Se la "chiesa povera" è contrapposta alla liturgia
di Satiricus
Leggo con grande tristezza l’ennesimo attacco della Stampa, appoggiato sulle dichiarazioni di rottura del novello vescovo di Albenga.
Si tratterebbe di un ulteriore caso in cui - se documentando la mentalità del Pastore o invece forzandone le espressioni, non so dire - ai cattolici vengono imposte norme progressiste, con una brutalità che contraddice sia l’uso liturgico, sia il diritto canonico che il buon senso pastorale, aprendo infine il varco per l’ennesimo insulto al clero. Si chiama pressione politica, ricorda quella delle lobby gay su altre categorie (es. l’ordine degli psicologi), ed è il colpo più duro che si possa assestare a danno di qualsiasi cammino di santificazione ecclesiale.
E allora lasciatemi sfogare. Forse la cosa non è chiara a tutti, ma i sacerdoti e i fedeli si stanno anche stancando di essere insultati dagli altri cristiani, vescovi, teologi, sociologi o giornalisti che siano. Forse è giunto il momento di asserire che la giornalistica “chiesa di Francesco” - se attuando la volontà di Francesco o invece traviandone le intenzioni, non so dire - sta producendo un’ondata di farisei ipocriti nella Chiesa di Cristo, da far impallidire, oltreché nauseare.
Bisogna girare gli altari!
Ecco, nella strage di cristiani (molti dei quali non cattolici, quindi legati a liturgie che mantengono gli altari “posticci” al muro), nell’allarme bellico montante, nel totale degrado ecclesiale (matrimoni religiosi di suore lesbiche), il grande problema pastorale è girare gli altari. E che vi devo dire? Fateli girare, tanto ormai fate già girare tante altre cose (tranne le poltrone e le casse, a quanto mi risulta)!
“Chissà come la avranno presa quei sacerdoti che da poco hanno sostituito l’altare «conciliare» con quello tradizionale e che hanno poca dimestichezza con quella Chiesa povera ed aperta al popolo di Dio predicata da Francesco e dallo stesso Borghetti, ma già tratteggiata dal concilio”. Gran domanda da grandi redattori. Come l’avranno presa? Come avranno preso l’indicazione del Vescovo appena arrivato? Bisognerà chiederlo a loro, a quei cretini inutili, a quel clero di imbecilli di cui faremmo a meno, noi che siamo i santi della “chiesa povera di Francesco”.Invece al Vescovo chiederei come ha preso lui l’indicazione del Prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, che poco tempo faraccomandava il recupero degli altari ad Orientem, cioé rivolti a Gesù Cristo e non alle folle.
Mi direte che forse qualcuno gli ha chiuso la bocca, al cardinale: ma sì, avanti così, avanti con la chiesa del potere indispettito; io, finché posso, mi beo di leggere l’intervista al card. Sarah - se denigrabile negro tradizionalista o ammirabile fedele cattolico, non so dire - e di palpare tutt’un altro livello di meditazione e fine apprensione religiosa: anzi, un livello religioso, senza bisogno di altre qualifiche, cosa più unica che rara, ché ormai ci si chiede se la “chiesa povera” abbia preoccupazioni religiose oltre a sfilare con i Radicali, a fare siparietti coi luterani (il mezzo busto del Fuhrer al rabbino capo non lo regalano?), ad accogliere i più ricchi miliardari del mondo tra le mura povere di santa Marta etc. etc. etc.
Il fantozziano servilismo dei redattori prezzolati della Stampa si conferma così di settimana in settimana, dopo l’esordio del duo degli Intrepidi Tornielli-Galeazzi, e dopo l’intervista più bizzarra del semestre, in cui mons. Forte ci ha spiegato che per credere al Vangelo bisogna dare la comunione agli adulteri, votare la Clinton e intestare la casa ai migranti (lo ha detto Gesù, ma solo dopo aver letto la Fenomenologia dello Spirito): uno rimpiange che l’ateismo non abbia attecchito quando poteva.
Posso insomma chiedere in quale pagina della storia della Chiesa si legge la contrapposizione tra liturgia devota e apertura ai poveri? E’ una contrapposizione costruita a tavolino? E da chi? Se essa esiste, esiste solo con la chiesa povera di Francesco, e se essa esiste è segno che c’è stata rottura (di maroni, sicuramente, perché la propaganda di regime è una gran rottura di maroni).
Povero giornalismo. Poveri vescovi che ormai non riescono più a fare una cosa che non possa essere facilmente piegata alla strumentalità giornalistica. Povero clero costretto ad obbedire a vescovi che non obbediscono ai loro cardinali. Povera Chiesa di Cristo, umiliata dall’imprudente esposizione mediatica della “chiesa povera di Francesco”. Che poi, chiedo, avrà valore questa presunta povertà? Non è che si realizza la sentenza risuonata nel Vangelo domenicale di questa settimana, in cui il fariseo elemosiniere condanna il ricco pubblicano pentito? Il finale è noto.
E comunque, giusto per sottolineare la pochezza di pensiero e di spirito cui ci ha consegnati la chiesa povera di non so chi, l’altare coram Populo è pur sempre un muro che si piazza tra il sacerdote e l’assemblea. Dunque, siate coerenti, abbattete questi muri posticci.
Leggo con grande tristezza l’ennesimo attacco della Stampa, appoggiato sulle dichiarazioni di rottura del novello vescovo di Albenga.
Si tratterebbe di un ulteriore caso in cui - se documentando la mentalità del Pastore o invece forzandone le espressioni, non so dire - ai cattolici vengono imposte norme progressiste, con una brutalità che contraddice sia l’uso liturgico, sia il diritto canonico che il buon senso pastorale, aprendo infine il varco per l’ennesimo insulto al clero. Si chiama pressione politica, ricorda quella delle lobby gay su altre categorie (es. l’ordine degli psicologi), ed è il colpo più duro che si possa assestare a danno di qualsiasi cammino di santificazione ecclesiale.
E allora lasciatemi sfogare. Forse la cosa non è chiara a tutti, ma i sacerdoti e i fedeli si stanno anche stancando di essere insultati dagli altri cristiani, vescovi, teologi, sociologi o giornalisti che siano. Forse è giunto il momento di asserire che la giornalistica “chiesa di Francesco” - se attuando la volontà di Francesco o invece traviandone le intenzioni, non so dire - sta producendo un’ondata di farisei ipocriti nella Chiesa di Cristo, da far impallidire, oltreché nauseare.
Bisogna girare gli altari!
Ecco, nella strage di cristiani (molti dei quali non cattolici, quindi legati a liturgie che mantengono gli altari “posticci” al muro), nell’allarme bellico montante, nel totale degrado ecclesiale (matrimoni religiosi di suore lesbiche), il grande problema pastorale è girare gli altari. E che vi devo dire? Fateli girare, tanto ormai fate già girare tante altre cose (tranne le poltrone e le casse, a quanto mi risulta)!
“Chissà come la avranno presa quei sacerdoti che da poco hanno sostituito l’altare «conciliare» con quello tradizionale e che hanno poca dimestichezza con quella Chiesa povera ed aperta al popolo di Dio predicata da Francesco e dallo stesso Borghetti, ma già tratteggiata dal concilio”. Gran domanda da grandi redattori. Come l’avranno presa? Come avranno preso l’indicazione del Vescovo appena arrivato? Bisognerà chiederlo a loro, a quei cretini inutili, a quel clero di imbecilli di cui faremmo a meno, noi che siamo i santi della “chiesa povera di Francesco”.Invece al Vescovo chiederei come ha preso lui l’indicazione del Prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, che poco tempo faraccomandava il recupero degli altari ad Orientem, cioé rivolti a Gesù Cristo e non alle folle.
Mi direte che forse qualcuno gli ha chiuso la bocca, al cardinale: ma sì, avanti così, avanti con la chiesa del potere indispettito; io, finché posso, mi beo di leggere l’intervista al card. Sarah - se denigrabile negro tradizionalista o ammirabile fedele cattolico, non so dire - e di palpare tutt’un altro livello di meditazione e fine apprensione religiosa: anzi, un livello religioso, senza bisogno di altre qualifiche, cosa più unica che rara, ché ormai ci si chiede se la “chiesa povera” abbia preoccupazioni religiose oltre a sfilare con i Radicali, a fare siparietti coi luterani (il mezzo busto del Fuhrer al rabbino capo non lo regalano?), ad accogliere i più ricchi miliardari del mondo tra le mura povere di santa Marta etc. etc. etc.
Il fantozziano servilismo dei redattori prezzolati della Stampa si conferma così di settimana in settimana, dopo l’esordio del duo degli Intrepidi Tornielli-Galeazzi, e dopo l’intervista più bizzarra del semestre, in cui mons. Forte ci ha spiegato che per credere al Vangelo bisogna dare la comunione agli adulteri, votare la Clinton e intestare la casa ai migranti (lo ha detto Gesù, ma solo dopo aver letto la Fenomenologia dello Spirito): uno rimpiange che l’ateismo non abbia attecchito quando poteva.
Posso insomma chiedere in quale pagina della storia della Chiesa si legge la contrapposizione tra liturgia devota e apertura ai poveri? E’ una contrapposizione costruita a tavolino? E da chi? Se essa esiste, esiste solo con la chiesa povera di Francesco, e se essa esiste è segno che c’è stata rottura (di maroni, sicuramente, perché la propaganda di regime è una gran rottura di maroni).
Povero giornalismo. Poveri vescovi che ormai non riescono più a fare una cosa che non possa essere facilmente piegata alla strumentalità giornalistica. Povero clero costretto ad obbedire a vescovi che non obbediscono ai loro cardinali. Povera Chiesa di Cristo, umiliata dall’imprudente esposizione mediatica della “chiesa povera di Francesco”. Che poi, chiedo, avrà valore questa presunta povertà? Non è che si realizza la sentenza risuonata nel Vangelo domenicale di questa settimana, in cui il fariseo elemosiniere condanna il ricco pubblicano pentito? Il finale è noto.
E comunque, giusto per sottolineare la pochezza di pensiero e di spirito cui ci ha consegnati la chiesa povera di non so chi, l’altare coram Populo è pur sempre un muro che si piazza tra il sacerdote e l’assemblea. Dunque, siate coerenti, abbattete questi muri posticci.
e se permettete aggiungo:= prendeteli a calci nel fondoschiena =.jane
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