Strettamente confidenziale
Chiedete e vi sarà dato (Mt 7, 7).
Silenziosamente, la fronda ecclesiale si allarga sempre di più. È un movimento sotterraneo, ma decisamente trasversale: si estende dalla “base” (preti e fedeli esasperati dal clima di crescente confusione e disorientamento) ai vertici dei sacri palazzi (quella “corte” pontificia in cui vige un regime di terrore), passando per molti teologi e uomini di pensiero che non riescono a digerire la palese assurdità di talune esternazioni. A quanto pare, nonostante gli strali lanciati per interposta persona, l’onesta e doverosa contestazione dei quattro Cardinali sta coagulando attorno a loro, sebbene con discrezione, un consenso sempre più ampio. Da confidenze raccolte fra chi lavora all’interno delle mura leonine risulta che perfino dei fedelissimi come Becciu e Parolin cominciano a lasciar trapelare delle perplessità sull’operato del monarca, il quale può pure ripetere fino alla noia di non considerarsi un principe rinascimentale, ma di fatto si comporta proprio come tale, con una disinvoltura che rasenta, anzi, la spudoratezza che contraddistingueva le cariatidi del compianto regime sovietico. Il povero padre Lombardi non è andato in pensione: si è dimesso perché non ce la faceva più a dover mettere delle pezze ogni santo giorno; i gesuiti stessi – tolto il mitico direttore della [olim] Civiltà Cattolica, sfegatato propagandista del nuovo corso – riguardo all’elezione del loro confratello sussurrano in privato di «incidente di percorso»…
Nel prendere controvoglia possesso della residenza estiva, oggi ridotta a museo, il novello sovrano, parlando in pubblico, si era lasciato sfuggire che il suo pontificato non sarebbe durato più di due o tre anni, al massimo quattro. La dichiarazione, riportata dai giornali, sarà poi smentita, ma c’è chi l’ha udita con le proprie stesse orecchie. In una conversazione privata con un sacerdote, inoltre, a proposito del Papa emerito il successore si era addirittura lanciato in una profezia sibillina: «Non sarà l’ultimo». Sempre da fonti interne si sa peraltro che, nell’agenda del 2017, non era previsto alcuno spostamento papale, finché non è stato di recente annunciato il viaggio a Milano, fissato al prossimo 25 marzo. Dipendono da variazioni di umore, tutte queste fluttuazioni, o rispondono a una sopraffina strategia di destabilizzazione mentale ed emotiva dell’orbe cattolico? Di sicuro, in questo modo, il tiranno tiene tutti sulla corda; ma, al sicuro come siamo nel Cuore immacolato di Maria, grazie al Cielo non ci lasciamo più coinvolgere.
«Dio sa, Dio vede, Dio può», mi scriveva un amico qualche mese fa. Con l’aiuto della grazia, facciamo quel che possiamo per mantenere la rotta e aiutare altri a farlo, sapendo però che è Gesù a tenere saldamente il timone. Prestiamo dunque con prontezza e costanza la nostra collaborazione alla Sua opera, ma con la serenità di chi sa bene che il Salvatore è Lui. Sul piano della natura non abbiamo certo i mezzi per contrastare i “poteri forti” che controllano il pianeta e la Chiesa stessa. Non è, questo, un fatto degli ultimi anni. Con una sincronia quanto meno sospetta, la crisi di Cuba, che si preparava da mesi, scoppiò pochi giorni dopo l’inizio del Concilio Vaticano II, provocata dall’installazione di missili che i sovietici non avrebbero potuto fabbricare senza la vendita, da parte degli americani, della tecnologia indispensabile allo scopo. Papa Roncalli, con il suo intervento pacificatore, si procurò un vastissimo plauso internazionale, che delegittimò previamente chiunque avesse voluto criticare la sua indebita condiscendenza verso gli atti rivoluzionari che avevano già dirottato l’assise conciliare in senso modernista.
C’è una strana somiglianza con l’appello alla preghiera per la pace lanciato da Bergoglio ai primi di settembre del 2013, che avrebbe disinnescato la globalizzazione del conflitto siriano: il medesimo copione dello scontro provocato ad arte (come la farsa della guerra fredda) per creare la psicosi di un’altra guerra mondiale; il medesimo tempismo dell’intervento pontificio (che avrebbe salvato il mondo da un orribile olocausto) in coincidenza con un assalto demolitore alla Chiesa. Poco più di un mese prima il nuovo papa aveva sconvolto tutti con cinque parole dalle conseguenze storiche («Chi sono io per giudicare?»); due settimane dopo uscì la devastante intervista sulla rivista dei gesuiti e, a pochi giorni di distanza, quella, ancor più spregiudicata, rilasciata ad uno dei maggiori propagandisti dell’anticristianesimo. Anche in questo caso, il credito planetario del dissolutore era allo zenit. Se poi si considera come quelle dichiarazioni eversive siano state puntualmente poste in atto, in un attonito silenzio – fino a tempi recenti – pressoché generale…
Il liquidatore, dunque, è forse prossimo al pensionamento, avendo esaurito il compito assegnatogli da occulti mandanti? Sta forse per passare la palla ad un altro esecutore come negli avvicendamenti governativi di casa nostra, che nonostante la chiara delegittimazione popolare procedono inesorabili nella stessa direzione? Il boy scoutfiorentino ha lasciato il posto al pariolino radical chic dei salotti buoni, dove son di casa draghi e vampiri; da buon sessantottino, frequenta l’oligarchia finanziaria che governa il mondo e, come ministro degli Esteri, ha concesso autorizzazioni per la vendita di armamenti che hanno permesso di triplicare il fatturato in un solo anno, senza peraltro rendere conto alla Camera circa la loro destinazione finale. A parte questo trascurabile dettaglio, sotto i diktat della Banca Centrale Europea la perversione diverrà materia di insegnamento anche nella scuola italiana, troppo arretrata rispetto a quella degli altri ventisei.
Se nella Chiesa avvenisse qualcosa di simile, un’altra abdicazione sarebbe una catastrofe. Non è certo per aprire il varco a un guastatore peggiore né per aggravare il picconamento del Papato che auspichiamo un ritiro, ma unicamente perché, sul piano umano, non vediamo altra via d’uscita da questa tragica commedia, pur essendo ben coscienti dell’ulteriore rischio che correremmo. Ma – secondo la vecchia sapienza dei proverbi – il diavolo fa sempre pentole sprovviste di coperchi, mentre i nemici di Dio fanno i conti senza l’Oste. Volesse il Cielo che quelle dimissioni, prospettate con tanta disinvoltura da far pensare a un preciso programma, fossero usate dalla Provvidenza per cambiare le carte in tavola e imprimere un nuovo corso alla storia! Dio sa, Dio vede, Dio può… e ascolta le preghiere dei Suoi eletti che gridano a Lui giorno e notte.
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