ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 14 ottobre 2016

Una chiesa aperta a mezzogiorno!

LA VERGINE A MEZZOGIORNO

Il est midi. Je vois l’église ouverte. Il faut entrer. C’è una bellissima poesia di Paul Claudel La Vierge à Midi nota anche come L’Angelus che merita di essere letta o meglio declamata e ascoltata in religioso silenzio 
di Francesco Lamendola  



C’è una bellissima poesia di Paul Claudel, La Vierge à Midi, nota anche come L’Angelus, che merita di essere letta e riletta, o meglio declamata e ascoltata in religioso silenzio, se possibile nella lingua originale (ah, che danno per la cultura e per la bellezza, la scomparsa pressoché totale e irreversibile dell’insegnamento del francese dalle nostre scuole, sempre in nome della globalizzazione, che fa rima con americanizzazione!).
Eccola (P. Claudel, Œuvre poétique, Poëmes de guerre, La Pléiade, Gallimard, 1957, p. 531):

Il est midi. Je vois l’église ouverte. Il faut entrer.
Mère de Jésus-Christ, je ne viens pas prier.

Je n’ai rien à offrir et rien à demander. 
Je viens seulement, Mère, pour vous regarder.


Vous regarder, pleurer de bonheur, savoir cela.
Que je suis votre fils et que vous êtes là.

Rien que pour un moment pendant que tout s’arrête. 
Midi ! 
Être avec vous, Marie, en ce lieu où vous êtes.

Ne rien dire, regarder votre visage, 
Laisser le cœur chanter dans son propre langage,

Ne rien dire, mais seulement chanter parce qu’on a le cœur trop plein, 
Comme le merle qui suit son idée en ces espèces de couplets soudains.

Parce que vous êtes belle, parce que vous êtes immaculée,
La femme dans la Grâce enfin restituée,

La créature dans son honneur premier et dans son épanouissement final,
Telle qu’elle est sortie de Dieu au matin de sa splendeur originale.

Intacte ineffablement parce que vous êtes la Mère de Jésus-Christ,
Qui est la vérité entre vos bras, et la seule espérance et le seul fruit.

Parce que vous êtes la femme, l’Eden de l’ancienne tendresse oubliée,
 Dont le regard trouve le cœur tout à coup et fait jaillir les larmes accumulées,

Parce que vous m’avez sauvé, parce que vous avez sauvé la France,
Parce qu’elle aussi, comme moi, pour vous fut cette chose à laquelle on pense,

Parce qu’à l’heure où tout craquait, c’est alors que vous êtes intervenue,
Parce que vous avez sauvé la France une fois de plus,

Parce qu’il est midi, parce que nous sommes en ce jour d’aujourd’hui,

Parce que vous êtes là pour toujours, simplement parce que vous êtes Marie, simplement parce que vous existez,

Mère de Jésus-Christ, soyez remerciée !

Ed ecco la traduzione:

È mezzogiorno. Vedo la chiesa aperta. Bisogna entrare. / Madre di Gesù Cristo, non vengo a pregare. //Non ho niente da offrire e niente da domandare. / Io vengo soltanto, Madre, per guardarvi. // Guardarvi, piangere di felicità, dire questo, / che io sono vostro figlio e che voi siete là. // Solo per un momento mentre tutto si ferma. / Mezzogiorno! / Essere con voi, Maria, in questo luogo dove voi siete. // Non dire nulla, guardare il vostro viso, / lasciar cantare il cuore nella sua propria lingua. // Non dire nulla, ma soltanto cantare perché si ha il cuore troppo pieno / come il merlo che segue la sua idea in queste specie di distici improvvisi. // Perché voi siete bella, perché voi siete Immacolata, / la donna nella grazia infine restituita, // la creatura nella sua gioia e nella sua fioritura finale / tale come è nata da Dio nel mattino, dal suo splendore originale. // Intatta ineffabilmente perché voi siete la Madre di Gesù Cristo, / che è la verità nelle vostre braccia, e la sola speranza e il solo frutto, // perché voi siete la donna, l’Eden dell’antica tenerezza dimenticata, / il cui sguardo scova il cuore al’improvviso e fa sgorgare le lacrime accumulate, / perché voi mi avete salvato, perché voi avete salvato la Francia, / perché anche lei, come me, per voi fu quella cosa a cui si pensa, // perché nell’ora in cui tutto cedeva, è allora che voi siete intervenuta, / perché voi avete salvato la Francia una volta di più, // perché è Mezzogiorno, perché siamo in questo giorno d’oggi / perché voi siete là per sempre, semplicemente perché voi siete Maria, semplicemente perché voi esistete, / Madre di Gesù Cristo, siate ringraziata.

Al di là della struggente, sublime bellezza di questi versi, è difficile, oggi, immaginare una situazione come quella descritta dal grande poeta francese: una chiesa aperta a mezzogiorno! E allora si era in tempo di guerra, mentre ora l’Europa gode da settant’anni del bene prezioso della pace! Eppure, quasi tutte le chiese sono malinconicamente serrate; e comunque, a mezzogiorno, anche le poche che aprono nei giorni feriali, sono chiuse a loro volta. Volte pregare? Tornate nel pomeriggio. Al tempo della nostra fanciullezza, ma anche più tardi, fino a un paio di decenni fa, tutte le chiese erano aperte, e pullulavano di vita: vita di preghiera, vita mistica. Le donne, andando a fare la spesa, poggiavano la bicicletta sul sagrato ed entravano a portare un fiore alla Vergine Maria. Le nonne accompagnavano i nipotini piccoli e insegnavano loro a segnarsi davanti all’altare. Entravano anche non pochi uomini, e non solo vecchi. Le classi del catechismo passavano per la navata, dirette alle aule della canonica. La domenica si celebravano molte Messe: una prima dell’alba, un’altra alle sette o alle otto del mattino, e poi altre tre, quattro, nel corso della giornata. Non era ancora entrato in vigore lo slogan dei teologi progressisti, insulso e miserevole: Più Messa, e meno messe. Le Messe non erano mai troppe, e nessun vescovo si sognava di raccomandare ai suoi sacerdoti di non dirne troppe, di dirne una o due al massimo. Non si era gelosi della generosità di Gesù, che si offre nell’Eucarestia senza limiti e senza nulla chiedere in cambio. Poi c’erano le occasioni solenni, i Quaresimali, le adorazioni, le prediche di qualche insigne religioso, dall’alto del pulpito (i pulpiti, questi oggetti ormai abbandonati da almeno tre generazioni!). Fuori dal confessionale, c’era sempre qualcuno in attesa. E anche nei giorni feriali si entrava in chiesa: così, come Paul Claudel, solamente per vedere Gesù e la Madonna. Io lo guardo, Lui mi guarda: così, con queste semplicissime parole, un contadino spiegava a Jean Marie Vianney, il santo curato d’Ars, perché entrasse in chiesa tutti i giorni e vi si fermasse in silenzio, devotamente, ma, in apparenza, senza dir preghiere. C’è bisogno di un’altra ragione, per entrare in chiesa?
Certo, allora c’erano i sacrestani, una categoria oggi pressoché scomparsa, come il calderaio, lo stagnino, l’ombrellaio o il venditore di ghiaccio; e la loro presenza assicurava una certa protezione ai sacri arredi contro i malintenzionati. Ma la protezione più grande veniva dalla devozione popolare: entrare in una chiesa per rubare, era un pensiero quasi inconcepibile; e, infatti, i furti sacrileghi erano rarissimi. Dei poveracci che tentavano di scassinare la cassetta delle elemosine; raramente erano professionisti, specializzati nel furto delle opere d’arte. Dipinti preziosi e candelieri d’argento massiccio erano lì, praticamente indifesi, esposti alla portata di chiunque. Non c’erano sistemi elettronici d’allarme, non c’erano linee invalicabili all’altezza del presbiterio. È pur vero che la stessa frequenza dei fedeli rendeva difficile tentare dei furti: c’era sempre qualcuno, c’erano occhi che avrebbero visto movimenti sospetti. Però, ripetiamo, la protezione più efficace veniva dal sentimento religioso ampiamente diffuso nella società. E così, si poteva entrare in chiesa liberamente, a ogni ora, sicuri di trovare un po’ di penombra e di silenzio, un po’ di raccoglimento. Si dicevano le preghiere, si accendeva una candela, ci si segnava davanti a un’immagine sacra; si poteva recitare il Rosario, da soli o in gruppo. E non c’erano, come a Venezia, dei chioschi per riscuotere il biglietto d’ingresso. La casa del Signore era libera e aperta a chiunque: non si domandava alle persone che cosa venissero a fare. E le persone sapevano come comportarsi: si muovevano in punta di piedi, parlavano sottovoce. Oggi, si muovono come fossero a casa loro e parlano a voce alta, anche dei fatti loro; non hanno riguardo per quelli che stanno pregando. Come nei cimiteri, del resto. Gli adulti hanno smesso d’insegnare ai bambini come ci si comporta in chiesa; del resto, è ben raro che diano l’esempio di andarci, tranne che nelle feste comandate.
Entrare in una chiesa per dare un saluto al Signore, per guardarlo mentre Lui ci guarda, è un gesto spontaneo del credente, che deriva dalla pienezza del cuore, da un lato, e dal richiamo potente della Grazia, dall’altro. Trovare la porta serrata, non è una bella esperienza. Le tenebre della modernità sono riuscite a fare anche questo: privare le persone dei luoghi e delle condizioni per manifestare la loro intima umanità. Così come non ci sono quasi più luoghi in cui gl’innamorati possano scambiarsi dei baci, così non ci sono quasi più luoghi dove gl’innamorati di Dio possano andare a guardarlo. Non sono gesti che si possono rimandare o costringere dentro un orario preciso; meno ancora ci si può sottoporre all’umiliazione di spiegare perché si è entrati in chiesa, e dire a quelli della biglietteria che non si vuole visitare l’edificio, ma solamente inginocchiarsi davanti all’altare. Ci sono luoghi per fare qualsiasi cosa e a qualunque ora o giorno della settimana: si può fare la spesa alla domenica, e perfino a Natale; ci si può andare di giorno, come di notte: non esistono restrizioni per la frenesia consumista. Ma per pregare, o anche solo per portare un saluto a Gesù e a Maria, la cosa è sempre più difficile. Bisogna osservare l’orario, bisogna giustificarsi; qualche volta il prete, diffidente (e a ragione, di questi tempi), chiede: Ma lei, perché vuole vistare la chiesa? E intanto vi squadra, come per capire quali siano le vostre vere intenzioni.
È vero: si può rivolgere un pensiero a Dio in qualunque luogo e in qualunque momento, anche in mezzo alla strada, anche in mezzo al traffico e ai rumori cittadini. Ma è più difficile. Non tutti possiedono una capacità di astrazione e di concentrazione di così elevata; la maggior parte degli esseri umani hanno bisogno di pace e penombra per raccogliesi in se stessi e per comunicare con il Cielo. Inoltre, è bello sentire che non si è soli; che si condivide la stessa fede, che si rivolgono gli stessi pensieri al Signore, insieme a migliaia e milioni di altre persone. La fede è la vita dell’anima, ma nessun’anima è un’isola, che possa vivere solo per se stessa. L’uomo è una creatura socievole, e questo vale anche per il credente. Riducendo il fatto religioso a una esperienza privata, il laicismo è riuscito a colpire la religione al cuore: non si può separare l’uomo dal credente, il cittadino dal cristiano, dal momento che essi vivono nella stessa persona. E, se le porte delle chiese restano chiuse, e se i vescovi sono i primi a non crederci troppo, e a lesinare con parsimonia il dono gratuito e preziosissimo dell’Eucarestia, da chi andrà l’uomo moderno? Andrà dove le porte sono sempre aperte: nei luoghi del piacere e del consumo, del denaro e del potere. Andrà nei centri commerciali e nelle discoteche, nelle banche e nelle sedi dei partiti. Lì cercherà di appare la sua sete di eternità, la sua fame di assoluto. E lì cadrà in preda degli artigli del Diavolo. Signore, e da chi andremo?, risponde Simon Pietro a Gesù, dopo che questi ha domandato se vogliono andarsene anche loro, Tu solo hai parole di vita eterna. Nelle banche e nei centri commerciali, nelle discoteche e nelle sedi di partito non risuonano parole di vita eterna, ma solo parole di quaggiù: povere, vuote, ingannevoli…

Il est midi. Je vois l’église ouverte. Il faut entrer…

di Francesco Lamendola

3 commenti:

  1. Bellissimo e struggente articolo pieno di verità che mi ha fatto commuovere.
    Grazie per avermi fatto conoscere questa splendida poesia, per me una vera e propria lode alla Vergine Maria, da leggere tutti i giorni.

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  2. Questa bella preghiera mi era stata insegnata dal profe di francese a scuola: Pensate un po'preghiera cattolica in una scuola. Allora era possibile; non esisteva ancora " La Buona Scuola!". Allora l'inizio dell'anno scolastico cominciava con la Santa Messa ( non ho cent'anni ) e finiva con la Santa Messa di ringraziamento. Tutte cose ormai sorpassate in una società laica e laida. In una società dove ognuno è libero di essere uomo oggi e donna domani oppure porco dopodomani; ognuno è libero e senza bisogno di credere in Gesù per salvarsi l'anima. Caro Paul Claudel, se tornassi, cosa scriveresti trovando le Chiese chiuse proprio a mezzogiorno? Forse piangeresti dalla tristezza e dallo sconforto, proprio come tanti di noi che vediamo la Chiesa di Nostro Signore gettata nel fango e calpestata dai cinghiali. jane

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  3. Anch'io ricordo la messa di inizio ano scolastico, il mattino del 1° ottobre (alla mia epoca le scuole iniziavano il 1° ottobre e terminavano il 30 maggio) . c'eravamo tutti, noi piccoli studenti, nessuna mamma si sarebbe sognata di tenere a casa suo figlio/a. inoltre, alle superiori, la mia scuola era a fianco di una bella chiesa romanica e lì ogni mattina, prima dell'ingresso in classe, molti di noi studenti facevamo una visitina al SS.mo ed alla Madonna, ala faccia dei prof. di religione modernisti, che già impazzavano (prima metà anni sessanta). Ora siamo negli ultimi tempi, i tempi dell'anticristo, dell'abominio nel tempio santo di Dio. Ma non durerà a lungo "dura minga, non può durare", diceva il bravo Ernesto Calindri in un bel Carosello di tanti anni fa.

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