresso della coscienza nell’uomo e per l’uomo che conduce verso lo spirito assoluto. Ricordiamoci delle parole che Satana rivolge ad Eva nella Genesi: «sarete come dei»…
Questa visione panteista dell’universo, ricoperta con panni cristiani da Teilhard de Chardin e che sfocia nel culto dell’uomo divinizzato, è stata quella che ha maggiormente influenzato il Vaticano II e il «magistero» post-conciliare.
E allora passiamo in rassegna un florilegio di brevi citazioni dall’enciclica Laudato si’, che si muovono sulla scia del panteismo teilhardiano:
«… siamo chiamati ad accettare il mondo come sacramento di comunione, come modo di condividere con Dio e con il prossimo in una scala globale.» § 9.
«Benché il cambiamento faccia parte della dinamica dei sistemi complessi, la velocità che le azioni umane gli impongono oggi contrasta con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica.» § 18.
«L’essere umano, benché supponga anche processi evolutivi, comporta una novità non pienamente spiegabile dall’evoluzione di altri sistemi aperti.» § 81.
«Egli [Dio] ha voluto limitare sé stesso creando un mondo bisognoso di sviluppo, dove molte cose che noi consideriamo mali, pericoli o fonti di sofferenza, fanno parte in realtà dei dolori del parto, che ci stimolano a collaborare con il Creatore.» § 80.
«Il traguardo del cammino dell’universo è nella pienezza di Dio, che è stata già raggiunta da Cristo risorto, fulcro della maturazione universale (93).» § 83.
«Possiamo dire che “accanto alla rivelazione propriamente detta contenuta nelle Sacre Scritture c’è, quindi, una manifestazione divina nello sfolgorare del sole e nel calare della notte”. Prestando attenzione a questa manifestazione, l’essere umano impara a riconoscere sé stesso in relazione alle altre creature: “Io mi esprimo esprimendo il mondo; io esploro la mia sacralità decifrando quella del mondo”» § 85.
«… siamo chiamati ad “accettare il mondo come sacramento di comunione, […] E’ nostra umile convinzione che il divino e l’umano si incontrino nel più piccolo dettaglio della veste senza cuciture della creazione di Dio, persino nell’ultimo granello di polvere del nostro pianeta”» § 9.
«Dobbiamo riconoscere che non sempre noi cristiani abbiamo raccolto e fatto fruttare le ricchezze che Dio ha dato alla Chiesa, dove la spiritualità non è disgiunta dal proprio corpo, né dalla natura o dalle realtà di questo mondo, ma piuttosto vive con esse e in esse, in comunione con tutto ciò che ci circonda» § 216.
«[le creature] tutte avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio, in una pienezza trascendente dove Cristo risorto abbraccia e illumina tutto» § 83.
«… noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge ad un rispetto sacro, amorevole e umile» § 89.
«Non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani. […] Tutto è collegato. Per questo si richiede una preoccupazione per l’ambiente unita al sincero amore per gli esseri umani e un costante impegno riguardo ai problemi della società» § 91.
Abbiamo già visto qualche dichiarazione di Paolo VI, eccone adesso due molto illuminanti di Giovanni Paolo II: la prima tratta dall’enciclica del 1986 Dominum et Vivificantem:
«L’incarnazione di Dio-Figlio significa l’assunzione all'unità con Dio non solo della natura umana, ma in essa, in un certo senso, di tutto ciò che è “carne”: di tutta l’umanità, di tutto il mondo visibile e materiale. L'incarnazione, dunque, ha anche un suo significato cosmico, una sua cosmica dimensione. Il “generato prima di ogni creatura”, incarnandosi nell’umanità individuale di Cristo, si unisce in qualche modo con l’intera realtà dell’uomo, il quale è anche “carne” -e in essa con ogni “carne”, con tutta la creazione. (94) » § 50.
La seconda è tratta dall’enciclica programmatica Redemptor Hominis, la prima enciclica del pontificato di Giovanni Paolo II. Mi scuso per la lunghezza della citazione, ma essa permette di valutare la portata della svolta antropocentrica attuata dal magistero post-conciliare:
«Qui, dunque, si tratta dell’uomo in tutta la sua verità, nella sua piena dimensione. Non si tratta dell’uomo “astratto”, ma reale, dell’uomo “concreto”, “storico”. Si tratta di “ciascun” uomo, perché ognuno è stato compreso nel mistero della Redenzione, e con ognuno Cristo si è unito, per sempre, attraverso questo mistero. Ogni uomo viene al mondo concepito nel seno materno, nascendo dalla madre, ed è proprio a motivo del mistero della Redenzione che è affidato alla sollecitudine della Chiesa. Tale sollecitudine riguarda l’uomo intero ed è incentrata su di lui in modo del tutto particolare. L’oggetto di questa premura è l’uomo nella sua unica e irripetibile realtà umana, in cui permane intatta l’immagine e la somiglianza con Dio stesso. Il Concilio indica proprio questo, quando, parlando di tale somiglianza, ricorda che “l’uomo in terra è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa”. L’uomo così com’è “voluto” da Dio, così come è stato da Lui eternamente “scelto”, chiamato, destinato alla grazia e alla gloria: questo è proprio «ogni» uomo, l'uomo «il più concreto», «il più reale»; questo è l'uomo in tutta la pienezza del mistero di cui è divenuto partecipe in Gesù Cristo, mistero del quale diventa partecipe ciascuno dei quattro miliardi di uomini viventi sul nostro pianeta, dal momento in cui viene concepito sotto il cuore della madre. (95) » § 13.
Ed eccone due di Benedetto XVI, che mostrano l’estensione dell’influenza esercitata da Teilhard. La prima tratta dal suo libro Luce del mondo:
«[Dio] ha potuto creare, attraverso la resurrezione, una nuova dimensione dell’esistenza Al di là della biosfera e della noosfera, come dice Teilhard de Chardin, ha potuto creare anche una nuova sfera nella quale l’uomo e il mondo fanno tutt’uno con Dio» (96).
La seconda citazione è tratta dalla sua omelia per i Vespri, nella cattedrale di Aosta, del 24 luglio 2009, in cui Ratzinger, parlando dell’Eucarestia, cita esplicitamente Teilhard de Chardin, facendosi eco del suo libro eretico, naturalista e panteista: La Messa sul mondo:
«E’ la grande visione che poi ha avuto anche Teilhard de Chardin: alla fine avremo una vera liturgia cosmica, dove il cosmo diventi ostia vivente (97)» (98).
Ed ecco, a titolo informativo, un breve estratto dell’opera empia di Teilhard:
«In questa nuova Umanità che si genera oggi, il Verbo ha prolungato l’atto senza fine della sua nascita; e, per virtù della sua immersione nel grembo del Mondo, le grandi acque della Materia, senza fremito, si sono caricate di vita. Niente in apparenza è stato scosso, sotto l’ineffabile trasformazione. E ciononostante, misteriosamente e realmente, al contatto con la Parola sostanziale, l’Universo, Ostia immensa, è diventato Carne. Con la Tua incarnazione, ogni materia è oramai incarnata, mio Dio. […] Fa’, o Signore, che per me il tuo essere disceso nelle Specie universali non sia solamente amato e accarezzato come il frutto di una speculazione filosofica, ma che diventi per me veramente una Presenza reale. Con potenza e diritto, che noi lo vogliamo o no, ti sei incarnato nel Mondo e noi viviamo sospesi in te. (99)» (100).
Benedetto XVI, quindi, è stato il primo «papa» a pronunciare il nome di Teilhard de Chardin, per avvalersene ed onorarlo. Se mi sono permesso di includere queste citazioni di Paolo VI, di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI in un lavoro riguardante Francesco, è molto semplicemente perché non si perda di vista che Bergoglio è solo un anello della lunga catena di penetrazione delle idee gnostiche nella Chiesa: l’ultimo, senza dubbio il più scioccante, quello che ha osato togliersi la maschera con una sfrontatezza a tutta prova, mostrandosi per quello che è veramente, in tutta la sua spaventosa laidezza e in tutta la sua malizia diabolica, ma che non avrebbe potuto fare alcunché se il lavoro minatorio e metodico dell’infiltrazione modernista non fosse stato effettuato in tutti i compartimenti della Chiesa, da più di mezzo secolo, da tutti i suoi predecessori conciliari.
Per concludere questo capitolo ecco un estratto dell’omelia di padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, pronunciata nella Basilica di San Pietro per la celebrazione dei Vespri nella Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, istituita da Francesco nel 2015 (101):
«Quanto ha dovuto attendere l’universo, quale lunga rincorsa ha dovuto prendere, per giungere a questo punto! Miliardi di anni, durante i quali la materia, attraverso la sua opacità, avanzava verso la luce della coscienza, come la linfa che dal sottosuolo sale faticosamente verso la cima dell’albero per espandersi in foglie, fiori e frutti. Questa coscienza fu finalmente raggiunta quando comparve nell’universo quello che Teilhard de Chardin chiama «il fenomeno umano». Ma ora che l’universo ha raggiunto il suo traguardo, esige che l’uomo compia il suo dovere, che assuma, per così dire, la direzione del coro e intoni a nome di tutto il creato: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli!» (102).
(segue)
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NOTE
1 - http://traditioninaction.org/RevolutionPhotos/A665-Tiara.htm
2 - http://w2.vatican.va/content/pius-x/it/encyclicals/documents/hf_p-x_enc_19070908_pascendi-dominici-gregis.html
47 - http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html
48 - Nel suo messaggio per la seconda Giornata Mondiale di preghiera per la cura del creato, Francesco fornisce alcuni esempi circa questa «conversione ecologica»: «L’esame di coscienza, il pentimento e la confessione al Padre ricco di misericordia conducono a un fermo proposito di cambiare vita [!!!]. E questo deve tradursi in atteggiamenti e comportamenti concreti più rispettosi del creato, come ad esempio fare un uso oculato della plastica e della carta, non sprecare acqua, cibo ed energia elettrica, differenziare i rifiuti, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico e condividere un medesimo veicolo tra più persone, e così via(cfr. Enc. Laudato Si’, 211). Non dobbiamo credere che questi sforzi siano troppo piccoli per migliorare il mondo. Tali azioni “provocano in seno a questa terra un bene che tende sempre a diffondersi, a volte invisibilmente” (ibid., 212) e incoraggiano “uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo” (ibid., 222)». -
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/pont-messages/2016/documents/papa-francesco_20160901_
messaggio-giornata-cura-creato.html
49 - http://www.la-croix.com/Urbi-et-Orbi/Archives/Documentation-catholique-n-2520-
M/Soyez-les-porte-voix-de-cet-appel-des-consciences-pour-le-climat-2015-08-19-1345945
50 - La Charte de la Terre, L’Aja, 29 giugno 2000 ; a questo link si troverà il testo in tre lingue:
http://chartedelaterre.org/decouvrir/la-charte/
51 - http://italiano.opusdei.ch/it-ch/article/le-intenzioni-di-preghiera-del-papa-per-febbraio-2016/
52 - https://mobile.twitter.com/Pontifex_it?max_id=741585852015382533
53 - Intervista con Eugenio Scalfari, ne La Repubblica, già citata.
54 - http://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2015/documents/
papa-francesco_20151227_omelia-santa-famiglia.html
55 - http://it.radiovaticana.va/storico/2013/08/15/il_papa_alle_clarisse_se_pietro_
chiude_le_porte_del_paradiso%2C_maria/it1-719819
56 - http://it.radiovaticana.va/storico/2013/12/20/il_papa_il_mistero_del_nostro
_incontro_con_dio_si_comprende_in_un/it1-757278
57 - https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/may/documents/
papa-francesco_20150529_bambini-malati-santa-marta.html
58 -http://it.radiovaticana.va/news/2014/09/30/il_papa_evitare_lamentele_da_teatro,_pregare_per_chi_soffre/1107560
59 - http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2013/
documents/papa-francesco_20130911_udienza-generale.html
60 - http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/january/documents/
papa-francesco_20150115_srilanka-filippine-incontro-giornalisti.html
61 - http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350924
62 - http://www.totustuustools.net/magistero/l13apost.htm
63 - http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/july/
documents/papa-francesco_20150709_bolivia-movimenti-popolari.html
64 - http://it.radiovaticana.va/storico/2013/05/16/il_papa_alla_caritas_internationalis
_aiutare_i_poveri,_%C3%A8_in_pericol/it1-692785
65 - http://w2.vatican.va/content/francesco/it/angelus/2013/documents/
papa-francesco_angelus_20130602.html
66 - http://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2015/documents/
papa-francesco_20150709_bolivia-omelia-santa-cruz.html
67 - https://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2013/
documents/papa-francesco-cotidie_20130615_fretta-cristiana.html
68 - https://www.youtube.com/watch?v=Oe1gl_rxFZc - cfr. i minuti da 4:12 a 4:50.
69 - https://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2013/documents/
papa-francesco_20130708_omelia-lampedusa.html
70 - Intervista con Padre Antonio Spadaro - http://www.vatican.va/holy_father/francesco/
speeches/2013/september/documents/papa-francesco_20130921_intervista-spadaro_it.html
71 - http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/october/
documents/papa-francesco_20131002_intervista-scalfari_it.html
72 - https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/pont-messages/
2016/documents/papa-francesco_20160419_videomessaggio-centro-astalli-35anniv.html
73 - http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2016/july/
documents/papa-francesco_20160731_polonia-conferenza-stampa.html
74 - http://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2016/
documents/papa-francesco_20160731_omelia-polonia-gmg.html
75 - http://centroastalli.it/il-videomessaggio-di-papa-francesco-per-35-anni-del-centro-astalli/
76 - http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2016/
april/documents/papa-francesco_20160416_lesvos-volo-ritorno.html
77 - https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2013/
march/documents/papa-francesco_20130316_rappresentanti-media.html
78 - http://www.unavox.it/Documenti/doc0966_Mirari-vos.html
79 - http://www.unavox.it/doc25_PVI_chiusura.htm
80 - Resoconto parziale della conferenza, a cura della Fiat di Torino, reperibile cercando su “google”: asfiat_AFIAT-00090-0003.txt
81 - https://it.wikipedia.org/wiki/Albert_Einstein (visione religiosa).
82 - Ibidem.
83 - Cfr. Cardinali Ottaviani e Bacci, Breve esame critico del Novus Ordo Missae:http://www.unavox.it/doc14.htm
84 - Paolo VI, Angelus del 7 febbraio 1971 in occasione di un viaggio sulla luna:https://w2.vatican.va/content/paul-vi/it/angelus/1971/documents/hf_p-vi_ang_19710207.html
85 - http://www.unavox.it/Documenti/doc0967_Qui-pluribus.html
86 - Pio IX, Lettera Enciclica Quanta Cura – Syllabus:
http://www.totustuustools.net/magistero/p9quanta.htm
87 - https://www.youtube.com/watch?v=l6nW-pE6hTY
88 - Intervista con Eugenio Scalfari del 2013, pubblicata su La Repubblica e sul sito del Vaticano:http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/
october/documents/papa-francesco_20131002_intervista-scalfari_it.html
89 - https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2014/october/
documents/papa-francesco_20141028_incontro-mondiale-movimenti-popolari.html
90 - https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2013/11/21/0769/01736.html
91 - https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2014/november/
documents/papa-francesco_20141125_strasburgo-consiglio-europa.html
92 - Intervista con Eugenio Scalfari del 2013, citata.
93 - La nota 53 a pie’ di pagina del testo, chiarisce: «In questa prospettiva si pone il contributo del P. Teilhard de Chardin». E qui occorre leggere il Monitum del Sant’Uffizio del 30 giugno 1962: «Certe opere del P. Pietro Theilard de Chardin, comprese anche alcune postume, vengono pubblicate ed incontrano un favore tutt’altro che piccolo (affatto disdicevole). Indipendentemente dal dovuto giudizio in quanto attiene alle scienze positive, in materia di Filosofia e Teologia si vede chiaramente che le opere menzionate racchiudono tali ambiguità ed anche errori tanto gravi, che offendono la dottrina cattolica. Di conseguenza, gli Eccellentissimi e Reverendissimi Padri della Suprema Congregazione del Santo Ufficio esortano tutti gli Ordinari e i superiori di Istituti Religiosi, i Rettori di Seminari e i Direttori delle Università, a difendere gli spiriti, particolarmente dei giovani, dai pericoli delle opere di P. Theilard de Chardin e dei suoi discepoli.» http://www.paginecattoliche.it/modules.php?name=News&file=print&sid=15
94 - http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/
hf_jp-ii_enc_18051986_dominum-et-vivificantem.html
95 - http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/
documents/hf_jp-ii_enc_04031979_redemptor-hominis.html
96 - Benoît XVI, Lumière du monde, Bayard, décembre 2010, p.220. - Il testo è stato tradotto come riportato dall’Autore. Si confronti l’edizione italiana del libro: Luce del mondo, Libreria Editrice Vaticana, 2010, p. 232, dove però non figura il richiamo a Teilhard de Chardin [NDT].
97 - https://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/homilies/2009/
documents/hf_ben-xvi_hom_20090724_vespri-aosta.html
98 - Si potrebbe citare anche l’omelia del Corpus Domini del 15 giugno 2006: «La creazione con tutti i suoi doni aspira al di là di se stessa ad un qualcosa di ancora più grande. Al di là della sintesi delle proprie forze, al di là della sintesi anche di natura e di spirito che in qualche modo avvertiamo nel pezzo di pane, la creazione è protesa verso la divinizzazione, verso le sante nozze, verso l’unificazione con il Creatore stesso.» -http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/homilies/2006/
documents/hf_ben-xvi_hom_20060615_corpus-christi.html
99 - Pierre Teilhard de Chardin, La Messa sul Mondo ((sez. Il fuoco nel mondo) -http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/misticacristiana/lamessasulmondo.pdf.
100 - Nell’enciclica Ecclesia de Eucharistia del 17 aprile 2003, Giovanni Paolo II si fa eco di questa dottrina teilhardiana «Quando penso all’Eucaristia, guardando alla mia vita di sacerdote, di Vescovo, di Successore di Pietro, mi viene spontaneo ricordare i tanti momenti e i tanti luoghi in cui mi è stato concesso di celebrarla. Ricordo la chiesa parrocchiale di Niegowić, dove svolsi il mio primo incarico pastorale, la collegiata di san Floriano a Cracovia, la cattedrale del Wawel, la basilica di san Pietro e le tante basiliche e chiese di Roma e del mondo intero. Ho potuto celebrare la Santa Messa in cappelle poste sui sentieri di montagna, sulle sponde dei laghi, sulle rive del mare; l’ho celebrata su altari costruiti negli stadi, nelle piazze delle città... Questo scenario così variegato delle mie Celebrazioni eucaristiche me ne fa sperimentare fortemente il carattere universale e, per così dire, cosmico. Sì, cosmico! Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l'Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull’altare del mondo. Essa unisce il cielo e la terra. Comprende e pervade tutto il creato. […] Davvero è questo il mysterium fidei che si realizza nell’Eucaristia: il mondo uscito dalle mani di Dio creatore torna a Lui redento da Cristo» § 8.
(Francesco cita Giovanni Paolo II nel § 236 della Laudato Si’: «Nell’Eucaristia è già realizzata la pienezza, ed è il centro vitale dell’universo, il centro traboccante di amore e di vita inesauribile. Unito al Figlio incarnato, presente nell’Eucaristia, tutto il cosmo rende grazie a Dio. In effetti l’Eucaristia è di per sé un atto di amore cosmico: “Sì, cosmico! Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l’Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull’altare del mondo”») http://www.vatican.va/holy_father/special_features/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_20030417_ecclesia_eucharistia_it.html
101 - «Come cristiani vogliamo offrire il nostro contributo al superamento della crisi ecologica che l’umanità sta vivendo. Per questo dobbiamo prima di tutto attingere dal nostro ricco patrimonio spirituale le motivazioni che alimentano la passione per la cura del creato, ricordando sempre che per i credenti in Gesù Cristo, Verbo di Dio fattosi uomo per noi, «la spiritualità non è disgiunta dal proprio corpo, né dalla natura o dalle realtà di questo mondo, ma piuttosto vive con esse e in esse, in comunione con tutto ciò che li circonda» (ibid., 216). La crisi ecologica ci chiama dunque ad una profonda conversione spirituale: i cristiani sono chiamati ad una «conversione ecologica che comporta il lasciare emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda» (ibid., 217). Infatti, «vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana» (ibid).»
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/letters/2015/documents/papa-
francesco_20150806_lettera-giornata-cura-creato.html
102 - https://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2016/documents/
papa-francesco_20160901_giornata-preghiera-cura-creato.html
di Alejandro Sosa Laprida
Parte terza
Parte prima
Parte seconda
Introduzione.
1. L’omosessualismo non più condannato, ma «integrato».
2. Il laicismo va nel senso della «Storia».
1. L’omosessualismo non più condannato, ma «integrato».
2. Il laicismo va nel senso della «Storia».
Parte seconda
3. Chiesa e Sinagoga: una pari dignità
4. Eresie caratterizzate
5. Amoris Laetitia: la distruzione del matrimonio e l’abolizione del peccato tramite la falsa misericordia
4. Eresie caratterizzate
5. Amoris Laetitia: la distruzione del matrimonio e l’abolizione del peccato tramite la falsa misericordia
6. Il mondialismo e la «conversione ecologica»
Parte terzahttp://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1658_Sosa-Laprida_Francesco_la_misura_e_colma_terza.html
Jade
RispondiEliminaCristo ha portato la corona di spine, che pare abbia ricoperto tutta la testa.
L'usurpatore del trono di Pietro porta una corona di palloncini colorati: in arabo
uno così lo chiamerebbero hash-hash, tradotto con clown.
In spagnolo si direbbe: "que se vaya a donde el diablo ha perdido su poncho".
In italiano sceglietela voi la definizione.