SPIACENTI, MA NON SI PUO' TACERE
Quanto sta accadendo è la demolizione sistematica della Chiesa cattolica. Che altro bisogna aspettare ? Ignazio di Loyola aveva dato disposizioni precise affinché nessun gesuita accettasse mai di essere eletto papa ! di Francesco Lamendola
Molti
cattolici vorrebbero che non si dicesse nulla riguardo a ciò che papa
Francesco, da quando è stato eletto al pontificato, sta dicendo e
facendo. Molti cattolici, ottime persone, vorrebbero che al papa fosse
risparmiato qualsiasi attacco, qualunque critica: soffrono davanti alla
situazione di lacerazione e di autentica sofferenza che si è prodotta
entro la Chiesa cattolica negli ultimi anni, e preferirebbero che non la
si enfatizzasse. Sperano, forse, che le cose possano aggiustarsi da
sole; sperano – e fanno bene - nello Spirito Santo. Tuttavia, in attesa
che lo Spirito Santo faccia sentire il suo intervento – e lo diciamo
senza alcuna ombra d’ironia, anzi, con la massima serietà: perché è
chiaro, per un cristiano, che a governare la Chiesa, in ultima analisi,
non sono gli uomini, ma Lui, lo Spirito Divino – non è proprio possibile
tacere e fare finta di nulla, perché quanto sta accadendo è troppo
grave.
Quanto sta accadendo è la demolizione sistematica, palese e ormai
sfacciata, della Chiesa cattolica e del cristianesimo stesso. Dio sa se
non sarebbe preferibile tacere, potendolo; ma se la nave brucia, com’è
possibile che i marinai osservino la consegna del silenzio? Se la nave
brucia, bisogna dare l’allarme, attingere l’acqua, formare la catena per
spegnere l’incendio: ne va della vita di tutti. Ebbene,
ciò che sta accadendo nella Chiesa cattolica a partire dal Concilio
Vaticano II, e specialmente a partire dall’elezione di papa Francesco – elezione
irregolare in partenza, se è vero, come è vero, che i gesuiti sono
sorti come l’ordine dei “fedelissimi del papa” e che Ignazio di Loyola
aveva dato disposizioni precise affinché nessun gesuita accettasse mai
di essere eletto papa – è peggio di un incendio:
è una progressiva trasformazione del cattolicesimo in un’altra cosa, in
un’altra religione, in un’altra fede: più precisamente, è la
trasformazione del cattolicesimo nella sua peggiore eresia, come la
definì san Pio X: il modernismo. Il modernismo, questo deve essere ben chiaro a tutti, non è una forma del cattolicesimo: è il suo contrario,
ed è la sua negazione. Il modernismo è la peggiore delle eresie, perché
si alimenta di tutte le eresie che, nel corso della sua storia
millenaria, hanno travagliato la vita della Chiesa, oltre che delle
tendenze distruttive che si manifestano anche nella società profana:
l’arianesimo, che nega, in sostanza, la divinità di Gesù, e la sua
consustanzialità con il Padre; il pelagianesimo, che nega gli effetti
generali del Peccato generale, e quindi, in pratica, rende inutile
l’Incarnazione e la redenzione di Cristo; il luteranesimo, che proclama
la libera interpretazione delle Scritture e svaluta, quando non
abolisce, la sacra Tradizione; il relativismo, che nega l’esistenza
della Verità assoluta e pone ogni singola verità sullo stesso piano
dell’altra; l’indifferentismo, che proclama la pari dignità e la pari
utilità, ai fini della salvezza, di tutte le fedi religiose; lo
scientismo, che pretende di elevare il metodo scientifico ad unico
criterio di verità, e lo vuole applicare anche ai fatti della religione,
cioè al soprannaturale, evidentemente per smentirlo e negarlo;
l’utilitarismo, che non bada al valore di verità delle cose, ma solo al
loro effetto pratico, e che proclama vero ciò che è utile, e falso ciò
che non lo è. E potremmo continuare per un pezzo sulla stessa falsariga.
Conosciamo
personalmente dei cristiani, ottime persone sotto ogni punto di vista, i
quali hanno perso la fede a causa di questo pontefice. Uno di essi ha
confessato tristemente: Quel poco di fede che ho sempre lottato per conquistare e per conservare, costui me l’ha fatta perdere. E
sono ormai sentimenti diffusi. Non passa quasi più giorno senza che i
cattolici vengono rimproverati se osano mostrare un qualche attaccamento
alla loro religione, così come la Chiesa l’ha sempre insegnata, per
secoli e secoli, fino al Concilio Vaticano II, e, in parte, anche dopo,
fino al pontificato di papa Benedetto XVI. Per esempio, che cos’è tutto
questo disprezzo, tutta questa insofferenza, verso la Messa in latino, e
per i cristiani che si rammaricano della sua soppressione (che il
Concilio Vaticano II, sia detto qui fra parentesi, non aveva affatto
deciso, ma che è stata imposta poi, silenziosamente e inesorabilmente,
come se qualcuno lo avesse stabilito)? E che di autentico disprezzo si
tratti, e non “semplicemente” di un legittimo desiderio di guardare
avanti, di non indulgere in sterili nostalgie, lo abbiamo constatato
personalmente, e non una volta sola. Vuole un consiglio? Non vada alla Messa in latino,
si è permesso di dire, una volta, un giovane prete, non richiesto, ad
una persona che non conosceva affatto. La ragione di quel “consiglio”?
Per usare le sue precise parole: Quella è archeologia. E ciò, vale la pena di ricordarlo, nonostante il motu proprio
di Benedetto XVI, che dichiara assolutamente lecita e legittima la
pratica della Messa tridentina. Ma per i preti modernisti, ciò non
significa nulla: la Messa in latino è, per loro, il simbolo stesso del
passato, di quel passato preconciliare che essi vorrebbero distruggere,
cancellare, far sparire anche dalla memoria. E papa Francesco ha fatto
sue queste idee, questi atteggiamenti, questo stile.
È
noto che quattro eminenti cardinali – Carlo Caffarra, Joachim Meisner,
Raymond Burke e Walter Brandmüller - si sono rivolti ufficialmente alla
Congregazione per la Dottrina sella Fede, chiedendo se i passi più
controversi della Esortazione apostolica Amoris laetitia
debbano ritenersi espressione della vera dottrina cattolica; ed è noto
che, a due mesi di distanza (la richiesta venne inoltrata in settembre),
né il Vaticano, né il papa stesso, si sono degnati di rispondere. Per
lui, i dubbi di quei cattolici che egli considera, con estremo fastidio,
dei “tradizionalisti”, dei “rigidi”, dei malati o degli ipocriti – sono
le parole precise adoperate durante una delle sue recenti omelie nella
Chiesa di Santa Marta – non meritano neppure di essere presi in
considerazione. Sono talmente certi, lui, ed i suoi collaboratori, di
seguire la strada giusta; sono così totalmente privi di umiltà e di
prudenza, che le obiezioni, le angustie, gli autentici travagli di tanti
cattolici, davanti al loro modo di procedere, non appaiono altro che
dei miseri tentativi di frenare il “rinnovamento” della Chiesa, operato
da oscuri conservatori che non hanno capito nulla del Vangelo. Loro sì,
lo hanno capito; e poco importa se lo hanno capito in maniera
palesemente difforme da come la Chiesa stessa lo ha letto, interpretato,
insegnato e tramandato per secoli e secoli.
Quando
papa Francesco afferma che le intenzioni iniziali di Lutero erano, in
fondo, buone, e che egli voleva semplicemente criticare la pretesa della
Chiesa di andare avanti senza lo Spirito Santo, dice delle cose inconcepibili dal punto di vista della dottrina cristiana. Sì
o no? Quando afferma che, in base al “discernimento” dei singoli
pastori, dei divorziati risposati possono ricevere l’Eucarestia, afferma
delle cose incompatibili con la dottrina cattolica: sì o no? Quando
sostiene che tutte le religioni contengono un nocciolo di verità e che
tutte portano a Dio, dice una cosa radicalmente in contrasto con il
Vangelo: sì o no? L’elenco potrebbe continuare. Senza alcun senso del
limite, in documenti ufficiali (come Amoris laetitia) e in
omelie improvvisate, o, peggio, in interviste rilasciate a raffica,
ovunque e a chiunque, papa Francesco si è lanciato in una serie di
esternazioni che fanno rabbrividire i cattolici dotati di memoria e di
senso critico: affermazioni che contraddicono frontalmente, o, altre
volte, subdolamente, il Magistero cattolico, quale sino ad ora si era
espresso, e che mettono l’intera realtà della fede cristiana sotto una
lue nuova, inaudita, sconcertante. Affermare che la misericordia di Dio è
così grande da poter accogliere tutti, anche senza pentimento, anche
senza desiderio di espiare, è conforme alla dottrina cattolica? E
autorizzare, anzi, invitare i musulmani ad entrare nelle chiese
cristiane, durante la santa Messa, per pregare Allah a fianco dei
cattolici, e questo subito dopo che due musulmani hanno sgozzato un
prete cattolico sui gradini dell’altare, durate la celebrazione della
Messa, in una chiesa francese: è cattolico, questo? Il papa ha
il diritto di farlo? Ha il diritto di prendere iniziative che sovvertono
tutto ciò che ai cattolici è stato insegnato fin dall’infanzia, e che
gettano nella confusione e nella costernazione migliaia, milioni di
fedeli, di sacerdoti e di religiosi?
Ma
ancora più significativo di quello che il papa dice, è quello che non
dice: non parla mai del peccato; non parla mai del Giudizio; non parla
mai dell’Inferno e del Paradiso; non parla mai del Demonio; non parla
mai dell’evangelizzazione (quando non si affretta a rassicurare che non
vuol fare proselitismo, come è accaduto durante il viaggio apostolico in
Georgia); non parla dei sacrifici che il cristiano deve affrontare per
esser fedele al Vangelo e del fatto che egli è oggetto di odio e
persecuzione da parte del mondo. Sì, in Africa e in Medio Oriente hanno
ammazzato circa un milione di cattolici, e messo in fuga milioni di
altri, e il papa ha perfino speso qualche parola su quei fatti.
Tuttavia, ne ha parlato assai meno, e con meno calore, meno convinzione,
meno indignazione, di cento altre cose: del fatto che lui non se la
sente di giudicare un omosessuale che vuole essere cristiano, per
esempio. Chi sono io per giudicarlo?, ha affermato. E lo ha detto mentre parlava con il gran papa della Massoneria anticristiana, Eugenio Scalfari, con il quale ha dei regolari rendez-vous:
con un uomo, cioè, che detesta il cristianesimo e che, sia detto per
inciso, possiede un patrimonio di centinaia di milioni di euro – a
proposito delle tante belle parole sulla Chiesa dei poveri, sulla
opzione preferenziale per i poveri, sui diritti dei poveri e sul fatto
che i poveri sono i prediletti del Signore. Sì, parole molto belle: ma
allora, perché tanta familiarità con un miliardario dichiaratamente
anticristiano? Del resto, anche il presidente Trump è un miliardario; e,
per giunta, le sue idee sono molto, ma molto più vicine al
cristianesimo, e specialmente al cattolicesimo, su una quantità di cose,
specie in materia di etica e di morale sessuale; però papa Francesco lo
ha descritto come un cattivo soggetto, un nemico del Vangelo, un
candidato alla Presidenza da non votare. Evidentemente, per papa
Francesco, sarebbe stato meglio se avesse vinto Hillary Clinton, la
candidata della Massoneria, delle banche, delle multinazionali e dei
diritti delle minoranze, a cominciare dagli omosessuali, smaniosi di
ottenere la piena equiparazione delle loro unioni con il matrimonio fra
uomo e donna, e perfino con il matrimonio religioso. Dunque:
Scalfari, sì; Pannella, sì; Bonino sì; Clinton, sì; ma Trump, no. Un
papa che fa politica, è già una cosa discutibile; ma un papa che fa
politica per lodare i nemici della Chiesa – dalle
intercettazioni telefoniche di Wikileaks si apprende come la signora
Clinton si preparasse ad “addomesticare” il cattolicesimo mediante una primavera cattolica,
secondo le sue idee progressiste – e per denigrare altri uomini
politici, che, di fatto, sono assai più vicini al cristianesimo, ciò non
si era mai visto. Ah, già: ma Trump vuol costruire un muro al confine
con il Messico; e papa Francesco è nemico di tutti i muri. Dice che
bisogna gettare ponti e non costruire muri: una bella frase, senza
dubbio; fa effetto, piace, sembra confezionata apposta per strappare gli
applausi. Peccato che sia una frase senza senso, o peggio, un autentico
inganno, ispirato alla più bieca demagogia: se non si specifica per chi
o per che cosa si alzano i muri e si gettano i ponti, qualunque
interpretazione diventa lecita, anche la più folle. Ora, tornando a
Trump, non si tratta di erigere un muro, ma di ultimare una recinzione
di filo spinato che, di fatto, già esiste, ed è lunga oltre 1.000 km: si
tratta di portarla a 3.000 km., per mettere tutto il confine sotto
controllo. Ebbene, cosa c’è di anticristiano in questa idea? Difendere i propri confini è anticristiano? E
qui si tocca un’altra delle esternazioni preferite di papa Francesco,
che egli fa passare per autentica dottrina della Chiesa: ossia che i
confini sono sempre cattivi, e che non è cristiano farli rispettare. Ma
quando mai? Perché non guarda alla Spagna? La Spagna, nell’ultimo anno
ha lasciato entrare nel suo territorio pochissime migliaia di cosiddetti
profughi; l’Italia, decine e decine di migliaia. Grazie anche ai suoi
continui interventi, alle sue pressioni, ai suoi rimproveri, ai suoi
ricatti. Pare che chi fa rispettare i confini sia un mostro di egoismo:
poverini, sono dei profughi in cerca di salvezza: come si fa a
respingerli? Peccato che uno su venti di loro sia un vero profugo; e
peccato che il problema della miseria o della guerra negli altri
continenti non si risolva dicendo loro, a tutti loro, milioni o miliardi
di persone: Venite, venite da noi; venite in Italia; e, come
ora si sta facendo, mandando la Marina non a difende i confini, ma a
traghettare ufficialmente questi invasori travestiti da profughi, ben
decisi a conquistare e islamizzare il nostro Paese, sfruttando anche la
nostra insipienza e i nostri scrupoli morali. Forse che gli Spagnoli non sono dei buoni cattolici, perché fanno rispettare i confini? Eppure,
la traversata dal Marocco alla Spagna è infinitamente più semplice che
dal Marocco all’Italia: basta guardare la carta geografica. Sono pochi
chilometri. Anzi, non occorre neanche la traversata, perché la Spagna
possiede due enclaves sulla costa del Marocco, Ceuta e Melilla.
Se fossero italiane, sarebbero le porte girevoli per consentire a
chiunque di entrare nel nostro Paese, ancor più comodamente di quanto
già avviene. Con la benedizione del papa. Ma rientra nei suoi
doveri di pastore della Chiesa, questa incessante propaganda
pro-invasione islamica dell’Italia e dell’Europa?
No,
davvero: non si può tacere oltre. Questo papa non sta agendo da papa,
né si comporta da pastore del gregge: vuol condurre la Chiesa su una
strada che non è quella tracciata dal sacro Magistero. Il fatto che egli
piaccia tanto a persone come Scalfari e Bonino, ma che provochi dolore e
drammi di coscienza a tanti bravi cattolici, religiosi e sacerdoti, non
è di per sé eloquente? Che altro bisogna aspettare, fin dove si deve lasciarlo arrivare? Non è già abbastanza grave il male che ha fatto sinora?
Spiacenti, ma non si può tacere
di Francesco Lamendola
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